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mercoledì 30 novembre 2016

CARATTERI DELL’ILLUMINISMO DEL ‘700: MONTESQUIEU E VOLTAIRE


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In altri interventi ho schematicamente descritto il grande sviluppo della scienza nell’Inghilterra del ‘600, che ebbe il suo massimo esponente in Newton, a cui si accompagnò uno sviluppo parallelo della moderna filosofia empirista, di cui John Locke fu massimo rappresentante.

Questi sviluppi coincidevano con i progressi sociali e politici di nuovi strati borghesi, alleati a settori della piccola nobiltà di campagna, che si erano estrinsecati nel successo delle due rivoluzioni del 1641-49 e del 1689 e nell’instaurazione di una monarchia costituzionale ispirata ad un’ideologia liberale, di cui era stato massimo teorico lo stesso Locke.

Nel ‘700 il Regno Unito britannico (che comprendeva anche la Scozia e l’Irlanda) si stava adagiando su un compromesso tra la borghesia in rapida ascesa, la nuova nobiltà e la monarchia, rifuggendo da nuovi sussulti rivoluzionari. Si poté assistere in campo filosofico ad un ulteriore sviluppo dell’empirismo, che ebbe come figura di rilievo George Berkeley e come suo massimo esponente  David Hume, uno dei maggiori pensatori del ‘700. Contemporaneamente si scatenava un vivace dibattito ad opera dei “deisti” che contestavano i dogmi religiosi tradizionali da un punto di vista razionalista, anche senza sfociare nell’ateismo.

Gli echi di questo nuovo clima culturale raggiunsero altri paesi europei, ed in particolare la Francia dove il grande sviluppo della borghesia trovava però ostacoli nel permanere di una monarchia assoluta, di un’aristocrazia ancora potente ed di una Chiesa intransigente. Il vasto movimento culturale che sorse in vari paesi europei (anche in Italia, con massimi centri a Milano e Napoli) prese il nome di “Illuminismo”, perché gli intellettuali che ne facevano parte volevano recare il lume della ragione ai popoli avvolti nell’oscurità. In Francia, viste le condizioni politiche del paese, il movimento, pur facendo in larga parte riferimento alla filosofia di Locke e Bacone ed alle teorie di Newton, assunse un carattere in gran parte politico-culturale teso a contestare l’autoritarismo ed i privilegi del regime vigente e l’intolleranza ed il dogmatismo della Chiesa Cattolica. 

Il movimento non assunse mai una carattere rivoluzionario, ma piuttosto riformatore, scontrandosi a volte con la repressione di regime, ma anche talvolta appoggiandosi al cosiddetto “dispotismo illuminato” e riformatore sviluppato da alcune monarchie, come quella di Federico II in Prussia e Carlo III a Napoli. Il movimento è stato fondamentale per la nascita del mondo contemporaneo europeo (e non solo), ma lavorò più a livello divulgativo e polemico che con una profondità di pensiero e rilevanza scientifica paragonabili alla filosofia ed alla scienza del ‘600.

Tra i primi pensatori dell’illuminismo in Francia vi fu il barone Montesquieu (1689-1755), il cui pensiero essenzialmente politico e moderato si esplicò attraverso opere  quali le “Lettere Persiane” del 1721, in cui dei presunti viaggiatori persiani criticano le istituzioni francesi. Montesquieu fu particolarmente attento allo studio delle influenze ambientali sulle istituzioni di un paese. Il suo capolavoro è “Lo Spirito delle Leggi” del 1748 in cui espone il suo noto progetto riformatore di divisione dei poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario.

Personalità centrale dell’illuminismo francese ed europeo fu indubbiamente Francois Marie Arouet  (1694-1778), noto col soprannome di Voltaire. Di origini borghesi, fu  anche imprigionato in gioventù, e costretto a fuggire da Parigi, ma poté poi godere della protezione dell’intelligente e colta amante ufficiale del re Luigi xv, madame Pompadour, e del re di Prussia Federico II presso la cui corte si stabilì per molti anni, dopo essere stato anche per tre anni in Inghilterra. Con la collaborazione della compagna, marchesa di Chatelet, donna altrettanto colta ed intelligente, Voltaire polemizzò efficacemente contro i dogmi ecclesiastici e l’intolleranza politica e religiosa (ma da posizioni “deiste”, e non atee). Criticò sia la filosofia di Cartesio che quella “ottimistica” di Leibnitz, considerate dogmatiche e metafisiche, non adeguate al mondo moderno. Fu invece un accanito sostenitore e divulgatore del pensiero scientifico e della metodologia scientifica di Newton, anche se mantenendosi a livelli superficiali, non essendo in grado di approfondirne a pieno la problematica. Nei prossimi numeri vedremo come altri pensatori dell’illuminismo francese approfondirono maggiormente tematiche legate all’apprendimento ed alla ricerca scientifica.

Vincenzo Brandi

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