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In movimento per ecologie, vivere insieme, economia sostenibile, bioregionalismo, esperienza del se' (personal development).

venerdì 22 gennaio 2016

Gli statali non amano la rivoluzione



Bisogna stare davvero attenti. In questi ultimi settant'anni un mare di amministratori, di  statali, di assunti a vita nei pubblici impieghi e poteri, gente selezionata da concorsi tesi a individuare gli individui più addomesticati e praticanti la filosofia, la logica, i comportamenti statali (di uno Stato ch'è ancora oggi rimasto in gran parte concepito, organizzato, strutturato come vollero duci, fuhrer, re ed imperatori) ha preso i posti chiave nelle associazioni, nei gruppi, nei movimenti, dirigendoli sempre verso una alternativa che si distacca solo in apparenza dalla norma e dall'ufficialità, una alternativa ch'è vuota, priva di contenuti, che mai ha aperto gli occhi a nessuno.

Qualsiasi associazione, gruppo, movimento, perfino anarchico, libertario o come altro si vogliono definire, mai ha denunciato l'indebita presenza, in democrazia, di assunti a vita nei pubblici impieghi e poteri e proprio a causa di questi statali infiltrati nelle associazioni, nei gruppi, nei movimenti, il mondo è rimasto fermo.

Fateci caso: prendete qualsiasi associazione, gruppo, movimento, e troverete degli statali che si fingono rivoluzionari, mentre sono proprio loro a mantenere tutto come cent'anni fa, si fingono comunisti, mentre si sono presi il bene comune, si fingono anarchici, mentre sono i pilastri dell'establishment, si fingono libertari, mentre privano tutti della libertà! Da settant'anni fanno il doppio gioco e nessuno se n'è accorto! Nessuno ancora oggi sta denunciando questo incredibile stato di cose.


Danilo D'Antonio

2 commenti:

  1. Attenzione! Sono un dipendente di un ente pubblico. Nel mio piccolo mi sono infiltrato nella rete bioregionalvegetariana per lavorarla ai fianchi dall'interno, allo scopo di propagandare la salubrità, l'economicità, l'ecosostenibilità dell'allevamento e del consumo di carne o "ciccia" che dir si voglia. Certo! dividiamoci in categorie, etichettiamoci, diamoci dei ruoli che tutto diventa più semplice. Conosco bene le storture del sistema e i meandri entro cui si muovono certe figure, ma come al solito fare di tutta un'erba un fascio con i rappresentanti del sistema pubblico è diventato lo sport nazionale di tiro al piccione. Dimmi chi ti ritieni di essere, che voglio metterti una splendida etichetta addosso per guardarla nella sua inutilità. Sarai mica un rivoluzionario? Mi perdoni il Che..... Hasta la victoria siempre companero!.
    Ettore Stella

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  2. Sono un anarchico e un libertario. Nessuno, tra coloro con i quali condivido quest'idea e conosco, lavora per lo Stato o per un ente pubblico. Se esistono, gli "anarchici statali" dovrebbero farsi un esame di coscienza e magari rileggere Godwin, Proudhon, Bakunin, Kropoktin, Malatesta, Cafiero, Berneri e qualche altro. Si renderebbero conto che la scusa di dire "ma io lavoro dall'interno del sistema" per l'anarchico è inaccettabile. Magari potrebbe essere accettabile per il comunista di ispirazione marxista, non per l'anarchico.

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