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giovedì 20 dicembre 2012

Povere galline strapazzate... AAM TN n° 279


Ammasso di polli


Caterina Regazzi ciao! Mi pare di ricordare che tu hai "qualcosa a che fare" (non solo professionalmente), positivamente intendo, con gli animali e le dolorose questioni che li riguardano, in quanto referente del rapporto Uomo Animale della Rete Bioregionale Italiana. T'inoltro un'email che ho inviato ora al giornale aam Terra Nuova cui siamo abbonati e che suppongo tu possa conoscere, poiché credo, e mi vorrai scusare se mi sbaglio, che possa in qualche modo interessarti. Così anche, tu e Paolo D'Arpini, cominciate a conoscermi, se non per quel che sono, ma per quel che opero.
Dario 



----- Original Message -----


Scrivo in relazione all'articolo GALLINE STRAPAZZATE apparso sul nr. u.s. del giornale, rispetto al quale avrei dei chiarimenti da chiedere.

L'articolo in questione afferma che l'Italia, per il mancato rispetto della direttiva 74/99 dell'UE in tema di allevamento intensivo delle galline ovaiole, dovrà sborsare un'onerosa multa, più gli interessi di mora, che ricadrà sulle tasche di tutti gli italiani! Quello che non capisco (o meglio: ciò che non voglio dare per già capito e supinamente accettato) è come mai per una non ottemperanza di una disposizione legislativa da parte di aziende produttive (appartenenti in questo caso al Sistema di Sfruttamento Animale) che nulla hanno a che fare con me e con le quali nulla ho a che fare (chi le mangia le loro uova!?), devo rimetterci io. 

Oso dire che NON E' GIUSTO. A pochi chilometri da casa mia esiste un allevamento di questo tipo, in cui sono segregate e sfruttate, vox populi, decine di migliaia di galline (intorno alle 60.000?). 

L'allevamento OVO MONTANO di Varana (in comune di Serramazzoni) avrà rispettato la direttiva UE in materia di benessere animale oppure no? Qualche tempo fa, ebbi occasione di parlare della condizione degli animali nei luoghi del loro sfruttamento col titolare e gli feci la richiesta di potere visitare, visto che sono Referente per il mio territorio per il Benessere Animale (la prima e unica figura di questo tipo che esiste nel nostro paese e ben diversa dai Centri di referenza BA solidali e funzionali col relativo sistema di sfruttamento), il suo stabilimento. 

Se mi fosse stato consentito, oggi saprei rispondere a quella scabrosa domanda. A proposito: come fa - su quali dati, informazioni e fonti - l'UE a sapere che gli allevamenti italiani delle galline ovaiole non sono in regola con la normativa sul Benessere Animale? E, analogamente, come fa la LAV  ad attivarsi, secondo quanto sempre riferisce l'articolo, per portare in tribunale gli allevatori inadempienti? Forse, potrei farlo anch'io! Ma per procedere in quel senso, dovrei saper provare ciò che denuncio. O no?

Faccio una proposta ad aamTN. Io, in veste di referente per il benessere animale del mio territorio scrivo ad OVO MONTANO e pongo la questione (e vi tengo aggiornati sulle mie mosse e sulle loro eventuali conseguenze); aamTN approfondisce, ovviamente da un punto di vista d'inchiesta giornalistica, l'argomento, magari prendendo spunto dalle anzidette domande.

Cordialmente,
 
Dario Vesprini

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