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sabato 27 dicembre 2014

Società Teosofica - Gli opposti pareri di René Guénon e Bernardino del Boca


Bernardino del Boca

“ Boca, 4-10-75: ... Ho abitato in quasi tutte le città del mondo, e gente mi ha guardato pensierosa quando, nel mio sorriso, ho nascosto ciò che vedevo, ciò che sentivo. Ieri mi ha telefonato mio fratello per offrirmi in dono un libro di Guenon, il più vuoto e  mistificante paladino della mente. I seguaci di Guénon, se fanno l’esame di coscienza, non trovano che meschinità, inganno e confusione nella loro vita. Ma ho accettato il dono, perché anche nella sua voce ho percepito l’eco di voci che gridavano. Le voci che vogliono nascere, ma non ci sono levatrici per le voci....”
(Bernardino del Boca  antropologo teosofo  - 1919-2001-  dal suo libro – “Singapore-Milano-Kano” ed. 1976 pag. 271)
 “Più volte ci è stato indicato il libro “René  Guénon “Le Theosophisme Histoire d’une Pseudoreligion   ” come la maggiore opera intesa a  demolire la Società Teosofica punto per  punto”, come si compiacque di affermare  il prof. E. Servadio, ma certamente nessuno dei sostenitori di questa pretesa non ha mai letto quest’opera con senso critico e cognizione dei fatti ivi narrati poiché diversamente non avrebbero osato formulare una simile affermazione....  Il  libro di Guénon si smentisce da sé e fa effetto  soltanto su coloro che sono del tutto digiuni della storia della S.T. e della sua letteratura...... Dalle brevi note biografiche possiamo comprendere il profilo psicologico dell’autore: egli criticava tutto quanto non si accordava con il suo punto di vista dogmatico di un imprecisato “tradizionalismo primitivo” del quale si autodefiniva un’autorità indiscutibile.... Il titolo stesso del libro “Teosofismo – storia di una pseudoreligione” sfonda porte aperte e tradisce la presunzione o l’ignoranza del suo autore oppure la ricerca letteraria del paradosso nel gioco delle parole, fidandosi dell’ignoranza dei lettori. A tutti è noto che la S.T. ha da sempre soltanto ed esclusivamente i suoi tre scopi e questi non hanno nessuna caratteristica di religione, la quale consiste invece, come lo sa ogni scolaro, “nell’insieme di riti e comandamenti che gli uomini osservano per onorare la divinità”. La S.T. o il “teosofismo”, come lo definisce Guénon, non ha nessuna di queste caratteristiche pertanto non è né religione, né pseudoreligione e ciò risulta lapalissiano a chiunque conosca il significato delle parole ed esamina la letteratura teosofica, senza preconcetti.
 
 La Teosofia è semplicemente l’insieme degli insegnamenti fondamentali comuni a tutte le religioni, filosofie e scienze, intesa a conciliare gli antagonismi esistenti su un piano di convergenza o di comuni denominatori, per trascendere le divergenze stesse e promuovere la fratellanza tra le opposte “distinzioni”.
 
... Guénon accusa Blavatsky di ogni possibile irregolarità attribuitale dai suoi nemici. Ad esempio afferma che H.P. Blavatsky si è inventata i termini come “Mahatma, “Fohat” ecc. usati nella letteratura teosofica che R. Guénon menziona:” ...non basta dire che  questi Mahatma non sono mai esistiti che nella immaginazione di M.me Blavatsky e dei suoi associati...d’altro canto la parola stessa “Mahatma” non ha mai (!) avuto in sanscrito il significato che H.P.B. attribuisce poichè questa parola indica in realtà (?) un principio metafisico (!) e non si può applicare agli esseri umani....”
 
Da ciò risulta evidente che R. Guénon non ha mai sentito parlare di Gandhi, noto anche all’uomo della strada come “Mahatma”, termine sanscrito “Maha+atman” “anima grande” o “magnanimo” che troviamo in ogni dizionario.
 
Tra le più subdole accuse nei confronti di H.P. Blavatsky vi è l’affermazione di R. Guénon che la S.T. “è soprattutto uno strumento al servizio dell’imperialismo britannico.... testimoni di ogni fede (!) ci hanno assicurato che H.P. Blavatsky durante il suo soggiorno in India riceveva dal governo inglese una sovvenzione annuale assai cospicua...”  La sua accusa infamante la basa soltanto su anonimi “testimoni” che l’hanno assicurato di un tanto, senza alcuna ombra di prova.  Troviamo invece nel diario del col. H.S. Olcott, confermato anche da altre fonti, quanto segue: “L’unico inconveniente al nostro piacere di essere in India era la presenza della polizia e dei suoi servi i quali sorvegliavano i nostri movimenti, intercettavano le nostre lettere, leggevano i nostri telegrammi e cifacevano sentire come se fossimo incappati per errore nella terza sezione della polizia segreta russa....” Altro che laute sovvenzioni dal governo britannico!
R. Guénon si trova in contrasto con sé stesso nel voler denigrare H.P. Blavatsky ad ogni costo. Qui insinua che fu al servizio del governo britannico, d’altro canto accetta come valido il Rapporto di R. Hodgson nel quale H.P. Blavatsky è accusata di spionaggio a favore della Russia! Quale delle due versioni è logica? Del resto analoghe accuse R. Guénon rivolge anche ad Annie Besant che considerava un agente britannico...R. Guénon naturalmente ignora il fatto che il Congresso Nazionale Panindiano che portò l’India all’indipendenza è stato promosso da un teosofo (O. Hume) magistrato a famoso naturalista nel 1885 e definito il “Padre del Congresso”. A sua volta Annie Besant fu eletta presidente dello stesso Congresso Nazionale Panindiano e,  prima di Gandhi, nel  1916 e  nel 1917, fu internata dal  Governo britannico per la sua attività a favore dell’indipendenza dell’India.  S. Radhakrishnan, Presidente dell’India, ebbe a scrivere:  “Nel tempo in cui ogni genere di disastri  politici e rovesci economici mettevano in dubbio i valori e la validità della nostra cultura, quando ogni cosa intorno a noi e la secolare educazione sembravano screditare la cultura indiana che ci portò a tale situazione, il Movimento Teosofico rese un grande servigio rivendicandone i valori ideali....L’influenza può essere conscia o inconscia, ma l’influenza del Movimento Teosofico in generale sulla società indiana è incalcolabile”.
Questa testimonianza vale più di tutte le subdole insinuazioni di pigmei..... L’omaggio  del Mahatma Gandhi per la morte di Annie Besant nel 1933: “Finchè esisterà l’India vivrà pure la memoria dei suoi magnifici servigi resi all’India. Essa si è affezionata all’India facendola sua patria di adozione e dedicandovisi totalmente...”Krishnamurti quando seppe della sua morte disse cinque parole che dicono tutto “Per me era una madre”!
Di fronte a tali e tante testimonianze vediamo che le critiche mosse da R. Guénon sono veramente meschine perché cerca di ingigantire le carenze vere o supposte altrui allo scopo di screditare persone e istituzioni ed attribuirsi una competenza ed autorità inesistenti.
Più volte René Guénon insinua che i Mahatma teosofici non sono mai esistiti salvo che nella fantasia di H.P. Blavatsky, ma non prende neppure in considerazione il fatto che la credenza nei Mahatma, Maestri o Rishi è tradizionale in India e che vi furono molte persone veramente degne di fede, anche fuori della cerchia della S.T.,  che li incontrarono e riconobbero dalle descrizioni contenute nella letteratura teosofica. Basterebbe citare la testimonianza di Aurobindo, di Ramana Maharshi. di Ramakrishna, ecc. Ma se questi Mahatma esistono veramente, come infatti esistono e che la Società Teosofica è stata promossa da Loro, ciò ha un’immensa portata che ogni persona benpensante dovrebbe tenere presente.

In questi articoli su “René Guénon la Società Teosofica e la Teosofia” abbiamo presentato un breve riassunto dei principali punti della sua opera “Theosophisme, histoire d’une Pseudoreligion” che, secondo il prof. Servadio, doveva “demolire la S.T. punto per punto”, ma che  in realtà, non ha fatto che esibire la pochezza del suo autore.

 
(Da “René Guenon, la S.T e la Teosofia” di Edoardo Bratina – Segretario Nazionle STI dal 1971 al 1995 - Rivista STI  maggio-settembre 1982) -
 

René Guénon

9 commenti:

  1. A testimonianza della totale mancanza di serietà e affidabilità del Teosofismo quale movimento neo-spiritualistico basterebbe forse la "contemplazione" della foto che campeggia al centro di questa pagina, ritraente un giovane Del Boca compuntamente atteggiato a figura di "illuminato", finendo piuttosto col sembrare una sorta di caricatura sbiadita della sedicente "Bestia 666" Alistair Crowley... ma sforzandosi di passare oltre e leggendo ugualmente per intero l'articolo, tale impressione viene ripetutamente confermata, e, nello specifico, non si può non notare come, còlto evidentemente sul vivo, il Bratina - almeno cosí par di capire, nella niente affatto chiara presentazione del testo - abbia per l'occasione abdicato a quel buonismo caramelloso, da "Papa Francesco" ante-litteram del Teosofismo, che sempre costituisce la stucchevole cifra espressiva del "teosofista perfetto", e si sia addirittura lasciato andare ad insulti personali, aventi perdipiú implicazioni razziste piuttosto evidenti, in barba alla "political correctness" che ogni bravo teosofista è portato "naturaliter" a seguire dal condizionamento ricevuto. Ma va bene, almeno si è vista un po' di genuinità... non disgiunta, ovviamente, dalle piccinerie che non possono mancare quando si difende con le unghie e con i denti la propria piccola "parrocchia" dagli "attacchi" dell'evidenza. Cosí per esempio il Del Boca, nel testo citato all'inizio, esordisce lanciandosi a testa bassa con assai malcelato astio contro il proprio "nemico" definendolo assurdamente quale "paladino della mente" commettendo cosí lo stesso macroscopico quanto risibile errore in cui sono incorsi tutti quelli che scambiano la semplice quanto inevitabile trasposizione discorsiva di conoscenze metafisiche per mera "logica" o addirittura per "razionalità", confondendo cosí l'oggetto inarrivabile dialetticamente - la conoscenza metafisica stessa - con il mezzo utilizzato per approssimarvisi in sede di divulgazione - la spiegazione dialettica - e ignorando altresí con ogni evidenza, con quanta determinazione e quanto rigore proprio Guénon sempre si scagliò contro il razionalismo e lo scientismo dilagati nel XX secolo con i quali, semmai, è stato proprio il teosofismo a "filare" (non per niente, il Del Boca fu anche membro di un'organizzazione di chiaro stampo scientistico, e segnatamente psichiatrico, quale la "Association of Psychiatric Treatment of Offenders", senza evidentemente vedervi contraddizione alcuna con le idee "spiritualistiche" da lui professate); l'esatto opposto della vacua accusa che l'autore gli muove, il quale, come forse la totalità dei teosofisti, nulla mai seppe di quali vertigini metafisiche fosse capace Guénon contemplando possibilità dell'Essere quali: una morte priva di residui fisici; una nascita da Sé Stesso; l'impenetrabilità dei corpi quale prodotto del sonno corrente della coscienza, e si potrebbe continuare. Come si vede, tutti concetti molto "razionali", certamente..! Proseguendo sullo stesso tenore egli tenta poi di stilare - con assai scarso successo e altrettanto scarsa onestà intellettuale - deducendolo e deformandolo grossolanamente dalle stringatissime note biografiche di cui disponeva, un "profilo psicologico" (!) di Guénon allo scopo di screditarne l'intera opera, usando cosí il vecchio trucco di attaccare la persona anziché concentrarsi esclusivamente sulle altrui affermazioni; le stesse definizioni guénoniane vengono volutamente distorte, cosí abbiamo un "imprecisato" - non si può che concordare... - "tradizionalismo primitivo" anziché la definizione appropriata di "Tradizione Primordiale"; chi è appena addentro alla Weltanschauung di cui si faceva latore Guénon -continua-

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  2. e di come disapprovasse qualunque sedicente "tradizionalismo", sempre considerato alla stregua di un pallido surrogato frutto di una deviazione dall'origine, non può che sorridere di questi mezzucci dialettici cosí dappoco; affermare poi che Guénon stesso se ne definisse un'"autorità indiscutibile" inducendo a pensare a chissà quale culto della personalità da lui promosso, è, se possibile, ancor piú ridicolo e falsificatorio, per chi sappia com'egli sempre recisamente professò di non esprimere idee proprie ma appartenenti alla Tradizione - egli stesso ebbe a dire: "L'unico merito di questo lavoro è nell'autentica dottrina orientale che esso contiene; il mio compito è solo quello di trasmetterla nella maniera piú chiara e piú esatta che mi è possibile" - ricercando sempre l'impersonalità fino in fondo e avendo persino anelato al totale anonimato per le sue opere che non gli fu accordato per mere ragioni editoriali, e come altrettanto recisamente rifuggí da qualunque tentativo di "guénoniani" o aspiranti tali di diventare suoi discepoli o "seguaci". Cosa di cui, per contro, a rimarcare l'abissale differenza "antropologica", per non dire propriamente "ontologica" che li separa da un uomo integro come fu Guénon, non si preoccupavano affatto i teosofisti; valgano, in merito, queste parole trasudanti enfasi e piaggeria di J.I. Wedgwood, uno dei tanti "portatori d'acqua" del Movimento, pronunciate a proposito di Annie Besant (qui come sempre piú avanti il maiuscolo è dello scrivente):

    "Egli - il discepolo n.d.r. - potrà porre il proprio spirito all'unisono con il suo a mezzo delle sue opere, dei suoi scritti e delle sue conferenze. Egli si gioverà della sua immagine per raggiungere la meditazione. Ogni giorno, ad intervalli regolari, fisserà questa immagine nel suo spirito ed INDIRIZZERÀ pensieri di amore, di DEVOZIONE, di gratitudine e di FORZA".

    Il che, come risulterà evidente a chiunque abbia un minimo di competenza in materia e mantenga un minimo di obiettività, costituisce un perfetto esempio di parassitismo psichico elevato a sistema idolatrico a beneficio di persone in carne e ossa, espediente degno di una setta fanatica e manipolatoria.

    Poi nell'articolo si afferma:
    "La Teosofia è semplicemente l’insieme degli insegnamenti fondamentali comuni a tutte le religioni, filosofie e scienze, intesa a conciliare gli antagonismi esistenti su un piano di convergenza o di comuni denominatori, per trascendere le divergenze stesse e promuovere la fratellanza tra le opposte 'distinzioni'".

    A parte il fatto che il termine "re-ligione" che tanto - e tanto significativamente... - indispettisce i teosofisti indica nella sua accezione originaria un modo per poter mantenere un collegamento con la fonte spirituale, e che quindi, se sapessero di che cosa parlano, non dovrebbero averne cosí in spregio la definizione - che però, si sottolinea, Guénon non sprecò mai per designare il Teosofismo proprio perché invece sapeva bene di che cosa parlava - a parte l'altro fatto che mischiando "religioni, filosofie e scienze" cui pertengono àmbiti niente affatto equivalenti e, per le ultime due, totalmente profani, non può che venir fuori una sovrana confusione come infatti è stato; in altre parole, si potrebbe ben dire che ciò che intendono i teosofisti è un "insieme" di nozioni le piú diverse e confuse possibili usate per appiattire ogni cosa e fare una marmellata buona per ogni palato, dopo aver opportunamente omologato i "sapori" - e i saperi... - originarî. Scopo che si evince senz'alcuna difficoltà semplicemente leggendo -continua-

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  3. i "monumenti" del Teosofismo come "La Dottrina Segreta" e "Iside svelata", inenarrabili mescole di elementi eterogenei quanto snaturati dove ad alcuni dati effettivamente validi si sovrappongono concezioni moderniste ed "evoluzionistiche" che li vanificano completamente rendendoli del tutto inservibili.

    Ancora dall'articolo:
    ... Guénon [...] afferma che H.P. Blavatsky si è inventata i termini come 'Mahatma', 'Fohat' ecc. usati nella letteratura teosofica che R. Guénon menziona: ...non basta dire che questi Mahatma non sono mai esistiti che nella immaginazione di M.me Blavatsky e dei suoi associati... d’altro canto la parola stessa 'Mahatma' non ha mai (!) avuto in sanscrito il significato che H.P.B. attribuisce poichè questa parola indica in realtà (?) un principio metafisico (!) e non si può applicare agli esseri umani....
    Da ciò risulta evidente che R. Guénon non ha mai sentito parlare di Gandhi, noto anche all’uomo della strada come 'Mahatma', termine sanscrito 'Maha+atman' 'anima grande' o 'magnanimo' che troviamo in ogni dizionario.

    Qui il signor Bratina mostra tutta la propria inadeguatezza in fatto di autentiche tradizioni spirituali. Innanzitutto, Guénon non avrebbe mai potuto dire che tali termini se li fosse "inventati" la Blavatsky o chi per lei - e infatti non lo dice, basta leggere la frase di Guénon citata dallo stesso teosofista, che lo smentisce, specificando che "la parola stessa 'Mahatma' non ha mai avuto in sanscrito il significato che H.P.B (gli) attribuisce", quindi vuol dire che anche "secondo Guénon" la parola esiste... - appartenendo essi alla tradizione Hindu (quella vera...) che Guénon conosceva infinitamente meglio di lui; cosí come sicuramente meglio di lui conosceva il sanscrito, sul quale Bratina pretendeva di impartire lezioni; in secondo luogo, altrove Guénon si dilungò maggiormente sul termine "Mahâtmâ" e su altri affini spiegando che "non possono venir applicati a degli esseri umani CHE IN QUANTO QUESTI RAPPRESENTANO QUESTI STESSI PRINCIPÎ DI MODO CHE [...] SONO LEGATI ESSENZIALMENTE A DELLE FUNZIONI E NON A DELLE INDIVIDUALITÀ" (dal capitolo "Il Re del mondo" - omonimo del fondamentale trattato che Guénon svilupperà solo in un secondo momento - de "Il risveglio della tradizione occidentale"). Il che, al di là dell'infelice e zoppicante traduzione italiana, significa che solo alcuni rarissimi esseri umani possono venir designati con tali termini sacri non in quanto sé stessi ma solo per la funzione spirituale di cui sono veicolo. Il fatto che poi in tempi moderni il termine "Mahâtmâ" sia stato applicato a una personalità di rilevanza meramente socio-politica come Gandhi non prova un bel niente se non la pochezza dell'obiezione mossa e la totale incomprensione di chi la mosse, e inoltre che la degradazione dell'autentica tradizione spirituale è proceduta senza ostacoli, dando ragione anche in questo caso a quanto previsto da Guénon, che non era certo infallibile, ma che spesso e volentieri "ci prendeva", eccome... basterebbe conoscere in modo decente la sua opera e avere un minimo di quella cognizione spirituale autentica indispensabile per introiettarne una comprensione che sia almeno sufficiente per rendersene conto, ma non è certo il caso di chi sia "blindato" nel proprio spiritualismo modernista... Quanto poi a far seguire da un punto esclamativo - che vorrebbe esprimere velleitariamente un sarcastico stupore - un'espressione pienamente congrua come "principio metafisico", che chiaramente dovette apparire come chissà quale inconcepibile astrusità, -continua-

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  4. ciò è solo l'indice di quanto il signor Bratina non avesse la minima idea di ciò di cui stava parlando. Ma su questo non v'era da nutrir dubbî di sorta.

    Poi, tentando di controbattere l'affermazione secondo cui la penetrazione teosofista nella cultura indiana sia stata usata come strumento imperialista dalla Corona Britannica, cosa del resto ipotizzata anche da altre fonti anche contemporanee e su cui si tornerà piú avanti, il Bratina afferma:

    "Troviamo invece nel diario del col. H.S. Olcott, confermato anche da altre fonti, quanto segue: 'L’unico inconveniente al nostro piacere di essere in India era la presenza della polizia e dei suoi servi i quali sorvegliavano i nostri movimenti, intercettavano le nostre lettere, leggevano i nostri telegrammi e ci facevano sentire come se fossimo incappati per errore nella terza sezione della polizia segreta russa....' Altro che laute sovvenzioni dal governo britannico!"

    Davvero "strana" - in realtà, perfettamente normale, conoscendo l'indole della Blavatsky e dei suoi succubi, totalmente mancanti di equilibrio e coerenza - questa pseudo-demonizzazione della "Terza Sezione" della polizia zarista, visto che proprio al Direttore di quest'ultima Madame Blavatsky si rivolse con un'accorata e deferente lettera scritta in data 26/12/1872 mentre soggiornava a Odessa, in cui cosí si pubblicizzava proponendosi per una fattiva collaborazione, e nel contempo blandendolo:

    "Durante questi venti anni mi sono ben familiarizzata con tutta l'Europa occidentale. Ho zelantemente seguito la politica corrente senza alcun fine in mente ma solo per passione innata; allo scopo di seguire gli eventi e indovinarli in anticipo ho sempre avuto l'abitudine di entrare fin nei minimi dettagli di qualsiasi affare, per cui ho finito col familiarizzarmi con tutte le principali personalità, politici di varie nazioni, tanto delle fazioni governative quanto dell'estrema sinistra...

    Come spiritualista, sono conosciuta in molti luoghi come una potente medium. Migliaia di persone lo credono indubitabilmente e credono negli spiriti. Ma io, nello scrivere questa lettera con lo scopo di offrire i miei servigi a Sua Eccellenza e alla mia patria, sono obbligata a raccontare l'intera verità senza nascondere alcunché. E perciò devo confessare che per tre quarti del tempo gli spiriti hanno parlato e risposto con le mie parole e al di là delle mie riflessioni per il successo dei miei piani. Raramente, molto raramente, ho mancato, per causa di questo piccolo inconveniente, di scoprire le speranze, i piani e i segreti delle persone.... ho recitato ogni ruolo, sono capace di presentarmi come qualsiasi tipo di persona che io desideri" - lettera tradotta dal libro "The Masters Revealed" di K. Paul Johnson.

    Forse corrisponde anche a verità il fatto che non sia mai stata una spia per il governo russo come ipotizzava Hodgson - a tutt'oggi non esistono prove in tal senso - ma certamente se cosí non avvenne fu perché plausibilmente giudicata persona di nessunissima affidabilità - e, nel caso, come dar torto all'intelligence zarista che di sicuro se ne intendeva..? - non certo, come risulta evidente dalla succitata lettera, per sua volontà!

    E proprio riguardo a Hodgson, il Bratina afferma una totale inesattezza capovolgendo la realtà, quando scrive che Guénon si sarebbe contraddetto perché accettava "come valido il rapporto di Hodgson nel quale H.P. Blavatsky è accusata di spionaggio a favore della Russia"; in realtà ne "Il Teosofismo", a proposito di Madame Blavatsky, è scritto invece l'esatto contrario, e si può leggere quanto segue: -continua-

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  5. "Hodgson, molto meno competente in questa materia (lo spionaggio, n.d.r.) di quanto lo fosse nello studio dei fenomeni psichici, ebbe dunque il GRAN TORTO DI SOSPETTARE CHE FOSSE UNA SPIA RUSSA", premurandosi anche di precisare che "il governo (indiano n.d.r.), che doveva sapere chi fosse in realtà, non tenne in alcun conto l'accusa di Hodgson". Nessuna contraddizione di sorta, quindi, solo un completo stravolgimento delle affermazioni di Guénon.

    Che poi la S.T. svolgesse un ruolo fattivamente filo-britannico per promuovere in India gl'interessi della Corona è cosa ammessa dallo stesso Sinnett, teosofista della prima ora, quando attribuí ai "Mahâtmâ" l'intenzione di "conservare il potere britannico in quanto lo ritenevano preferibile, per l'India, ad ogni altro sistema di governo legato ai nativi" e piú oltre specificando che "i funzionarî del governo britannico farebbero bene, al momento opportuno (?), a dimostrare simpatia per i promotori della Società". Lo spirito colonialistico in queste affermazioni è piú che evidente, anche se trincerato e dissimulato dietro la motivazione "esoterica" della volontà dei "Superiori Disincarnati"...

    Nel prosieguo dell'articolo Bratina sconfina poi nel sentimentalismo piú scoperto riportando giudizî emotivamente connotati all'indomani della dipartita di Annie Besant; non si capisce che cosa dovrebbero dimostrare gli apprezzamenti di persone quali Jiddu Krishnamurti - famoso per essersi ribellato proprio alla Società Teosofica che l'avrebbe voluto Nuovo Messia, nonché per aver definitivamente sradicato sé stesso dalla propria tradizione nativa solo per continuare, in fondo, un'opera pseudo-teosofistica o quantomeno neo-spiritualistica senza piú teosofismo, e che inoltre, nel caso specifico, non esprime altro che un apprezzamento dovuto all'affetto personale che lo legava alla Besant che si era quasi imposta sua peraltro non disinteressata tutrice per i fini che l'Organizzazione si prefiggeva; della stessa Annie Besant su Madame Blavatsky, ça va sans dire...; ma laddove le "referenze" del Teosofismo invocate nell'articolo cominciano vistosamente a vacillare è già con il tentativo di appropriazione indebita del pensiero di Aurobindo, il quale, pur potendosi considerare in fondo un altro esponente di quell'incerto spiritualismo "di compromesso" con la modernità ed il "progressismo", aveva, nonostante tutto, enormi riserve sul Teosofismo, e ciò che ne ebbe a dichiarare va nella direzione diametralmente opposta a quella pretesa nell'articolo, dove infatti si dice "basterebbe citare la testimonianza di Aurobindo" guardandosi però bene dal farlo...

    Vediamo che cosa succede se ci si prende la briga di citarlo sul serio, Aurobindo... il quale, parlando a proposito dell'organizzazione della Società ebbe a scrivere in un capitolo il cui titolo tradotto suona significativamente "Le pretese della Teosofia", contenuto in "Essays Divine and Human", quanto segue:

    "Si constata una regolare elusione della richiesta di evidenza, un rifugio nel segreto mistico, un continuo riferimento alla conoscenza infallibile dei Papi e Papesse della Teosofia o, quando sembra che ci sia bisogno di un puntello, alla divina autorità degl'invisibili e inaccessibili Mahâtmâ. Noi in India ammettiamo il Guru e accettiamo l'Avatar. Ma persino il Guru è solo un ricettacolo della Conoscenza infinita, l'Avatar solo una particolare manifestazione della Personalità Divina. È scioccante per le nostre cognizioni spirituali imbattersi in Demiurgi cosmici d'un vago carattere semi-divino posti tra noi e l'Amore Onnicomprensivo, -continua-

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  6. e vedere i varî Koot Homi e Morya prendere il posto del Divino. [...] Queste peculiarità del movimento teosofico hanno iniziato a essere ben chiare e le migliori menti dell'India si rivoltano contro la Teosofia. I giovani che sono il futuro non sono per la nuova dottrina. La Teosofia può sopravvivere solo tramite l'India. Essa può attirare un certo numero di aderenti europei ma non può sperare di controllare il pensiero e la vita dell'Occidente. La sua tendenza alla segretezza e ad atteggiamenti "papali" è un limite fatale. [...] L'Europa certamente non scambierà un Papa cattolico con uno teosofico, il Concilio dei Cardinali con la Sezione Esoterica, o il Vangelo e il Credo Attanasiano con l'"Antica Saggezza" e l'"Iside Svelata". [...] Dobbiamo tornare una volta di piú all'abitudine di andare alla radice delle cose, di ricercare la conoscenza non dall'esterno ma dal Sé che conosce e svela. Dobbiamo sempre di piú cominciare ad avvertire che credere a qualcosa perché qualcuno ha saputo da qualcun altro che la Sig.ra Besant l'ha sentita da un Mahâtmâ, è un po' troppo incerto e indefinito".

    Il colmo è che poi la pretesa ma sottaciuta testimonianza di Aurobindo riguarderebbe proprio i fantomatici Mahâtmâ sui quali egli invece, come si è visto, fu piú che mai drastico nell'affermarne l'inconsistenza. E nell'articolo si pretende invece di farsi forti della testimonianza di Aurobindo che avrebbe suffragato nientemeno che l'esistenza dei "santi protettori" del Teosofismo! In termini giuridici si parlerebbe di "millantato credito"...

    Di grande interesse è anche la critica che egli muove alla netta predominanza occidentale presente nelle fila dell'organizzazione, a riprova che dagli stessi indiani e a dispetto delle smentite citate nell'articolo, essa fu percepita come permeata da un evidente spirito colonialistico:

    "Si constata, infine, una nuova Teocrazia reclamare il posto di quella vecchia, e la Teocrazia è prevalentemente europea. Gl'indiani vi figurano numerosi come principali subordinati, proprio come nel sistema britannico di governo gl'indiani sono indispensabili e a volte stimati assistenti. Oppure essi ottengono importanza sul piano delle pure conoscenza e spiritualità, proprio come gli è consentito di scalare i gradini piú alti nel sistema giudiziario o in quello consultivo, ma non nell'amministrazione esecutiva. Ma se i piú piccoli ierofanti sono raramente indiani, i teocrati e il grosso dei profeti sono russi, americani o inglesi. Un indiano qui e là può accelerare l'illuminazione del teosofista, ma sono Madame Blavatsky o la Sig.ra Besant, Sinnett o Leadbeater quelli che stilano i comandamenti e la Legge. È strano veder riprodotta l'attuale condizione politica indiana in un'organizzazione spirituale".

    Ancora, tra gli appunti di un altro Hindu, seppur anch'egli in odor di "modernismo", come Swami Vivekananda si possono leggere, nonostante tutto, a proposito del Teosofismo, frasi di un sarcasmo corrosivo come queste che seguono (il che senonaltro dimostra anche come non vi sia niente di piú falso della semplicistica convinzione che percorrere un cammino spirituale debba rendere "buonisti"...):

    "Nessuno ha il diritto d'ora in poi di dire che gli Hindu non sono liberali. Una cricca di giovani Hindu ha dato il benvenuto persino a questo innesto di Spiritualismo Americano, con il suo armamentario di effetti speciali e la sua pioggia di pallottole di carta dei Mahâtmâ"; [...] "Questa corruzione indiana dello Spiritualismo Americano - con solo qualche parola sanscrita a prendere il posto del gergo -continua-

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  7. spiritualistico - i missili dei Mahâtmâ (qui e piú sopra ci si riferisce alle lettere "precipitate" che Madame Blavatsky pretendeva essere inviate e materializzate direttamente dai suoi "Maestri" n.d.r.) quello dei fantasmatici effetti speciali, e l'ispirazione dei Mahâtmâ quello dell'ossessione per gli spiriti"; [...] "egli (un articolista filo-teosofista del giornale "Advocate" con cui Vivekananda polemizzava n.d.r.) non deve confondere sé stesso e i teosofisti con la grande nazione Hindu, la maggioranza della quale ha visto chiaro dietro i fenomeni teosofistici fin dall'inizio e, seguendo il grande Swami Dayânanda Sarasvati che ritirò il suo patrocinio al Balavatskismo nel momento in cui ne scoprí la vera natura, se ne sono tenuti in disparte. Inoltre [...] gli Hindu hanno già abbastanza insegnamenti e insegnanti religiosi fra di loro persino in questo Kali Yuga, e non hanno bisogno di aspettare gli spiriti dei morti di Russi e Americani. Gli articoli in questione sono diffamazioni degli Hindu e della loro religione. Noi Hindu - lo sappia l'articolista una volta per tutte - non abbiamo alcun bisogno né desiderio di importare religioni dall'Occidente. Sufficiente è stata l'umiliazione di aver importato quasi ogni altra cosa. L'importazione nel caso della religione dovrebbe essere per la maggior parte dal lato dell'Occidente, ne siamo sicuri, e il nostro lavoro è stato tutto in questa direzione. Il solo aiuto che la religione Hindu ha avuto dai Teosofisti in Occidente non è stato in un àmbito già noto ma anni di lavoro in salita, necessarî per imparare i loro metodi da prestigiatori. L'articolista dovrebbe sapere che i Teosofisti volevano ingraziarsi il cuore della Società Occidentale, riparandosi dietro la livrea di eruditi come Max Müller e di poeti come Edwin Arnold, nonostante questo denunciando tali uomini illustri e ponendosi come gli unici ricettacoli della saggezza universale. E si tira davvero un sospiro di sollievo pensando che questa "meravigliosa saggezza" venga tenuta segreta. Il pensiero indiano, la ciarlataneria, e il fachirismo sono diventati tutti identificati come una cosa sola nelle menti della gente istruita d'Occidente, e questo è stato tutto l'aiuto reso alla religione Hindu dai Teosofisti. Il grande, buon effetto immediatamente visibile della Teosofia in ogni paese, a quanto è dato vedere, è quello di separare, come le iniezioni del Professor Koch nei polmoni dei tubercolosi, la gente sana, spirituale, attiva e patriottica dai ciarlatani, dai morbosi, e dai degenerati che si atteggiano a esseri spirituali".

    E questo da parte di chi comunque era già in parte influenzato dalla 'forma mentis' occidentale...

    Che dire poi del tentativo di far salire sul carro teosofistico persino Ramana Maharshi, per cui Bratina incorre in un memorabile scivolone, dato che l'alta considerazione che Maharshi aveva proprio di René Guénon lo portò a definirlo con enorme rispetto "il Grande Sufi"? Di ciò che Maharshi pensava del metafisico francese ecco che cosa si può leggere: "Quanto al livello spirituale che ottenne, è lí il suo segreto. Tutto ciò che si può dire è che Ramana Maharshi ogniqualvolta parlava di lui lo chiamava "il Grande Sufi" che detto da lui voleva rigorosamente dire "il grande iniziato" - Les Carnets du Yoga - n° 19 e 20 di luglio e agosto 1980.

    Uno scivolone analogo viene replicato anche tentando di "imbarcare" Ramakrishna, il quale, richiesto di un parere sul Teosofismo, ebbe a rispondere: "Ho sentito che l'uomo può acquisire poteri sovrumani e compiere miracoli. Ho visto un uomo che è riuscito -continua-

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  8. a controllare uno spirito. Lo spirito poteva procurare diverse cose al proprio padrone. Cosa si può fare con i poteri sovrumani? È possibile realizzare il Sé con essi? Se non è possibile allora ogni cosa diventa falsa". Sempre nello stesso testo si può anche leggere: "La questione fondamentale è che la gente che vuol far proseliti appartiene a un genere inferiore di uomini. Inoltre, chi va in cerca di poteri ugualmente appartiene a una classe inferiore; poteri come, per esempio, quello di attraversare il Gange o di riportare ciò di cui sta parlando una persona in un paese lontano, e altri poteri psichici. Non è affatto facile per gente del genere conseguire la pura Bhakti divina" - Gospel of Ramakrishna - Swami Abhedananda. Risposte, queste, in perfetto accordo con l'orientamento tradizionale e incommensurabilmente distanti dall'esasperato "fenomenismo" teosofistico.

    Questo è ciò che pensano i veri Hindu della contraffazione teosofistica...

    Le affermazioni del presidente Radhakrishnan, poi, riportate anch'esse per "legittimare" l'autorevolezza del Teosofismo sono quanto di piú modernamente profano e inconsapevole si possa immaginare - ché l'India, solo per il fatto di essere l'India, non è affatto immune dai mali della modernità, com'è ben noto ed evidente - e involontariamente, legittimano proprio le critiche di Guénon che con esse ci si illude di confutare. Dire infatti che il teosofismo ha "rivendicato i valori ideali" della tradizione indiana è un'assurdità; come si evince dai testi succitati quei valori li ha solo mistificati, travisati, annacquati e snaturati, immettendoli nel calderone del moderno spiritualismo che è poi sfociato nell'attuale New Age tanto cara al Sistema Globalista odierno, e questo proprio in spregio all'autentica Tradizione Hindu ormai misconosciuta dalla stessa maggioranza degl'Indiani.

    Buffo poi notare come anche Gandhi venga da Bratina prontamente "arruolato" per l'omaggio postumo ad Annie Besant omettendo, non si sa se per malafede o per pura ignoranza, che Gandhi era un sostenitore del sistema tradizionale indiano delle caste; cosa che, presumibilmente, dovrebbe far rabbrividire di orrore qualunque teosofista buonista ed "egualitario"... ma se si tratta di portar acqua al mulino del Movimento allora va bene tutto...

    Infine, sulla fondamentale questione dei presunti Mahâtmâ, si rammenta, a ulteriore riprova di come nulla di veramente serio vi sia nel Teosofismo, che gli stessi furono buoni ultimi a comparire quali "superiori incogniti" e "numi tutelari" della Società, essendo stati preceduti da una sfilza di altri "nom de plume" come "John King", che ne fu il "capostipite" - con relativa sedicente figlia, "Katie King" - e l'altrettanto fantasmagorico "Serapis Bey" che andò a sostituire un effimero "Tuitit Bey" (evidentemente questi spiriti si muovono secondo gruppi di parentela...). Poi, la "trovata" conclusiva, e assai piú spendibile sul mercato dell'accatto-spiritualismo con il suo alone di verosimiglianza tradizionale dei "Mahâtmâ"... Basti poi rammentare i grossolani non-sensi metafisici in cui i teosofisti incorrono a ogni piè sospinto, tra cui il "reincarnazionismo" e l'"evoluzionismo" declinato in salsa spiritualistica, cose di per sé stesse incompatibili con qualsiasi reale influenza spirituale. È in ogni caso quanto mai inesatto dire che Guénon accusasse Madame Blavatsky di pura e semplice contraffazione; egli non negò mai che effettive influenze agissero su di lei come sui suoi epigoni, Annie Besant in testa, ma asseriva che, molto semplicemente, -continua-

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  9. queste influenze del basso psichismo che li possedevano - e che di vera e propria possessione si trattasse lo ammettono involontariamente anche i diretti interessati quando raccontano, come fa la Blavatsky, di non serbare il ricordo di ciò che scriveva in stato di trance, o di come appunto lo spirito del "Tibetano" Diwal Kûl prendesse il controllo di Annie Besant - fossero mascherate dal nome altisonante e del tutto usurpato di "Mahâtmâ". Voler far credere una cosa diversa è pura mistificazione.

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