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domenica 3 marzo 2013

Per un 8 marzo veramente al femminile....




Dicono che l’8 marzo del 415 morì Ipazia, filosofa e matematica, martire della ragione, assassinata dai cristiani in Alessandria. Dicono che l’ 8 marzo del 1908, secondo una diffusa credenza, vi sarebbe stato l’incendio nella fabbrica di New York nel quale morirono 129 operaie donne, e che avrebbe quindi dato origine alla Giornata Internazionale della Donna. In realtà si tratta di un equivoco con l’Incendio della fabbrica Triangle, avvenuto il 25 marzo del 1911.
Che vogliamo fare con questi numeri, giocarceli al Lotto, già che siamo vicine all’ 8 marzoIn Italia neanche  esiste un osservatorio nazionale sul femminicidio e viene ammazzata una donna ogni tre giorni. Vola come   fuoco l’ 8 marzo,  nel  DANNATO SILENZIO quotidiano. E noi complici, felici

Un bel po’ di giorni addietro mi ero annotata un fatto: “Ha versato della benzina sul corpo della moglie e poi le ha dato fuoco: è accaduto a Pianura, quartiere alla periferia di Napoli. La donna è ricoverata in gravi condizioni all’ospedale Cardarelli. Sul posto, in via Monti, i carabinieri di Bagnoli e Pianura.” Entrando  meglio nella notizia: “la donna stava andando a lavoro come colf quando il marito l’ha inseguita e l’ha investita con la sua Fiat Tipo procurandole lesioni interne. Ad assistere alla scena alcun passanti che, però, sono stati rassicurati dall’uomo. Li ha infatti convinti che non l’aveva investita intenzionalmente, che voleva solo parlarle, che l’avrebbe condotta in ospedale e che si sarebbe preso cura di lei. Ed invece, pochi metri più in là, l’ha fatta scendere dall’auto tirandola per i capelli, l’ha cosparsa di benzina e le ha dato fuoco. Al momento i carabinieri non sono riusciti a ricostruire il perché di tanta brutalità”

Ha fatto ben poche letture e informazione la notizia che “Sette operaie minorenni di una fabbrica di abbigliamento di Dacca, capitale del Bangladesh, hanno perso la vita negli sviluppi di un incendio scatenatosi in una  zona, dove era immagazzinata una gran quantità di spugna. Porte di sicurezza bloccate. Un responsabile dei vigili del fuoco ha detto che l’incendio ha interessato all’inizio del pomeriggio la fabbrica Smart Export Garnment Ltd a Beribadh, nel distretto di Moahammadpur, e che apparentemente tutte le porte di sicurezza erano bloccate per cui le centinaia di operai, per lo più donne, hanno potuto mettersi in salvo solo in un secondo momento. Nella calca le sette ragazze sono rimaste schiacciate e i medici non hanno potuto fare nulla per salvarle. 184 euro di indennità alle famiglie delle vittime. “

Era ottobre 2011 e accadeva da noi, a Barletta: «Non è possibile chiamarla fatalità, è solo una tragedia annunciata. Tutti sapevano che il palazzo era pieno di lesioni e pericolante». Ci risiamo, il “palazzo” di cui parla la dichiarazione tra virgolette non è il “Palazzo” della politica e le “lesioni” non sono quelle simboliche a rappresentanza di quel suo progressivo svuotamento di senso che ci opprime da tempo, ma più concretamente  – e certo altrettanto tristemente -, è la palazzina di Barletta crollata ieri, in orario di lavoro, seppellendo una ragazzina e quattro operaie che nel sottoscala adibito a maglieria si guadagnavano il pane. Lavorando a nero, senza contratto, dicono adesso i parenti, stretti insieme all’obitorio. L’unica estratta viva dalle macerie, 31 anni, è incinta di cinque mesi: abitava al primo piano dello stabile, lavorava nello scantinato, e forse su quella rampa di scale aveva trovato il modo di conciliare i suoi tempi della vita.”


Forse qualcuno ricorda che nel 1882 morirono ad Alba le piccole giovani donne della Filanda per asfissia? “Se Gazzetta fosse una persona, si potrebbe dire che in quel 23 settembre 1882 pronunciava i primi vagiti,dovettero scrivere i cronisti per raccontare una strage di operaie, alcune ancora bambine, simile all’evento (mitico) a cui si riconduce la festa dell’8 marzo (la morte di 129 lavoratrici chiuse in una fabbrica andata a fuoco, un evento che due ricercatrici hanno dimostrato essere un falso storico). Il tragico evento avvenuto ad Alba in una notte di fine estate è invece crudamente reale. «Dodici operaie, nel fior degli anni e nel vigor della salute, tutte di Cavallermaggiore, raccolte pel riposo in una camera del setificio, che presso Alba dà lavoro a più di 400 operai, sono morte di asfissia ». A causare la morte fu una lampada a petrolio mal spenta al momento di andare a dormire nella camerata che ospitava le dodici giovani. Lo stoppino continuò a bruciare per tutta la notte e il monossido di carbonio fece il resto. La più grande delle ragazze aveva 22 anni, la più piccola soltanto 12. Le lavoratrici delle filande (in piemontese le filere) venivano dalle famiglie più povere e spinte dalle necessità di integrarne il reddito accettavano condizioni di lavoro durissime. Molte di loro alloggiavano in locali interni alla fabbrica, in una condizione che ricorda da vicino quella vissuta oggi negli stabilimenti dell’India o della Cina. Allora la provincia di Cuneo era una delle prime in Italia per produzione di seta e a essere impiegate nelle lavorazioni erano soprattutto giovani donne…”

“In questi ultimi anni, nei pressi di Ciudad Juàrez, in Messico, ogni settimana una giovane donna (generalmente  operaia) scompare nel nulla. Alcune delle ragazze scomparse, sono state ritrovate nel deserto morte, con evidenti segni di torture, sevizie, mutilazioni e violenza sessuale. La stragrande maggioranza di queste ragazze (quasi la metà) non superano i 18 anni di età ed, in alcuni casi, si  tratta di  bambine. È importante sottolineare che nessuna delle ragazze assassinate e violentate aveva vestiti o atteggiamenti provocatori: tutte dal look minimalista e povero, indossavano jeans, maglietta e scarpe da ginnastica, tutte erano lavoratrici mal-pagate e mal-tutelate…”

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Doriana Goracci

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