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venerdì 13 dicembre 2019

Lilli nel ruolo di crocerossina

Una cara amica mi ha raccontato questa sua esperienza, e desidero condividerla. Negli anni 1942-43 Lilli lavorava a Milano in zona Porta Vigentina e Porta Romana, in quel periodo gestiva un negozio di parrucchiera. Poco distante era stato ristrutturato uno stabile in economia, ma decoroso. Questo veniva utilizzato come infermeria, per accogliere e curare i feriti in guerra. Nella pausa pranzo, Lilli usciva dal negozio, passava dalla fornaia Lina, la quale le donava una pagnottella di semola dura, ringraziava, veloce la intascava e camminando ne pizzicava ogni tanto un boccone. La sua premura era di arrivare presto al capezzale dei feriti per aiutarli a mangiare, affiancata da altri che, come lei, donavano il loro sostegno.
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 In quel reparto di oculistica, la maggior parte dei ricoverati erano giovani con gli occhi bendati. Quando entrava nella stanza, il suo sguardo andava alla scodella sul comodino, se c’era un piatto sopra era segno che doveva ancora mangiare. Salutava, e riconoscendola dalla voce rispondevano con un gioioso: ciao Lilli! Lei prendeva la scodella e si spostava dalla parte più comoda del paziente e lo imboccava. Dietro suggerimento dei medici li sollecitava a parlare, si creava così un’atmosfera famigliare, e questo portava loro sollievo e in un batter d’occhio la scodella si vuotava. Ha vissuto momenti di grande commozione quando a qualcuno toglievano le bende dagli occhi, e nel poter tornare a vedere versavano lacrime di gioia, Lilli compresa. Molti di loro erano desiderosi di dare notizie ai famigliari, in particolare alla mamma. La sera prima di dormire, Lilli, alla luce di una lampada a petrolio, dietro loro suggerimento descriveva lo stato di salute, accompagnato da parole affettuose per tutti i loro cari. Una sera riuscì a scrivere diciotto lettere da spedire il giorno dopo, sperando che il treno o altro mezzo di trasporto non venisse mitragliato, disperdendo così notizie rassicuranti per i parenti. 

Purtroppo il negozio di Lilli crollò a causa di un bombardamento a tappeto. Dopo di ché trovando il lavoro molto distante dall’ospedale, fu costretta, con grande dispiacere, a rinunciare alla visita e affettuoso aiuto, in quanto non sarebbe arrivata in tempo a riaprire il negozio nell’ora stabilita. Alla mia domanda: Lilli, cosa ti ha insegnato questa esperienza? Di loro non ho più saputo nulla perché erano stati trasferiti in reparti di convalescenza. Grazie a Dio, la guerra finì, e la mia speranza era quella di saperli nelle loro case in famiglia. Ho compreso che la guerra è una cosa tremenda, ed io ero fortunata ad avere una casetta per ripararmi dal freddo e una fetta di polenta da inzuppare nel latte. AUGURO CON TUTTO IL CUORE UN FUTURO DA VIVERE NELLA PACE. 

Liliana Moro (Lilli)

Ascoltato e trascritto da Maria Bignami 

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 Guiglia settembre 2019

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