Madre Natura - Affresco di Carlo Monopoli
Se ti prendi a cuore un seme devi amarlo. Devi capirlo. Devi rispettarlo.
Un seme ha memoria, Un seme conosce meglio di te la luna, il tempo e le stagioni.
Un seme sa essere amico del gelo e della neve.
Un seme sa come farsi trasportare dal vento nella chiara luce
oppure può preferire il buio pesto dello stomaco di un uccello.
Un seme sa aggrapparsi e può marciare per miglia e miglia e può lasciarsi andare.
Un seme è amico del vasto oceano e può farsi cullare dalle onde,
indifferente alle tempeste, incurante degli squali,
può danzare sul dorso delle balene e dei delfini.
Un seme ha più senso dell'umorismo di Charlie Chaplin e può farsi sputar fuori, a freccia
o può nascere solamente con la morte dell'organismo, vivente, che lo ospita.
Un seme assume le mille e più bizzarre forme che la natura conosca,
un seme è capace di sopravvivere al gelo e dormire paziente,
e risorgere, dopo trentaduemila anni.
Se decidi di occuparti di un seme fatti bambino e impara da lui.
Impara la pazienza e vivi con le stagioni, osserva la luna ed annusa il vento.
E se , nonostante tutto questo, il tuo seme non germinasse o addirittura, morisse,
tu, se decidi di occuparti del seme, cercane un altro e ricomincia, ostinato.
Il seme è il bios, la vita, sta in lui il futuro o la desolazione,
perciò, tu, non modificherai il seme.
Tu spargerai solamente il buon seme, esattamente come nel ventre di una donna
che vuol diventare madre, tu ti curerai della sua salute,
che esso sia bello, forte, integro
e se un seme ti è stato donato da un vecchio, proveniente dal passato,
se un seme ti racconta storie di mani e di campi, sapori antichi e dolori,
tu lo accoglierai e potrai solamente rassicurarlo, tu, con la tua fragilità,
tu, con la tua forza, speranza, pazienza, tenacia,
tu, sarai il tramite della continuazione.
Perché un seme, un seme buono è come un canto dell'Iliade,
è come un affresco pompeiano, un prezioso manoscritto egizio.
Un seme è una canzone che ci viene dal passato,
nel seme sta il sublime e sta la speranza, il seme, come l'acqua, bene comune.
Un seme, culla della vita, portatore di mistero e di conoscenza.
Tu seminerai e raccoglierai, tu sarai forte, tu porterai innanzi il frutto.
Gandhi ha scritto: Il frutto è nel seme come il fine è nei mezzi".
Dante ha scritto che "il buon seme si vede dall'erba"
Seminando e conservando, raccogliendo e disseminando, tu ti farai vento e cascina.
Un seme è un figlio ed è un padre, è anche un nonno,
verrà il giorno in cui, e non è lontano,
quando un solo seme sarà stato gettato via, si griderà all'aborto,
verrà un giorno in cui i semi buoni saranno contesi e cacciati,
cercati e bramati più dell'oro.
Noi, questo tempo, non vorremmo vederlo e facciamoci allora, tutti quanti,
su ogni balcone, in ogni giardino, in ogni orto, salvatori di buoni semi.
Facciamoci tramite di democrazia e di autonomia, facciamoci portatori di riproducibilità.
Diana di Efeso, la Dea dei mille rossi semi di melagrana,
signora della fertilità ci assista
e Diana, signora della luce, ci assista.
Vincere la battaglia del seme è vincere la lotta per la vita e dobbiamo vincere.
Nessun seme vada dunque perduto.
Poesia scritta da Teodoro Margarita (Civiltà Contadina), salvatore di semi, letta a Vignola il 22 giugno nella Sala Teatro Cantelli, in occasione della tavola rotonda "Bioregionalismo, ecologia profonda e spiritualità laica per la iscoperta dell'identità locale" - Nel contesto dell'Incontro Collettivo Ecologista 2013
Vignola: 22 giugno 2013 - Teodoro Margarita è il terzo da sinistra
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