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giovedì 21 maggio 2015

Oria (Br) - In difesa degli ulivi del Salento


Al Commissario dal Popolo degli Ulivi queste le richieste civiche della ragionevolezza e del buon senso per uscire dal baratro dell’ “affare Xylella” e salvare il Salento e il buon nome delle istituzioni scivolate in questo assurdo scandalo internazionale!

Il Popolo degli Ulivi incontrato dal Commissario Silletti in contrada Frascata in feudo di Oria (Br) si dimostra preparato e determinato nel difendere il territorio

Il 18 maggio 2015 presso il presidio permanente di Oria in difesa degli ulivi e del territorio, i cittadini in mobilitazione hanno ricevuto la visita del commissario straordinario Giuseppe Silletti, accompagnato dai militari del Corpo Forestale dello Stato. L’incontro, svoltosi in un clima cordiale, ha fatto comunque emergere due posizioni contrapposte. Da una parte la ferma volontà di preservare il territorio, evitando danni irreversibili, mentre dall’altra una posizione istituzionale quale “braccio esecutivo della legge”. I presidianti manifestano la necessità di difendere gli ulivi dalle eradicazioni, e tutto il complesso della flora territoriale, e l’ intero ecosistema dall’uso di veleni che andrebbero ad incidere in una situazione ambientale e sanitaria già precaria. Nell’occasione si sono aperte delle proposte che il commissario Silletti si è dimostrato pronto ad accogliere ed a farsene portavoce presso il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina. Quali sono le istanze?
      
1)     Chiedere all’ Unione Europea di rivedere con urgenza la normativa sui patogeni da Quarantena (Direttiva 29/2000), escludendo dagli elenchi il nuovo ceppo di Xylella, ignoto e nuovo per la scienza come han comunicato i ricercatori che lo avrebbero individuato nel 2013 in Salento, date le sue prime osservate caratteristiche che lo differenziano dalla Xylella fastidiosa dei ceppi che per antonomasia colpiscono la vite in California; vite che a detta dei ricercatori non verrebbe colpita dal ceppo di Xylella riscontrato in Salento. Per di più non è neppure dimostrata la tanto sbandierata irresponsabilmente, da parte di alcuni ricercatori, patogenicità di tale Xylella salentina per l’olivo. Anche per questo chiediamo:          

2)    l’ apertura della ricerca a 360°, aspetto fondamentale nella seria ricerca scientifica scevra da interessi terzi, (che è stata impedita, addirittura per legge in questa vicenda  dall’ assurdo art 6 comma 3 del D. M. 26/09/2014) ed evitando che il Servizio fitosanitario regionale competente possa di fatto ostacolare, come ad oggi nei fatti avvenuto, la ricerca scientifica e la diffusione degli eventuali dati ottenuti. È impensabile che gli istituti di ricerca, soprattutto se pubblici e dunque al diretto servizio dei cittadini, siano bloccati nello svolgere le azioni che gli competono in autonomia. Ricerca però che non deve trasformarsi in una corsa alle più disparate assurde speculazioni; che deve tarpare le ali già da subito ad ogni subdolo interesse, già nell’aria, di chi vorrebbe diffondere varietà brevettare dichiarate resistenti, e magari persino con apertura, nella creata strumentale “emergenza”, per varietà transgeniche. Motivo per cui la ricerca, negli approcci fito-terapeutici, deve essere assolutamente di tipo agro-ecologico!   

3)     Esperienze pregresse hanno dimostrato che l’espianto è inutile nel contenimento/eliminazione del batterio Xylella f., una volta insediatosi, (esso potrebbe essere ospitato da circa 180 specie di vegetali, sempre in riferimento ai ceppi californiani su cui più è ricca la letteratura scientifica). Ad oggi, nessuna evidenza scientifica ha dimostrato che ilCO.DI.RO., (la sintomatologia degli ulivi con alcuni rami disseccati osservati in Salento), è dovuto al ceppo salentino di Xylella fastidiosa;

4)      Il prossimo annunciato “piano” del Commissario Silletti pertanto, dovrebbe a rigor di logica, non concentrarsi più sulla inutile e dispendiosa lotta al batterio, ma sulla cura degli alberi d’olivo e del nostro intero ecosistema salentino, e prevedere l’applicazione di vere buone pratiche (considerando la particolare longevità e resistenza della pianta tacciata oggi di essere ospite di Xylella, l’ulivo), ed eliminando le estirpazioni di olivi e di qualsiasi altra specie di flora, buone pratiche che devono essere agro-ecologiche e riprendere le antiche tecniche olivicole il cui abbandono, accompagnato ad un uso abnorme di agro-chimica, ha comportato la diffusione del CODIRO, legato, come gli stessi ricercatori pugliesi di Xylella hanno scritto già nel 2013, ad un complesso di funghi e insetti (Zeuzera pyrina), configurando la Xylella nei loro scritti al più come un cofattore nell’eziologia del CODIRO, non a caso definito “COmplesso” del DIsseccamento Rapido di alcuni rami degli Olivi;

5)      in mancanza di qualsivoglia certezza scientifica e di una diagnosi completa, considerando, anche e non solo per questo, che lo stress chimico potrebbe influire negativamente sul disseccamento, chiediamo di non utilizzare veleni, Stop all’agrochimica con moratorie diffuse sull’uso di pesticidi e diserbanti, ma di incentivare le pratiche biologiche adottando delle strategie volte a garantire la conservazione e l'utilizzazione sostenibile della biodiversità come previsto dall’orientamento comunitario dopo la Convenzione di Rio De Janeiro del 1992. Buone pratiche che devono passare da un arricchimento del contenuto organico dei suoli, quasi desertificati dalle cattive pratiche agronomiche degli ultimi anni, e dall’ incremento della biodiversità autoctona, dalle bonifiche di aree inquinate e da interventi diffusi di rinaturalizzazione e rimboschimento per un rinforzo dell’ intero agro-sistema indebolito da una cattiva antropizzazione.
No ad ipotesi assurde e deleterie di incappucciamento con reti anti-insetto dei nostri ulivi di cui si è letto in questi giorni, deleterie forse persino ancor più per il CODIRO perché con i conseguenti ristagni di umidità potrebbero favorire proprio l’azione dei funghi, ed inoltre sarebbero uno scempio paesaggistico, offesa su offesa per i nostri ulivi e alberi in generale, e per tutto il nostro paesaggio storico-naturale cui è legata anche la nostra florida economia turistica, messa oggi in ginocchio dalle follie dell’ “affare Xylella”;    

6)      ritiro totale degli intollerabili inammissibili divieti dei reimpianti di piante di flora spontanea italica euro-mediterranea e domestica, come delle antiche cultivar tradizionali locali, ed altre piante in territorio salentino.
Salvare e fare vendere nel territorio salentino le piante presenti nei vivai salentini, che devono poter continuare a vendere ed eventualmente importare piante da diffondere nel Salento;

7)      Stop totale ad ogni assurdo biocidio di flora autoctona e non, a partire dalla massima preservazione degli oleandri, come di ogni altra specie. Sgradevole, pertanto, continuare a leggere, persino in documenti ufficiali su Xylella, il termine di “erbe infestanti”, quando nelle filosofie del biologico, e non solo, vi si riconosce alle erbe persino un’ importante funzione agricola negli inerbimenti;

8)     Non devono essere assolutamente eradicati neppure gli alberi di Oria tagliati irresponsabilmente, tra le lacrime dei tanti presenti in loro difesa! Dai loro monconi relitti e vivi emergeranno germogli e polloni da cui potranno tornare a verdeggiare simbolici nuovi e forti alberi d’olivo.

9)      i fondi indirizzati assurdamente all’ indennizzo per le eradicazioni, destinazione che condanniamo e stigmatizziamo senza mezzi termini, siano invece ridestinati alla ricerca finalizzata alla cura agroecologica degli alberi, attraverso un’analisi approfondita della problematica, che tenga conto anche della non novità agronomica, contrariamente a quanto taluni “ricercatori” hanno tentato di fare credere, delle pandemie a carico degli ulivi del Salento, già colpiti nei secoli trascorsi dalla cosiddetta “Brusca”, dai sintomi molto simili al neobattezzato CODIRO, e che pure pare fosse dovuta a dei funghi. Epidemie pandemie ed endemiche in Salento superate e curate nei secoli in Salento senza grossi problematici strascichi e con sopravvivenza degli olivi non a caso oggi plurisecolari.

Qualora il Commissario governativo dovesse riscontrare una ostinazione ministeriale invece nell’ulteriore non ascolto di queste minime basilari richieste civiche di ragionevolezza e buon senso, lo invitiamo a valutare l’opportunità di rassegnare le sue dimissioni in regime anche di autotutela, e per lanciare un segnale internazionale forte sull’inammissibilità di procedere ad interventi di eradicazione, avvelenamento di territori dove vivono tantissime persone, e praticamente di desertificazione artificiale come si configura in certe nuove derive verso cui è stata orientate l’ UE in tema di Xylella, a causa dell’assurdo allarmismo sospetto e dell’ approssimazione scientifica che da certi uffici e istituti italiani è stato fatta.

Il Commissario in più occasioni, convegni e interviste sulle reti TV nazionali, ha evidenziato il suo ruolo di esecutore, pur nella non condivisione personale delle pratiche drastiche da fare eseguire, e questo dovrebbe essere elemento di ulteriori profonde riflessioni in coscienza!

Le ombre fitte che sono addensate sull’anomalo caso Xylella in Puglia, che si configura sempre più come un immenso affare costruito e architettato tra mille forzature anche scientifiche, per non parlare di quelle politiche, ombre che lasciano spazio ormai a certezze sempre più incontrovertibili e documentate dalle inchieste giornalistiche che si stanno addensando sui tanti aspetti scandalosi di queste vicenda, devono portare il Commissario a chiedere a Bruxelles, che anche la polizia europea, Europol, valuti con sue inchieste parallele, a quelle che le procure nazionali italiane stanno conducendo a ritmo sempre maggiore, quelli interessi agro-mafiosi e di lobby-corollario che aleggiano intorno al cavallo di troia della fantomatica Xylella. Non è un caso che il giudice antimafia Gian Carlo Caselli abbia dedicato un grande approfondimento allo strano caso pugliese della Xylella, nel recente rapporto sulle agromafie curato per Eurispes.
Pertanto chiediamo al Commissario nei prossimi eventuali incontri nelle Prefetture salentine di Lecce, Brindisi e Taranto, di indirizzare l’attenzione dei prefetti e delle forze dell’ ordine tutte, dai cittadini, di cui ha potuto toccare con mano preparazione e dignitosa garbatezza, e che stanno con fermezza, onore e responsabilità civica, in questo momento di deficienza istituzionale, difendendo olivi, ecosistema e salute pubblica, e con questi quindi lo Stato stesso, insieme di cittadini e sue ricchezze culturali e materiali, ad indirizzare l’operato di indagine e vigilanza al fianco della procure che stanno indagando sugli eccessi forsennati dei piani anti-xylella, sui flussi anomali di denaro, sui provvedimenti draconiani assurdi assunti, ad esempio contro i vivaisti, sugli interessi veri celati, sulle modalità con cui il caso Xylella è stato messo in piedi, con tantissimo dannosissimo ed infondato procurato allarme, ecc. ecc.

Il Commissario, preso atto della realtà locale e del caso Xylella in queste settimane, deve chiedere al Governo di ritirare lo stato di emergenza su Xylella, e su Xylella il ritiro di alcuno stato di calamità naturale, e invitare l’ Unione Europea a forti accertamenti per quindi ritirare la assurda bollatura della Provincia di Lecce e del Salento tutto come “area infetta”, operando ad ogni suo livello per risanare il gravissimo danno di immagine che l’irresponsabilità di pochi ha causato ad un territorio e ad una popolazione intera.
             
Il commissario ha incontrato, nelle campagne che hanno subìto il taglio degli ulivi -anche plurisecolari- il 13 aprile 2015, i cittadini tra i quali saggi anziani agricoltori, con cui, è scontato dirlo, non occorre certo l’ esecrabile uso della forza pubblica, ma quello della ragione.
L’esperienza verificatasi in Italia, potrebbe fornire elementi importanti sulla conoscenza del batterio ed utili indicazioni sulla convivenza con lo stesso una volta insediatosi o una volta comunque riscontrata una sua diffusa presenza, qualora sempre si dovesse appurare la sua patogenicità e la diretta relazione con il fenomeno pugliese.
(Ci riserviamo pertanto di fornire nei prossimi giorni tutte le indicazioni a nostro avviso auspicabili, esprimendo il diritto dei territori di essere partecipi nelle decisioni che li riguardano direttamente.)


19 maggio 2015,    il Popolo degli Ulivi.

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