“Curì,
curì, che l’è u prim d’arvì!”
Con
l’ingenuità dei fanciulli, vedevo mia madre eccitata, lo sguardo
acceso di gioia infantile, un leggero rossore sulle guance, correre a
destra e a manca per organizzare scherzi, per risvegliare nella
gente, pregna del torpore quotidiano, quell’agitazione tipica dei
bambini che vibrano nell’aspettativa del gioco.
Bambina
io, ogni anno rimanevo stupita da questo suo comportamento.
Non
che mi disturbasse, ma era inusuale vederla così viva e partecipe,
in quella che, solitamente, era una giornata dedicata alle birbonerie
dei bambini.
Eppure
mia madre era la principale artefice di burle nel quartiere!
Dalle
telefonate fantasma, ai sacchi nel letto; dai pesci di carta
disegnati e incollati sulla schiena, al sale nel caffè.
Faceva
correre le persone con messaggi fasulli, li convinceva con grande
serietà che dovevano fare questo o quello…
Che
gioia, quei primi d’aprile!
Era
una giornata di divertimento assicurato; persino i miei amici
correvano per vedere cosa combinava mia madre!
Poi,
l’indomani, tutto sarebbe tornato alla normalità e sui suoi occhi
avrei rivisto scendere quel velo di tristezza che la caratterizzava;
riprendeva il suo fascino melanconico che incantava non poche persone
e che mascherava un’infanzia, forse, non proprio goduta.
Oggi
il primo d’aprile lo dimentichiamo addirittura; non abbiamo più il
tempo di pensare agli scherzi ingenui e semplici di un tempo. Non
possiamo passare ore a ritagliare pesciolini di carta e aspettare il
momento buono per appiccicarli con lo scotch sulle spalle delle
persone…
I
bambini li hanno sostituiti con “paperissima” e i videogames, con
la televisione e internet e con scherzetti e giochini pronti che si
acquistano in cartoleria.
Io
sono qui seduta a scrivere e mi lascio impigrire dall’ozio che
porta questa nuova primavera; ormai adulta e… un po’ oltre, penso
che ho ancora i piatti da lavare…. Ma ho una voglia matta di
disegnare pesciolini sulla carta e appenderli dappertutto!
Vorrei
sentirmi dentro la candida ingenuità che nutriva lo spirito di mia
madre e mi piacerebbe uscire e bussare alle porte dopo aver appeso al
battente il mio pesce di mille colori.
Poi,
mi nasconderei dietro ad un cespuglio e sbucherei fuori ridendo tra
le lacrime e lascerei tutti a bocca aperta cantando il ritornello:
“Curì,
curì, che lè u prim d’arvì!”
Franca Oberti