Abbiamo iniziato a pubblicare gli appelli al mantenimento delle Province, in chiave bioregionale, su internet dal 2008 e prima sulla carta stampata,nei maggiori quotidiani ed in diversi libri editi dalla Rete Bioregionale Italiana, e le tracce per fortuna non sono andate perse…: https://www.google.com/search?client=gmail&rls=gm&q=no%20alle%20regioni%20carrozzoni%20s%C3%AC%20alle%20province%20paolo%20d’arpini
Ed ecco, dopo anni di proposte politiche bioregionali, oggi sul web è apparsa la notizia che anche la Corte dei Conti esprime perplessità sulla eliminazione delle Province, ce lo comunica il presidente della Provincia di Macerata, Antonio Pettinari: http://www.presidente.provincia.mc.it/?p=22967
In realtà se proprio proprio si volesse risparmiare sugli enti inutili e spendaccioni bisognerebbe considerare l'eliminazione delle Regioni. La costituzione degli Enti Regionali in Italia è stato uno dei mali della politica nostrana, tesa a spartirsi la torta amministrativa. Ha fatto comodo ai partiti che si sono creati delle piccole repubbliche all’interno dello stato contemporaneamente permettendo agli amministratori di mungere alle prebende pubbliche e gestire le ricchezze del popolo a fini personalistici. Prova ne sia -ad esempio- il gonfiamento paradossale della spesa sanitaria, con norme interne, attuazioni e finalità differenziate, con l’impossibilità di trasferimento da una Regione all’altra come si trattasse di stati esteri e con la suddivisione delle cariche e degli enti fra i soliti congiunti politici, senza nessun reale beneficio per la salute pubblica.
La parcellizzazione dell’Italia suddivisa in Enti regionali autonomi ha portato svantaggi al popolo italiano. Le Regioni sono -a tutti gli effetti- “repubblichette” indipendenti all’interno del contesto nazionale ed europeo e questo non è un vantaggio per la comunità, anzi ha portato guai, delusioni e persino odi… E di questo non abbiamo bisogno proprio ora che la crisi economica galoppante e la spinta allo sfacelo morale si fa più forte in Italia e nel mondo.
C’è bisogno di solidarietà e di capacità di riconoscersi con il luogo in cui si vive senza però cancellare l’unitarietà della vita e la consapevolezza che il pianeta è uno come una è la specie umana. L’integrazione è solo una ovvia conseguenza del vivere in luogo riconoscendolo come la propria casa.
Perciò il vero federalismo può essere solo bioregionale ed il riconoscimento con il luogo di residenza deve avvenire nelle forme più semplici e vicine al contesto socio/ambientale in cui si vive. Questo contesto è ovviamente la comunità del paese, e della città che riunisce una serie di paesi in una comunità facilmente riconducibile ad una identità condivisa. Questa è la “Provincia”.
Le Province, quindi, lungi dal dover essere eliminate dovrebbero anzi assurgere al ruolo rappresentativo dell’identità locale e tale riconoscimento non alienerebbe la comunione ed il senso di appartenenza all’Europa bensì aiuterebbe il radicamento al luogo in cui si vive e la responsabilizzazione a mantenerlo sano e compatto.
C’é inoltre da dire che dal punto di vista storico le Province da tempo immemorabile hanno rappresentato il “luogo di origine” mentre le Regioni sono state create massimamente a tavolino per soddisfare esigenze politiche indifferenti alla comunità. Vedesi -ad esempio- la costituzione del Lazio, formato per soddisfare le esigenze di una città che doveva essere la capitale di un nuovo impero, costituito smembrando la Tuscia, rubando territori all’Umbria (Rieti) e aree all’ex Regno di Napoli (Formia, Gaeta, etc.).
Perciò: Sì alle Province, come ricettacolo di identità bioregionale!
Referente Rete Bioregionale Italiana
Paolo D’Arpini
Referente Rete Bioregionale Italiana
Via Mazzini, 27 - Treia (Mc)
Tel. 0733/216293
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