...questa mattina come ogni sabato sono andato a passeggiare sulla spiaggia, cielo
grigio atmosfera plumbea, umidità nell aria, pioggerellina sottile sottile, da
levante. infatti noi pescaresi quando qualcuno ci da fastidio o ci fa perdere
tempo gli diciamo: va’ mbuttija lu levand...! nel senso di impresa impossibile,
va a imbottigliare il levante e non farmi perdere tempo! tornato a casa ho
cucinato il mio piatto preferito riso, riso e cicoria, condito con una salsa
che chiamo kurkumi’ composta da appunto curcuma aglio limone prezzemolo e olio.
poi mi sono seduto sul divano mio luogo preferito del sabato a volte ci
trascorro l’intero pomeriggio. infatti scherzosamente quando ci incontriamo tra
amici al mattino ci diciamo: oggi che fai... divano!? ecco ho preso il
telecomando e ho acceso la tv, come sempre la prima cosa che faccio e’ leggere
le notizie varie su televideo poi mi sono connesso con raiuno e su un programma
di alberto angela tipo passaggio a nord est, in particolare un servizio su una
popolazione
nomade della Mongolia con la sveglia in una yurta di una bambina che per andare
a scuola deve fare 5 km per raggiungere il centro più vicino accompagnata dal
padre con la moto su strade ghiacciate con temperature sui meno venti gradi.
siamo in attesa appunto dell arrivodi questa ondata di freddo siberiano il
burian. quando mi sovviene in mente della mostra in svolgimento all'Aurum dal
titolo viaggio in Iran. mi vesto velocemente, già sono in macchina, percorro l
intera citta in lungo attraversando il ponte sul fiume verso la pineta
dannunziana , accendo distrattamente la radio e ascolto una bella canzone di
una cantante tedesca Alice Merton dal titolo no roots-senza radici finita la
canzone cambio canale e mi connetto casualente su radiouno dove si sta
svolgendo il programma sulle telecronache del campionati nazionale di calcio di
serie B, le voci gracchianti anonime e sincopate dei telecronisti accompagnano
le imprese dei vari calciatori, di sottofondo gli effetti speciali del
pubblico: cavolo! mi ricordo che oggi ce’ la partita del Pescara che gioca
appunto in serie B e lo stadio si trova proprio vicino l'Aurum. infatti le
strade sono tutte
chiuse così dopo un lungo giro parcheggio lontano e mi accingo a una lunga
passeggiata a piedi, piacevole devo dire perché questa e’una zona progettata e
pianificata agli inizi del 900 ce’ molto verde e rende ancora l’idea della
citta giardino che voleva essere in origine. percorro il viale sul mare tra i
villini liberty nelle vicinanze inizio a percepire in un atmosfera quasi
straniata e surreale gli effetti speciali provenienti dall enorme catino che
vedo la in fondo schiamazzi cori tamburi, le strade tutte vuote, ho come la
sensazione che tutta la vita del posto fosse stata concentrata nello stadio.
finalmente giungo all aurum con la sua bellissima entrata tra i pini della
pineta l ex kursaal, aurum come si chiama oggi la fabbrica delle idee e’ uno
storico edificio un tempo sede delle distillerie produttrice del liquore aurum,
si racconta che lo stesso d annunzio abbia coniato il termine ispirandosi alla
parola oro per definire il celebre liquore al gusto di arancia. Il palazzo fu
concepito nel 1910, originalmente, con il nome Kursaal, a scopo di stabilimento
balneare pescarese per famiglie agiate. Negli anni Venti prese avvio il progetto
della trasformazione della
struttura in distilleria, La fabbrica ha una struttura a ferro di cavallo, con
apertura dell'entrata a due braccia. Essendo stata completata negli anni
Trenta, risente dell'influsso del fascismo, i cui stili si alternano tra il
liberty e il neoclassico tipico dell'arte fascista. La produzione dell'Aurum
continuò fino agli anni Settanta, quando per la crisi di quegli annii la
distilleria fu costretta e il vecchio edificio cadde in abbandono. Nel 2003 è
stato recuperato e restaurato. Attualmente è usato come museo e galleria d'arte
contemporanea, nonché come sala convegni. Il palazzo, con l'ampliamento degli
anni Trenta progettato da giovanni michelucci, si è arricchito di un corridoio
retrostante a ferro di cavallo, arricchito da due ordini di logge.
ecco finalmente salgo le scale tra enormi sculture e vengo accolto dall
atmosfera ovattata delle grandi sale con enormi finestre sui lati. vedo subito
su un tavolino dolcetti iraniani che si chiamano kermani, torroncini bianchi
morbidi con pistacchi all interno e ne assaggio subito uno, poi percorro i
pannelli fotografici, postazioni di artigianato iraniano
una tessitrice di tappeti una decoratrice di ceramiche una signora scrive nomi
in caratteri persiani con un piccolo calamo di canna e inchiostro nero. mi
siedo nell area predisposta al concerto e due donne penso iraniane presentano
alcuni strumenti tradizionali tra cui appunto il tar il setar e il daf, poi i
suonatori, un duo, iniziano il loro concerto e la mia mente prende il volo.
come se le migliaia di note si trasformassero in migliaia di parole a memoria
tutta le mille e una notte in una volta sola su tappeti volanti tra donne
vestite di veli che danzano libere. ecco che allora a fine concerto ritorno con
i piedi sulla terra. uno dei suonatori mi racconta che il daf e’ uno degli
strumenti più suonati oggi dai giovani, in iran. oltre la bellezza del concerto
e della situazione, poi sono rimasto a parlare con la signora che scrive in
persiano antico che ho scoperto poi essere sarda e che si chiama alice anche se
questo poi non e’ tanto vero e ha sposato un iraniano, adesso vive spesso in
iran. all inizio l discorso si e’ concentrato sulla tradizione sarda di tappeti
e l artigianato sulle cento varieta di pane e sulle danze e musiche tradizionali
dell isola. poi naturalmente il
discorso si e’ spostato sulla vita socio politica dell iran, quindi lo scia’, la
regina triste soraya, layatolla’ khomeini, il negazionismo di amadineja, la
politica e l’embargo dei paesi sionisti imperialisti nei confronti dell iran,
fino alla vita di oggi e l’antica capitale persepoli. così alla fine ha scritto
anche il mio nome solo che si e’ confusa tra una chiacchiera e latra e ha
scritto federico e poi ferdinando così sono in persiano federico ferdinando.
abbiamo parlato anche un po dei nomi in iranico di quelli che somigliano e sono
come i nostri e quelli che proprio non esistono appunto come ferdinando. andando
via ho preso le tre scatole vuote dei dolcetti iraniani, un po perche mi
piacciono le grafiche che ci sono stampate, un po perche, quando vedo scatole
vuote non resisto alla tentazione di prenderle e usarle da riempire con paglia
terra e semi e farne composizioni x piccoli orti verticali da giardino o
balcone. comunque dicevo che oltre alla bellezze del concerto dei dialoghi e
delle, varie situazioni sono stati belli anche gli incontri, con valeria
filiforme fine tessitorice di destini improbabili che non vedevo fa parecchio
tempo, poi klaudia scrivo col cappa perché ho
scoperto che nell alfabeto persiano non esiste la ci, giovane costruttrice in
terra cruda pure lei non la vedevo da tempo e infine jolina dens, una donna che
ho conosciuto oggi, giusto un anno fa, danzatrice balcanica di
Istanbul...abbiamo parlato pure di bam antica citta fortezza in terra cruda
dell iran che purtroppo ha subito molti danni per un violento terremoto, una
decina di anni fa circa, se ricordo bene a bam fu girato il famoso film il
deserto dei tartari di Dino Buzzati.
senza radici
quando passo faccio rumore
come se suonassero mille chitarre
su tappeti grande vocabolario di possibilità. lettere e parole come bussole del
confuso presente
quando passo faccio rumore come se risuonassero mille parole vocabolario di
possibilità. parole come bussole
del confuso presente
Il daf (persiano : دف daf; arabo : دف duf) è
Il daf (persiano : دف daf; arabo : دف duf) è
un grande tamburo a cornice mediorientale usato nella musica popolare e
classica. Il telaio è solitamente realizzato in legno duro con molti anelli
metallici attaccati, e la membrana è solitamente la pelle di pesce, ma vengono
utilizzati altri tipi di pelle come mucca, capra e cavallo. Il Daf è usato
principalmente in iran( persia) , e di solito accompagna cantanti e attori e
altri strumenti mediorientali.
In tutte le culture in cui è presente, il tamburo a cornice è strettamente
legato alla tradizione musicale popolare. Per fare alcuni esempi: non serve
forse ricordare il tamburello in Italia legato alla tradizione della
Tammurriata e della tarantella in tutte le loro sfaccettature; in spagna
(specialmente in Galizia) il pandeiro, la pandeira e la pandeireta, sono
strettamente legati a canti e balli che hanno parecchie affinità con la
tradizione popolare italiana; in Persia (attuale iran ) il Daf è il tamburo
utilizzato dai sufi nei canti e danze (si pensi ai noti dervisci rotanti);
utilizzato come strumento di accompagnamento (ma anche
solista) nella musica classica del sud del paese.
Il tar è un particolare strumento a sei corde simile al liuto che viene suonato
con un piccolo plettro d'ottone.
La parola tar (تار) in persiano significa
proprio corda. Si pensa che da questo nome derivino l'indiano sitar e l'arabo
qîtâra, da cui a sua volta proviene il nostro chitarra. Il Tar è uno dei più
importanti strumenti tradizionali dell' asia centrale, fondamentale nella
composizione e nell'esecuzione dei radif. Le tendenze generali della musica
classica persiana sono state fortemente influenzate dai suonatori di tar.
Il Setar (in persiano سه‌ت&#
significa "tre" etār, cioè "corda") ,della famiglia del liuto che si suona
con il dito indice della mano destra. Due secoli e mezzo fa, gli è stata
aggiunta una quarta corda. Ha dai 25 ai 27 fregi mobili, fatti solitamente
anche di seta. Sebbene incerta la data d'invenzione, è noto che fu creato in
Persia prima dell'avvento dell' islam.
Ferdinando Renzetti
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