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domenica 30 settembre 2012

Claudio Prajnaram: "L'amore come legante univerale"

 

 

L’Amore non ha bisogni, perché è libero da ogni aspettativa. Dall’amore mondano fiorisce l’Amore Cosciente. In questa fioritura e Presenza c’è sempre meno coscienza di separazione. Ciò che è vissuto è una continuità d’Amore e non è più la cosa vissuta che è essenziale. Non sono più gli atti o l’atto d’amore che sono importanti. E’ semplicemente l’Amore che è vissuto in tutto. La manifestazione può prendere diverse forme, ma ciò che è vissuto resta l’Amore; il cuore allora non è più dipendente dall’esterno.


Quando lo realizziamo, non possiamo più restare nella credenza che, lasciando che la mente controlli tutto, sarà possibile realizzare la propria ricerca d’amore, di Pace, del Sé… Quando siamo identificati con la mente, dietro ogni azione voluta, controllata da lei, si nasconde l’attesa, per quanto sottile.
E quando c’è attesa, c’è desiderio di arrivare, di ottenere… La coscienza rivolta verso l’oggetto esterno oscura il discernimento. L’essere 
non vive più libero da ciò che arriva, da ciò che desidera e che attende.

Finché c’è un io e un oggetto d’amore, c’è desiderio di possederlo, di unire l’io all’oggetto. Vivere l’Amore, la Pace profonda, la Pienezza, è non essere più separati, è realizzare che lo spazio tra l’io e l’oggetto è sofferenza o piacere, e ciò non è che una formazione mentale. Quando la mente tace, lo spazio, l’io, l’oggetto, sono assorbiti nella Pace.

L’ego riconosce che si sente pronto a lasciare la sofferenza, ma non è lo stesso per il piacere. Non c’è da fare lo sforzo o da accettare di staccarsi dalla sofferenza o dal piacere, perché quello non sarebbe che controllo. C’è semplicemente da restare tranquilli, senza aspettativa, senza volere; lasciare fiorire la Grazia. E’ il nostro vissuto della Pienezza, della Pace, dell’Amore che tutto riempie, che assorbe ogni attaccamento.

L’ego ha associato la sua ricerca d’amore al piacere e questa confusione del piacere-attesa che è legato al bisogno di essere amato, di essere riconosciuto, rinforza l’attaccamento al piacere. E’ quando viviamo la Pienezza che realizziamo che il piacere appartiene alla mente. Per molti è l’attaccamento più profondo e l’ego a volte crede di liberarsene rendendolo più sottile. Dietro il piacere la sofferenza è sempre in agguato. Il piacere associato al bisogno d’amore non può essere permanente e noi ne conosciamo la fragilità. Quando viviamo una totale espansione interiore, l’Amore assorbe il piacere. Non possiamo né desiderarlo, né cercare di appagarlo. Perché, pieno d’Amore, è scomparso. Ma non restano che parole quando è la mente che ascolta. E’ sperimentando, vivendo la nostra vera natura che conosciamo la Sorgente di ogni cosa.

Claudio Prajnaram

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