Appuntamento per la presentazione del Terzo Rapporto Annuale del Consorzio Tiberina, dal titolo PER UN FUTURO SOSTENIBILE DELLA TIBERINA – Coesione territoriale e sviluppo endogeno fra tradizione e innovazione, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica.
A Orvieto, Palazzo dei Sette, 5 aprile, ore 14.30, parteciperanno alcuni degli Autori dei Capitoli di Saggi; riportiamo a seguire le sintesi tematiche sui Capitoli relativi all’ottica dei tre “Distretti” sovrapponibili e sinergici.
CONSORZIO TIBERINA – Agenzia di sviluppo per la valorizzazione integrale e coordinata del Bacino del Tevere
La progettazione del Distretto Biologico: una svolta ecologica nella gestione del territorio
L’agricoltura biologica è ormai una realtà istituzionalizzata a livello mondiale, che conta nell’Italia uno dei Paesi leader. La sua legittimazione sociale è verosimilmente conseguente al consenso accordato ai suoi 4 principi fondanti: la salute, l’ecologia, l’equità e la cura. Questi principi ne delineano il profilo di “sistema di attività umana” a carattere polifunzionale, dove l’economia e l’ecologia si incontrano, generando un’attività pratica che soddisfa criteri etici.
Su questa base è possibile concepire uno sviluppo sostenibile del territorio locale basato sull’idea del “Distretto Biologico”, ossia di un’area di sviluppo integrato di funzioni produttive e protettive, trainato dall’agricoltura biologica, dove il rispetto della identità culturale si coniuga con le vocazioni ambientali di carattere bio-fisico e con una economia rispondente alle esigenze della comunità locale.
I contributi di questo Capitolo, in parte metodologici e in parte applicativi, consentono di esaminare la prospettiva del “Distretto Biologico” a livello generale e di sub-aree nell’ambito della regione Tiberina, ipotizzando altresì un approccio ecologico che faccia comunque da riferimento per una più consapevole e duratura gestione dei suoli.
La progettazione del Distretto Culturale: un'identità da far conoscere
La ricchezza culturale della regione Tiberina è indubbia; tali e tante sono le sfaccettature che gli Autori dei contributi di questo Capitolo privilegiano ora l’uno ora l’altro aspetto con un’apparente disomogeneità di approcci. Trattazioni metodologiche e progetti specifici sono coerenti, in effetti, al riconoscimento di una complessità non inquadrabile in sterili operazione di esaltazione (o auto-esaltazione). Se – come già sondato nel Primo Rapporto del Consorzio – un’identità della regione Tiberina esiste ed è riconoscibile, si può dire che – fortunatamente – essa non si esaurisce ad un unico tema caratteristico.
Così la valorizzazione diviene a sua volta un’attività altamente culturale, quasi di esplorazione, e l’Autore – che tratti di governance, di sub-aree, di beni materiali e immateriali o di quant’altro – traccia un percorso personale, creativo e in ogni caso non definitivo. Il “Distretto Culturale” è tutto da inventare, costruire, pensare e ripensare, quasi sognare.
La progettazione del Distretto Tecnologico: verso una Silicon Valley della new-soft-green economy
Abbiamo inteso il “Distretto Tecnologico” declinando letteralmente i termini new, soft e green – come principi ispiratori – e valutando l’attrattiva della regione Tiberina in almeno due direzioni: territorio adatto a investimenti e interventi sostenibili (per caratteristiche geo-climatiche, idrauliche, etc) e territorio sede d’innovazione. Il primo contributo, ad esempio, potrebbe tranquillamente ricadere nel precedente Capitolo, ma è qui collocato in quanto si riferisce ad una progettazione di infrastrutture (culturalmente improntata); il penultimo è quasi un omologo tecnologico dell’ultimo sul “Distretto Culturale”; quello sulle ITC e sulla comunicazione comprende al proprio interno gli elementi del “Distretto Biologico” quanto a produzioni da valorizzare. Proprio l’informatica suggerisce un ulteriore doppio filone di pensiero: se sono materie tecniche sia quelle sull’hardware sia quelle sul software, allora la creatività del territorio – paragonabile a un nuovo software – può ben tradursi in soluzioni economiche ed ecologiche suscettibili di dar luogo a produzioni e realizzazioni distinte da quelle agrarie o culturali in senso stretto. Il “Distretto Tecnologico” diviene dunque residuale ma solo nei termini di complementarietà e – anche in questo caso – di identità territoriale.
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