Foto di Gustavo Piccinini
Può la decrescita aiutarci a superare la crisi?
Spesso si confondono i concetti di decrescita e recessione, come se fossero due modi per esprimere la stessa idea. Se, invece, si ripristina la distinzione tra il concetto di bene e il concetto di merce e se ne individuano le relazioni possibili, si capisce che la crescita misura il valore monetario delle merci scambiate nel corso di un anno indipendentemente da ogni valutazione sulla loro utilità: dal fatto che siano o non siano beni. Ciò consente di far emergere la vera essenza della decrescita, come diminuzione della produzione e del consumo di merci che non sono beni e come aumento della produzione e dell’uso di beni che non sono merci. Di conseguenza si riesce a capire che lo sviluppo delle tecnologie che consentono di ridurre gli sprechi, ovvero il consumo di merci che non sono beni, è l’unica strada possibile per superare la crisi e creare occupazione utile in attività produttive utili, per recuperare un rapporto più equilibrato tra la specie umana e le altre specie viventi, per costruire relazioni interpersonali basate sul dono e la reciprocità, per rafforzare la resilienza delle comunità umane alle conseguenze dei cambiamenti climatici, alla riduzione delle disponibilità e agli aumenti dei prezzi delle risorse non rinnovabili. Di capire che bisogna produrre e consumare meno e meglio.
LA GRANDE DECRESCITA
Incontro-seminario con MAURIZIO PALLANTE
VEN 28 SETT 2012 ALLE ORE 19,30 ALLE ORE 23,30
SALA ASSEMBLEE CENTRO SOCIALE IL TONDO
LUGO DI ROMAGNA (RA)
Con il prof Pallante si giunge alla XVI’ edizione de IL DELIRIO DELL’ECONOMIA.
Il tema della decrescita è divenuto talmente cruciale da giustificare la ripresa dell’argomento per la terza volta, dopo l’incontro con Achille Rossi (Della Sobrietà felice. Il mito del mercato), e di Serge Latouche (Le vie della decrescita).
In tempi non sospetti Achille Rossi ci ammoniva: abbiamo conferito al sistema economico un’importanza indebita che ci ha fatto precipitare in un grande fallimento e in una paurosa crisi di civiltà.
Con Serge Latouche si è tentato di fare uscire il martello economico dalle nostre teste, cioè di decolonizzare l’immaginario occidentale, oramai pervaso dall’economicismo sviluppista. E’ stata elaborata una critica del cosiddetto “sviluppo sostenibile”, espressione sibillina
profondamente contraddittoria, rappresentando l’estremo tentativo di far sopravvivere lo sviluppo, cioè la crescita economica, mistificazione del benessere dei popoli.
Insieme al prof Pallante affronteremo alcuni interrogativi rimasti aperti: è possibile che i maggiori problemi ambientali e sociali del nostro tempo siano dovuti al modello di crescita illimitata ed ai suoi effetti collaterali (vedi Fukushima)?
Siamo ancora in tempo ad avviare una strategia di decrescita, incentrata sulla frugalità, sul senso del limite, sulle “8 R” (riciclare, riutilizzare ecc.) per tentare di rispondere alle gravi emergenze del presente?
Organizzazione:
M.I.R.
LUGO CITTA’ D’EUROPA
PRO LOCO
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Info: giannipenazzi@infinito.it
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