CONCERTO di
SHAKUHACHI
con TADASHI TAJIMA
Lunedì 19 novembre ore
20.00
Istituto Giapponese di Cultura (via A. Gramsci, 74 – 00197
Roma)
Ingresso
Libero
Il vocabolo shakuhachi in passato ha
indicato
genericamente tutti i flauti dritti giapponesi. Oggi tale parola si riferisce
allo strumento rituale impiegato dai monaci questuanti della setta Zen definita
Fuke. Storicamente, dunque, tale flauto dritto era noto come Fuke
shakuhachi.
Di bambù, lo
shakuhachi moderno presenta cinque fori digitali, quattro anteriori e uno
posteriore. Tra le dieci taglie esistenti, la più diffusa ha una lunghezza di 54
cm. e produce come nota di base re3.
Insieme al koto
(cetra a tredici corde) e allo shamisen (liuto a manico lungo), tale
flauto è stato protagonista della musica del periodo Edo (1603-1867).
Infatti, pur se apparso nel contesto buddhista, esso trova diffusione
anche in àmbito secolare, sia come strumento solistico che in ensemble
con i già citati cetra e liuto.
Tutt'oggi lo
shakuhachi continua ad essere al centro della pratica
tradizionale.
[Prof. Daniele
Sestili – Etnomusicologo]
Tadashi Tajima nasce a Osaka nel 1942.
Intraprende lo studio dello shakuhachi con i maestri Chikuho Sakai II e Katsuya
Yokoyama. Nel 1994 fonda la scuola Jikisho. Il suo repertorio classico è spesso
da lui eseguito in ambienti del tutto originali, quali templi, grotte e
all’interno di gigantesche statue buddhiste, per evocare l’originario contesto
meditativo e religioso dello shakuhachi. Oltre che in Giappone, si è esibito in
Europa, in America del Nord, in Cina e in molti altri paesi, consolidando la sua
fama anche all’estero. Ha inciso tre raccolte come solista e pubblicato numerosi
album. Il brano Shika no toone, pubblicato in Germania, è stato
utilizzato nella colonna sonora per il film Memorie di una geisha. E’
stato insignito di numerosi riconoscimenti, tra cui l'Arts Festival Award
dell’Agenzia per gli Affari Culturali giapponese nel 1990, il Premio Remy
Martin, il Premio Ongaku-no-tomo Sha e il Theater Encouragement Award. Si è
classificato primo al concorso Pan Musik Festival ricevendo il Gran Premio nel
settore della musica tradizionale e gli è stato conferito il German Ambassador's
Award. Nel 2000 ha pubblicato i testi Shakuhachi Nyumon (“Introduzione
allo shakuhachi”) e Ichion ni kokoro wo komete (“Concentrare lo spirito
in un singolo suono”). Oltre all’attività di musicista svolge in parallelo
quella di insegnante tra Tokyo e Osaka.
PROGRAMMA
Il maestro Tajima
propone un programma di honkyoku tipici di diverse scuole, in particolare della
Dōkyoku, fondata negli anni Cinquanta da Watazumi Dōso (1910-1992). Tale scuola,
raccogliendo l'eredità dell'antica setta Myōan - creata alla fine dell'Ottocento
- privilegia al massimo l'aspetto meditativo nella pratica dello shakuhachi.
1. Sagariha
Il titolo, "Foglie
cadenti", simboleggia l'impermanenza dell'esistenza.
2. Daha no kyoku
"Onde che si infrangono"
si riferisce alla melodia, che vuole imitare il moto delle onde.
3. Tamuke
"Offrire" rimanda alla
preghiera per i defunti, in quanto il brano veniva eseguito dai monaci proprio
con questa funzione.
4. Yamagoe
Brano il cui titolo,
"Oltrepassare la montagna", evoca forse le difficoltà della pratica
meditativa. E' noto anche come
Reiho.
5. Shingetsu-chō
Il titolo, traducibile
come "Melodia dell'essenza dell'animo", ha una chiara matrice buddhista e allude
alla ricerca interiore.
6. San'an
San'an ("Parto sicuro")
rimanda a una storia di un parto favorito dall'ascolto del brano in
questione.
7. Tsuru no sugomori
"Nido di gru" descrive
la vita dei volatili tanto cari ai giapponesi, in quanto simboleggiano l'amore
dei genitori per i loro figli.
8. Kokū
Kokū ("Cielo vuoto"),
brano considerato uno dei più importanti del repertorio classico, è concepito
come descrizione della vacuità in senso buddhista.
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