“Il DNA è sotto
molteplice attacco: energia nucleare e continui fall-out, prodotti
chimici che danneggiano il DNA, vaccini al DNA ricombinante, hanno
persino ideato dei farmaci di sintesi che inibiscono la funzionalità
del DNA e li spacciano per "cura". Quanti esempi come
questi ci vorranno perché l'uomo comprenda che le élite
stanno pianificando intenzionalmente un crimine senza precedenti?..” (Corado Penna)
Un gruppo di ricerca internazionale guidato dall’epidemiologo fiorentino
Annibale Biggeri ha recentemente pubblicato sulla rivista internazionale
Mutagenesis uno studio che affronta questo tema.
La ricerca ha confrontato i danni al DNA di 75 bambini e bambine in età
compresa tra 6 e 14 anni che vivono a Sarroch con quanto accade al DNA di un
gruppo di coetanei che vivono a Burcei.
Sarroch è un paese della provincia di Cagliari di poco più di 5.000
abitanti. A Sarroch sono presenti un impianto petrolchimico tra i più vasti
d’Europa e una centrale termoelettrica a ciclo combinato che è la più grande
al mondo e la terza in Italia, dopo la centrale a carbone a sud di Brindisi
e l’acciaieria di Taranto, per costi sanitari causati da emissioni in
atmosfera di sostanze quali, per esempio, SO2 ed NOx (Fonte: Agenzia
Ambientale Europea, 2011).
Il complesso industriale di Sarroch produce un particolare mix di inquinanti
che include: composti organici volatili (COV) come benzene ed etil-benzene;
formaldeide; metalli pesanti quali il cromo esavalente, il piombo e il
nichel; idrocarburi policiclici aromatici (IPA) come il benzo(a) pirene.
I bambini e le bambine di Sarroch vivono ad una distanza compresa tra i 160
metri e 1 km e mezzo dagli impianti industriali.
Burcei è un villaggio rurale in provincia di Cagliari di circa 3000
abitanti, con scarso traffico automobilistico e nessun insediamento
industriale.
Gli studiosi hanno misurato le concentrazioni di benzene ed etil-benzene nei
giardini delle scuole dei due comuni e prelevato in campione di epitelio
nasale per valutare la prevalenza di specifici addotti del DNA che si
generano a seguito di una interazione dell’organismo umano con composti
chimici.
I risultati mostrano sia misure di benzene più alte nei giardini delle
scuole di Sarroch sia una maggiore prevalenza di danni al DNA tra le bambine
e i bambini che le frequentano.
I risultati sono in linea con i dati presenti in letteratura. In altri studi
è stato osservato, infatti, che i bambini che vivono nelle vicinanze di
impianti industriali mostrano più alti livelli di biomarcatori di stress
ossidativo, processo che è alla base della generazione di addotti del DNA.
La formazione di addotti al DNA è un forte indicatore di esposizione ad
agenti cancerogeni di tipo genotossico. Gli addotti, se non riparati in
maniera efficiente, possono causare mutazioni in geni regolatori importanti
(es. geni soppressori di tumore), con conseguenti effetti cancerogeni.La
risposta alla domanda posta nel titolo appare, dunque, affermativa. Secondo
i ricercatori, infatti, questi risultati “sembrano suggerire che il
complesso industriale possa essere il fattore che ha causato gli incrementi
di danni al DNA osservati nei bambini”.
In conclusione, gli scienziati auspicano interventi per il miglioramento
della qualità dell’aria giacché alti livelli di addotti del DNA in età
giovanile possono essere associati ad un peggiore stato di salute in età
adulta.
(Fonte: http://www.salutepubblica.net/)
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