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lunedì 17 febbraio 2020

Psicotransumanza musicale bioregionale - Remix

Risultato immagini per musica bioregionale

Viaggio musicale in italia meridionale

Il gargano è una terra antica dove mare bosco e montagna si incontrano, incastrandosi in piccoli borghi che hanno la bellezza di luoghi fuori confine… il treno come vettore di altro viaggio con sguardi sulla bellezza straordinaria del paesaggio, attento alla lentezza, ai valori del territorio, alla tipicità. lo sguardo spazia sul lago di varano e sulla lingua di terra che taglia azzurro dividendo lo specchio lacustre da quello marino, lungo il blu della costa per tuffarsi sulle spiagge, toccare da lontano i paesi e immergersi nei ritmi della tarantella garganica, accompagnata dai suoni dei tamburelli castagnette e chitarre battenti. 

Microeventi tematici rendono piacevole e originale il tragitto cantando raccontando e godendo appieno i paesaggi che si attraversano nel tramonto di una estate pugliese. le stazioni come piazze delle citta dove si condividono esperienze e comuni anche per riscoprire l’immenso patrimonio architettonico delle stazioni abbandonate, risorsa della socialità della cultura e delle creatività. alla ricerca di una musica altra, patrimonio di una memoria vivente, una memoria orale di storie canti e balli tessute su tre forme principali di tarantella, viestesana montanara e rodiana, utilizzate per cantare i sunetti con accompagnamento di strumenti della tradizione musicale garganica chitarra francese e battente, tamburello e castagnette. oggi resta la funzione sociale del cantare suonare e ballare come forma di divertimento e di socializzazione, durante occasioni festive e festivaliere. 

I diversi timbri, modi di cantare dialetti, colori, le diverse danze, le splendide voci, hanno facce da giovani che sembrano portatrici di un passato dai contorni mitici, parlano per l’occasione una sola lingua, quella di tutti noi checi siamo ubriacati di vino e di sole, abbiamo imparato dalla strada e dalle persone. crediamo nella poesia e nella purezza dell’anima: la musica è un pensiero che fa rumore.  

Per l’uomo antico che viveva a stretto contatto con la natura, le cose veramente importanti erano poche e riconducibili ai quattro elementi: il fuoco la terra l aria l’acqua considerati sacri. le più belle espressioni tramandare nel tempo, sono legate al verdeggiare della natura attorno a sorgenti e pozzi, assi del mondo, microcosmi che legano il cielo alla terra.

Un viaggio attraverso strade dell’erba dell’alto tavoliere, percorso lento: segue ritmi stagionali di quei pastori che con i loro armenti per secoli, hanno percorso i tratturi. le storiche vie della lana assi portanti del sistema transumanza. sono state definite nel tempo e modellate dall’uomo con costruzioni sempre più articolate. a causa della presenza del brigantaggio della pirateria era indispensabile considerare il fattore sicurezza ecco allora le masserie fortificate negli spazi sterminati del tavoliere, dominano il paesaggio conte robuste e arcigne torrette. 

Nelle vicinanze i locali destinati al bestiame, quelli per conservare il fieno e la lavorazione dei prodotti caseari, le abitazioni dei pastori, spettacolari elementi di architettura povera. la fitta rete di comunicazione, che era rappresentata dai quattro tratturi principali e dai loro bracci, è andata perduta. la mena delle pecore, una sorta di dogana istituita sotto il regno di alfonso I d’Aragona, prima a lucera, fino al 1468 e poi a foggia, quando il fenomeno della transumanza raggiunse l’apogeo del suo sviluppo. 

L’alto tavoliere è una bioregione opulenta anche per ciò che riguarda la tradizione gastronomica, basata su ricette povere naturali, provenienti dal mondo contadino e sapientemente tramandate per secoli. una cucina definita tergano perché ha origini da sapori e profumi della terra, come l’olio. secoli fa dalla spigolatura del grano i contadini si procuravano una farina da cui si otteneva una pasta speciale ideale, le saporite orecchiette, piatti poveri come il pancotto, preparato con pane raffermo ed erbe miste selvatiche con il caciocavallo podalico e saporite mozzarelle. nei pressi dei colorati mercati, ancora oggi si incontra il terrazzano che vende le erbe spontanee, raccolte nei campi, utilizzate per insaporire le pietanze tradizionali. fin dal quattrocento l’alto tavoliere accolse migranti provenienti dal albania, che qui si stabilirono, radicandovi la propria lingua, l’arbresh che sopravvive tutelata ancora oggi. queste colonie introdussero culto di san giorgio in onore di giorgio castrista skandemberg principe d’Albania. proprio lui contributi a tale integrazione adottando una politica di forte incentivazione spingendo all’accoglienza e alle agevolazioni dei nuovi gruppi di famiglie albanesi insediatesi, sulla base di una alleanza politica con alfonso I d’aragona. questo ha permesso una integrazione della comunità arbresh con la popolazione locale. le pietre e i mattoni dei paesi parlano ancora oggi della vita e delle emozioni del passato.  

Il magico sud incontra il mondo: le danze e le musiche del mondo sono l’espressione dei popoli sonori passi, gli stili, i movimenti, i ritmi di luoghi differenti, i canti, gli strumenti e i costumi, la gioia diviene gesto, figura, comunicazione. avvicinarsi alla danza etnica è un modo per conoscere la cultura di paesi diversi. sull appennino dauno un coinvolgente viaggio in cui, avvolti dalla musica per scoprire nuovi orizzonti, il piacere di ballare assieme, esprimersi liberamente e condividere i sorrisi.sul pollino un lavoro comune nasce da un gruppo di giovani che si fonda sull’amore per il proprio luogo di nascita, l’attaccamento sentimentale alla cultura del luogo, il senso della memoria e dei legami comunitari. il risultato è una festa dove artisti di strada, suonatori, costruttori di strumenti musicali si incontrano per condividere la propria cultura di appartenenza. la cultura dei suoni rappresenta un contro esempio rispetto agli effetti omologanti generati dalle grandi baraonde estive. 

I suoni antichi veicolano emozioni che appartengono alla memoria collettiva, allo scambio tra le generazioni, ai modi di vivere delle comunità. qui la cultura dei suoni è stata trasmessa oralmente dagli anziani ed è ancora oggi affidata alle occasioni di ritrovo, di scambio e socialità. in casi del genere l’identita culturale acquista valore in virtù della sua riproduzione, organizzata entro pratiche di relazione e di scambio che investono direttamente la vita sociale del paese. sono molti a pensare che il risveglio dell’economia del sud dipenda in larga parte dal rilancio turistico del suo patrimonio immateriale, anche se come si fa senza la partecipazione diretta degli abitanti e senza un serio recupero dei saperi tradizionali? ed è giusto trasformare tutto in materiale turistico? questo gruppo di giovani sta portando avanti un lavoro appassionante col risultato che il numero di persone che arrivano cresce ogni anno. aumentatomi ragazzi che imparano a suonare strumenti tradizionali, a dimostrazione del fatto che anche in tempi di modernità la tradizione trova il modo di tenersi viva, anche se è giusto mettere il marchio anche su una suonata di zampogna?

L’eccezionalità della luce, la frisa, santo paulu terra rossa e ulivi, il griko. qui niente menzogne, niente trucchi, san giorgio è san giorgio, la terra brucia e il mare è verdeazzurro. sotto il sole di mezzogiorno troviamo la verità cruda di come è fatta la gente di qui, anche fra sentire e agire, fra passione e sentimento, fra culture e confini che svaniranno in una notte, non soltanto fra musiche. come diceva don chisciotte dove c'è musica non può esserci nulla di negativo. tappa del nomadismo estivo della nuova cultura della strada, danza sfrenate, notti insonni, carica ancestrale e neotribalismo elegante, immuni all’innovazione capaci di catturare un pubblico sterminato. tutto è cominciato nei primi anni 90 con alcuni gruppi che, complice il reggae, hanno introdotto gli adolescenti ad un uso vivido del dialetto, con quella espressione tarantamuffin che coniugava tradizione e visioni del futuro, radici e piste da ballo, tropici e salento, dimostrando che i linguaggi della musica possono essere davvero planetari. 

La notte della taranta una miscela di cultura, consumo e propaganda turistica che affatto la fortuna del salento, con quell’abuso di pizzica che segue ovunque, nelle pizzerie nei supermercati e che a melpignano trova la sua estrema consacrazione. ne è nata una contaminazione che svela le radici comuni della grande musica popolare, dalla pizzica al jazz, al blues, al reggae, al dub. contaminazioni dei linguaggi più antichi della musica salentina, pizzica tarantata, ritmi trance, jungle, strumenti tradizionali, elaborazioni digitali che ci raccontano una grande verità che solo attraverso l’incontro coni codici sonori contemporanei l’immenso patrimonio della tradizione può trarre linfa per sopravvivere ai morsi del tempo. 

Il salento luogo d’incontro e di reciproco ascolto.i ragni neri dal dorso puntini rossi, oggi non ce ne sono più, come è sparita la gente di campagna. i ragni maculati della tradizione che pizzicavano le donne, durante la raccolta del tabacco, sotto al sole che rapisce la mente e la porta in una galassia lontana. quelli sopravvissuti si nascondono nei sempre più rari muretti a secco. la musica popolare è andare verso sud a sventolare una nuova bandiera e una nuova tradizione.

Abitiamo un mondo arredatissimo, pieno di soggetti da possedere e da usare anche spesso del tutto superflui e che dunque non riusciamo a consumare interamente. il televisore rotto, la giacca passata di moda, il vecchio modello di cellulare, un software sorpassato, il giornale di ieri. dopo che abbiamo smesso di adoperarli sono ancora lì, fisicamente e malinconicamente transitati alla condizione di splendidi feticci dei nostri tempi, a quella di rifiuti ingombranti. la musica popolare invece ha una funzione inesauribile. danza nelle feste, nelle mietiture, negli innamoramenti, nei rituali che sopperiscono alle assenze di dio, cura fino laggiù, nelle remoti regioni dell’anima dove la medicina chimica non riesce ad arrivare e ci libera dal negativo dell’esistenza. armonia perduta che preme dal profondo e tenta una nuova fioritura. musica suonata il più possibile in acustico compatibilmente con le necessita che il violento e degradato suono sociale dentro cui viviamo richiede. (da sud di teresa de sio) abitiamo un mondo arredatissimo pieno di oggetti da usare e consumare freneticamente spesso inutilmente, che fatica! e quanta fatica sprecata dato che niente può essere consumato fino in fondo cellulari, televisori, frigoriferi, strumenti irrinunciabili. Dopo che abbiamo smesso di usarli ci trasciniamo il peso di migliaia di cose rotte. 

Ogni attività dell’ingegno potrebbe servire a qualcosa e consumare interamente la propria essenza nell’arco del ciclo funzionale senza lasciare residui. La musica tradizionale ha la sua funzione nelle feste nei rituali e cura le anime strette dal negativo dell esistenza e le libera. musica consumabile fino in fondo suonata in acustico senza amplificazione e altro consumo di energia.  

Frequentare luoghi dove fare cose sane e sensate, belle e seducenti per far riprendere i sensi, lontano dal anestetico inquinamento che il rumore delle informazioni ci propina ogni giorno. antiche masserie nella valle d’itria, luoghi privilegiati dove ascoltare riflessioni originali legate al mondo dei sensi, lezioni a tema, conferenze itineranti, gite a velocità lenta, esposizioni tattili, biodiversità re-design delle tradizioni, cibi buoni e occasioni per godere della sensualità della puglia vista con occhi nuovi. quale ingiusta infamia imporre orecchie d’asino all’alunno ottuso, orecchi così intelligenti ed elevati, l’umile fratello asino, affidabile e democratico, amico buono. il raglio voce accorata, divina sapienza la sua signorile lentezza, nella inguaribile frenesia post moderna. somiglia a noi razza contadina, mite paziente discreto. per questo diadema di virtù lo eleggiamo cordialmente simbolo fraterno del paesaggio a noi caro del terzo meridione.  

Il sole a otto raggi simbolo della filosofia dei sensi di federico II. castellando del monte ha otto lati con otto torrette anch’esse di otto lati. disegna a terra un quadrato inserito nel cerchio, il cerchio armonia del cosmo, il quadrato terra e costruzione. il cerchione spirito, l’anima prigioniera del corpo, la terra il quadrato.  

alle nove del mattino nei paesi del meridione ci sono già 40 gradi, nei campi assalti comincia la trebbiatura. e proprio sotto il sole infuocato gli anziani alleggeriscono la fatica cantando un canto di lavoro. la sera suoni colori e ritmi ipnotici invadono le aje lastricate di pietra. la taranta è come un albero i rami costituiscono le varie suonate, ogni brano ha una sua tradizione e storia magica. è uno stile di vita, una vocazione, da gioia e dolore. ascoltare la taranta rende felici ed orgogliosi di appartenere alle terre del sud. il ritmo è alla base di tutto travolge alle prime note, si impossessa di noi e del nostro essere.  

Il fascino intrinseco del mare, tavola sconfinata, segreto oscuro dell’orizzonte, storie nascoste sotto il forziere salmastro. ha ispirato i capisaldi della letteratura di ogni tempo. menti impossessate dal canto ammaliante delle sirene, strette nella morsa intricata di un polpo innamorato, mentre il candore della balena irrompe la calma apparente dell’oceano spumoso, custodita gelosamente dall’immenso mammifero,attraverso cui si scioglie il nodo della distesa gigantesca d’acqua indomabile. tanto puntando l’orizzonte i mari sembrano tutti uguali.  

Etnopunk e punkabestia: proprio dall’unione dell’estetica punk e dalle modalità della filosofia rasta nascono punkabestia, punk al massimo grado, piercing, tatuaggi, dreads lunghissimi, oppure teste variopinte con dreads e parti rasate. il punkabestia è chiuso fondamentalmente in se stesso, spesso teso all’autodistruzione nichilistica, bruciandosi il cervello con droghe sintetiche e alcool. esprime il suo essere quotidiano nella giocoleria e nella clowneria di strada, soprattutto con clave e danze del fuoco. l’abbigliamento è vario, pantaloni militari o alla turchesca, camicie a quadri stile grunge, cappelli strani e colorati, spesso scalzi, sono uno spettacolo dentro lo spettacolo. il movimento si è diffuso soprattutto nel meridione, dove l’estate girano con vecchi furgoni e camper con i loro numerosi cani, dormendo dove capita e traendo sostegno da piccolo artigianato e giocoleria. ispiratori del movimento le negresses vertes, gruppo francese, nato dalla unione di saltimbanchi e musicisti di strada. i mano negra di manu chao e gli internazionali gogo bordello. da un po di anni girano anche gli etno punk, intellettuali e filosofici, hanno dato al movimento un’impronta culturale che tende a rimarcare la forza della tradizione musicale. indossano jeans scuri, canottiere scure, scarponcini, cinte con borchie, creste o dreads e spesso sulle spalle scenografiche zampogne, con l’otre di pelle di pecora. infatti sono molto legati alla musica popolare di tradizione che studiano e suonano in continuazione come forma di resistenza all’omologazione culturale dei nostri tempi. si rifanno alla tradizione cantando in dialetto, spesso suonando anche altri strumenti etnici, come organetti, chitarre battenti e tamburelli. 

Forse anarchici e non nichilisti nelle loro canzoni c’è sempre una volontà, una resistenza a fondersi alla cultura di massa riuscendo a conservare il patrimonio culturale della loro regione di provenienza. una resistenza all’acculturazione dell’estetica dominante, un progressivo avvicinamento, anche se non una fusione, alle forme di espressione della musica contemporanea. sempre tesi, come filtro, all’affermazione del proprio essere meridionale tradizionale.

Suoni, colori, profumi. colori: i pensieri si disciolgono nel nero inchiostro dell’anima; suoni: raccogliendo manate di terra rossa, generosa come i racconti; profumi: arrivano con la tramontana le luccicanti promesse delle stelle marine.

Ferdinando Renzetti

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