“GLI ESSERI UMANI SOFFRONO NELLE FABBRICHE, NEI CANTIERI, PERTANTO E’ GIUSTIFICATO CHE SOFFRANO ANCHE GLI ANIMALI”
Questa è (più o meno) la patetica, avvilente affermazione del noto personaggio Vittorio Sgarbi del 16 ottobre u.s. su Rai Uno mentre si discuteva di circhi equestri che fanno uso di animali. Cioè, secondo il suo concetto, siccome gli esseri umani soffrono (a causa di se stessi perché stupidi e spesso malvagi) allora è giusto che soffrano anche gli animali.
Che gli esseri umani soffrano per cause proprie è un dato di fatto, ma che altri esseri siano schiavizzati, privati dalla loro libertà e costretti con la minaccia della fame, della frusta o del bastone a ripetere innaturali esercizi per far ridere gente che si diverte sulla sottomissione forzata di altri, questo non è concepibile.
Questo modo di ragionare è l’identico di chi giustificava il razzismo in cui gli schiavi non avevano voce in capitolo: erano altri a decidere della loro vita senza considerare la loro sofferenza. In sostanza per questa gente le necessità degli animali (come per gli schiavi) semplicemente non esistono, non hanno alcun valore: noi umani decidiamo per loro e non importa se l’animale viene strappato dal suo ambiente naturale, non importa se per catturarlo e costringerlo a sollazzare gente insensibile, viene uccisa la sua famiglia, non importa se al cucciolo viene negato il contatto con la madre, non importa se vengono incatenati, mortificati, se costretti a vivere in gabbie fino alla pazzia, l’importante è che siano utili agli umani.
Ma se l’animale potesse scegliere, farebbe quello che è costretto a fare? Certamente no. Allora noi, indifferenti della volontà della vittima, stiamo decidendo della sua libertà e della sua vita, quindi noi siamo dei tiranni. E’ come se un gruppo di persone della mongolia decidesse cosa fare della nostra famiglia, è decidesse di rubare i nostri figli per trasformarli in pagliacci e schiavi per il loro divertimento.
E’ vero, anche gli esseri umani fanno ciò che non vorrebbero, ma per un loro tornaconto: l’animale non ha alcun vantaggio, anzi, ha solo danno perché viene privato del “paradiso”, il suo ambiente naturale, in cui era per essere proiettato in un inferno preparato dagli umani.
Franco Libero Manco
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