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lunedì 11 agosto 2014

Libia, No Muos, No Tav ed i dolori del giovane renzie




Niscemi. I No Muos invadono la base
Sabato 9 agosto. 
Migliaia di attivisti hanno preso parte alla manifestazione contro le antenne di guerra. Il corteo è partito da Contrada Ulmo dirigendosi verso la base dell’esercito statunitense in barba ai divieti imposti dalla Questura. Come il 9 agosto dello scorso anno un buon numero è riuscito ad entrare nella base, dove da giovedì una delle antenne è occupata da sette No Muos.
Dopo la partenza alcuni No Muos hanno dato alle fiamme i fogli dei via e i divieti di dimora imposti dalla polizia e dalla magistratura. Una bella risposta a chi credeva di allontanarli dalle lotte.
Il corteo era aperto dalle mamme No Muos, in prima linea nella lotta contro il sistema Muos e contro tutte le antenne, le cui emissioni hanno provocato tumori specie tra i più piccoli.
Senza dimenticare che le antenne vecchie e nuove sono un tassello importante del sistema di comunicazione militare statunitense per le guerre di oggi e di domani.
Il corteo ha percorso il perimetro della base fino ad arrivare a ridosso delle antenne dove erano saliti i sette attivisti.
Quando le reti sono state tagliate e i No Muos in testa al corteo hanno cominciato ad entrare la polizia ha caricato. Più in là sono stati aperti altri varchi e i manifestanti si sono riversati nell'area della base raggiungendo l’antenna occupata.
Un’importante giornata di lotta di un movimento che non si arrende.
Tre dei sette sull'antenna hanno deciso di scendere: continua la resistenza degli altri quattro.

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Libia. Il grande gioco tra sangue e petrolio
La Libia è attraversata da una guerra per bande che sta frantumando il paese, rendendo sempre più difficile la vita sia ai libici sia ai numerosi profughi subsahariani che ci vivono. Mercoledì 6 agosto c’é stato un blackout totale. A Tripoli internet, la rete dei cellulari e l’acqua funzionano a singhiozzo.
Anche l’assistenza sanitaria è a rischio, perché il governo filippino ha chiesto ai 13mila lavoratori immigrati nel paese di lasciare la Libia. Ben tremila filippini lavoravano in Libia come infermieri e medici.
Continua a leggere e ascolta l’intervista a Karim Metref, un torinese di origine Kabila, insegnante, blogger, attento osservatore di quanto accade in nord Africa.

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No Muos. Un campeggio di lotta
Giovedì 7 agosto. Ad un anno di distanza dalla 
grande manifestazione popolare che invase la base statunitense di Niscemi, nel segno di un’opposizione concreta all’installazione del sistema di controllo satellitare nella sughereta di Niscemi, il movimento rilancia con una settimana di campeggio resistente e con una manifestazione di lotta il 9 agosto.
L’anno appena trascorso è stato segnato dalla fine dei lavori per l’installazione delle antenne, dall’inasprirsi della repressione, dalla tentazione della rassegnazione.
Quest’estate di lotta è un’importante occasione di rilancio per un movimento che in questi mesi ha continuato il proprio lavoro di informazione sul territorio, per aprire nuove possibilità ad un’agire che oggi mira ad impedire che le antenne vengano attivate.
Quando l’intero sistema sarà attivato su scala planetaria offrirà una straordinaria arma all’esercito statunitense, che potrà controllare i territori che vuole colpire per indirizzare i droni carichi di bombe su obiettivi ovunque nel mondo.
Il ministero dell’Interno ha deciso di tentare la carta della repressione preventiva, dando il foglio di via da Niscemi a 29 attivisti siciliani e vietando al corteo del 9 di attraversare la sughereta. Il pretesto per il divieto è la delicatezza dell’ecosistema. Peccato che tanta attenzione ai danni ambientali non tocchi gli abitanti di Niscemi sottoposti da decenni alle radiazioni delle altre antenne della base statunitense.
Un gioco sporco che mostra in controluce la trama di chi lo fa.
Anarres ne ha parlato con Pippo Gurrieri, attivista No Muos.
Ascolta la diretta

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I dolori del giovane Renzi
Il più giovane e dinamico capo del governo italiano (dopo Benito Mussolini) corre molto ma inciampa spesso.
In un paio di giorni ha dovuto incassare la bocciatura della confcommercio, che ha giudicato nullo l’effetto del taglio dell’Irpef per la ripresa dei consumi, e la delusione dei quattromila insegnanti che hanno visto sfumare la pensione mentre erano in dirittura d’arrivo.
Nonostante i frequenti scivoloni Renzi, tra un colpo di fiducia, una tagliola e una brasatura di massa degli emendamenti sta spazzando via la seconda camera elettiva dello Stato, prepara un’ennesima legge elettorale con l’asso pigliatutto per consolidare la democratura italiana.
Nonostante le statistiche lo diano in lieve calo di popolarità, riesce ancora a rappresentare il nuovo che avanza, mascherando il taglio di migliaia di posti di lavoro nella pubblica amministrazione per lotta alla burocrazia.
Ovviamente la tenuta si vedrà nel tempo. In un paese dove amicizie e clientele resistono nei decenni Renzi rischia di perdere per strada alcuni preziosi segmenti della sua base.
Il taglio di metà dei distacchi sindacali nel pubblico impiego – se ha alimentato la fama del leader che non guarda in faccia nessuno – ha allungato la fila degli scontenti.
Di oggi la notizia che la Cgil ha deciso di sottoporre alla Commissione europea la riforma del lavoro. Camusso non ha proclamato un’ora di sciopero contro le misure del governo, ma gioca la carta europea per punzecchiare il Primo Ministro.
Renzi dal canto suo imita Peron e cerca di instaurare una relazione diretta con il “popolo” tagliando i ponti con gli organismi di intermediazione sociale come il sindacato (post) concertativo e la stessa Confindustria.
L’info di blackout ne ha parlato con Cosimo Scarinzi della Cub. 
Ascolta la diretta

Anarres ha discusso con Pietro Stara del populismo renziano, che più che in Mussolini, pare specchiarsi nell’argentino Juan Peron. Ascolta la chiacchierata


Anarres Info

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