Presentazione



In movimento per ecologie, vivere insieme, economia sostenibile, bioregionalismo, esperienza del se' (personal development).

domenica 16 agosto 2015

Strulgador - Tempo di more.. e di marmellate




Ferragosto. Quando tutti si preparano per mare, monti, fiumi,
pranzoni e cenette, noi strulga no, ci diamo invece alla marmellata di
more e sambuco: la più pesante da fare!


Si fa a staffetta: uno rimane a casa con le figlie, l'altro va a
raccogliere. Poi, se si sopravvive, si fa cambio fino all'imbrunire,
ed il giorno seguente si cuoce. Io e Lorenz abbiamo, per ogni pianta o
prodotto agreste che sia, delle aree (o macchie), che noi
chiamiamo "zone"; c'è la zona dell'iperico, quella dell'equiseto,
quella con gli ontani, e quelle delle more. Per le more, di zone ne
abbiamo molte, perchè ne servono tante e perchè se da qualche parte
non vengono bene, almeno c'è la scorta. Ogni anno è una sorpresa; non
si sa mai se riusciremo o meno a fare questa marmellata, gli
imprevisti climatici sono tanti: c'è l'anno in cui piove troppo e le
more marciscono ed il sambuco cade. C'è l'anno in cui sia more che
sambuco si essicano direttamente sulla pianta. Beh, ci sono anche gli
anni in cui va tutto bene. Quest'anno siamo a posto, c'è secco, ma i
frutti son maturati in tempo. Ci si arma di stivaloni, gerla,
cassette, e "rampino", ossia bastone con gancio, che serve per tirare
giù i rami o i tralci. Ieri toccava a me fare le more.


Comincio dalla zona più in giù, così non fa troppo caldo. Qualche
insidia c'è sempre; questa volta c'erano troppi insetti: mosche,
zanzare tigre, tafani bastardi. Avevo le gambe nere di zanzare, e i
tafani mi ronzavano intorno agli occhi, mentre altri mi succhiavano
sul collo. Puoi raccogliere alcune more che sporgono sui sentieri, o
puoi letteralmente buttarti nei rovi e trovare grappoli giganti!
Quando mi butto, lo faccio aprendomi un varco col rampino o con una
falce, poi a grandi falcate calpesto i tralci più grossi e spinosi e
mi addentro con la gerla. Dei tralci più piccoli me ne frego e mi
lascio graffiare stoicamente. E poi via che raccolgo, dando cricchi
sulle more che hanno sopra le cimici, e schivando le tele di certi
"ragnazzi" neri e gialli tipo api, che tessono così spesso che ci
fanno pure la cucitura a zig-zag e sembrano stoffe. La gerla si
riempie lentamente, e intanto assaggio queste bontà di frutti.
Talvolta trovo mele selvatiche o piante utili; così le raccolgo e le
infilo ai lati della gerla, che diventa mimetica. Sento e vedo tutto
quello che accade intorno a me, ma nessuno mi vede. Cerco d'essere
silenziosa e cauta, così talvolta incontro qualche animale: caprioli,
scoiattoli, uccelli vari.... Se intro cinghiali non è
buona cosa; se vado troppo vicino alla tana e ci sono dei piccoli,
la madre diventa furiosa. Entro nel selvatico, ne faccio parte; se
si avvicina un umano io mi nascondo, proprio come gli animali.
Quando ormai sono coperta di graffi, punture sanguinanti, spine
prurito, dichiaro chiusa la raccolta. Verso il contenuto della gerla
nelle cassette in auto: sono soddisfatta, sono tante e belle. Sono
le 20 e 40; non c'è più tempo per il sambuco, domani.

Barbara Pisa degli Strulgador

.................

Articolo in sintonia:
http://altracalcata-altromondo.blogspot.it/2012/09/calcata-il-tempo-delle-more-e-dellolmo.html

Nessun commento:

Posta un commento