Presentazione



In movimento per ecologie, vivere insieme, economia sostenibile, bioregionalismo, esperienza del se' (personal development).

giovedì 28 febbraio 2019

Lisbona: "La danse du soleil" di Geneva Camerata. Recensione


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“LA DANSE DU SOLEIL”

Geneva Camerata
David Greilsammer  Direttore
Juan Kruz Díaz de Garaio Esnaola  Coreografo e ballerino solista

Centro Cultural de Belem - Auditorium Grande
Lisbona, 22 febbraio 2019 

Jean-Baptiste Lully     -  Le Bourgeois Gentilhomme  - Suite
Wolfgang A. Mozart   -   Sinfonia n.40 in sol minore, K550


IL SUONO IN MOVIMENTO

       Fanno il loro ingresso in gruppi, i trenta musicisti, disponendosi sul palco come a far quattro chiacchiere tra loro. Nessuna sedia canonicamente disposta come in ogni orchestra: suoneranno - a memoria - in piedi e muovendosi coreograficamente, ad eccezione di violoncelli contrabbassi e percussioni.
      Con silenzioso preciso sincronismo i gruppi sparsi si aggregano poi, e dispiegano i seducenti ritmi della Suite di Lully: violini viole flauti clarinetti trombe fagotti oboi suonano percorrendo il palco con movimento coreografato, destra-sinistra, sinistra-destra; Greilsammer li dirige procedendo con loro sulla stessa linea, fronte al pubblico. Finchè l’irrompere del ballerino solista frantuma l’unità del gruppo e impone di qui in poi un’interazione costante tra coreografia e strumenti, fra danza giocosa, energica, elegante e rigore esecutivo dei musicisti.

       Ed è musica sfavillante, quella di Jean Baptiste Lully per le danze della comédie-ballet Le Bourgeois Gentilhomme di Molière. Superlativa scintilla scoccata dal fecondo toccarsi di due opposti: il musicista-ballerino, fedele interprete del programma celebrativo del potere, arbiter assoluto della musica alla corte di Luigi XIV, e il grande drammaturgo-attore che nel Bourgeois Gentilhomme satireggia impietoso lo stolido ambiente cortigiano.  Les deux grandes Baptiste, li chiamarono.

      E il ritmo trascinante della Suite brilla nella prorompente contemporaneità del ballerino solista: ogni distanza si dissolve in quella corporea espressività, il tempo di Lully diviene il nostro e quel palco può essere ugualmente l’ultramoderno Auditorium de Belem o il Teatro del regale Castello di Chambord.

       Viaggio ipnotico dunque, che si fa quasi onirico nella seconda parte, nel colore introspettivo della mozartiana Sinfonia K550, voce divina di un genio sofferente e sua estrema eredità artistica. L’ “inquieta serenità” dell’apertura si diffonde dai musicisti disposti in platea in ordine sparso, risale quindi lentamente il palco dove vibra la nodosa fisicità del ballerino; gli svolgimenti armonici della partitura sono “tuffi negli abissi dell’anima”  che la danza accarezza e asseconda riflettendone l’ombra e la luce, illuminandone l’”apollinea meraviglia”, la purissima bellezza di vaso greco.
       
       E si fa audacia interpretativa questa coreografia che spinge i musicisti in piedi sulle sedie, li distende a terra col gesto energico e perentorio del danzatore (e suoneranno distesi, i trenta incredibili portenti…). Abbandoneranno anche le scarpe, restando scalzi fino alla fine.

      Musica e danza tracciano insieme architetture e corrispondenze, e l’urgenza espressiva diviene in musica gioco di contrappunti, nella danza passione trattenuta di commovente bellezza: la fusione è completa e incontra il suo acme nel corpo seminudo del danzatore, quasi scarnificato ligneo Cristo morente, issato in alto dai musicisti in un caravaggesco possente chiaroscuro finale.

         Non sorprende che il pubblico, ripresosi dal rapimento, applauda in piedi con entusiasmo e lungamente. L’unicità fascinosa dello spettacolo e l’eccellenza dell’esecuzione fanno dire a ragione che “La Danse du Soleil rivisita e ridefinisce completamente l’esperienza del concerto nel secolo XXI”.

        E se mai abbiamo pensato alla difficoltà del suonar camminando (magari nell’osservare formazioni bandistiche a spasso nei paesi o in parata) è per non aver ancora visto i musicisti di Geneva Camerata, il loro suonare superbamente muovendosi nello spazio scenico, il loro tracciarvi geometrie e arabescare coreografie, in piedi su sedie o perfino distesi, né un grande direttore dirigere cavalcioni sulle spalle di un ballerino…  
      
Sara Di Giuseppe    -  letteraturamagazine.org

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martedì 26 febbraio 2019

L'Italiano piace all'estero...


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L’italiano è la lingua minoritaria più studiata al mondo, per motivi culturali, turistici e anche professionali.

La SIL International (Summer Institute of Linguistics, Istituto estivo di linguistica), un'organizzazione non governativa che ha l'obiettivo principale di studiare, sviluppare, documentare le lingue minoritarie, anche quest’anno ha redatto la classifica delle lingue più parlate e di quelle più studiate al mondo. Tra le prime tre non occorre consultare alcuna statistica per sapere che la prima lingua più diffusa è l’inglese (per motivi colonialistici, essendo stato l’Impero Britannico il più vasto della storia umana, dominando in epoca vittoriana circa un quarto di tutte le terre emerse del mondo, e poi per motivi professionali, essendo lingua straniera più diffusa a livello diplomatico e commerciale), seguito dallo spagnolo per lo stesso motivo, e al terzo posto abbiamo il cinese, per motivi demografici (i cinesi sono oltre 1,35 miliardi) nonché professionali (commerciali).

Da non confondere con le lingue più parlate, abbiamo invece quelle più studiate, cioè quelle che raccolgono il maggior numero d’iscritti ai corsi di lingua organizzati in giro per il mondo. In questo caso al primo posto abbiamo proprio l’italiano, forse con notevole sorpresa per gli stessi italiani, che essendo tendenzialmente esterofili, non sempre sanno apprezzare il proprio paese, spesso sono gli stranieri ad apprezzarlo e ammirarlo maggiormente. Sono infatti oltre 2 milioni gli stranieri che in ogni parte del mondo, anche nelle lande più remote (come la Siberia) ogni anno si iscrivono a dei corsi di lingua italiana, perlopiù gestiti dagli Istituti Italiani di Cultura e dalle centinaia di Comitati (scuole) della Società Dante Alighieri, di solito collocate presso le nostre Ambasciate e Consolati o con proprie sedi autonome o presso le Comunità di Italiani all’Estero, che sono piuttosto numerose, soprattutto nei paese di principale immigrazione, come il Venezuela, l’Argentina, il Brasile, l’Australia, gli USA e alcuni paesi del Nord Europa.

I numeri dell'emigrazione » Fondazione Paolo Cresci 
Dopo l’italiano sono studiati il francese, lo spagnolo e il tedesco.
L’italiano è studiato soprattutto per motivi culturali, per la forte attrazione che esercitano alcune peculiarità italiane, come l’arte, la musica, il cinema, il design, l’architettura, la storia, la letteratura, l’enogastronomia, il made in Italy, ecc., che messe insieme costituiscono un unicum inimitabile e di assoluto valore, superiore a qualsiasi altro paese al mondo.

Questo riscontro oggettivo, non ci potrà certo illudere che col tempo diverrà la lingua più parlata al mondo, perché non avremo mai i numeri per screscere esponenzialmente. Ci conferma però che era ed è tuttora sul turismo culturale (tutti sappiamo che l’Italia possiede, nonostante i saccheggi subiti nei secoli dagli eserciti invasori, il maggior patrimonio culturale del mondo) e su quello naturalistico ed enogastronomico, che politicamente avremmo dovuto puntare per assicurare prospettive economiche di crescita sostenibile e duratura per il nostro paese. 

I ceti benestanti del mondo (che sono in continua crescita numerica) è sull’Italia che puntano per venire a fare shopping, per soggiornare in vacanza ammirando le nostre opere d’arte e incantevoli paesaggi, o addirittura per risiedere definitivamente sopraggiunta l’età della pensione. I paesi dai quali provengono i maggiori flussi turisti in Italia sono soprattutto gli USA, Canada, Cina, Australia, Germania e Russia. Alcuni di questi paesi coincidono con quelli dove si sono riversati i flussi migratori italiani dalla fine dell'800 al dopo guerra, e potrebbe significare che le nuove generazioni di italiani nati all'Estero desiderano riscoprire il paese dei loro avi, riallacciare relazioni parentali, riscoprire le proprie origini ed esplorare le loro piccole patrie avite.

Quando lo capiranno i nostri governanti?

Claudio Martinotti Doria

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sabato 23 febbraio 2019

No to war. No to NATO



Hand off Venezuela

The stakes could not be higher as people across the globe prepare to mobilize in solidarity with the Venezuelan people on February 23 and to oppose the growing imperialist threats of intervention and war. More than 100 cities plan to hold actions this weekend - find and join one near you.
If you have a local demonstration planned, please make sure to inform your local media. 

Venezuela fact sheet, click here




National Mobilization to Oppose NATO, War, and Racism
U.S. Hands off Venezuela!
March 30, 2019, 1:00 pm – 5:00 pm, Lafayette Park (across from the White House), Washington, DC


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March 30 has been called as a international mobilization to protest NATO as it comes to Washington, DC to "celebrate" its 70th anniversary.  Because of the emergency situation and potential war on Venezuela, the organizers have decided to make Venezuela a focus of the March 30 action as well.  The country of Colombia, which borders Venezuela, has become the first NATO partner in Latin America and may soon be a full member of NATO.  The U.S. and Colombia have planned an invasion of Venezuela in the guise of providing "humanitarian aid" to the people.  As people come from around the country and from many other countries to protest NATO, we want to make it clear to the U.S. government that we will oppose any attempt at regime change from the U.S. and its NATO and other allies.  For more information and to endorse the March 30  demonstration, please go to http://no2nato2019.org/Start organizing to get to DC on March 30.  We will be joined by people from many countries and more than ever they are depending on a strong US antiwar movement.

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venerdì 22 febbraio 2019

Lasciate che i pargoli dicano la verità...


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«[...] mi sovviene una storiella, forse vera e comunque verosimile, appresa da Osho, ed il fatto sembra accadde realmente in una scuola missionaria d’oltre oceano.

Un prete svolgeva la sua opera apostolica in uno sperduto villaggio nella foresta amazzonica. La missione si presentava bene, prima aveva preso in cura i malati, poi era passato agli anziani e poveri infine aveva costruito una chiesa con un oratorio per poter insegnare la religione ai bambini. Un giorno stava spiegando la bibbia e raccontava la storia dell’uomo, del peccato originale, della faticosa via verso il bene e di come il compassionevole Gesù fosse venuto in terra per redimere i peccatori che si erano pentiti ed affidati a lui.

Dopo aver così istruito i bambini, per vedere se avessero capito bene il concetto della religione cristiana, chiese ad alta voce alla classe: "Ecco dopo aver ascoltato quel che ho detto chi sa dirmi in sintesi qual è il messaggio della religione?". Subito un ragazzino sveglio si alzò e disse: "Io l’ho capito, il messaggio è che bisogna peccare". "Come sarebbe a dire – interloquì il prete - se ho parlato male del peccato dall’inizio alla fine?". "Tu hai detto che l’uomo è un peccatore, ma egli deve necessariamente peccare per poi potersi pentire e prendere rifugio in Gesù che lo salva… Senza peccato quindi non c’è redenzione".»

Paolo D'Arpini

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lunedì 18 febbraio 2019

Osimo. Una scuola Serendipidà



Serendipità cerca una nuova casa e la buona notizia è che l'ha trovata, ma ora abbiamo bisogno di tutto il vostro sostegno.

Abbiamo 14 giorni per raggiungere la cifra che ci permetterà di dare il via ad un grande progetto:
una scuola 1-14 anni, un centro di pedagogia preventiva, un presidio di formazione costante, un luogo per le famiglie dove trovare sostegno e ristoro, un sogno che non è più dentro un cassetto..

Seguite il link e troverete tutte le modalità per sostenerci, vi anticipiamo che useremo la formula del tutto o niente, per cui se non raggiungeremo la cifra riavrete indietro le vostre donazioni.

Ci sono premi e ricompense per tutti, oltre alla gratitudine infinita.

Grazie di cuore, da tutti noi ♥️

Associazione Lilliput - associazionelilliput@gmail.com

domenica 10 febbraio 2019

Controllo dei cinghiali - CONDANNATA LA CITTÀ METROPOLITANA DI TORINO

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Il TAR Piemonte ha depositato la sentenza con la quale riconosce le ragioni del ricorso presentato da LAC, LAV, OIPA e SOS GAIA contro i provvedimenti della Città Metropolitana di Torino in tema di controllo della specie cinghiale. Pur ritenendo il ricorso “improcedibile per sopravvenuto difetto di interesse”, avendo il programma cinghiale 2018 esaurito il suo effetto, il TAR ha stabilito due principi importantissimi. 
1) Gli abbattimenti degli animali possono effettuarsi solo se non esistono metodi incruenti. Solo qualora l’ISPRA verifichi l’inefficacia dei metodi ecologici è possibile attuare abbattimenti. Riprendendo le osservazioni dell’ISPRA e della stessa Città Metropolitana, il TAR riconosce che il ricorso esclusivo agli abbattimenti non rappresenta uno strumento efficace di prevenzione e che gli obiettivi di riduzione degli impatti potranno essere raggiunti più efficacemente se si ricorresse anche a strumenti di prevenzione, coerentemente con le indicazioni normative che impongono un prioritario ricorso a metodi incruenti di prevenzione dei danni. La stessa Città Metropolitana riconosce che laddove sono stati adottati, i “dissuasori” si sono rilevati efficaci, tanto da comportare una riduzione dei danni alle colture. 
2) La L.R. 9/2000 sul controllo del cinghiale è costituzionalmente illegittima. Cacciatori, selecontrollori, tutor, volontari non possono effettuare interventi di controllo! La L.R. 9/2000 è stata superata dalla nuova normativa regionale e il TAR ha diffidato la Città Metropolitana dall’applicarla poiché tale legge non prevede il parere obbligatorio di ISPRA e autorizza soggetti diversi da quelli previsti dalla legge nazionale ad effettuare gli abbattimenti. I Giudici hanno richiamato le numerose sentenze della Corte Costituzionale che affermano la tassatività, non ampliabile, dei soggetti autorizzati ad effettuare gli interventi di controllo a norma dell’art.19 della L. 157/1992, cioè le guardie dipendenti delle province. “Qualora non si fosse pervenuti ad un giudizio di improcedibilità il collegio avrebbe certamente sollevato questione di illegittimità costituzionale dell’art. 2 della L.R. 9/2000 dinanzi alla Corte Costituzionale, attivando un giudizio dall’esito pressoché scontato visti i precedenti in termini della stessa Corte”scrivono i Giudici.
Vista la fondatezza del ricorso, il TAR ha condannato la Città Metropolitana a rimborsare alle associazioni animaliste le spese di lite che ha fissato in €. 4.000.00 (quattromila/00) oltre ad accessori di legge e rimborso del contributo unificato. 
(LAC Piemonte)
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giovedì 7 febbraio 2019

Proposta di Legge popolare per l’istituzione di Commissioni di Valutazione etico-psico-attitudinali per i candidati a ricoprire cariche politiche


Ritengo quanto mai necessario entrare nell’ordine di idee che i politici che intendono ricoprire cariche pubbliche di un certo rilievo siano sottoposti preventivamente a test psico-attitudinali per verificare se il loro corredo culturale, morale e mentale sia compatibile a ricoprire l’incarico.
Non si comprende perché per fare politica (che è ciò che maggiormente coinvolge in modo determinante l’esistenza dei cittadini) non sia richiesta alcuna verifica delle capacità professionali, razionali e soprattutto della sfera morale dell’individuo mentre tali capacità vengono richieste per l’accesso a qualunque altra categoria di lavoro.
Da un’indagine effettuata qualche anno fa dall’università di Perugia, riguardante le motivazioni di coloro che intendevano dedicarsi alla politica, è emerso che il 95% di costoro si pone come obiettivo l’arricchimento personale e solo il 5% è mosso da spirito di servizio alla collettività. Perciò è necessario, a mio avviso, istituire un sistema di seria valutazione per verificare, per tempo, le vere motivazioni degli aspiranti politici. I cittadini hanno il diritto di essere governati da quel 5%.
E’ razionalmente inspiegabile come al momento delle elezioni si scelgano i responsabili dei rispettivi dicasteri personaggi la cui professione non ha nulla a che fare con il nuovo incarico. Come è possibile, per esempio, che una persona laureata in giurisprudenza sia messa a capo del ministero della salute? Come è possibile che cariche istituzionali così importanti e determinanti per il buon andamento del Sistema vengano coinvolte persone che non abbiano la necessaria e specifica preparazione nel settore? E’ come se in un cantiere edilizio si facesse fare il lavoro da elettricista al muratore.
PROPOSTA DI LEGGE per l’istituzione di Commissioni di Valutazione etico-psico-attitudinali per i candidati a ricoprire cariche politiche
L’art. 5 dello statuto dei lavoratori prevede il divieto di accertamenti sanitari da parte del datore di lavoro sulla idoneità e sulla infermità per malattia o infortunio del lavoratore dipendente. Da li parte tutta una normativa, invece, relativa alle visite mediche. Il datore di lavoro ha la facoltà di far controllare l’idoneità fisica del lavoratore alle mansioni da svolgere da parte di enti pubblici e istituti di diritto pubblico ma non da medici privati di fiducia (cass. pen. 27 gennaio 1999, n. 1133) . In caso di inidoneità fisica, il datore di lavoro può rifiutarsi di assumere il lavoratore (cass. 5 novembre 1987, n. 8120). Inoltre la visita medica preassuntiva è obbligatoria per gli apprendisti, per i minori e per una serie di lavorazioni che comportano rischi specifici. Sulla base di questi scarni elementi, che dovrebbero essere approfonditi con la normativa relativa alla privacy, si potrebbe sviluppare un discorso analogico: noi siamo i datori di lavoro e dobbiamo appurare se quello che dobbiamo assumere, ha le attitudini per questo tipo di attività. (Avv. Vittorio Marinelli)
Preambolo
L’umanità per migliorare la sua condizione e superare la millenaria fase di ingiustizie, guerre e delitti, per realizzare finalmente un mondo di pace, di libertà, di diritto, non ha bisogno tanto di scienziati, letterati, politici, economisti, matematici, quanto di uomini che siano principalmente onesti, giusti e sensibili alle necessità dell’altro, capaci di cooperare fraternamente e di condividere le necessità del prossimo. Se un uomo politico non è un ottimo professionista può non essere un elemento negativo, ma se è egoista e dominato da interesse di parte è certamente un elemento negativo la società.
Non vi è delitto o ingiustizia che non sia collegabile alla coscienza degli uomini; non v’è raggiro, inganno, sete di potere, sfruttamento che non sia correlato alla sfera morale degli individui, come non v’è contrasto che non potrebbe essere risolto se l’uomo fosse più giusto e onesto. I crimini commessi dall’uomo, incominciando da Caino, che hanno reso questo mondo un luogo di discordie e di contrasti, i problemi che affliggono da sempre l’umanità e che impediscono di realizzare l’armonia sociale, non sarebbero stati commessi se l’uomo fosse stato semplicemente più buono e più giusto.
Se tutti i tiranni della storia avessero avuto una coscienza più giusta e sensibile come avrebbero potuto macchiarsi dei loro crimini? La stessa schiavitù umana sarebbe stata bandita. Se i soldati di tutti gli eserciti avessero maggiore sensibilità d’animo e capacità di condividere la sofferenza dell’altro come potrebbero nuocere al loro simile? Il male supremo della guerra sarebbe eliminato. Se coloro che detengono il potere politico ed economico a livello mondiale fossero ricchi di valori morali come potrebbero sopportare l’idea che qualcuno stia soffrendo la fame, la miseria, le malattie? Coloro che violentano, stuprano, calunniano, fanno del male, come potrebbero oltraggiare il prossimo se il loro cuore e la loro coscienza fosse in grado di condividere la sofferenza del prossimo?
Il popolo ha sempre subito la buona o la cattiva sorte di chi dominava il gruppo o di chi governava sia che il soggetto fosse animato da giusti propositi oppure crudele e tiranno. La difficoltà è sempre stata, ed è quella, di avere al comando qualcuno che oltre ad essere in grado di far rispettare le regole garantisca nello stesso tempo giustizia e benessere per il popolo perché il potente, come il capo branco, tende istintivamente ed egoisticamente a fare i suoi interessi quando non è animato da uno spirito di giustizia e di democrazia.
Oggi i ministeri non funzionano come dovrebbero, la burocrazia è paralizzante, la scuola è sterilmente nozionistica, sui trasporti pubblici si viaggia spesso in modo disumano, le code agli sportelli sono esasperanti, l’aria delle città è irrespirabile, i cibi sono avvelenati, le medicine di sintesi spesso fanno ammalare più persone di quante non ne curino, spesso l’apparato medico è inefficiente (e non solo) e poi ci sono le pensioni da fame, l’incendio dei boschi, l’inquinamento e la distruzione dell’ambiente, i ladri di appartamento, la mafia, la prostituzione, la pedofilia ecc. Ma dietro ad ognuna di queste “disfunzioni” vi è l’uomo con il suo intelletto e la sua coscienza attraverso cui si esprime: ogni effetto del suo operato è conseguenza diretta del suo stato evolutivo morale ed intellettuale.
Un mondo migliore è possibile solo se migliore sarà il cuore e la coscienza di coloro che lo compongono. Se nel mondo vi è ingiustizia, disonestà, violenza, guerre, disoccupazione, ignoranza, malattie ecc. la causa non sta nei meccanismi naturali o sociali che governano l’uomo ma nell’uomo che li fa e li gestisce. Se l’uomo sfrutta ignobilmente i suoi simili, se a volte si rivela un essere spregevole anche nei confronti degli animali e della natura, se è egoista ed insensibile verso la sofferenza altrui, se è capace di azioni riprovevoli nei confronti dei più deboli, la causa non sta solo nei meccanismi neurologici del suo cervello che possono inclinarlo a vivere da predatore ma sta soprattutto nella mancanza di sensibilità della sua coscienza che lo rende incapace di condividere la condizione dell’altro.
La soluzione di ogni problema sociale non sta nel sistema ma nell’uomo che lo fa e lo gestisce: qualunque sistema sarebbe ottimale se a gestirlo fossero uomini giusti e sensibili, per contro nessun sistema è in grado di garantire pace e benessere se a gestirlo sono uomini disonesti, ingiusti e rapaci.
Considerato che l’essere umano risulta essere tanto più rispettoso delle regole sociali quanto più è sviluppato il suo senso di solidarietà e di giustizia; che è tanto più incline alla fraterna collaborazione quanto più è profonda la sensibilità del suo animo, la capacità di condividere la condizione dell’altro; che ogni ingiustizia ed ogni delitto nasce dall’incapacità emotiva di condividere la condizione della vittima; che ciò che ha consentito e consente l’attuazione di una società civile e democratica risiede nei valori morali dei singoli individui, nella coscienza giusta e compassionevole verso i sofferenti, gli ultimi, gli indigenti, gli emarginati, gli oppressi, i diversi; che la sensibilità dell’animo umano e la ricchezza dei valori morali sono la massima garanzia per il corretto ed onesto comportamento dell’uomo.
Considerato che la democrazia, la giustizia sociale, la fiducia verso le istituzioni ed il benessere sociale si sviluppano maggiormente dove i governanti e gli amministratori sociali hanno dimostrato e dimostrano di essere in possesso di quei requisiti di onestà, imparzialità, di umanità e senso di giustizia, oltre che per le loro personali capacità gestionali, e che la condotta di coloro che amministrano la cosa pubblica influenza notevolmente il comportamento dei singoli cittadini.
Considerato che qualunque reato, qualunque ingiustizia o violenza, dal più piccolo furto al massacro; qualunque crimine, dall’omicidio alla strage di cui si può macchiare l’essere umano, scaturisce dalla sua coscienza incapace di condividere la sofferenza della sua vittima e che è la coscienza degli uomini a fare la storia la qual coscienza si esprime a seconda del grado di sensibilità civile, morale e spirituale dell’individuo.
Considerato che a nulla serve cambiare i sistemi, i meccanismi politici, economici, culturali se prima non cambia la coscienza di coloro che li gestiscono e che nessuna formula, nessuna dottrina, nessun ideale potrà mai risolvere i problemi fondamentali dell’uomo se prima non cambia il cuore della gente.
Considerato che per superare la lunga fase storica della disarmonia umana, delle ingiustizie personali e sociali, delle violenze fisiche, morali e pisicologiche, delle guerre, per fare in modo che ogni componente la società si esprima sempre in modo positivo, armonico e costruttivo, occorre una sola cosa, semplice quanto difficile da realizzare: rendere migliore la coscienza soprattutto degli uomini che governano il popolo.
Considerato che il cittadino “modello” (colui che idealmente sarebbe il componente di una società migliore dell’attuale) è colui che in virtù di un suo bagaglio morale e culturale dovuto alla sua stessa volontà o a fattori genetici mette in atto quel giusto comportamento etico-sociale che consentirebbe la realizzazione di una società armonica, di rispetto per l’altro, di collaborazione, di progresso.
Considerato che se l’individuo si esprime in modo antitetico rispetto alle norme del buon comportamento, se si macchia di reati o crimini la colpa non è da attribuire soltanto al soggetto, a causa del suo libero arbitrio, o a fattori genetici, ma anche agli organi di formazione dello Stato che ha il preciso dovere, al pari dei genitori, di educare i componenti la sua “famiglia” a quelle regole civili e morali che pretende poi siano messe in atto dai cittadini, altrimenti non ha il diritto di pretendere che i cittadini siano in possesso di valori morali che egli non ha trasmesso; non può chiamare l’individuo a rispondere di ciò che non possiede a causa di carenze genetiche o inadempienze da parti di chi aveva il dovere di infondere certi valori.
Considerato tutto questo, riteniamo che ciò che occorre per rendere migliori i sistemi, la società, il mondo; spingere le forze politiche a considerare la formazione della coscienza morale dei cittadini come il primo ed imprescindibile dovere dello Stato nei confronti dei suoi cittadini. Lo Stato, attraverso i suoi rappresentanti politici deve poter infondere, specialmente nelle nuove generazioni, la fiducia verso le istituzioni, il senso del dovere, della giustizia, dell’onestà, il rispetto delle cose comuni, il valore della sacralità della vita e delle differenze formali e sostanziali che la compongono, il ripudio di ogni violenza, di ogni sfruttamento, di ogni predominio.
PER QUANTO SUDDETTO PROPONIAMO
siano istituiti su tutto il territorio nazionale, nelle sedi di Regioni, Province e Comuni, Organismi di Valutazione delle capacità etico-pscico-attitudinali dei candidati nella sfera politica.
Nomina delle Commissioni Esaminatrici. Tali commissioni, nominate e patrocinate dal Presidente della Repubblica, composte da psicologi, filosofi, sociologi, antropologi, personale del CNR e in collaborazione con le Università e l’Istat, saranno convocate al momento opportuno, in numero di 2 per ogni specializzazione, per esaminare i candidati alla politica.
Componenti della Commissione Esaminatrice. I componenti di tali commissioni dovranno essere super partes, scelti tra esperti nei campi summenzionati e riconosciuti pubblicamente quali persone di indubbia moralità, saggezza, giustizia, umanità, altruismo e che si siano distinti nei rispettivi campi per la loro imparziale condotta.
Nomina del Presidente la Commissione. Sarà nominato un presidente scelto dalla stessa commissione in seduta plenaria. L’incarico ai componenti la commissione dovrà essere comunicato il giorno precedente l’esame dei candidati. Al momento dell’esame il presidente avrà la facoltà di interscambiare alcuni o tutti i componenti la stessa commissione.
Parametri di valutazione dei candidati. L’analisi sarà improntata a valutare il pensiero razionale, le qualità morali, la sfera emozionale, il senso sociale, le capacità organizzative e amministrative del candidato. Soprattutto sarà necessario verificare se il candidato sia animato da spirito di servizio per la comunità, di senso di giustizia, di onestà, di coerenza, di altruismo, di lealtà, disponibilità e soprattutto della mancanza di interessi di parte. Ai fini della valutazione sarà tenuto conto dei precedenti comportamentali come l’appartenenza ad organismi di volontariato, l’adesione a organizzazioni umanitarie, l’impegno nelle cause per il bene comune.
Sondaggi. Per mezzo di personale appartenente alle associazioni proponenti saranno effettuati sondaggi su campioni trasversali di politici (presi fra tutto l’arco parlamentare). A ciascun deputato o senatore sarà chiesto di sottoporsi al test-studio per evidenziare le qualità morali e soprattutto le motivazioni che spingono i singoli componenti ad interessarsi di politica.
Risultati dei test. I risultati, in rispetto della legge sulla privacy, dovranno essere scientificamente validati ed inoppugnabili, e potranno essere divulgati sia tramite i mezzi di informazione sia dalle associazioni che li hanno effettuati. I risultati dei soggetti che autorizzeranno la pubblicazione potranno essere esposti all’interno dei seggi elettorali.
Franco Libero Manco

mercoledì 6 febbraio 2019

"La Cattedrale di Asti", l'ultima iniziativa editoriale di Lorenzo Fornaca


L’amico Lorenzo Fornaca è uno degli ultimi rappresentanti dell’editoria pura e artigianale, quella che crea un vero e proprio libro, spesso di altissimo pregio e a tiratura limitata e numerata (destinato ad appassionati di storia locale e collezionisti), occupandosi di tutta la sua filiera, dalla concezione progettuale, comprensiva della scelta degli autori da incaricare, alla stampa di elevata qualità, presso le migliori tipografie del Piemonte. Senza trascurare la sua distribuzione agli ormai da decenni affezionati e fedeli clienti/lettori che l’hanno prenotato o che lo richiedono in seguito.

E’ indubbiamente un mestiere in via di estinzione, portato avanti con grande passione, fortissima motivazione, notevole impegno e dispendio di energie, correndo sempre non trascurabili rischi imprenditoriali, perché sappiamo benissimo quanto sia in forte declino la lettura nel nostro paese, già scarsa di per sé, lo è ancor più per le opere che trattano di storia, ritenuta pregiudizialmente dalla moltitudine materia ostica e noiosa.
Noi monferrini dovremmo ormai conoscere l’editore astigiano Lorenzo Fornaca per la sua passione per il Monferrato che l’ha indotto a pubblicare alcuni libri di storia, arte e patrimonio culturale del nostro marchesato.

Quest’ultima pubblicazione specialistica sulla Cattedrale di Asti non si discosta dalla solita linea editoriale prettamente orientata al Monferrato, perché Asti era destinata a divenire la capitale del marchesato per volontà del potente marchese Giovanni II (dei Paleologo di Monferrato, subentrati agli Aleramici), che per diversi anni a metà del XIV divenne governatore e “conte di Asti” e nella città voleva insediare in permanenza la sua vasta corte marchionale, poi le circostanze storiche lo impedirono e la capitale divenne Casale Monferrato circa un secolo dopo, per volontà del marchese Giangiacomo Paleologo.

Realisticamente e con un velo di tristezza devo riconoscere che queste iniziative difficilmente saranno proseguite da altri editori dopo di lui, quando Lorenzo Fornaca si stancherà per sopraggiunti limiti di età (questa è la formula di rito per il “pensionamento”, a volte forzato dalle circostanze), per cui le sue opere rimarranno preziose, a testimonianza di un passato illustre, che oltre ai libri di pietra (come appunto le cattedrali) potrà annoverare anche i libri di Fornaca.

Claudio Martinotti Doria

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martedì 5 febbraio 2019

Chiesa, vaccini e Patto per la scienza - Lettera aperta di Don Marco Belleri,


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Alla CEI, ad Avvenire, a Famiglia Cristiana
alla Pontificia Accademia per la Vita
e p. c.
a Walter Ricciardi, a Alberto Villani,
a vari fratelli nella fede e
nell’umanità
 
Cari fratelli,
avevo già scritto riguardo alla legge Lorenzin sulle vaccinazioni a mons Parolin, alla
Pontificia Accademia per la Vita, a Famiglia Cristiana, e per gli aspetti più tecnici rimando
a quelle lettere. Ma dopo aver letto il Patto trasversale per la scienza e alcune
considerazioni di Famiglia Cristiana e Avvenire (che pare l’abbia fatto suo attraverso le
parole di Walter Ricciardi), voglio accennare a pochi punti per aiutare a riconoscere un
male che si traveste da portatore di bene.
Già pensare che bisogna vaccinare tutti i bambini del mondo significa affermare che
Dio è un poveretto che non è stato capace di creare un sistema immunitario decente.
Detto da dei cristiani questa è una bestemmia.
Tra l’altro non c’è niente di più antiscientifico che vaccinare a tappeto persone
diverse una dall’altra. Per restare su quelle che sono le definizioni ufficiali, i vaccini sono
farmaci di emergenza, come dovrebbe essere tutta la medicina chimico farmaceutica.
Nel Patto si dice sostanzialmente che ‘loro’ sono la Scienza e che chi dice cose
diverse da loro è uno pseudo scienziato; naturalmente non si dice che molti di quelli
ritenuti pseudo scienziati sono esperti di valore internazionale, almeno finché non mettono
in dubbio alcuni loro assunti. Già questo dovrebbe mettere in allarme la Chiesa.
Il signor Ricciardi parla di visioni ideologiche, ma dimentica di notare che l’unica
vera ideologia, che sa di dittatura, è riassunta in questo Patto. In realtà non ci sarebbe da
tollerare una forma di scienza schematica, semplificante, spersonalizzante, riduttiva, che si
definisce l’unica scienza.
E’ grave che non ci si renda conto che questo è un primo passo verso una dittatura
globale, che si sta estendendo come un cancro in tanti campi.
Nella storia della medicina c’è stato un punto di svolta nella seconda metà dell’
‘800: la teoria dei germi di Pasteur. Le malattie sarebbero dovute a germi cattivi che
entrano nel corpo e fanno danno.
Nello stesso periodo Bechamp (tra l’altro più scienziato di Pasteur) diceva che il
problema non sono principalmente i germi, che sono ovunque da sempre, ma la salute e
l’equilibrio del terreno che li accoglie.
E’ evidente che la prima teoria era una manna per la nascente industria
chimico-farmaceutica, mentre la seconda puntava alla salute senza medicinali e andava
combattuta: centinaia di scuole di medicina con visioni diverse sono state costrette a
chiudere.
Tutta la ricerca scientifica più seria ha poi largamente confermato il pensiero di
Bechamp, ma è costantemente ignorata o schiacciata, oggi come allora.
La Chiesa pare non si sia accorta che l’idea di Bechamp è perfettamente conforme
all’idea di un Dio abbastanza bravino nel fare le cose, e che quindi avrebbe dovuto
sostenerla invece di appoggiare la teoria opposta.
E’ vero che ci sono dei ciarlatani, che tra l’altro fanno danno a livello di immagine
anche a riflessioni e lavori di altissimo valore scientifico. Ma è anche vero che i primi
ciarlatani vanno cercati tra coloro che hanno costruito l’urgenza vaccinale con una
montagna di menzogne smascherabili attraverso dati ufficiali da chiunque cerchi sul serio
la verità. Questa è evidenza scientifica.
Ho già riportato molte di queste menzogne nelle lettere. Qui voglio solo fermarmi su
una frase di Burioni: meglio vivere con la scienza che morire coi ciarlatani.
Egli cita i soliti casi a effetto ma dimentica di citare le decine di migliaia di morti ogni
anno in Italia a causa della medicina (per effetti collaterali da farmaci, infezioni contratte in
ospedale, errori medici vari). Negli USA il Journal of the American Medical Association
ricorda che la medicina è la terza causa di morte negli Stati Uniti (circa 250000 morti
l’anno) dopo malattie cardiovascolari e cancro, ma la CDC non lo riporta nell’elenco delle
cause di morte. Mediamente un caso di malasanità ogni cento o più sale agli onori della
cronaca, uno su uno per ogni altro caso. Questa è l’onestà media!
Sabin aveva allertato sulla contaminazione del suo vaccino col virus SV40, potente
cancerogeno; ma è stato ignorato e sono state vaccinate più di un miliardo di persone.
Andando più sul quotidiano, tutti i farmaci più usati non servono a curare le malattie
ma ad attenuare i sintomi; antibiotici, cortisonici, psicofarmaci, gastroprotettivi.
Qualche anno fa il British Medical Journal, oltre a ricordare che il 90% delle
verifiche sui farmaci sono fatte dalle stesse case farmaceutiche, lanciava l’allarme sulla
sempre maggiore medicalizzazione e sulla continua riduzione dei range di normalità (per
un solo evidente scopo). E’ di questa scienza che dobbiamo fidarci?
Magari se fosse più umile; tutti sbagliamo. Ma se si presenta come un dio in cui
avere fede cieca è solo blasfema.
Che dire poi di chi ha creato un clima di paura per epidemie inesistenti e di odio
verso i genitori che hanno dubbi sulle vaccinazioni, e poi ha il coraggio di parlare di paure
ingiustificate causate dagli pseudo scienziati?
Che il clima da “dagli all’untore”, deliberatamente costruito nel disprezzo delle
persone oltre che di tanti valori umani, sociali e costituzionali, venga da Burioni & C. è un
conto, ma che Famiglia Cristiana e Avvenire si uniscano al coro è grave.
Voglio ricordare solo due numeri di Popotus. In uno venivano trattati da fannulloni
ideologicizzati i genitori che non vaccinavano i figli, in un altro c’era una vignetta blasfema
in cui Gesù, fatto il miracolo, diceva che la prossima volta pensassero a vaccinarsi. E’
questa la sapienza del giornale dei vescovi, tanto più se rivolto ai bambini?
Una parola sull’evidenza scientifica e medica. Viene detto che i danni da vaccino
sono al massimo uno su un milione. Dati ufficiali della ministra Lorenzin del 2015 parlano
di 8000 casi riconosciuti in attesa di risarcimento, oltre ai 609 già risarciti, tra cui 22 morti.
E questi sono la minima parte, perché almeno dieci volte di più non vengono riconosciuti. I
conti non tornano.
E’ importante lo studio di vaccino-sorveglianza attiva degli eventi avversi dopo la
vaccinazione anti MPRV condotto dall’Osservatorio Epidemiologico della Regione Puglia
da maggio 2017 a maggio 2018: il 3% dei bambini ha avuto eventi avversi gravi correlabili
ai vaccini. La vaccino-sorveglianza passiva degli anni precedenti aveva dato risultati circa
300 volte inferiori, ed è quella normalmente praticata.
Questa è evidenza scientifica, che forse verrà occultata o screditata come sempre.
Qualche volta parlando con le persone si riesce a creare una breccia, ma rimane un
muro invalicabile: la difesa degli immunodepressi. Credo sia una delle strumentalizzazioni
più meschine, una presa in giro degli immunodepressi, che possono essere contagiati da
centinaia di germi vari di fronte a cui quelli delle vaccinazioni sono poca cosa.
Tra l’altro gli stessi bugiardini ammettono che vari vaccini (come ampiamente
dimostrato) non sono una garanzia di non prendere e non trasmettere la malattia, per cui
un immunodepresso è forse più a rischio con un vaccinato (di recente) che con un non
vaccinato sano.
Di passaggio; se è vero che sono aumentati gli immunodepressi, ci siamo chiesti
perché? Conterà davvero così poco il pesante intervento a tappeto sul sistema
immunitario immaturo? Conterà davvero così poco l’utilizzo sempre più massiccio di
cortisonici, che sono anti infiammatori ma anche immunodepressivi?
La scienza seria ha da tempo verificato che tutto è immerso nei batteri, che
agiscono in quasi tutti i processi fondamentali della vita (nel nostro corpo ce ne sono circa
tre chilogrammi). Lo studio sul microbioma intestinale ha verificato, confermando
Bechamp, che la salute è legata all’equilibrio di miliardi di virus, batteri, elminti, funghi,
alghe, ecc. (circa 15000 ceppi diversi), che formano una sorta di ‘cervello’ biologico, con
una memoria legata all’equilibrio perfezionato in milioni di anni.
La medicina ufficiale, combattendo i germi invece che aiutare questo equilibrio,
distrugge la forza e la capacità di difesa proprie del corpo che Dio ci ha dato; altro che
progresso medico, siamo ancora a Pasteur (e come allora questo serve a farci diventare
dipendenti dai farmaci).
Tanti progressi della medicina degli ultimi decenni (penso solo alla PNEI o agli
approfondimenti dell’epigenetica) mostrano la complessità e il legame tra tutti gli aspetti
della vita per la salute, mentre la medicina del Patto è ancora ferma al corpo macchina di
Cartesio.
Ci sono tanti casi in cui la medicina ufficiale non sa cosa fare se non tamponare,
specie di fronte alle malattie autoimmuni, degenerative, allergiche, metaboliche, mentre
altri approcci alla salute hanno dato spesso risultati insperati. Certo, come dicevo ci sono
anche ciarlatani, ma i ciarlatani sguazzano dove c’è l’imposizione di un pensiero unico che
schiaccia forme serie e verificate di intervento.
Una delle forme di cura ritenute pseudoscienza è l’omeopatia. Io sono più vicino
alle più tradizionali piante medicinali, ma mi sono chiesto il perché di tanta avversione ad
essa. Senz’altro la prima motivazione è il fatto che funziona, non importa se loro non
capiscono il perché, ed è perciò una reale minaccia per i loro interessi.
Tra l’altro, in riferimento ai vaccini, l’omeopatia mostra che non è solo una
questione di quantità, tanto più quando un mix di veleni viene iniettato direttamente
all’interno dell’organismo di un bambino di tre mesi.
La seconda motivazione è che affronta le cose secondo una logica estranea alla
semplificazione di tutto condotta dalla pseudoscienza che si identifica nel Patto. Se per
loro non è dimostrabile scientificamente (se non per gli evidenti risultati: tra i casi più
eclatanti ufficialmente riconosciuti c’è il successo contro l’epidemia di leptospirosi a Cuba
nel 2007) è solo perché la loro scienza sa vedere la centesima parte della ricchezza della
vita.
Pensiamo all’acqua che è vista solo come H2O mentre assume strutture e
comportamenti diversi a seconda delle varie informazioni che ha ricevuto (fatti
assolutamente dimostrati scientificamente; d’altra parte le figure legate alle varie
cristallizzazioni c’erano già negli antichi mosaici delle Chiese e anche prima).
E’ il dramma di una scienza arrogante che pensa di esaurire in sé tutta la
conoscenza. E gran parte del mondo cattolico difende questa scienza invece di sostenere
ogni ricerca che abbracci la complessità del mistero della vita donataci dal Padre, di cui la
medicina moderna può essere certamente uno dei sostegni in casi di vera emergenza.
Ci sono tantissime altre cose da notare di cui ho parlato nelle altre lettere, ma voglio
concludere tornando al primo punto, alla natura umana creata da Dio.
E’ doveroso per la Chiesa occuparsi di aborto e gender, di migranti e ingiustizie, ma
c’è ancora troppa fatica a vedere il livello di destrutturazione, di umiliazione della natura
umana voluta da Dio a sua immagine che le logiche di questa civiltà stanno portando,
medicina compresa.
Nella Chiesa c’è la paura di essere considerati retrogradi rispetto alla scienza e così
ci si limita a discorsi sull’uso delle cose. Non ci si rende conto di quanto è grave che la
nostra vita sia sempre più dipendente da stampelle tecnologiche in ogni campo che fanno
man mano impoverire tutta la ricchezza dei doni che Dio ci aveva fatto per la nostra
autonomia nella comunione.
L’intelligenza non viene più usata per inserirsi nella creazione di Dio ed abbellirla
secondo i Suoi pensieri; viene usata per alterarla alla radice, costruendo un mondo
artificiale che ne è la negazione. Gran parte della tecnologia, che non è la tecnica ma ne è
la deformazione, obbliga l’uomo ad adattarsi al suo linguaggio e quindi è già in sé
tecnocrazia. Lo stesso vale per il modo con cui affrontiamo salute e malattia.
Spero che riusciate a capire più in profondità la gravità del problema e possiate dire
una parola profetica.
 
Un saluto nel Signore
 
Don Marco Belleri, da Seggiano (Gr)

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