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sabato 13 febbraio 2016

Caprafico, 14 febbraio san Valentino bioregionale



...oggi vi propongo il racconto di questo breve viaggio a Caprafico nella bioregione della Majella orientale di qualche anno fa, ad assaggiare per san valentino le sise delle monache dolce tipico di Guardiagrele.

Viaggio a Caprafico

sono a casa un appartamento al quinto piano, nel centro di pescara, dalla finestra luce intensa e rumore di traffico; sto cucinando, spaghetti al pesto con pistacchio di bronte, la pasta si chiama makaria

allorzochitarrabruzzesetrafilaruvida. apro il pacchetto di cartoncino semirigido allinterno un altro cartoncino più leggero custodisce il prezioso contenuto, prendo gli spaghetti e li immergo nellacqua che bolle. sul retro della confezione leggo: da maccheroni &c di g. prezzolini 1957…maccherone e’ parola di origine latina, maccherone da maccare e cioè schiacciare, ce’ tuttavia nel dizionario greco di eschilo V sec a.c. una parola che pareva fosse il capostipite di quella ora così universale: makaria broma ek zomou kai affion

cibo di brodo e farina d’orzo. collegando questa radice a quella di makar beato e pensando che quella mistura veniva usata nelle cerimonie religiose in onore dei beati, alcuni vi trovarono la vera origine di un cibo tante volte parso divino.


oggi voglio trascorrere il pomeriggio con alessio mio figlio, mentre consumiamo il cibo beato, come se avesse letto nel mio pensiero dice: facciamo un giro

in macchina, in qualche bel posto a fare delle foto!

ci penso un po, guardo il pacchetto vuoto della pasta, sul piano in marmo grigio della cucina e mi viene l’idea: va bene! andiamo in un posto molto bello, andiamo a trovare un amico e prendiamo pure delle cose buone! dopo chieti con la fondovalle alento si arriva a guardiagrele, qui si gira per casoli. una strada pazzesca quasi vertiginosa curve e controcurve, continui saliscendi su colline morbide e argillose, modellate come pongo. la vegetazione e’ bassa e rada, soprattutto tamerici, dopo circa cinque km la strada si addolcisce e scende nel piano, un piccolo cartello sulla destra indica caprafico. inizia una stradina stretta ripida tortuosa, sul margine una donna trasporta una carriola carica di legna. e’ vestita con una lunga gonna marrone una maglia blu e sulla spalle uno scialle variopinto di lana grossa, sulla testa ripiegato, lu fazzol’ marrone; alle orecchie splendidi orecchini antichi doro tipo sciaquaje. quando giro per le campagne dell abruzzo costiero, incontro spesso uomini e donne, su piccoli trattori colorati o al lavoro nei campi. i colori e le fogge dei loro abiti quotidiani, le abitudini, il modo di parlare mi fanno percepire immediatamente la dimensione balcanica della nostra regione. lo stesso alan lomax etnomusicologo americano, in abruzzo negli anni cinquanta a registrare musiche tradizionali, parlava di similitudini musicali tra le popolazioni delle due sponde dell adriatico. incrociamo il pulmino giallo della scuola, riporta i bambini a casa. negli anni cinquanta sessanta piccole scuole erano diffuse nelle contrade, pian piano sono state chiuse. si e’ preferito centralizzare e omologare la scolarizzazione nei centri dei paesi. a me piaceva pensare a queste piccole scuole, sparse per il territorio, ognuna con una sua piccola appartenenza; le classi spesso miste a volte uniche, con i bambini delle cinque classi che apprendevano tutti assieme, le maestre bravissime riuscivano a differenziare i programmi di volta in volta. spesso tali scuole divenivano luoghi d incontro e punti di riferimento per la diffusione lo scambio dei saperi per genitori e parenti. ecco allora quando meno te lo aspetti, dopo alcuni chilometri di salita e campagne ripide e scoscese il piano di caprafico. alessio stupefatto dallimprovvisa bellezza si stopicciagli occhi e dice: e’ bellissimo! fermiamoci a guardare!

[caprafico dal latino capraficus fico selvatico]

siamo ora davanti al casino santoleri, giacomo si affaccia ad accoglierci. l'azienda agricola si estende per 135 ettari e produce cereali legumi ed olive curando la scelta delle varietà le tecniche colturali e la trasformazione dei prodotti seguendo e riscoprendo metodiche tradizionali in particolare quelle dellintegralita che esaltano le qualità nutrizionali dellalimentazione mediterranea. la riscoperta di varietà agronomiche antiche contribuisce ad evitare luso di fitofarmaci e di altri prodotti della chimica di sintesi. giacomo mostrandoci i suoi prodotti dice: pochi sanno che ho recuperato una memoria storica questo cereale, il farro si coltivava nellalta valle del sangro. l'altopiano di caprafico da una parte la majella dallaltra il mare allorizzonte crea un microclima unico per cereali minori i legumi farro orzo mondo lenticchie e ceci, il mio progetto era realizzare una attività di agricoltura compatibile in questo ambiente incontaminato, mi ha aiutato proprio la natura del territorio per i cereali che non hanno bisogno di chimica come il farro che e’ piu selvatico, la stessa eccellenza la cerco nelle lenticchie piccolissime che produco su questo terreno alluvionale ed il cui sapore e’ nascosto nella buccia oppure nei ceci di una varietà antica recuperata che sono più duri mantengono meglio la cottura. il farro e’ da sempre alimento perfetto un cereale integrale naturale con una crusca equilibrata che ne addolcisce il sapore. alimento che serve a vivere bene per le sue caratteristiche nutrizionali: ci sono minerali importanti e un amido che nellintestino ha effetti probiotici. il farro triticum dicoccum e’ un cereale antico che conosce la massima importanza nutrizionale in epoca romana come alimento prezioso per le legioni, ogni soldato aveva diritto a 865 grammi di farro al giorno; era caricato di valenze propiziatorie nei matrimoni ed era usato addirittura come moneta di scambio. non e’ un caso che la parola farina deriva dal latino far-farris dalla farina di farro i romani ricavavano la famosa puls polenta. di giacomo mi piace che di tanto in tanto mentre ci racconta e parla del suo mondo ridacchia soddisfatto. ci da un sacchetto la sfarrata, macinato di farro lenticchie e ceci e un altro sacchetto di farricello cibi sani e genuini veloci da cuocere, dopo le paste di orzo e farro ci presenta l'orzo mondo tostato per infusi e quello corretto allanice che ricorda antiche consuetudini contadine. giacomo e’ ingenegere ha studiato a roma, a me sembra una sorta di maestro zen artista filosofo: fa tutto con velocità e spontaneità di esecuzione. ce’ una ricerca estetica di fondo che si nota in tutto quello che lo circonda guardo la perfezione e la cura che ce’ nei campi e delle confezioni nello studio nel laboratorio nel giardino, tutto e’ in ordine! l'odore dolciastro che si sente nel magazzino, alla luce fioca e soffusa e’ veramente fantastico, di cosebuone…magiche! percepisco quello che roland barthes ne limpero dei segni definisce come vacillamento visivo, analogo probabilmente alla perdita dei sensi che lo zen chiama un satori . sembra che santoleri abbia studiato in giappone a lungo e si sia intriso di quella cultura, guardare soprattutto le confezioni i pacchetti i caratteri le grafiche quello che ancora barthes definisce come ikebana della rarefazione la cura, la tecnica stessa delle confezioni l'assortimento dei cartoncini le stoffe i colori delle carte le cordicelle; non e’ più l’accessorio passeggero delloggetto trasportato ma diventa oggetto esso stesso; l'involucro in se consacrato come una cosa preziosa, sebbene gratuita, il pacchetto e’ un pensiero. la cosa giapponese non e’ contornata, attorno ad essa ce’ il nulla, uno spazio vuoto che la rende opaca, sembra che loggetto stesso eluda in un modo, ad un tempo inatteso e oculato, lo spazio nel quale esso e’ sempre situato. salutiamo riprendiamo la strada verso la majella sulla piana fino al limite dove alcune grandi pietre in fila sembrano segnarne l’orizzonte. lungo la via un trattore carico di balle di paglia ci rallenta la marcia. ora davanti a noi la profonda valle del fiume avella e sul fianco della montagna il paese di penna piedimonte. arriviamo nella piazza lasciata lauto saliamo lungo il paese fino allo sperone roccioso in lingua antica penna chiamata cimirocco, ai piedi del monte. la vista spazia fino al mare davanti a noi giu in basso il campanile. poco dopo arriviamo a guardiagrele, entriamo in paese dalla famosa porta di san giovanni fotografata in molti libri sullabruzzo per via dei numerosi laboratori di artigianato del ferro del rame e della ceramica che espongono i lavori allesterno appesi sulle mura della porta. camminiamo lentamente per le vie del paese in cerca di qualcosa, ci tuffiamo in una fantastica esperienza multisensoriale, le famose pasticcerie lullo e palmerio dove si fanno dei dolci chiamati le sise delle monache. un dolce di pandispagna farcito di crema e spolverato di zucchera a velo. ci raccontano che si chiamavano dolci tre monti, e che un giorno il poeta modesto della porta entrando in uno di questi laboratori avesse esclamato : mi par li sis de le monache! altri laboratori artigianali stoffe e merletti un orafo un riparatore di radio vecchie. visitiamo il museo dell artigianato artistico che organizza in agosto una esposizione giunta alla quarantaduesima edizione. opere bellissime in ceramica ferro battuto arte orafa vetro manca un po quello che definisco come rural design cesti scope terrecotte oggetti in legno.

mentre percorriamo la strada del ritorno mi viene da pensare a questo sapere collettivo diffuso e condiviso dalla comunità dove ogni artigiano riesce ad esprimere al meglio le proprie capacita creative in rapporto al luogo alle situazioni e alle opportunita che il luogo stesso offre. un saper fare ancora ben diffuso ben conservato che trasmette una energia particolare saper fare che si può apprezzare osservare e gustare per le vie di questa bellissima cittadina della majella.


voglio allegare a questo breve viaggio, tre storie che riguardano la bellezza del paesaggio la bellezza interiore e la saggezza mantenendoci saldi al nostro punto di vista e alla forza interiore.


un giorno in un casale in pietra di una grande masseria un padre sveglia il figlio, lo porta in cima a un colle e mostrandogli tutte le proprietà dice: figliolo guarda, tutto quello che vedi un giorno sarà tuo!

erba luccicante di brina mattutina campi dorati di grano alberi carichi di frutta, uccelli cinguettanti, insetti ronzanti, acqua scrosciante nel torrente, nellaria limpida del mattino un mondo intero di luce e bellezza.

allo stesso tempo in una piccola casa di terra un padre sveglia il figlio, lo porta in cima alla collina

e dice: figliolo guarda…!


in una casa di terra vivevano un padre con i suoi tre figli. un giorno il padre preoccupato dalla pochezza della masseria e di non riuscire con essa a soddisfare le esigenze dei tre figli da a ognuno di loro una moneta doro e li manda in giro per il mondo dicendo: chi di voi riuscira a riempire la casa con quel che riporterà, avra diritto a tutta la proprietà! passano alcuni mesi e torna il primo figlio, tutto felice con un grande sacco sulle spalle, vanno subito nella casa ma la paglia contenuta nel sacco la riempie solo a meta. passano altri mesi e si intravede in lontananza il secondo figlio che trasporta un sacco ancora più grande. arriva trafelato esclamando: presto entriamo in casa! le piume contenute nel sacco la riempiono solo a tre quarti. dopo un anno si vede in lontananza la sagoma del terzo figlio che torna allegramente fischiettando con le mani in tasca. il padre al suo arrivo impaziente chiede: e tu che cosa hai riportato?

il figlio calmo senza rispondere si siede sotto la quercia sullaia trascorrendovi tutta la giornata estiva, al tramonto quando inizia a fare scuro invita il padre e i duefratelli in casa, tira fuori dalla tasca una candela la accende con un fiammifero e tutta la casa si riempi di luce.. il padre felice lo abbraccia e gli consegna la masseria. il figlio saggio costruisce altre due piccole case di terra assieme ai fratelli vicine a quella già esistente e vissero tutti assieme felici e contenti.


un giorno da una casa di terra partono per il mercato del paese un padre e un figlio con il loro asino. il padre mette il figlio a cavallo e si avviano. incontrano dei contadini che dicono: guarda un po il giovane va a cavallo e il vecchio va a piedi! allora il padre sale sullasino e il figlio va a piedi. incontrano dei zappatori che fanno: il padre s e ne va a cavallo e manda il figlio a piedi!. così decidono di proseguire entrambi a piedi quando incontrano un gruppo di donne coi cesti sul capo: che sciocchi, hanno un asino e vanno a piedi!

allora salgono tutti e due sulla groppa dell asino sulla strada alcuni taglialegna stanno segando un albero vedendoli esclamano: guarda quei due come stanno sfiancando quel povero animale! allora sconsolati padre figlio si caricano l asino sulle spalle e si

avviano verso il mercato

Viaggio a Caprafico



Ferdinando Renzetti



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