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domenica 21 agosto 2011

Tracciabilità dei rifiuti speciali e "pecche" del SISTRI - Un parere tecnico...




A commento ed approfondimento sulla prima parte dell'articolo in link:
http://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2011/08/bioregionalismo-e-smaltimento-dei.html

Ho un’esperienza diretta sul SISTRI, e una considerazione, sicuramente controcorrente.

Sono un responsabile ambientale di un’azienda manifatturiera del napoletano; siamo certificati ISO 14001. I ns. rifiuti speciali sono da sempre uno degli aspetti fondamentali e più complessi del sistema di gestione. Differenziamo in totale circa 13 codici CER, ma quelli di più grande quantità sono fondamentalmente 5; di essi; solo due vanno a riciclo.


Abbiamo come da legge sempre operato tramite i formulari cartacei e nel tempo, abbiamo ridotto i quantitativi di rifiuti, obiettivo di miglioramento aziendale.


L’azienda ha 120 dipendenti (non so per quanto) ed ha utilizzato finora, per la gestione rifiuti, 2 persone (fisse) e 3 a tempo parziale. Con l’avvento del SISTRI, al quale siamo ovviamente iscritti, abbiamo immediatamente constatato la complessità delle operazioni da compiere; la piattaforma SISTRI non ha mai funzionato (anche durante il famoso click day).


Fin qui l’esperienza; ora il parere.


La tracciabilità, a mio parere, è fondamentale per un sistema che voglia con semplicità raccogliere i dati sulla movimentazione dei rifiutii; farla attraverso i formulari esistenti è indubbiamente più antiquato. L’ISPRA e le camere di commercio stilano (più o meno annualmente) le sommatorie dei quantitativi. Volendo potrebbero indicare anche i siti di sversamento. Ma è questo il problema?


E’ ovvio che non sono questi i dati sensibili che i più credono che con il SISTRI uscirebbero fuori!
Ma vi chiedo: siete proprio sicuri che chi voglia commettere illegalità le dichiari al SISTRI?.. (perché con il SISTRI si comunica solo in tempo reale ai NOE quello che ora si comunica con i formulari, ed ossia che i miei rifiuti stanno andando in un sito).


Vi pare mai possibile che così si risolva il problema del controllo del territorio?


A mio parere, con un sistema del genere, non si è fatto altro che arricchire qualcuno e realizzare uno specchietto per le allodole per dimostrare la lotta alle ecomafie.


Le imprese, quelle serie, sono sicuramente le uniche che hanno pagato e pagheranno per il SISTRI, insieme a tutti i cittadini.

Ed ancora... Come ho segnalato ritengo quello della tracciabilità un finto problema.

Già ora, volendo, si potrebbero tracciare i percorsi; ovviamente sto parlando di quelli dei rifiuti ufficiali, quelli comunque rintracciabili già ora dall’analisi dei form cartacei che si utilizzano ora. Ne sono 4 (copie conformi) che riportano i dati relativi al rifiuto in uscita; tra le altre caratteristiche, in uscita, vengono su di essi riportati il codice CER (il gestore ambientale, quello che con il SISTRI dovrebbe avere la “Black Box”, che ritira i rifiuti non lo fa se il rifiuto non ha l’analisi del CER), il quantitativo presunto, il destinatario (sia esso intermedio e/o finale), la targa dell’automezzo utilizzato, e se non sbaglio il nominativo dell’autista; la “quarta copia” tornerà all’azienda di partenza con i dati del sito di arrivo, data, e peso effettivo.

Nelle aziende produttrici di rifiuti è altresì presente un registro dove sono riportate tutte le operazioni. Dal totale delle quarte copie ogni azienda, ogni anno, redige una dichiarazione MUD (modello unico dichiarazione ambientale) che riporta tutti i quantitativi di rifiuto generati.

Credo che tale sistema, oramai ampiamente digerito, non faccia una piega; il SISTRI dà solo l’apparenza di fare qualcosa di più, non aumenta il numero dei dati sensibili, non credo possa combattere alcunché di utile. Pertanto, mi ripeto, il problema non è tracciare i rifiuti ufficiali ma intercettare i trasporti illegali (certamente potenzialmente nascondibili dietro trasporti regolari) ma forse ancor di più bloccare nel sito di arrivo tali rifiuti.

Per questo non vedo altra strada che inasprire pesantemente le sanzioni e realizzare dei controlli operativi rapidi e intelligenti. La direttiva 99/08/CE chiede per i reati di questo tipo il penale; se non sbaglio in Italia si è in qualche modo trasposto tale disciplinare ma mi pare con poca enfasi ed in ritardo di qualche mese (la scadenza era il 31/12/2010). Per concludere non posso che pensare alla terra dei fuochi.

Non mi pare che nonostante tutte le continue, evidenti, segnalazioni di incenerimento di rifiuti illegali (!) si sia proceduto contro qualcuno in modo da provare a estirpare il fenomeno e provare a “tracciare” la provenienza come per gli uccelli conoscendo il sito di arrivo.


Antimo Di Martino


(fonte notizie: http://www.peacelink.it/)

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