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venerdì 13 marzo 2015

Marche - La sanità privata non paga... - Qualcuno lo dica a Mirco Carloni


Sulla cronaca locale delle Marche  un entusiasta Mirco Carloni, reduce da una visita guidata a quello che fu l'ospedale di Sassocorvaro, inneggiava allo “splendido presente” e, se abbiamo inteso bene le sue parole, all'ancora più radioso futuro che si prospetta per l'intervento "privato" nella gestione della sanità regionale. 

Ci permetta, il consigliere Carloni, cui pure dobbiamo dare atto di avere cercato nel recente passato di capire e condividere temi da noi posti come nel famigerato caso biogas, di dissentire ed elencare brevemente i motivi principali del nostro pensiero. 

1) L'ignoranza delle questioni in gioco. Gli interventi "privati" - adoperiamo le virgolette perché senza il cospicuo finanziamento "pubblico" non ci sarebbero - non possono nascondere la realtà. Si è chiuso un ospedale, quello di Sassocorvaro, e se ne stanno chiudendo altri 12, che assicuravano gli interventi di pronto soccorso in tempi ragionevoli ad una popolazione dispersa in un vasto e disagiato territorio. In cambio le si offrono, a pagamento, interventi specialistici che l'ospedale dismesso offriva gratuitamente. L'inefficienza cronica del pubblico e la costante e inesorabile deriva verso il privato sembrano quasi programmate a tavolino, con l'aggravante che in tutto questo contesto i cittadini vengono continuamente esclusi da ogni decisione programmatica in campo sanitario e socio-sanitario. 

2) L'ignoranza dei costi. Forse che da ciò se ne avuto un beneficio in termini economici per l'erario pubblico? Non sembra proprio, basta esaminare i contratti fra ASUR e Montefeltro Salute S.r.l.: a fronte di modeste riduzioni di tariffa del 21% e 28,5% per le prestazioni chirurgiche, l'ASUR – Area Vasta N. 1 è tenuta a fornire alla società le strutture (sale operatorie), gli impianti, il sistema di sterilizzazione, il personale tecnico e sanitario del comparto, l'assistenza infermieristica in sala operatoria, i servizi alberghieri e generali, i materiali sanitari generici di consumo, comprese le protesi e i farmaci generici. Non solo: la spesa delle famiglie, che è il risultato della spesa "pubblica" più l'esborso che aumenta continuamente per ticket, visite private, disagi e costi di trasferimento, continua a lievitare ed ormai per molte famiglie non solo la malattia è segno di disgrazia, ma le cure sono diventate un lusso. 

3) L'ignoranza della gestione "privatistica" della sanità regionale. Il consigliere Carloni sembra ignorare che la gestione "privatistica" della spesa regionale sanitaria non conduce ad efficienze di sorta, ma a tagli indiscriminati che penalizzano le famiglie ed i malati, in special modo quelli dell'entroterra, ed aumentano in maniera grave i costi di gestione burocratica e gli sprechi, nonché rendono molto permeabile alla corruzione le strutture ed il personale "pubblico" (solo negli ultimi 12 mesi, per citare i casi più gravi: il primario di Fano che intascava e non rendicontava, i necrofori di Pesaro che "recuperavano" i peace maker, l'amianto di Apecchio, e solo per citare la Provincia di Pesaro). Non mancheranno occasioni di chiarirci, la stessa elezione del nuovo consiglio regionale ci darà modo di confronto. Qui ci limitiamo a concludere affermando che se i cittadini vogliono essere tali e non pazienti, utenti, elettori, consumatori e vogliono spezzare questa spirale infernale che vuole la "privatizzazione" della sanità condotta da un gruppo dirigente, quello dell'ASUR, che già gestisce, con la complicità della politica e dei politici, in maniera "privatistica" i soldi pubblici hanno un'unica strada davanti a loro: 1) recuperare il ruolo di cittadini 2) esigere la chiusura dell'ASUR e il ritorno alla gestione territoriale 3) recuperare la mutualità e la solidarietà nell'ambito del territorio ed il ruolo decisorio e non subalterno dei cittadini. 

CITTADINI NON SUDDITI - www.comitatinretemarche.it

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