Fiume Panaro - Foto di Caterina Regazzi
Venerdì sera, 22 novembre 2013, sono stata ad una conferenza dell'architetto Mazzoni
del Coordinamento Regionale per la difesa dei fiumi dell'Emilia Romagna.
Era
stata organizzata dall’Associazione
del Presidio Paesistico Partecipativo del Medio Panaro e si trattava della
prima manifestazione indetta da questo gruppo che si propone la tutela e la
salvaguardia del maggior corso d’acqua modenese. Già l'anno scorso, mi pare (o
forse più) eravamo stati con Paolo ad una riunione di questa allora costituenda
Associazione e mi era sembrata una cosa molto importante partecipare, essendo il
fiume Panaro una componente fondamentale del mio vivere in questo paese,
Spilamberto.
Appena
possibile, quando il tempo è clemente (non come, purtroppo in questi ultimi
giorni) vado a passeggiare sul sentiero natura ed ho l'impressione di stare in
un altro piccolo - grande mondo, più pulito e silenzioso, più a misura d'uomo e
dove la natura può tentare almeno di rigenerarsi, a fronte di tutti i danni che
l'uomo, negli ultimi decenni, ha creato.
In
realtà mi aspettavo di più un resoconto sulla qualità chimica e batteriologica
delle acque, ma si sa, uno vede e capisce quello che è già predisposto a capire,
come pure che la sede della conferenza fosse a Magazzino (frazione di Savignano)
in una vecchia scuola in disuso, dove eravamo stati con Paolo la volta scorsa,
ed invece era alle scuole elementari di Mulino (altra frazione di Savignano).
Per fortuna, la provvidenziale Maria (la Bifolca) aveva controllato su internet
ed aveva trovato la giusta indicazione, strada facendo ci siamo sentite, ci
siamo incontrate e siamo andate là insieme, dopo aver cercato per un po' questa
scuola. Siamo arrivate così un po' in ritardo, la sala era già piena ed il
relatore aveva già sviluppato le premesse. Ha continuato però a parlare per un
paio d'ore veramente appassionato e appassionante, nonostante la mia stanchezza
(si occupa da 30 anni di queste cose), facendo notare a noi profani, tanti
particolari della situazione "fisica" dei nostri fiumi, delle opere umane che a
volte aiutano e a volte danneggiano, e la situazione attuale della Sardegna,
aleggiava sinistramente e angosciosamente nell'aria.
Ha parlato e ci ha mostrato
immagini di fiumi col letto deviato, di strade, passerelle, fabbriche,
depuratori costruiti nel letto di fiumi, campeggi costruiti sulle sponde, ponti
moderni che quasi si incrociano con ponti antichi e bellissimi, mostrandoci
anche vecchie cartoline del tempo che fu, dove il paesaggio era decisamente più
armonioso e bello, manufatti come briglie e centraline elettriche , magari utili
(anche se qualcuno ha avanzato dubbi), per la produzione di energia elettrica
"pulita" costruiti senza nessun accorgimento "estetico, chiedendosi dove fossero
quando sono state progettate, gli enti deputati alla tutela del'ambiente e le
Belle Arti. Ci ha mostrato una briglia con a fianco un corridoio per la risalita
dei pesci, dove l'acqua non ci arriva e quindi, ovviamente, è inutilizzabile
allo scopo.
Ha
detto anche che bisogna assolutamente lavorare per il ritorno alla balneabilità
delle acque, come era ai suoi tempi, in cui l'abitare vicino ad un fiume offriva
tante più occasioni di svago, tra cui quella di fare il bagno, tenendo presenti
le insidie che un fiume riserva. Diversi ragazzi sono morti annegati e lui
stesso ha rischiato di annegare.
Alla
fine ho lasciato la mia mail alla signora Anna, che fa parte (ed è molto attiva)
dell'Associazione; mi piacerebbe farne parte e poter fare la mia parte.
Vedremo.
Caterina Regazzi
Caterina Regazzi Maria Miani all'uscita dall'incontro si chiedeva e mi chiedeva come si fa dopo 30 anni ad essere così appassionati in questa opera di controllo, attenzione e denuncia. L'architetto ci ha mostrato e descritto infatti alcune denunce fatte a tutti gli enti ed organi preposti al controllo della situazione delle acque, normalmente rimasti inascoltati. L'amore per l'oggetto di questa attenzione e l'esperienza che fa si che si colgano aspetti particolari che normalmente sfuggono o non vengano considerati dalle persone comuni, portando ad una specie di "deformazione professionale" per cui non si può evitare di notare e sottolineare le cose che non vanno. Ecco io vorrei avere quella deformazione professionale nel mio lavoro. Bell'esempio!
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