Presentazione



In movimento per ecologie, vivere insieme, economia sostenibile, bioregionalismo, esperienza del se' (personal development).

domenica 7 luglio 2013

Teodoro Margarita: "Sentirsi inadeguati... a volte aiuta"

Teodoro Margarita, Incontro Collettivo Ecologista 2013


  • Ti capita di sentirti fuori posto, completamente fuori dal tempo, ti avviene sempre più spesso di dirti, di chiederti "Ma io, cosa ci faccio qui? Ma con chi ho a che fare? Ma chi sto amando? Chi si aggira in queste stanze e c'è qualcuno che si aggira o sono totalmente solo? Le cose che faccio, sono di interesse o sono onanismo, pura perdita di tempo? Cosa accidenti sto mai portando a termine? Serve, a qualcosa, a qualcuno?
  • Non sto invece buttando via tutto il mio tempo, soffocando le mie potenzialità e annegando nel mare del niente?
  • Gli applausi che strappo, persino le lacrime di qualcuno, di qualcuna, le donne piangono più facilmente degli uomini, quelle rarissime volte che mi accade di mettere fuori il cuore a nudo, tutta la mia voglia di disseminare il mondo, di capovolgerlo e di ararlo, ma sono sostenute da costanza, da caparbietà, da quali qualità sono sorrette? Nulla, ti dici che cani e porci scrivono, pubblicano e non dicono niente, assolutamente niente, non sono capaci di muovere al riso, al pianto, all'azione, nessuno, proprio nessuno, neanche i propri lettori. già, MA TU, tu sei capace?
  • Sei capace, mi dico, sono capace di organizzare tutta questa pentola che mi bolle dentro e di farla decantare, diluirne il contenuto e dispensarlo sì che venga accolta, assaporata almeno da quelli che, supponi, sono più prossimi ad assaggiarne il contenuto?
  • Allora, mi prende la disperazione. Mi prende lo sconforto più nero. Se avessi sposato qualche tossicodipendenza, sarei stato in overdose, sarei scoppiato, ucciso, gli occhi fuori dalle orbite, morto. Crepato, scaraventato fuori da me stesso e fatto fuori, letteralmente.
  • Già, alla lettera, è questo il punto che mi tormenta, alla lettera. Una dopo l'altra. Una vocale, una consonante. Vocali, che ti chiamano a dar voce, quindi ti tirano fuori e ti portano per il mondo, quest'anno, soprattutto in Emilia, chissà perchè, a dar fuori di voce, forte, chiaramente e qualcuno ti ascolta, anche.
  • Consooante: ovvero unire queste voci e là, là lo sai che non brilli. Non brillo per nulla o non brilla questo mondo lercio? Non brilla perchè vi brillano i soliti furbi, gli artisti della fuffa,  i professionisti del vago, quelli che qualunque cazzata dicono la dicono bene e su mille canali.
    • Quelli che parlano sostenuti da megafoni giganti. Quelli che sanno fare arma di potere delle loro non parole. Ti senti inadeguato al mondo. senti che ogni attimo di poesia sgorgante è acqua destinata ad essere inquinata e persa nelle fogne, confusa nelle acque nere e persa, diluita, indistinguibile, senza ritorno alla fonte, senza beneficio alcuno per la 
  • sorgente.
  • Ti senti così, perso, vago, vaco. 
  • Ti senti inadeguato a sostenere questo tuo mondo di idee e ti senti tradito, inascoltato.
  • Immobile, roteante su te stesso, annegato in un onanismo senza risparmio e senza costrutto. Un onanismo universale, una dispersione del seme universale. Una dispersione mentale, fisica, sessuale, una dispersione senza senso.
  • Ti andrebbe bene di morire, di andartene, di sbattere la porta e di salutare, certo che , là dentro, si continuerà a gozzovigliare, a cianciare del nulla, a stravaccarsi sulle cazzate, come e senza la tua fastidiosa, pulciosa, insulsa e grillesca presenza.
  • Ti senti così. Stai male. Alla tua età, ti dici, non è più possibile farsi male in questo modo, non è più possibile rovinarsi, sprecarsi, darsi a vuoto a gratis, a tempo perso. Darsi a tempo perso.
  • Ti dici che ti devi organizzare e non sei capace, non hai imparato nessuna furbizia, non sei in possesso di trucco alcuno.
  • Un poco di savoir vivre, niente. Brancoli nel vuoto, nell'indistinto, nell'assolutamente velleitario.
  • E non puoi più. Non adesso che hai un figlio, che hai un podere da coltivare, persino una relazione da consolidare, se ci riesci ad innamorare e manco questo è sicuro, neanche questo, neanche conquistare un cuore: uno solo, mica centomila?
  • E invece...
  •  Invece, invece, ivece ti dici... e sopravvivi.
  • Ti dici che se anche avessi solamente aperto i battenti delle finestre antiche della casa colonica che abiti, se anche avessi soltanto fatto questo, si solamente aperto spalancato queste finestre, bene, la casa avrebbe preso aria e respirato e tu lo fai, lo fai, ami l'entrare della brezza mattutina, il refolo d'aria che arriva dal fresco dell'alba, ti dici che solamente questo, solamente questo aver aperyo le finestre è già una salvezza, è già la tua missione compiuta sulla terra.
  • E invece, stai mettendo a dimora mille erbe, stai seminando mille fiori, per la terra, per la tua dolce collina, se anche le limacce ne divorano la qualsi totalità, allora, quelli che restano, poveri fiori sopravvissuti, quelli, almeno quelli scampati alla foga divoratrice, quelli, quelli, ti dici, ti saranno grati.
  • E ti dici che non importa di leggere le tue poesie, le cose che scrivi e ti escono dal sangue, a poche persone, non importa, tu ce la metti tutta e ci provi, ci provi a restare umano. Si, tu, io ci sto provando a restare umano. Ci sto provando, a restare umano, padre, coltivatore, poeta, seminatore, educatore, guerriero, contadino, artefice di pace.
  • Ci sto provando, a spizzchi e bocconi, senza un disegno preciso ma ci sto provando. Mi hanno dimesso dalla carica, una carica nell'associazione nella quale milito da oltre 10 anni, una bella botta, 
  • una caduta che mi ha stordito.
  • Mi ha stordito ma non mi ha atterrato. Sono qui, preda del dubbio ma anche ancora capace di guardarmi dentro e di sputar fuori il dubbio, l'angoscia per questo tempo perso.
  • E questo, questo scrivere, è tempo perso? No, mi dico. No.
  • E' un necessario riprendere i fili, ritessersi daccapo. Ricominciare con forza e determinazione.
  • Riprovarci. Si, ci riprovo, riparto.
  • Riparto dall'aprire le finestre. Fuori c'è sempre qualcuno sulla via e i tuoi bei fiori sul davanzale, troveranno un ammiratore, una persona con la quale, per via dei fiori, sorridere.
  • E se cominci una giornata così, affacciandoti sul mondo dal tuo davanzale, ti dici che non hai bisogno di essere il papa, non hai bisogno di organizzare nessuna chiesa e che il passante, il sorriso di un passante, per caso, ammirato dai tuoi fiori, può basatre.
  • Perchè il sorriso di quel passante, qui ed ora, è il segno del tuo valere, è il segno chiaro del tuo saper sorridere, con i tuoi fiori, la cura quotidiana , saper sorridere, tu, al mondo.
  • E ti passa allora questa angoscia, questa smania di gridare, di squarciare silenzi che non esistono. Tu, con i tuoi fiori sul davanzale, gentilmente, parli ogni giorno.
  • Ogni giorno, si, mi dico, vi dico, ogni giorno, sussurare al mondo che ci crediamo, che accarezziamo l'aria, che scriviamo poesia silente col rosso delle nostre dalie, col rosa dei nostri piccoli garofani profumati, col verde lucente del nostro rosmarino ricadente.
  • Noi, io, voi, e ci passi la disperazione.
  • All'alba, all'alba del 7 di luglio 2013.
  • Cranno, poggetto felice, nonostante i ragazzacci del rave che ci hanno devastato i prati e cercato di sottarre le utombili, rovesciato le fioriere e vomitato nelle stanze.
  • Nonostante il loro cieco furore, nonostante un mondo nemico e incomprensibilente ostile.
  • Ci sono, ci siamo. vivi e desiderosi di controllare se lumache o umani viscidi ancor più, stanotte, hanno divorato, massacrato la nostra piccola grande opera alchemica, la nostra debole e forte volontà di rinverdire il mondo.
  • Buona estate.
  • Buon luglio. Ci sono. Co i mie dubbi, con la mia sensazione di inadeguatezza. Ci sono. mi volete? Arrivo. Vi spiego come si curano gli alberi da frutto. Vi aiuto a cuocere il pane.
  • ci basti questo. Sto arrivando. Il villaggio da costruire è sempre il sogno e lo innalzeremo oltre le nuvole di gas e cemento.
  • Oltre ogni momento di smarrimento.
  • Ce la faremo? Si, è già un sogno, e sta camminado, a fatica e incamminarsi è già metà della strada.
  • Teodoro Margarita

Nessun commento:

Posta un commento