Operai, lavoratori, compagni, il 22 ottobre 2016 si svolge a Roma la manifestazione nazionale per il NO sociale alla rottamazione della Costituzione voluta da Renzi e dai suoi mandanti, il 21 ottobre USB, UniCobas, USI, SICobas, Slai Cobas, ADL Cobas scioperano per la difesa dei diritti del lavoro e dello stato sociale e per difendere e applicare la Costituzione del 1948.
La lotta contro la rottamazione della Costituzione può e deve diventare la lotta di tutti quelli che sono decisi a cambiare le cose come serve ai lavoratori e al resto delle masse popolari e sono mossi dalle stesse aspirazioni di coloro che, ispirati dall’Unione Sovietica, diretti dal PCI e organizzati nei gruppi partigiani e nei comitati di liberazione nazionale, liberarono il nostro paese dall’occupazione nazista e dai suoi collaboratori fascisti.
Anche oggi dobbiamo liberare il nostro paese. Dobbiamo liberarlo non solo da Renzi e la sua cricca cresciuta alla scuola di Gelli. Dobbiamo liberarlo dal dominio dei caporioni della finanza, dei banchieri e dei grandi capitalisti dell’industria e del commercio, dalla Corte Pontificia e dai capi della criminalità organizzata (i vertici della Repubblica Pontificia). Sono loro la forza occupante che sta eliminando le conquiste e i diritti che avevamo strappato, che spreme e schiaccia senza limiti una parte crescente della popolazione, che sta privatizzando, riducendo e peggiorando i servizi pubblici, che smantella un pezzo dopo l’altro l’apparato produttivo del paese, che saccheggia il territorio e devasta l’ambiente, che ci trascina nella guerra. Sono loro che hanno infeudato il nostro paese alla comunità internazionale degli imperialisti europei, americani e sionisti, allo stesso modo del re, del Papa, della borghesia industriale e finanziaria, degli agrari che prima affidarono la direzione del paese ai fascisti di Mussolini, poi lo misero al carro della Germania nazista e infine, dopo che il PCI ebbe rinunciato a continuare la lotta fino a instaurare un nuovo ordinamento sociale conforme agli interessi delle masse popolari, ne fecero una Repubblica Pontificia sotto l’ombrello della NATO.
In questa lotta gli operai e gli altri lavoratori hanno un ruolo speciale. Ieri sono stati la forza principale della resistenza clandestina al fascismo, della Resistenza contro l’occupazione nazista, delle battaglie contro il regime DC dei Papi, di De Gasperi, di Scelba e dei loro successori grazie alle quali alcuni degli impegni e dei diritti scritti nella Costituzione del 1948 (diritto allo studio, diritto alla salute, diritti dei lavoratori sul posto di lavoro, servizi pubblici, ecc.) sono stati in parte e per un po’ di anni tradotti in pratica. Oggi sono la forza principale della lotta per fare realmente dell’Italia un paese in cui la sovranità appartiene al popolo, ogni persona svolge, secondo le sue possibilità e le sue scelte, un’attività utile al progresso della società, tutti i lavoratori partecipano effettivamente all’organizzazione politica, economica e sociale del paese. Un paese in cui le attività economiche, anziché essere una questione privata di individui o di società, sono gestite pubblicamente così come già oggi sono gestite pubblicamente molte altre attività: dal sistema fognario all’illuminazione stradale, dai trasporti al sistema sanitario, dal traffico aereo al sistema scolastico, ecc.
Operai, lavoratori, compagni,
non basta difendere la Costituzione, perché vorrebbe dire fare la guardia a un guscio vuoto. Non possiamo limitarci a votare NO al referendum del 4 dicembre e a fare propaganda per il NO, perché non abbiamo nessun interesse a lasciare le cose come stanno.
Fin dalla sua entrata in vigore, la Costituzione è stata sistematicamente aggirata e violata in tutte le sue parti progressiste e democratiche (che sono molte, tanto che viene bollata da padroni e banchieri come “sovietica”) e solo con le eroiche lotte degli anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso le masse popolari, guidate dal PCI, sono riuscite a imporre che i valori, i principi e i diritti sanciti dalla Costituzione fossero almeno in parte applicati. Era il periodo in cui il movimento comunista era forte in Italia e nel mondo, anche se la sua direzione era stata già presa in mano dai Togliatti, dai Kruscev e dai Teng Hsiao-ping. Era una minaccia per i padroni e le loro autorità, al punto che essi hanno ceduto alla pressione delle masse popolari per paura della rivoluzione socialista: hanno fatto cose per loro contronatura nel tentativo di dimostrare che con loro le masse popolari potevano fare meglio che con i comunisti quello che i comunisti indicavano. Era il periodo, anche, della ripresa degli affari per i capitalisti dopo le distruzioni della prima e della seconda Guerra mondiale, una fase di “vacche grasse” e di profitti elevati.
Da metà anni ‘70 è iniziata la nuova crisi generale del capitalismo, il movimento comunista diretto dai revisionisti moderni è declinato e il campo dei paesi socialisti è crollato. Da allora il movimento operaio e popolare, nonostante lotte generose, non ha più ottenuto alcuna conquista su ampia scala e duratura e, anzi, i padroni hanno iniziato a riprendersi, con gli interessi, tutto quello che erano stati obbligati a cedere: si sono ripresi le pensioni, l’istruzione e la sanità pubblica, lo Statuto dei Lavoratori, i servizi pubblici sono stati privatizzati e complessivamente la vita di milioni di persone è peggiorata sotto i colpi di speculazioni, ricatti, vincoli economici. Oggi, infine, sono sotto attacco l’istituto del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro e la stessa Costituzione.
Operai, lavoratori, compagni, non ci basta votare NO al referendum del 4 dicembre perché non possiamo limitarci a manifestare il dissenso verso le manovre eversive e antipopolari del governo Renzi e dei vertici della Repubblica Pontificia, ma occorre cambiare il corso delle cose. E per cambiarlo il ruolo dei lavoratori e degli operai è decisivo!
Dobbiamo votare NO, fare propaganda per il NO e contemporaneamente dobbiamo organizzarci e organizzare per
- applicare dal basso, direttamente, la parte progressista e democratica della Costituzione a partire dai luoghi di lavoro, uscire dalle aziende per contribuire ad applicarla nel resto della società, affermare ciò che è legittimo perché è negli interessi delle masse popolari anche se va contro leggi, regole e prassi correnti. Cioè trasgredire le norme, le leggi e le prassi che le autorità borghesi impongono in aperta violazione della Costituzione;
- creare le condizioni necessarie per costituire un governo d’emergenza delle organizzazioni operaie e popolari, il Governo di Blocco Popolare, spingere la parte più democratica e progressista degli amministratori locali, dei portavoce ed esponenti sindacali, dei portavoce del movimento popolare, delle grandi associazioni a comporre il Governo di Blocco Popolare, imporlo ai vertici della Repubblica Pontificia rendendogli il paese ingovernabile.
Non è per caso, distrazione o cattiva volontà che la Costituzione è stata aggirata e violata, ma per precisi e potenti interessi. Applicare le parti progressiste della Costituzione significa entrare in guerra con i “poteri forti” nostrani e la loro comunità internazionale, cioè con i mandanti dei governi e delle forze politiche che hanno lasciato inattuata, aggirato e poi apertamente violato la Costituzione. Solo le masse popolari organizzate hanno l’interesse e la forza per condurre e vincere questa guerra.
Che vinca il NO al referendum, e la parte più lungimirante delle masse popolari si mobilita per questo, o che vinca il SI’, e la parte più lungimirante delle masse popolari si mobilita per impedirlo, la crisi politica dei vertici della Repubblica Pontificia è destinata ad acuirsi e il governo Renzi potrà solo rimandare la sua capitolazione. In ogni caso, i lavoratori e gli operai organizzati azienda per azienda e zona per zona, coordinati fra di loro e legati alle mille forme di organizzazione popolare presenti sui territori, sono la forza decisiva per costituire il Governo di Blocco Popolare.
Ecco perché la campagna referendaria non si gioca nel campo delle opinioni (e del voto), ma nel campo dell’organizzazione, del coordinamento e della mobilitazione.
Cosa vuol dire?
Ci sono già molte tendenze ed esperienze positive che possiamo e dobbiamo prendere da esempio, sostenere, valorizzare, replicare nei tratti essenziali e calati nel concreto della situazione in cui viviamo.
Ci sono i licenziati di Pomigliano che hanno condotto una lunga battaglia contro Marchionne mobilitando tutte le forze disponibili fino a conquistare il reintegro sul posto di lavoro. La loro mobilitazione e la loro vittoria sono un punto di forza per tutti i lavoratori e per tutti gli operai, dimostrano che per quanto forte sia la borghesia, la forza della classe operaia è superiore se si dà i mezzi per vincere.
Ci sono gli operai FCA per il NO al referendum che hanno promosso il coordinamento e lo schieramento della parte più cosciente della classe operaia dell’azienda simbolo, nel nostro paese, dei vertici della Repubblica Pontificia (quella ex FIAT che, prima di diventare “roba” degli imperialisti USA a tutti gli effetti, ha incarnato il principio di “perdite pubbliche e guadagni privati” che oggi Renzi vuole applicare per salvare le banche della sua cricca).
Ci sono gli operai dell’ILVA di Taranto, avanguardia della lotta per la difesa del diritto a un lavoro utile e dignitoso e del diritto a vivere in un ambiente salubre; in un territorio dove il ricatto “lavoro o salute” si manifesta con la devastazione dell’ambiente e le statistiche di morti e malati di tumore prodotti dalla produzione (capitalista) dell’ILVA.
Ci sono gli operai della ex-Lucchini di Piombino, “esuberi” delle politiche di ristrutturazione industriale in nome del profitto che si sono organizzati nel Comitato Articolo 1 per affermare che fra gli operai e fra le masse popolari non ci sono esuberi e il diritto a un lavoro sicuro, dignitoso, utile.
Ci sono i lavoratori interinali della Iscot (azienda di pulizie in appalto alla SOLE che produce stampaggi per la Piaggio, la FCA e altre) che hanno strappato l’assunzione a tempo indeterminato e adesso stanno facendo fronte alle ritorsioni dell’azienda contro i più combattivi di loro.
Ci sono i fattorini in bicicletta di Foodora (multinazionale tedesca che consegna cibo a domicilio) scesi in lotta contro le paghe da fame e a cottimo, i turni spezzatino, la precarietà.
Ci sono i tanti operai della logistica, impiegati nel commercio, tanti lavoratori del pubblico (come gli insegnanti mobilitati contro la Buona Scuola) che ogni giorno promuovono forme capillari e diffuse di mobilitazione, coordinamento, protagonismo, autorganizzazione.
Questa è la spina dorsale del movimento per cambiare il paese. Questa è la spina dorsale del movimento per costituire il Governo di Blocco Popolare.
Operai, lavoratori, compagni, le masse popolari tutte hanno bisogno della vostra forza, della vostra generosità e della vostra intelligenza collettiva per sbarrare la strada alla mobilitazione reazionaria, al governo Renzi, ai vertici della Repubblica Pontifici, agli imperialisti USA e UE che spadroneggiano nel nostro paese e come una forza occupante lo spolpano in nome del profitto. Hanno bisogno di voi per costituire un governo di emergenza popolare. Solo un governo così può applicare su ampia scala e sistematicamente la parte democratica e progressista della Costituzione. La difesa di un simile governo e la sua attività apriranno la via alla rinascita del movimento comunista e quindi all’instaurazione del socialismo, che è l’unica soluzione definitiva alla crisi del capitalismo, l’unica prospettiva positiva per noi, per i nostri figli, per gli operai e le masse popolari del mondo intero.
Questa è la via realistica, praticabile e pratica, non facile ma attuabile, che le masse popolari devono imboccare. Sta ai più volonterosi e ai più lungimiranti promuoverla, propagandarla, incominciare. Non importa se si è pochi a incominciare: all’inizio non possiamo che essere in pochi, tanta e la sfiducia in noi stessi che ci hanno inculcato, che le sconfitte subite hanno prodotto in noi, che i padroni, il clero e i loro accoliti, agenti e seguaci diffondono e alimentano. L’esempio, i risultati e la propaganda di chi inizia, la necessita, persino l’arroganza e la criminalità dei ricchi e del loro clero spingeranno una parte crescente delle masse popolari a seguire la nostra strada.
Questa è la via che noi comunisti proponiamo, che promuoviamo, che sosteniamo e sosterremo con tutte le nostre forze! È per promuovere questa via che chiediamo ai più generosi di arruolarsi nelle nostre file!
Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)
RESISTENZA
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