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lunedì 15 febbraio 2016

Giappone - Il cancro di Fukushima



Un nuovo rapporto scioccante di Fairewinds Energy Education (FEE) dal titolo “L’aumento del cancro nel Giappone del post-Fukushima”, rivela che la fusione di vari noccioli dei reattori nucleari della centrale Fukushima Daiichi, innescata nel marzo 2011 e tuttora in corso, ha fatto impennare l’incidenza del cancro alla tiroide a cifre di circa 230 volte superiori alla norma nella prefettura di Fukushima: ciò potrebbe significare fino a un milione di casi di cancro in più in Giappone in futuro.

Secondo FEE, i dati forniti da uno stimato gruppo giapponese di professionisti medici e dalla Tokyo Electric Power Corporation (TEPCO) confermano un legame diretto fra la triplice fusione nucleare e il gran numero di casi di cancro in Giappone. Il rapporto del 2014 redatto dai medici, intitolato “Plutonio e uranio non naturale provenienti dalla centrale nucleare Fukushima Daiichi presenti nell’aria a 120 km di distanza pochi giorni dopo le esplosioni di idrogeno nei reattori”, rivela che l’incidenza del cancro alla tiroide è di circa 230 volte superiore al normale nella prefettura di Fukushima.
FEE indica che TEPCO ha confermato in un comunicato stampa la diagnosi di leucemia per un dipendente che negli ultimi quattro anni è stato continuamente esposto alle radiazioni della triplice fusione di Fukushima. Purtroppo, durante i primi mesi dell’emergenza, la maggior parte dei dipendenti di TEPCO non indossava i dosimetri necessari per misurare l’esposizione di ciascuno alle radiazioni, dunque non è stato possibile effettuare delle valutazioni accurate delle dosi di radiazioni ricevute.

Secondo la trascrizione di Enenews.com, Arnie Gundersen, direttore tecnico di Fairewinds, ha dichiarato il 4 novembre:

    “Sono passati quasi cinque anni dall’incidente di Fukushima Daiichi, e dal Giappone arrivano ancora brutte notizie... io, come molti miei colleghi, credo che in futuro in Giappone ci saranno dai 100.000 al milione di casi di cancro in più dovuti a questo incidente nucleare... Quindi, dove voglio arrivare? I casi di cancro già conclamati in Giappone non sono che la punta dell’iceberg. Mi dispiace dire che il peggio deve ancora venire.”

I contenuti del rapporto di FEE contraddicono la cronica tendenza dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, di TEPCO e del governo giapponese a sminuire i livelli di esposizione alle radiazioni e gli effetti prodotti.
L’attuale modello di rischio per le radiazioni si basa su presupposti scientifici obsoleti e su dati relativi ai sopravvissuti alla bomba atomica di Hiroshima, quando ancora non era stato scoperto il DNA né tantomeno la genotossicità superiore fino a sei ordini di grandezza causata dalla cosiddetta “induzione fotoelettronica” associata all’esposizione a bassi dosaggi di radioisotopi, ovvero l’assorbimento nei nostri tessuti di dosi bassissime di radionuclidi come il plutonio-239, l’uranio-238 e più di 100 altri sottoprodotti delle reazioni nucleari che avvengono nelle centrali.

Uno studio pubblicato nel dicembre 2011 sul Journal of Environmental Radioactivity conferma che la pioggia radioattiva dovuta al disastro nucleare di Fukushima ha raggiunto la Lituania e conteneva plutonio, l’elemento artificiale (nanogrammo per nanogrammo) più letale che esista. Secondo gli autori, le concentrazioni di radioisotopo misurate indicano che c’è stato un “trasporto aereo massiccio a lungo raggio” dal Giappone attraverso il Pacifico fino al Nord America e poi attraverso l’Atlantico fino all’Europa centrale, “come indicano i modelli”.
Ciò significa che ogni zona interessata dalle correnti a getto, ovvero metà del pianeta a nord dell’equatore, potrebbe essere stata esposta in qualche misura al plutonio radioattivo. Questo dato preoccupa ancor di più se consideriamo che non esiste un livello di radiazioni sicuro e che i danni ambientali non sono risolvibili (su una scala temporale umana): l’emivita del plutonio-239 è di 24.200 anni e quella dell’uranio-238 è di 4.460.000.000 anni: più che la vita stessa del nostro pianeta.
Chiaramente, con i radioisotopi antropogenici come il plutonio-239 che ha il potenziale di danneggiare i sistemi biologici per centinaia di migliaia di anni, le implicazioni per la salute di questo e altri incidenti nucleari sono profondissime.

Fonte in lingua originale: Sayer Ji, GreenMedInfo.com, 8 novembre 2015

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Tratto da Nexus New Times n. 119, dicembre 2015 - gennaio 2016

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