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mercoledì 23 luglio 2014

Seminole - Prendiamo esempio da un popolo che mai si piegò agli usurpatori

La fierezza di un popolo che non si piegò all’usurpazione 


I Seminole erano una popolazione un tempo stanziata negli odierni stati della Georgia e dell’Alabama, i soli indiani che opposero una strenua resistenza ai coloni bianchi ed ad ogni tentativo di assoggettamento e che non firmarono mai il trattato di pace con gli Stati Uniti. Erano agricoltori sedentari, abitavano in villaggi fortificati, coltivavano zucche, fagioli e mais. Avevano una struttura sociale democraticamente evoluta. Erano pacifici, accoglievano naufraghi, schiavi neri fuggiti, indiani sconfitti. Erano liberi, fortissimi, alti, robusti, dotati di possenti corporature,  tenevano in grande considerazione le donne. Usavano archi lunghi 2 metri capaci di colpire un bersaglio a 200 metri di distanza. Non avevano né re né capi, sceglievano democraticamente ogni volta chi in guerra doveva comandarli. Erano a conoscenza di una scienza medica che non aveva nulla da invidiare a quella europea dell’epoca.


 Tra il 1780 e il 1860 vengono coinvolti in tre guerre, tra massacri, tradimenti, e deportazioni di massa. Ma la guerra contro i Seminole fu in assoluto la più costosa impresa militare degli Stati Uniti contro gli indiani in termini di denaro e caduti. I tentativi di togliere a questi nativi i loro territori (molti capi Seminole furono costretti a vendere le loro terre per pochi spiccioli agli inglesi)  si accendono con veemenza intorno al 1780. I nordamericani schiavisti non sopportavano che centinaia di neri  scappassero dalle piantagioni e trovassero rifugio presso i Seminole che costruivano appositi villaggi per gli schiavi fuggiti. E quando i bianchi ordinarono di restituire gli schiavi evasi i Seminole risposero: “Veniteveli a prendere”!


Nel 1841, in una guerra durata 7 anni, in cui vede impegnati 40.000 bianchi, morirono 3400 bianchi e 2000 indiani. Alla fine i bianchi riuscirono a deportare gran parte dei Seminole  negli stati dell’Ovest, ma 400 irriducibili guerrieri, poi ridotti a 150, resistettero con le loro famiglie e con le sole armi per difendersi, nelle immense paludi meridionali della Florida, e al comando di Gatto Selvaggio (uno con le palle d’acciaio che per anni diede filo da torcere agli invasori) tennero testa per lungo tempo alla truppe del governo americano.


I Seminole conoscevano già i fucili e sapevano come fronteggiare l’esercito spagnolo. Sapevano che gli spagnoli erano bugiardi e non credevano alle loro promesse di pace. Anche il re di Spagna, Carlo 1°, visto fallito ogni tentativo e stanco di perdere navi e soldati in quelle imprese disastrose, decise di vietare ogni altro sforzo per la conquista della Florida. Seguirono decenni di relativa calma, con omicidi e piccoli scontri a fuoco. Poi agli inizi del 1900 si arrivò a un complesso processo di pace che riconobbe ai Seminole lo status di nazione che non si è mai arresa al nemico.


I discendenti dei fieri guerrieri di allora (circa 1500) vivono ancora oggi di pesca e di artigianato nello stesso territorio dichiarato riserva e si considerano una piccola nazione indipendente.


Franco Libero Manco

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