Le nuove regole sulla tassonomia verde per la finanza europea potrebbero dover essere parzialmente riscritte per compiacere anche i grandi sostenitori di gas e nucleare secondo quanto rivela Euractiv. Nove Stati membri, guidati da Francia e Gran Bretagna, hanno bloccato l'11 dicembre 2019 l’accordo, raggiunto appena sei giorni fa, tra eurodeputati e presidenza finlandese del Consiglio dell’UE. L’oggetto dell’intesa era il Regolamento della tassonomia negli investimenti verdi, uno dei capitoli più ardui della nuova strategia europea sulla finanza sostenibile. Perché difficile? Perché si trattava di stabilire una volta per tutto cosa potesse essere definito “green” ai fine della transizione energetica, in maniera chiara e inequivocabile (leggi anche Tassonomia finanza sostenibile: cosa è veramente “verde”?).
Il testo aveva salvato elementi critici come l’energia nucleare e il gas naturale ma al tempo stesso aveva inserito standard di protezione ambientale da soddisfare (principio del non-danno) sono così elevati da escludere di fatto i due settori dagli investimenti sostenibili. In un’Europa sempre più orientata verso la neutralità climatica e in cui anche il budget a disposizione segue questo obiettivo, gli standard avrebbero potenzialmente ridotto i finanziamenti futuri per tali comparti.
Il campanello d’allarme è suonato subito e Gran Bretagna, Francia, Repubblica ceca, Ungheria, Polonia, Slovacchia, Romania, Bulgaria e Slovenia si sono opposte all’accordo in una riunione dei diplomatici UE a Bruxelles. Non si tratta di una vera sorpresa dal momento che il ministro delle finanze francese Bruno Le Maire aveva già esplicitato la propria posizione “L’energia nucleare dovrebbe far parte di questo marchio di qualità ecologica“, aveva dichiarato il funzionario francese lo scorso ottobre.
Oggi da Parigi fanno sapere che “si sta ancora lavorando a un accordo e pensiamo che ci siano tutte le possibilità per raggiungere un’intesa all’inizio della prossima settimana. C’è solo bisogno di un aggiornamento del testo”. Secco il commento di Bas Eickhout, il deputato relatore sulla questione “Il voto decisivo ora spetta alla Francia: se è seria riguardo al suo ruolo di leader proclamato sulla sostenibilità, deve assicurarsi di sostenere l’accordo attuale. Fino ad allora il Parlamento europeo non rinegozierà”.
(Fonte: Rinnovabili.it)
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