Presentazione



In movimento per ecologie, vivere insieme, economia sostenibile, bioregionalismo, esperienza del se' (personal development).

lunedì 30 giugno 2014

Autonomi e lavoratori in Sud Africa, bamboccioni e ladri in Italia



E' già da un po' che volevo farvi conoscere un'altra delle numerose differenze di questo paese.
Qui Il testamento è riconosciuto e perciò ognuno può decidere a chi lasciare TUTTI i propri averi alla sua morte.
Il quadro che ne consegue è il seguente.
Se uno dei due coniugi non possiede beni di sostentamento fa in modo di avere una qualifica, possibilmente professionale, che gli permetta di fare un lavoro che gli dia la sicurezza e l'orgoglio di poter vivere come è abituato a vivere prima che l'altro coniuge muore.
Quindi sono molto poche le donne che sanno solo fare le casalinghe e moltissime hanno fatto le insegnanti o professioni come medici, avvocati ecc.
I figli quando hanno finito le scuole superiori se non lavorano in una attività della famiglia, escono di casa e se vogliono andare all'università debbono contemporaneamente lavorare per mantenersi. (Nella maggioranza facendo lavori come lavorare in miniera o come camerieri o cose similari). Questo anche se la famiglia è facoltosa.
Negli ultimi anni di università se ottengono buoni risultati possono con estrema facilità ottenere prestiti da banche, finanziarie o privati per comperare anche  una'auto di seconda mano o quant'altro necessitano e poi ripagheranno il debito quando avranno finito gli studi e cominciato a lavorare.
Quando ho sentito questa storia ho chiesto ai miei numerosi amici e pur essendo nella maggioranza dei professionisti importanti ora in pensione, pochi sono quelli che da giovani non hanno lavorato anche in miniera.
Questo è un popolo di ottimi lavoratori estremamente affidabili, onesti e  pieni di iniziative ed è per questo che quando decidono di emigrare trovano molto facilmente lavoro.
Le due figlie di Reinette, una in Australia e l'altra in Irlanda si sono sistemate molto bene. Moltissimi medici in Canada sono sudafricani.
Quì non esiste il legame con il posto dove si nasce ed è una domanda per loro strana di chiedere dove si è nati.
Su i documenti la località di nascita normalmente non viene indicata. Per cui nessuna difficoltà ad cambiare residenza.
Mie conclusioni:
In Italia invece abbiamo i BAMBOCCIONI e questi sono il futuro del paese.
In Italia c'è il culto dei diritti, quì quello dei doveri e lo noti subito anche da come guidano, felici di dare la precedenza agli altri. 
In Italia i bamboccioni sono spesso il frutto delle madri casalinghe che per non rimanere sole senza una occupazione incoraggiano i figli a stare con loro.
Spero che questa storia farà riflettere qualcuno di voi.

Roberto Anastagi

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Commento di Marco Bracci: 
"...hai colto perfettamente nel segno. Qui da noi i diritti sono talmente rispettati, che se un ladro entra in una casa e il proprietario lo sorprende e lui, scappando, rimane infilzato nelle punte della recinzione, il proprietario finisce in prigione per non aver rispettato il diritto alla vita del ladro. Ne consegue che la malavita prende sempre più piede. Dopodiché, il giorno dopo ai TG, senti il Papa che dice che la vita è sacra, che tutti hanno diritto di vivere ecc. Ce credo! la malavita lavora per lui, quindi gli conviene dire che i ladri e i truffatori e gli assassini sono come tutti gli altri, anzi più bisognosi di aiuto e protezione degli altri.
PS: ho detto prima se scappa. In realtà ormai non scappano più: se ti azzardi a sorprenderli mentre fanno il loro onesto lavoro, i ladri ti massacrano di botte o ti sparano addirittura."


Commento di Caterina Regazzi:
"Caro Roberto, sinceramente non condivido tutta questa "stima" per il popolo sudafricano (immagino tu ti riferisca ai bianchi o sbaglio?), forse perché non lo conosco se non per le informazioni che tu ci dai e di cui ti ringrazio. L'Italia ha una storia millenaria e le recenti cadute di stile ci possono stare, non per dare una giustificazione del mammismo e ai bamboccioni.
I miei genitori venivano da una situazione di quasi miseria per cui, vivendo nel momento del boom economico e avendo fortunatamente entrambi un lavoro, hanno voluto darmi tutto quel che potevano (ho 55 anni). Mia figlia che ha quasi 21 anni è  venuta su un po' viziata, ma non è certo che non si dia da fare. Con questo voglio dire che non si può fare di tutta l'erba un fascio, ma credo che la situazione italiana sia così piena di sfaccettature che ci sta pure che molti si siano adagiati quando hanno trovato per un verso o per l'altro,  situazioni di comodo. Credo però che tu non sia consapevole del fermento che c'è adesso in Italia, vuoi la crisi, vuoi un aumento del livello di consapevolezza, anche se ancora non abbastanza diffuso, non ancora "massa critica". Per quanto riguarda il fatto che i figli se ne devono andare, non sono totalmente d'accordo neanche in questo caso. Una persona può crescere (in senso morale, intellettuale, spirituale) anche in seno alla famiglia. Basta che i genitori glielo concedano e siano dei buoni maestri. Sarebbe come dire che due persone adulte non possono stare assieme perché altrimenti si appoggiano l'una all'altra. Personalmente sogno invece un ritorno alle famiglie allargate, dove alcuni figli possono anche restare con i genitori e aiutarsi a vicenda, nell'accudimento dei bambini, degli anziani, nello svolgimento delle mansioni domestiche ed extra domestiche. La maturità non è sinonimo di allontanamento, so di molte donne che si sposano per uscire dalla famiglia per poi ritrovarsi schiave (volontarie) di un marito. Insomma, il fatto è più complesso di quel che sembra, ma l'evoluzione di un popolo può passare anche attraverso errori, basta poi accorgersene e avere il coraggio di cambiare, ed io, di questa capacità degli italiani, dell'essere umano, ho fiducia..."

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Commento di Marco Bracci: "Bell’analisi, Caterina. Purtroppo noi italiani siamo disfattisti con noi stessi e anch’io ci sono cascato. Basta darci l’imbeccata e cominciamo a sciorinare tutti i nostri (autoattribuiti) difetti. Ricordo che, quando sono andato a lavorare a Parigi, sui moduli per la richiesta di lavoro e di residenza per stranieri, in cui si richiedeva anche la motivazione di tale richiesta, in testa c’era scritto: “E’ vietato agli italiani parlare male del loro governo”.
Guardiamo sempre al bello degli altri e ci dimentichiamo del nostro. Anzi, tendiamo a ricordare solo i fasti del passato (Roma, il Rinascimento), ma per quanto riguarda il tempo attuale siamo in genere poco inclini a riconoscere quello che di bello riusciamo a fare. Anche per la scuola, pensiamo che quella degli altri sia migliore, la nostra essendo molto nozionistica e poco pratica (nell’immediato), ma quando vai all’estero, dopo i primi appellativi per metterti alla prova del tipo “Ahh, italiano! Mafia e pizza!”, cominciano a venir fuori anche i meriti e ti accorgi che gli altri ci vedono come persone che, in ogni situazione, se la sanno cavare, mentre ad es. gli statunitensi sono bravi si a seguire le procedure che hanno stabilito per ogni singolo accadimento, ma se si verifica l’imprevisto cadono nel panico. Noi ce la caviamo sempre e spesso anche in maniera brillante. Merito del sapere tanto senza approfondire nulla perché la vita è un divenire continuo che nessuno può programmare al 100%."

domenica 29 giugno 2014

Roma, 4 luglio 2014 - Presentazione del Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Toscana

Presentazione del Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Toscana 



 Venerdì 4 Luglio 2014 ore 14.30
a Villa Capo di Bove, 
presso la sede della Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma
e dell'Archivio Antonio Cederna 


Via Appia Antica, 222


Si arriva facilmente alla Villa Capo di Bove, con mezzi propri da Via dell'Almone/Via di Cecilia Metella (subito a sinistra sull'Appia Antica) e vi è posto per lasciare l'auto; diversamente si arriva con il bus 660 dalla fermata Metro A Colli Albani.


ASSOCIAZIONE RANUCCIO BIANCHI BANDINELLI
Istituto di studi, ricerche e formazione fondato da Giulio Carlo Argan

IL NUOVO PIANO PAESAGGISTICO DELLA REGIONE TOSCANA

Martedì 1° luglio all’ordine del giorno del Consiglio Regionale della Toscana è prevista la votazione dell’adozione del Piano Paesaggistico regionale. Tale piano è peraltro balzato agli onori delle cronache negli ultimi giorni per via della prevista limitazione delle attività di cava nelle Alpi Apuane, che ha indotto Legacoop e Confindustria a proclamare una serrata dei cavatori.
L’Associazione Bianchi Bandinelli promuove un incontro dedicato proprio alla presentazione e alla discussione del nuovo Piano Paesaggistico della Regione Toscana, che si terrà venerdì 4 luglio alle ore 14..30 presso la sede della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma di Capo di Bove. Interverranno: Anna Marson, Fabio Zita, Silvia Roncuzzi, Giovanni Caudo, Daniele Iacovone, Vezio De Lucia, con i saluti di Rita Paris.
 Cordiali saluti,

ASSOCIAZIONE RANUCCIO BIANCHI BANDINELLI
Istituto di studi, ricerche e formazione fondato da Giulio Carlo Argan
Segreteria dell'Associazione Bianchi Bandinelli: Via Tuscolana n. 937 (scala XIX) – 00175 Roma – fax 1782240160

sabato 28 giugno 2014

Lido di Camaiore, 5 e 6 luglio 2014 - Assemblea di Erba Sacra


 

Cari amici, comunichiamo che l'Assemblea Nazionale di Erba Sacra 2014 si svolgerà il 5-6 Luglio a Lido di Camaiore (Lucca).

All'Assemblea Nazionale sono invitati a partecipare gli iscritti a Erba Sacra, gli iscritti ASPIN (professionisti accreditati e soci in formazione), gli iscritti alle nostre scuole di formazione e ai corsi online e tutti coloro, anche non iscritti, che sono interessati alle iniziative di Erba Sacra e ne condividono motivazioni e obiettivi.

L'Assemblea si svolgerà Sabato 5 Luglio (ore 15-19) e Domenica 6 Luglio (ore 10-14) nella sala conferenze della Misericordia, Via del Secco 81, Lido di Camaiore (LU).

PROGRAMMA
  1. Consuntivo delle attività di Formazione (corsi online e scuole professionali) svolte nel 2013-2014 e programmazione anno successivo.
  2. Attività e Organizzazione delle Sedi Periferiche
  3. Conduzione Amministrativa delle Sedi Periferiche
  4. La gestione dei Registri Professionali ASPIN: risultati raggiunti e programmi per l'anno 2014-2015. 
  5. Erba Sacra per il Volontariato: costituzione e programmi di formazione di LUVIS, Libera Università per il Volontariato e l'Impresa Sociale  
 Ai partecipanti all'Assemblea iscritti a ASPIN saranno accreditati 16 ECP. Il costo di partecipazione è di soli 20 euro.


Chi ha necessità di alloggiare a Lido di Camaiore nei pressi della sala dove si svolgerà l'Assemblea può prenotare in uno degli alberghi della zona. Per scaricare l'elenco degli alberghi 
 CLICCA QUI.

venerdì 27 giugno 2014

Modena - I 50 anni del Movimento Nonviolento - Resoconto



Per quattro giorni, dal 19 al 22 giugno, il Parco XXII Aprile di Modena è stato il punto di riferimento dei movimenti per la pace, il disarmo e la nonviolenza. La Festa per i 50 anni di Azione nonviolenta, la rivista fondata da Aldo Capitini, ha messo insieme il mondo del volontariato e della cooperazione sociale, dell'attivismo politico e dell'informazione, del servizio civile e dell'educazione, all'insegna dell'impegno nonviolento.

Quattro giorni di Festa, inaugurati alla presenza del Sindaco Gian Carlo Muzzarelli, densi di approfondimenti sui temi centrali per la costruzione di una proposta politica ed una prospettiva culturale alternative alla crisi in corso, di laboratori e le performance che hanno esplorato i diversi linguaggi dell'espressività nonviolenta, di proposte musicali di qualità e impegno che hanno animato le serate del quartiere interculturale, di convivialità emiliana che ha offerto una ristorazione tradizionale, biologica e vegetariana, accogliente le esigenze di tutti i partecipanti; di coinvolgimento volontario dell'infaticabile gruppo degli "Amici della nonviolenza" di Modena, degli scout, dei volontari civili.

Tra i focus, alcuni hanno avuto un caratterere storico culturale, come la rivisitazione delle tappe dell'esperienza capitiniana che ha condotto, nel 1964, alla nascita di Azione nonviolenta, sia dal punto di vista di chi le ha vissute in prima persona, come Daniele Lugli, tra i primi collaboratori di Aldo Capitini, sia dal punto di vista della polizia, attraverso la ricostruzione archivistica delle note informative delle questure, a cura di Andrea Maori che ha curato (insieme a Giuseppe Moscati) il volume "Dossier Aldo Capitini". Ed anche come la ricostruzione storica di Ercole Ongaro, direttore dell'Istituto per la Resistenza di Lodi, della "Resistenza nonviolenta 1943-45" (titolo del suo libro), in quanto "memoria fertile" capace di ispirare ancora le lotte popolari; ma anche le proposte educative orientate al recupero della memoria per la trasformazione nonviolenta dei conflitti, come quelle delle Scuole di Pace di Monte Sole, di Reggio Emilia, di Rocca di Pace.

Altri focus hanno puntato sui piani della comunicazione e della informazione, nel primo caso con l'antropologa Pat Patfoort che ha messo a confronto il proprio modello d'intervento per la convivenza interculturale con quello dell'esperienza di chi lavora sul campo, come la cooperativa Mediando di Modena; nel secondo caso con il confronto tra i direttori delle riviste Nigrizia (Efrem Tresoldi), La nuova ecologia (Marco Fratoddi) e Azione nonviolenta (Mao Valpiana), moderato dalla giornalista modenese Mariapia Cavani.

Il focus più politico è stato quello sulla "Campagna per il disarmo e la difsa civile non armata e nonviolenta" che – con Francesco Vignarca coordinatore di Rete Disarmo, Licio Palazzini presidente della CNESC, Federico Del Giudice di Rete della pace e Pasquale Pugliese del Movimento Nonviolento – ha illustrato le motivazioni ed i punti salienti della Campagna per la legge di iniziativa popolare che vuole istituire nel nostro Paese il "Dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta", compredente il Servizio civile nazionale, i Corpi civili di pace, la Protezione civile, l'Istituto di ricerca per la pace. Si tratta di realizzare appieno gli articoli 11 e 52 della Costituzione italiana, affinché il "ripudio della guerra" si incarni nella preparazione effettiva della "difesa civile", in quanto diritto dei cittadini alla difesa dei diritti costituzionali.

"La festa, in quanto è corroboratrice dell'apertura alla compresenza e all'omnicrazia,
è tenacemente rivoluzionaria" (Aldo Captini)

Movimento Nonviolento

www.azionenonviolenta.it

giovedì 26 giugno 2014

Fermo, Marramao e l'Europa dei Filosofi

“L’EUROPA DEI FILOSOFI”
Giacomo Marramao a “Fermo Sui Libri” e a “UmbriaLibri”
Fermo – Sala dei Ritratti  /  Perugia – Palazzo dei Priori
12 - 13 giugno 2014

Visualizzazione di Giacomo Marramao.jpg

      Curioso trovarsi ad ascoltare Giacomo Marramao una sera nelle Marche, a Fermo, e il giorno dopo in Umbria, a Perugia (tanto che gli chiediamo dove sarà l’indomani, magari capita di incontrarlo di nuovo…). Ma l’esperienza è apprezzabile, e la visuale offertaci dalla conferenza marchigiana nell’interessante contenitore “Fermo Sui Libri” non è meno suggestiva della Lectio Magistralis perugina, “L’Europa dei filosofi”.
      Tema centrale degli incontri, il ruolo dell’Europa nel mondo globalizzato. Punto di partenza, l’idea di universalismo, oggi. “Il fenomeno di vastissime proporzioni che va sotto il nome di globalizzazione mondializzazione non può essere inquadrato entro limiti esclusivamente tecno-economici”, ma va ripensato nella prospettiva di un “universalismo delle differenze”. Come osserva il filosofo, nella degenerazione delle democrazie odierne condizionate dai poteri finanziari non si è realizzato il pluralismo delle identità bensì quello degli interessi, e il modello unificante del mercato non è più in grado di funzionare come strumento di governo poiché accoglie una dimensione della vita, quella economica, che non produce identità (e “questa è una delle tragedie della modernità”). 
     “La casa dell’universale non è già costruita”: va costruita dunque multilateralmente, come un sistema aperto che parta da una nuova idea dell’inclusione e realizzi una “politica universalista della differenza” (che implichi, aggiunge il filosofo, una politica interna europea - per esempio una politica dei flussi migratori - e una politica estera europea, e una politica del lavoro europea, ecc.).
      Muove dall’antico, il filosofo, per ricordarci ciò che grandi storici americani, tedeschi e francesi hanno da tempo dimostrato: che le civiltà delle poleis declinarono proprio a causa della loro tendenza entropica, non contemplando al loro interno l’inclusione delle diversità. La cittadinanza greca non comprendeva infatti i “barbari”, gli stranieri, così come escludeva le donne: gli uni e le altre erano fuori dalla politica, cui avevano accesso solo i maschi adulti liberi e autoctoni. Saranno i due grandi macedoni, Filippo II° e poi Alessandro con la sua orientalizzazione del mondo greco, che si realizza la prima globalizzazione della storia: da essa la civiltà greca risorge dal declino cui la condannava l’assenza di quell’indispensabile dispositivo di civiltà che è l’inclusione. D’altra parte, ricorda Marramao, “la storia è sempre stata storia di fenomeni migratori”, e questi hanno sempre preceduto i grandi cambiamenti nella struttura delle società. La globalizzazione realizzata da Alessandro delinea già, a quanto pare, una configurazione dell’Europa, segnata da quattro città-simbolo: Atene, Gerusalemme, Alessandria e Roma (è in quest’ultima in particolare che si realizza l’idea dellacivitas come spazio suscettibile di racchiudere una pluralità di gentes, pur nel rispetto delle leggi di Roma).
   A partire dal Medioevo, e poi soprattutto dalla la pace di Westfalia (1648) - con il nuovo sistema geopolitico che ne nasce e che ingloba quasi tutta l’Europa - un fenomeno di intensissima urbanizzazione fa di questa il “continente delle città”: città fortificate, economicamente autonome e in affari tra loro, la cui nascita precede quella degli Stati e che - differentemente da questi - realizzano un’integrazione orizzontale che è nel contempo sociale, etnica, culturale, religiosa. Anche la cultura è in movimento, così le città vanno rassomigliandosi, nell’arte come nell’architettura, come nell’urbanistica. Importanti più delle “Regioni”, più delle stesse “Nazioni”: un modello vincente, quello delle  città-mondo.
      Ecco, ci dice Marramao, è attraverso le città che l’Europa va ricostruita; e l’Italia, che in questa Europa è il paese delle città-mondo per eccellenza (Firenze, Venezia, Palermo, Ferrara, Perugia, ecc. sono tali, nel giudizio del filosofo), ha un potenziale straordinario che le consentirebbe oggi di svolgervi un ruolo guida. Oggi, il modello della piccola e media impresa la rende simile infatti a ciò che essa è stata nel ‘500, quando era il paese non solo più culturalmente avanzato d’Europa, ma anche il più ricco dell’Occidente per la rete di tecniche manifatturiere e bancarie che le conferivano un livello economico-produttivo-tecnologico sofisticato e apprezzato fuori dai confini. Una realtà sulla quale rifletteva con passione Machiavelli, convinto che non trovare il moltiplicatore in grado di sfruttare questa potenzialità avrebbe portato i “barbari” a sopravanzarci (ciò che è effettivamente avvenuto).
      Purtroppo - sottolinea il filosofo - mai come oggi la coscienza collettiva appare lontana da questo obiettivo. Scetticismo da condividere, ci sembra, specialmente riguardo al ruolo dell’Italia. Il “paese delle città-mondo per eccellenza” appare lontano dalla possibilità di realizzare quella auspicata “rete di città auto-organizzantesi in creativa autonomia”. Ciò che le città europee - anche se non tutte - furono capaci di realizzare secoli fa, riunendosi in reti di leghe e associazioni (le città anseatiche, ad esempio, che durarono secoli: economie simili, la dipendenza dall’acqua, esportazioni, importazioni, traffici) appare utopico di fronte al separatismo municipalistico e competitivo delle città italiane.
      Certo l’Italia del 1500 può essere considerata un prototipo di Europa come osserva Marramao. Ma nell’Italia di oggi queste “città-mondo” - mi pare - sono prive di respiro comune, lontane da quel progetto di “civitates” legate, in un sincretismo di esperienze, all’idea di una rete delle città;  frenate piuttosto da campanilismi e individualismi, divise da protezionismi e conservatorismi (l’assurdo perpetuarsi delle Regioni a statuto speciale, la gelosa conservazione di Province e Regioni, per esempio…). Devastate infine dalla cattiva politica.  
      O forse Marramao ha ragione, al di là degli scetticismi, nel dare fiducia alle nostre città come “punto di partenza” per un’Europa diversa. Ma occorrerà approfondire il problema, magari in un… terzo incontro: forse nella cornice pesarese dell’imminente Popsophia, il cui tema conduttore - l’intrigante “Nostalgia del presente” - ci porterà ancor più lontano.

 Sara Di Giuseppe

martedì 24 giugno 2014

Reiky Day Adriatico 28 giugno 2014 a Montesilvano


REIKI DAY ADRIATICO
2° edizione

Sabato 28 Giugno 2013
dalle ore 16.00 in poi

OLIS
Via Toscanini, 14
Montesilvano (PE)

Programma:

Ore 16.00 – 19.30
● Trattamenti Reiki a cura degli operatori Reiki
● Spazio Riservato alle altre discipline olistiche (massaggi, consulti, trattamenti, ecc...)

Ore 19.30 – 20.30
● Il Reiki del Cuore
Testimonianze ed esperienze a confronto
Anna Paola Cesarini, Marco Ferrante, Pastora del Carmen, Andrea Zurlini
Conduce: Andrea Giavara

Ore 20.30 – 21.00
● Meditazione Guidata ( con campane di cristallo o tibetane)
Cristina Omenetti

Ore 21.00 – 21.45
● Cena a Buffet Vegetariana

Ore 21.45 – 22.15
● Film
Presenta Mauro Barca

Ore 22.15 – 23.50
● Reiki sotto le Stelle
● Presenza di musicisti vari

Organizzazione:
OLIS EVENTI

Comitato Promotore:
Andrea Giavara, Cristina Omenetti, Marco Ferrante, Marco Ferrante, Maria Sonia Baldoni

Info:
393.2362091 – 320.7451565


lunedì 23 giugno 2014

Resoconto dell'incontro Collettivo Ecologista - I due giorni del solstizio estivo 2014 a Montesilvano


Olis di Montesilvano -  Battesimo laico del  22 giugno 2014
Comincio con le parole di Paolo indirizzate come ringraziamento a Michele Meomartino: “Reduci dall’incontro collettivo ecologista tenuto ad Olis il 21 e 22 giugno diamo testimonianza della ottima riuscita dell’incontro. In un momento in cui centinaia di migliaia di persone “perdono” tempo a parlare di calcio, o ad andare ai concerti rock o peggio ancora, abbiamo riscontrato come l’intelligenza sia ancora viva in Italia.. presente in quella cinquantina di persone capaci di emettere speranza e proporre soluzioni per il futuro proprio e del pianeta. Grazie Michele per aver ospitato e contribuito a d organizzare questo evento, la Terra ed i suoi abitanti, tutti, ti sono riconoscenti. (Paolo D’Arpini)”.
In queste parole, effettivamente, Paolo ha sintetizzato il succo dell’incontro. Eravamo in un luogo che è magico per la sua atmosfera: un anfiteatro naturale, circondato da alti alberi spontanei che danno sempre una frescura favolosa, in lontananza e solo nei momenti di assoluto silenzio si ode un sottofondo leggero che proviene dal cosiddetto “mondo civilizzato”, auto in transito sulla vicina autostrada per intenderci, che ci ricordano il mondo in cui viviamo; anche alcune lucciole sono venute ad allietare la serata del 21 giugno, modestamente, forse qualcuno non le ha neanche notate, la loro luce era mescolata ai bagliori del fuoco che per un paio d’ore è arso a ricordarci di mantenere viva la nostra intelligenza. Così creando un clima di comunione e di condivisione soprattutto fra le donne presenti che hanno riscoperto la loro essenza di femmine innamorate della vita, della danza, dell’Amore. Questo la sera.
Tornando al pomeriggio, ed iniziando il vero e proprio resoconto, dirò che l’incontro era cominciato facendo una passeggiata intorno alla sede dell’associazione per raccogliere erbe officinali e aromatiche e fiori per preparare l’acqua di San Giovanni, con Adriana Gandolfi. Lì abbiamo realizzato quanto il periodo solstiziale rappresenti l’apice della realizzazione, della manifestazione della natura, ancora in fieri, perché molti frutti sono ancora di là da venire, ma tutti sono già in embrione. Il frumento che è alla base della nostra alimentazione, invece, era già praticamente pronto per il raccolto. Ritornati alla base e messe a bagno le erbe nell’acqua che avremmo poi utilizzato per la benedizione del giorno successivo, ci siamo seduti in cerchio e abbiamo ascoltato diversi giovani e meno giovani raccontare le loro esperienze di “lavoratori e cultori dell’ecologia e dell’ambiente, della solidarietà, del riciclo e riuso”.
Adriana e Giuseppe dell’Associazione “Le Radici”, Tiziana e Fabrizio di Sinergi Natura, con le loro produzioni (oggetti creati con carta riciclata, marmellate, succhi, altro), Cristiano Del Toro, architetto paesaggista e Donato Silveri, agronomo. E’ stato molto bello vedere e ascoltare dell’entusiasmo con cui si cerca di fare un’opera che non solo è destinata ad un sostentamento personale e collettivo, ma anche ad un cambiamento di un’impostazione della società, che ormai dovrebbe aver inteso che il consumismo e l’apparire non “pagano” e che l’unica possibilità è un ritorno a valori quali l’amicizia, la solidarietà, la collaborazione, la condivisione delle esperienze e della vita, e che il sintonizzarsi con la natura e l’ambiente in cui viviamo crea uno stato di benessere che nessuna medicina, nessuna vacanza esotica ci possono dare.
A seguire hanno portato la loro esperienza personaggi di un calibro notevole: prima Giovanni Damiani, biologo, ed esperto in ecologia ambientale, che è stato tra l’altro direttore generale dell’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (oggi Ispra) e componente della Commissione Nazionale per le Valutazioni dell’Impatto Ambientale presso il Ministero dell’Ambiente, il quale ha fatto un’interessantissima relazione parlando, tra l’altro, dell’impossibilità di “scoprire” le modificazioni genetiche artificiali degli organismi e della prossima scarsità di fosforo nell’ambiente per cui sarà indispensabile a breve prevedere il recupero delle deiezioni animali e umane da utilizzare, dopo maturazione, in agricoltura…. e quindi della necessità di attrezzarsi con le “compost toilet”, che del resto sono già ampiamente state studiate, sperimentate e vengono utilizzate con profitto in varie parti del mondo.
Di seguito è intervenuto Antonio Onorati, arrivato appositamente da Roma, Presidente del Centro Internazionale Crocevia, che ha parlato della necessità della rivalutazione dell’agricoltura contadina e del percorso che sta facendo a livello parlamentare la relativa proposta di legge. Ha riferito di aver avuto recentemente un incontro col Ministro dell’Agricoltura col quale hanno ribadito la necessità di mantenere il divieto della coltivazione degli OGM in Italia.
La domenica del 22 giugno abbiamo cominciato con alcuni esercizi di Makko-Ho sotto la guida della dolce Antonella che ci ha raccontato della sua esperienza: da persona debole e con tanti problemi di salute, superati facendo un percorso fisico e mentale-spirituale basato anche su questi semplici ma efficaci esercizi, ora è diventata una bella e forte giovane donna che esprime energia e benessere.
Abbiamo poi rifatto un cerchio di condivisione in cui sono state raccolte le esperienze di Francesco dell’Emporio Primo Vere di Pescara, un negozio di prodotti biologici ed equosolidali, ma anche luogo di ritrovo e centro culturale, dove il “profitto” è una parola sconosciuta. I produttori, locali o lontani ed il rivenditore stesso hanno tutti un giusto reddito. Poi Massimo Pamio, della casa editrice Noubs, ci ha raccontato del Museo della Lettera D’Amore di Torrevecchia Teatina. Importante anche l’intervento di Nancy, una prof americana, trasferitasi in Abruzzo, che ha parlato dell’importanza del vegetarismo per la presa di coscienza ecologista e per l’evoluzione umana.
Da Roma era venuto anche il fedele Vittorio Marinelli, Presidente di European Consumers, che ci ha raccontato 3000 cose, tra cui della predisposizione, in alcuni ristoranti degli States, di una “sedia elettrica per aragoste”, resasi necessaria per l’aumentata sensibilità di alcuni umani non vegetariani che però si sono resi conto della gran sofferenza a cui sono sottoposti questi animali che abitualmente vengono cotti mettendoli vivi nella pentola di acqua bollente. Purtroppo non abbiamo potuto neanche salutarlo quando se n’è andato, la domenica pomeriggio: noi eravamo andati a fare un riposino, mentre lui avendo un impegno per la sera a Roma (il concertone dei Rolling Stones al Circo Massimo) non poteva attardarsi. Nel frattempo, a compensazione, ci aveva raggiunti anche Sonia Baldoni, reduce da uno dei suoi percorsi erboristici in un luogo tra il Lazio, l’Abruzzo e la Campania.
Durante le conclusioni espresse in un cerchio nel pomeriggio è stata sottolineata la gioia nella scoperta di condividere un percorso comune, nella diversità, ognuno secondo i propri mezzi e le proprie attitudini, con la speranza che la nostra visione possa contaminare sempre più persone fino ad un cambio di mentalità della società umana nel suo complesso.
Noi probabilmente non vedremo questo cambio, ma come diceva Gandhi, non è importante raggiungere la meta, ma la strada che percorri.
Fortunatamente, Paolo ed io, non eravamo ancora partiti per tornare a Treia, quando al crepuscolo si è unito a noi Amerigo Costantini, scultore, coltivatore e tanto altro che ci ha fatto sognare con i suoi racconti sul suo rapporto e i suoi esperimenti con le piante, che fa crescere di più o di meno, solo col programma da lui “immaginato”, senza carezze o musica. Fantastico.
Grazie Michele (anche per gli ottimi pranzetti vegetariani), Fabiola e Ciro (il gatto). Grazie Paolo, grazie a tutti i 60 partecipanti che non sono qui nominati, Grazie anche a Montesilvano!
Caterina Regazzi

Post scriptum di Paolo D’Arpini: “Confermo l’avvenuta santa presenza di Vittorio Marinelli, presidente di European Consumers, all’incontro. Le sofferenza da lui patite dormendo sul duro e adattandosi a cibo scarno gli garantiscono la futura entrata in Paradiso (anche per l’opera meritoria di aver sporto denuncia penale contro la giunta Friuli Venezia Giulia per la coltivazione fraudolenta di OGM).. Questa è una certificazione.






Salvare le lingue europee dall'estinzione forzata


Athena a difesa delle lingue europee

Il Rapporto Maalouf è il Rapporto del British Council per imporre l’inglese.

Il Rapporto Maalouf, nonostante le proteste reitarate di Athena e di molte associazioni di difesa delle lingue ufficiali degli Stati Membri dell’Unione, resta lo zoccolo sul quale si basa il plurilinguismo della Commissione Europea. In realtà, tale Rapporto costituisce una delle più grandi frodi messe in atto a discapito del cittadino europeo, non solo perché crea una ingannevole e inammissibile confusione tra le lingue ufficiali degli Stati Membri dell’Unione e tutte le altre che non godono di alcuno statuto in sede comunitaria ma anche perché dirotta fondi e risorse umane, che dovrebbero essere consacrati alla realizzazione di politiche comunitarie di fondo, orientate alla costruzione di una vera « comunità europea » e al consolidmento della sua specifica identità, verso attività di secondaria importanza a scopo, essenzialmente, di propaganda e di propagazione di un modello europeo che eccede la regolamentazione comunitaria in vigore e favorisce l’installazione dell’inglese come lingua dominante dell’Europa.

Tenuto conto delle prerogative dell’Europa istituzionale che ha come missione di costruire un nuovo soggetto politico di dimensioni continentali e di regolamentare vasti settori della vita economica e sociale degli Stati Membri e, atraverso questi, quella dei cittadini europei, sin dal loro insediamento, le istituzioni europee hanno accordato un’importanza fondamentale alla questione linguistica. Infatti, il primo atto ufficiale del Consiglio di Ministri, il Regolamento 1/58, emendato a ogni allargamento per renderlo applicabile ai nuovi Stati Membri, fissa il regime linguistico delle istituzioni della Comunità Europea e stabilisce che tutte le lingue ufficiali degli Stati Membri sono lingue ufficiali e lingue di lavoro della Comunità.

Le istituzioni della nuova Europa, nascente dalle ceneri della seconda guerra mondiale, avevano compreso la minaccia insita in un assetto che non fondasse la sua legittimità sulla pari dignità degli Stati e dei cittadini e della loro identità. All’epoca, tutti gli attori del progetto europeo di integrazione erano coscienti del fatto che l’Europa per costruirsi e consolidarsi, per esistere nel quotidiano del cittadino europeo e nel suo cuore doveva, necessariamente, essere portatrice dello Stato di Diritto e della Democrazia. 

La Commissione Europea sin dal suo insediamento e per lungo tempo ha fatto tutto il necessario, in termini di Servizi di Traduzione, d’Interpretariato, di Terminologia, nell’organizzazione di tutti i suoi Servizi e in particolare quelli del Personale e dell’Amministrazione, al fine di rispettare la lettera e lo spirito del Regolamento 1/58.

In seguito agli ultimi allargamenti, digià a partire dall’adesione di nuovi Paesi nordici, si è cominciato a sventolare l’idea della lingua unica, abbarbicandosi, in malafede e con grande esagerazione, al problema dei costi del plurilinguismo come se fosse normale e legittimo, per i nuovi arrivati, rimettere in questione i principi di base delle istituzioni europee e i diritti acquisiti dagli Stati Membri fondatori. Sotto la presidenza di Romano Prodi, questa tendenza dei nuovi arrivati si è coniugata con la presenza del Commissario Neil Kinnock (diventato Presidente del British Council alla fine del mandato europeo) alla guida dei Servizi linguistici della Commissione, e di altri Servizi linguisticamente molto sensibili quali quelli del Personale, dell’Amministrazione e dell’Informatica. Un vero impero, uno strapotere mai riconosciuto prima né dopo a un Commissario europeo.

In effetti, con la gestione di Neil Kinnock, una specie di onda anomala si è abbattuta sui Servizi della Commissione e ha spazzato via il suo tradizionale plurilinguismo. Con il pretesto della necessità di un’estrema austerità di bilancio, i servizi linguistici sono stati smantellati e, in parte, privatizzati, la maggior parte dei documenti interni non sono più tradotti, i concorsi di assunzione si fanno in sole tre lingue, i siti che si presentano pluriligui, quasi sempre, riconducono sistematicamente all’inglese, raramente anche al francese, non sono quasi mai disponibili nelle altre lingue ufficiali, l’informatica si declina solo in inglese anche per quanto riguarda le istruzioni più complesse, spesso difficili da capire anche nella propria lingua.

Il costo del plurilinguismo delle istituzioni della Comunità Europea, nel suo insieme, è stimato à due Euro “pro capite” all’anno, neanche il prezzo di un cinema, appena quello di un gelato. Se si tiene conto del fatto che certi distributori di programmi televisivi si fanno pubblicità invitando gli utenti a divenire loro clienti con un costo di « soli » quindici Euro al mese, ci si può rendere facilmente conto del ridicolo di quei due Euro “pro capite” all’anno, che costa al cittadino europeo il plurilinguismo dell’Europa e della pretestuosità del rigore finanziario.

Il Rapporto Maalouf è il risultato della riflessione di un gruppo di intellettuali, incompetenti di questioni giurico-istituzionali della Comunità Europea, che, per di più, non rappresentano neanche tutti gli Stati Membri dell’Unione, neanche i più importanti in termini demografici, neanche gli Stati Membri fondatori, comprende in compenso personalità di nazionalità americana, libanese e marocchina. Non c’è quindi da stupirsi se prescinde dai Trattati e dalla regolamentazione vigente, se prescinde dalla logica comunitaria e se crea un’incredibile pasticcio linguistico che confonde le lingue dell’Europa con quelle del Mondo intero.

Tra i molteplici abusi, il Rapporto Maalouf si pone in posizione del tutto anomala nei confronti delle lingue ufficiali degli Stati Membri, che invece i Trattati pongono su un piano di pari dignità, dividendole in lingue internazionali e non internazionali, con grande arbitrio e angusta mentalità, perché prescinde dallo splendore culturale della lingua, dalla sua reale diffusione, in quanto lingua di cultura e non di conquista, in Europa e nel Mondo, ma fonda l’internazionalità delle lingue sulle conquiste militari, su una logica colonialista del XIX secolo.  L’Europacomunitaria è un soggetto politico nuovo che ha bisogno di trovare, al suo interno, un suo proprio ‘modus vivendi’, una sua specifica identità, ha bisogno di radicarsi nella sua diversità linguistica e culturale, nelle sue tradizioni, per dar vita a una nuova cultura multiforme, la « cultura europea » nata da una elaborazione interna tra i Popoli che la compongono.

Nell’attuale momento storico del suo processo di integrazione l’Europa ha il dovere e la necessità di trovare la sua strada, non può essere legata a uno stereotipo pietrificato e non evolutivo che affida la sua eredità linguistica e culturale a un paio di lingue o a una sola, quella attualmente più diffusa, attraverso le conquiste militari, che non è neanche una lingua squisitamente europea. L’Europa, se vuole esistere e crescere, conquistare il cuore e lo spirito dei cittadini europei ha bisogno di una sua propria originale identità, radicata nel presente e non contaminata da logiche colonialiste di dominio del passato.

La questione linguistica europea, che concerne esclusivamente le lingue ufficiali degli Stati Membri, non può essere affidata a un gruppo etereogeneo di intellettuali privo di competenze specifiche e di qualsiasi diretta responsabilità istituzionale, deve essere affrontata e risolta dalle istituzioni stesse, in collaborazione con le autorità competenti, che dispongono delle capacità tecniche e intellettuali adeguate e alle quali incombe la messa in opera della regolamentazione vigente in materia di lingue ufficiali degli Stati Membri.

Il Rapporto Maalouf risulta incompatibile con la regolamentazione comunitaria e, se non viene ritirato dalla circolazione al più presto, costituisce la prova più evidente del fatto che i cittadini europei sono stati derubati del progetto di integrazione dell’Europa e che le leve del comando sono sfuggite di mano a coloro che ci governano.

Anna Maria Campogrande
Presidente di Athena

venerdì 20 giugno 2014

Spilamberto, 29 giugno 2014 - Appuntamenti ecologisti all'Overseas



Cari amici, è con grande piacere che vi invito ad una riunione conviviale e informativa il 29 giugno 2014, domenica, al mattino. Ho invitato a partecipare due persone che meritano attenzione e ascolto:

Silvia Malagoli, di San Cesario, floriterapeuta, che ci verrà a presentare i suoi prodotti naturali fatti a partire dai Fiori di Bach per la cura delle piante e come antizanzare. Ci presenterà anche un corso che potrà tenere lei stessa dal titolo molto invitante "Il Giardino, specchio dell'Anima". Di seguito alcune sue parole di autopresentazione: "mi chiamo Silvia Malagoli, sono un tecnico ambientale, ex giardiniera; attualmente mi occupo di antiparassitari naturali e anti zanzara, creati nel tempo e dopo un decennio di studi e sperimentazioni.
Quest'anno è uscito il primo prodotto che ho realizzato e si tratta appunto del Rimedio Naturale Anti Zanzara per ambienti esterni.
Si tratta di un Rimedio totalmente atossico, basato sulla medicina del Dott. Bach (floriterapia) e, se erogato correttamente, funziona benissimo. Non ha alcuna controindicazioni per l'ambiente, gli animali, le persone";

Edy Garagnani, di Carpi, che ci racconterà della passione che si è scoperta e costruita nella autoproduzione di sapone e detergenti naturali e per presentare un corso che si potrebbe tenere in autunno, in cui lei ci svelerebbe i segreti della produzione di sapone, dentifricio, decalcificante, ecc. tutto a partire da materie prime naturali . Di seguito una possibilità di programma: "Fatto in casa: Sapone e detergenti naturali"
Questi alcuni dei possibili argomenti del corso:
1- Fare il sapone Marsiglia
2- Bucato naturale
3- Dentifricio

4- Deodoranti e profumi.

La giornata si terrà nel cortile dell'Associazione Overseas a Spilamberto, Via per Castelnuovo Rangone 1190, dalle 9 alle 12.30.

Chi vorrà si potrà fermare per uno spuntino conviviale, portando qualcosa da condividere (possibilmente vegetariano-vegano). Ringrazio anticipatamente Overseas e Mario Cavani per l'ospitalità.


Caterina Regazzi
Spilamberto
Tel. 3336023090 



Il fiume Esino ed i suoi uccelli



Ho una passione e venerazione per gli animali e passo ore ad ammirarli, lo faccio attraverso le ottiche di una fotocamera digitale in una piccola riserva naturale presso il fiume Esino, nelle Marche. Appena mi è possibile cerco di andare anche in altre zone umide per osservare gli uccelli migratori che vi risiedono o che vi soggiornano.

Per me tutto questo è una fonte d’indescrivibile ricchezza e magnificenza: è la Luce, la Creazione in azione attraverso continue mutazioni e metamorfosi che agiscono sia fuori di me sia in me stesso, senza soluzione di continuità.

Ho cercato di definire tutto questo con un termine, mi è arrivato il termine fotosofia e di seguito una metodologia che possa permettere anche ad altre persone d’immergersi in tale fonte d’inesauribile energia.

Quello che provo in quei momenti è un’esperienza “quantica” e nello stesso tempo poetica, dove non esiste la separazione tra vista, odorato, udito, gusto, contatto. E’ facile e naturale entrare in tutt’uno col divino che è in noi e fuori di noi.

Nelle mie zone la varietà degli uccelli non è elevata, ma in compenso mi soffermo ad osservare le variazioni di luce che si producono nello stagno col passare del tempo.

E non è tutto! Non pago di tutto ciò vado in ogni mese a fare delle passeggiate alla luna piena per avere l’esperienza “femminile” e ricettiva, dell’aspetto complementare della forza “maschile” del Sole.

Buone giornata a tutti voi.

Renato Tittarelli

mercoledì 18 giugno 2014

Moneta alternativa - Il credito di Damanhur


Il credito damanhuriano è la valuta complementare correntemente utilizzata all'interno della Federazione di Damanhur. Damanhur ha sviluppato una propria economia applicando l'idea di beni e ricchezza comuni. All'inizio, fra il 1975 e il 1979, prima ancora dell'inaugurazione del primo villaggio-comunità, il gruppo dei fondatori decise di mettere in comune i risparmi personali di ciascuno e fu così possibile acquistare i terreni e costruire le prime abitazioni. Si decise di utilizzare la moneta interna per gli acquisti e i servizi interni alla comunità e, al tempo stesso, permettere ai cittadini damanhuriani di utilizzare le lire italiane anche per l'acquisto di materiali e proseguire l'insediamento della comunità. Queste monete interne erano, appunto, i Crediti che avevano il compito di sostituire l'uso della lira all'interno della comunità.

Nel frattempo, la comunità si era stabilizzata ed aveva avviato diverse attività e servizi di cui i cittadini facevano ampio utilizzo, con l'uso del Credito. Grazie a questo sistema si incrementò molto la distribuzione e la formazione della ricchezza e dei beni. La velocità di transizione e la possibilità di effettuare molti scambi interni era un'ottima garanzia per la solidità del Credito, ma si andò anche nella direzione di sostituire la copertura in denaro corrente con beni immobili, acquistati man mano dalla comunità in modo tale da non vincolare necessariamente il denaro depositato, che poteva servire come liquidità. Con il tempo il meccanismo si perfezionò, fino ad arrivare all'attuale sistema che vede ora il valore del Credito agganciato al valore dell'Euro e prevede una serie di regolamenti per tutti coloro che aderiscono al circuito. Il Credito, infatti, è inserito all'interno delle attività della Federazione Damanhur, un'Associazione di Promozione Sociale.

In memoria di Oberto Airaudi.

Vincenzo Zamboni

Le donne violentate e dimenticate da renzi matteo



Leggo su Facebook delle frasi chiare su una foto chiara e ad effetto dove si invita Renzi alla firma del “Piano di azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere”, cerco in rete e trovo: ”nell’agosto 2013 è stato approvato un decreto “per la realizzazione di azioni a sostegno delle donne vittime di violenza” al quale si è aggiunto – con una norma inserita nella legge di stabilità – un incremento di 10 milioni di euro per gli anni 2014, 2015 e 2016. 

Per il solo 2014 risultano a disposizione 18 milioni di euro: 8 non usufruiti nel 2013, più i 10 per il 2014. Gli investimenti sono già stati messi a bilancio dalla Presidenza del Consiglio: 10 milioni di euro per il Piano di azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, 7 milioni per l’assistenza sul territorio alle donne e ai figli vittime della violenza domestica, 700mila euro per le attività di contrasto e prevenzione (stalking) e 300mila per la macchina “burocratica” (statistiche e banche dati sui servizi).

Ma perché i fondi si muovano manca la firma. Quale? Quella del ministro per le Pari opportunità, un dicastero del quale Matteo Renzi ha tenuto per sé la delega. Dunque perché l’iter proceda ci vuole la firma del premier. Lo scorso 30 aprile Renzi era già stato allertato dall’ex viceministro con delega alle Pari opportunità, Maria Cecilia Guerra: “Mi permetto di dubitare non certo delle buone intenzioni di Renzi nei confronti di questo problema, ma semplicemente del fatto che i compiti del suo ufficio gli lascino lo spazio per occuparsene. Per ora è tutto fermo”. Un mese e mezzo dopo lo stallo continua, ma la cronaca e la spinta dell’opinione pubblica potrebbero costringere il premier a rendere esecutivo lo stanziamento dei fondi.”

Finanziate i Centri antiviolenza, con quella miseria che fino ad oggi è stata dispensata? Non è violenza anche questa?

Eccoci e condivido come posso: siamo o non siamo opinione pubblica? E da secoli facciamo i conti… e paghiamo.

Doriana Goracci