Ho appreso con sorpresa la proposta di
mettere un ticket di tre euro come tassa di ingresso al piccolo borgo
di Civita di Bagnoregio.
Il paesino da fiaba, arroccato su di un
cucuzzolo di pietra tufacea, da tanto tempo rischia di scomparire a
causa dell’erosione continua del monolite che lo sostiene.
Bonaventura Tecchi grande scrittore, figlio di questa terra, in un
tempo ormai lontano, ebbe l’idea magica di battezzare Civita di
Bagnoregio come “la città che muore”.
Il nome ebbe così tanto
successo che rimbalzò su tutta la stampa del mondo, e il piccolo
borgo acquistò istantaneamente una grande fama a livello mondiale. A
valle dell’abitato di questo borgo da favola, scorrono e lo
abbracciano due torrenti, il chiaro e il torbido.
Due nomi che, come
nelle simbologie esoteriche, danno al soprastante borgo, una doppia
connotazione di purezza assoluta e di materia ancora da lavorare,
ancora da purificare, ancora da pulire.
Quando Bonaventura Tecchi scriveva
pagine meravigliose sulla sua terra e s’inventava “il paese che
muore”, in quel piccolo e arroccato borgo, abitavano solo poveri
agricoltori in dura lotta ogni giorno dell’anno, contro una natura
avara, che concedeva alla coltivazione, appena pochi metri di terreno
impervio.
Solo l’amore per la loro terra, e la
forza della generazione di contadini di altre epoche, dava a questi
poveretti, la costanza per lottare come leoni, cercando di trarre
frutti da un terreno tufaceo e arido, distribuito su coste dove non
si potevano usare i mezzi meccanici, ed era difficile lavorare anche
agli uomini e agli asini.
Ma oggi il borgo di Civita di
Bagnoregio non è più quello, esso è profondamente cambiato. Non è
più abitato dalle famiglie contadine che vivevano di una agricoltura
difficile, e si affidavano anche alle uova del pollaio per la
sopravvivenza. Oggi la nuova popolazione è costituita da tanti vip. Possiamo citare ad esempio il regista Salvatore Tornatore, il famoso
psichiatra Paolo Crepet, e poi altri vip.
Oggi l’acquisto di una
casetta in quel borgo se la possono permettere solo persone molto
ricche. Ora l’idea di mettere il ticket di ingresso scoraggerà
molti visitatori che si limiteranno a fare qualche foto al borgo
dalla zona soprastante il parcheggio, risparmiando tre euro e la
fatica di scalare il percorso in salita, che conduce alla porta del
borgo.
Anche perché all’interno del borgo non c’è molto da
vedere. A nostro parere l’idea di far pagare un ticket a chi varca
la porta del borgo potrebbe allontanare i turisti, con conseguenze
disastrose anche per le attività commerciali del luogo.
Piuttosto si
potrebbero organizzare mostre o altri eventi artistici a pagamento all’interno
dello stesso.
Per favore non cacciamo i turisti.
Giovanni Faperdue
Con la mia personale approvazione, Paolo D'Arpini
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Vedi altro articolo su Civita di Bagnoregio, pubblicato su Agora Magazine:
Civita di Bagnoregio, danza degli elementi, accanimento terapeutico, eutanasia?
giovedì 17 luglio 2008 di Paolo D’Arpini
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C’è una frase bellissima nella poesia di Holderlin dedicata al mare: "il tempo non disegna rughe sulla tua fronte azzurra .."
Il senso è che, malgrado i cambiamenti delle coste, lo sprofondare di isole ed il distaccarsi di continenti, la bellezza del mare, in quanto espanso, è rimasta integra, sempre giovane... La stessa cosa potrebbe dirsi della terra, anch’essa subisce erosioni e smottamenti, innalzamenti e cadute... ciò che in alto sale poi in basso scende... in questa danza è disegnata tutta la magia dell’orografia terrestre, l’ambiente naturale è bello perché tale.
Ed è bello anche come memoria nell’excursus dell’intervento umano, la storia è pregna del modo in cui noi umani abbiamo vissuto questo ambiente, come abbiamo saputo viverlo e glorificarlo.
Abbiamo avuto il Ponte Clementino e l’Empire State Building, il Faro di Alessandria e Madison Square, certo non tutto è conservabile, ed infatti in natura ogni cosa tende a ritornare alla natura, ma se quelli che sono stati monumenti del passato fossero ancora fra noi non sarebbe male per la nostra cultura, ci aiuterebbe a comprendere meglio il percorso della civiltà umana.
Di solito sono degli incidenti, dei terremoti guerre o simili che distruggono una parte della nostra storia... ma che dire quando ciò avviene volontariamente nel tentativo maldestro di "modernizzare o migliorare l’ambiente urbano"?
Un proverbio viterbese dice "il meglio è nemico del bene..." e lo trovo estremamente vero e saggio. Forse Erino Pompei sindaco del Borgo di Civita di Bagnoregio dovrebbe conoscerlo, o forse no!? Abbattere un solido ponte pedonale che è una parte della visione memorizzata di Civita, per costruirne uno più basso per rendere accessibile un costruendo ipotetico ascensore montacarichi a chi gioverebbe....? Non lo so. Spese mastodontiche solo per poter arrivare vicino all’ascensore in macchina? Ma se persino il presidente della Repubblica non ha trovato disdicevole e faticoso recarsi a piedi nella "città che muore"? E poi l’ascensore funzionerebbe sempre?
Ci sarebbe sempre elettricità e non servirebbe comunque una costante e continua manutenzione? Non sarebbe magari più elevato il rischio di incidenti?
Ed un ascensore che deve essere nascosto da lastroni di pietra vuol dire che è brutto ed allora perché non tenersi il ponte che è solido ed ormai integrato nell’immagine di Civita? Spendere tutti questi soldi per buttar giù un ponte, per abbassarlo di livello, è ridicolo, soprattutto considerando che intanto la rupe se ne vien giù... per conto suo... senza interventi...
Mi pare che modestamente lo stesso Paolo Crepet riabitante di Civita abbia espresso gli stessi dubbi ma Erino Pompei cosa aspetta che queste cose gliele venga a dire il Papa?
Calcata e Civita di Bagnoregio sono città gemelle, all’inizio degli ’80 organizzai vari incontri, qui a Calcata, con Imperatori e Rutelli, Pratesi e Portoghesi, Guidoni e tanti altri... perché entrambe le città presentano problemi simili, lo smottamento delle rupi, e richiedono interventi simili, il consolidamento delle rupi.
Eppure -mi vien da dire- se a Calcata non fosse stato costruito il cavalcavia, a metà degli anni ’60, che ha reso accessibile il borgo alle macchine, probabilmente si sarebbe salvato dal degrado della rapina consumistica, sarebbe rimasto un posto semplicemente magico, perché irraggiungibile, la casa degli Dei, e forse anche qui sarebbe venuto il presidente della Repubblica e magari pure il Papa ed il segretario dell’ONU, invece delle torme di sderenati e gestori di negozietti finti della domenica.... Erino Pompei lo sa?
Ho visitato il paese proprio l’ultimo giorno: 14-04-2013. E’ uno spettacolo! Mettere l’ingresso a pagamento in questo momento di crisi che stiamo vivendo significherebbe limitare le visite e mettere ancora di più in crisi le piccole imprese locali che con quel piccolo turismo ci vivono. Tanti visitatori prima di andare in un determinato posto si documentano su internet e quindi già sanno cosa troveranno. Mettendolo a pagamento non faranno altro che dirottare i turisti altrove, anche molto lontano, dove non si paga. In Italia ci sono tantissimi di questi esempi di basiliche e cattedrali a pagamenti dove le stesse persone del posto hanno detto che il turismo si è dimezzato. quindi questo sistema non funziona. Bisognerebbe cercare questi fondi da un’altra parte anche perchè quanti soldi riuscirebbero a raccogliere con l’ingresso per fare un’opera di consolidamento così imponente? Prima di commettere errori dove non sarà più possibile metterci una pezza, bisognerebbe pensarci sopra e chiedere il parere di tutti i cittadini del posto e di tutte quelle attività che ci lavorano. Se l’amministrazione mettesse l’obbligo del ticket, allora si potrebbe parlare veramente di “un paese che muore” e non per colpa dell’erosione. Massima solidarietà a tutte quelle persone degli esercizi commerciali che ho avuto modo di conoscere e parlarci in quella giornata.
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