Con la Top Ten dei 10 Cammini più belli recentemente promossa da “Cammini d’Italia”, in molti abbiamo avuto la sensazione di assistere all’ennesima banalizzazione consumistica del Camminare. A titolo del tutto personale ritengo che non esistano Cammini più o meno belli, poiché camminare è un viaggio sensoriale, un atto intimo… «perfettamente sensibile e sensuale, (che) provoca uno spaesamento delle routine sensoriali (Le Breton, 2000; 2007), (che) implica la certezza di sorprendersi costantemente e di rinnovare nel significato e nei valori i propri punti di riferimento lungo la strada».
Per chi come me frequenta Sentieri e Cammini da oltre mezzo secolo e che ha fatto del camminare la propria cifra stilistica non esistono Cammini più o meno belli, dal momento che ognuno ha peculiarità che lo rendono unico.
Grazie a queste unicità mi ritrovo a ripercorrere “più volte esposto al pieno vento delle geografie interiori” gli stessi tracciati, trovando ogni volta stupori e percezioni fino ad allora sconosciuti.
E allora a che serve e a chi è funzionale tale classificazione da Hit Parade? Probabilmente al business in netta crescita dei Cammini… non certo a quei camminatori che conosco e con i quali viaggio da anni, che trovano questo sondaggio fuorviante e diseducativo per un corretto approccio ai Cammini.
Italo Carrarini
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