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In movimento per ecologie, vivere insieme, economia sostenibile, bioregionalismo, esperienza del se' (personal development).

mercoledì 13 febbraio 2013

Identificare le radici del conflitto... per un mondo senza guerre



Identificare le radici del conflitto

Si sorvola spesso sulle radici di un conflitto, perché la violenza 
física è così scioccante da attirare tutta l’attenzione.

Il fatto è che questo sistema economico costringe la grande maggioranza 
della popolazione mondiale a vivere nella povertà più assoluta, sfrutta 
le risorse come se fossero infinite e non si cura delle condizioni 
ambientali che lascia alla future generazioni.  Mentre nei paesi dell’ex 
G7, nell’Unione Europea e in alcuni altri, la maggioranza della 
popolazione non sente ancora tutto l’effetto della crisi economica, nel 
resto del mondo la realtà è un’altra.

Individuiamo come problemi comuni a tutti i conflitti: la 
disoccupazione, soprattutto giovanile; la discriminazione, fomentata dai 
politici e dai capi religiosi nel tentativo di dividere la gente per 
manipolarla e mantenersi al potere; il colonialismo che ha coinvolto la 
regione in conflitto; l’accesso alle limitate risorse naturali del 
pianeta e la mancanza di servizi sanitari, educativi e di sicurezza sociale.

Sebbene i mass-media occidentali presentino i conflitti come 
“religiosi”, “tribali” o come “lotta per la democrazia di una 
popolazione oppressa”, giustificando così l’intervento dei paesi della 
NATO in difesa dei “diritti umani” o della “democrazia”, in realtà 
questi si muovono solo quando l’accesso alle risorse viene minacciato.
Denunciare la violenza fisica e tutte le altre forme di violenza messe 
in atto da entrambe le parti

Come Mondo senza Guerre denunciamo la violenza di tutte le fazioni. 
Ovviamente ripudiamo gli assassini, gli stupri e la tortura, che siano 
“giustificati” o no come risposta alla violenze commesse da altri. La 
violenza fisica è indifendibile, ma denunciamo anche le altre forme di 
violenza che non appaiono alla televisione e i responsabili delle già 
citate radici dei conflitti.

Il pianeta ha i mezzi per mantenere i suoi 7 miliardi di abitanti in 
condizioni decenti e ogni volta migliori oggi stesso! Qualsiasi 
negazione di questo fatto è una menzogna diffusa da chi ha un interesse 
personale a conservare la situazione così com’è.

Con un nuovo sistema economico che ponga l’essere umano come valore 
centrale, potremmo cancellare la povertà e la disoccupazione, disporre 
di servizi sanitari ed educativi di buon livello per tutti e fare in 
modo che ognuno possa vivere pienamente, fino a  sperimentare una morte 
dignitosa.
Una forza internazionale di intervento per imporre la pace e il disarmo 
delle fazioni in lotta

Ci troviamo spesso a dover prendere posizione su un conflitto quando 
ormai è troppo tardi per proporre una soluzione nonviolenta. In questo 
caso, dove ormai è scoppiato un conflitto armato, è necessario limitare 
i danni e ridurre al minimo il numero delle vittime.  Se una delle 
fazioni in conflitto impone  morte e violenza all’altra, la comunità 
internazionale ha il dovere di intervenire e prevenire tutto ciò, nel 
caso le forze di sicurezza nazionali non siano in grado di proteggere la 
popolazione.

Lanciamo quindi un appello per mobilitare una forza internazionale 
finanziata con fondi così ingenti che le fazioni in conflitto non 
abbiano altra scelta se non deporre le armi.  Il suo ruolo non è quello 
di una forza armata a favore di un governo in carica o dei suoi 
oppositori, ma è un ruolo neutro, con l’autorità di disarmare le fazioni 
armate con la forza, se fosse necessario e soprattutto di  evacuare i 
civili.

Como ha spiegato Silo nell’ottava delle sue “Lettere ai miei amici ”:

Pertanto il miglior servizio che le forze armate potranno fornire al 
loro paese e a tutta l’umanità sarà quello di evitare che esistano le 
guerre.

Nell’ottava lettera Silo si è concentrato sul ruolo delle forze armate 
all’interno di un paese, ma per la semplice applicazione  del principio 
di solidarietà, la comunità internazionale non può restare indifferente 
davanti a una nazione in balia di bande criminali armate, o di fronte a 
  un governo criminale che assassina i cittadini del suo stesso paese.
Un appello alla riconciliazione nella società

Per prevenire futuri conflitti, bisognerebbe realizzare un programma di 
riconciliazione tra tutte le comunità del paese coinvolto. Dobbiamo 
sviluppare la nostra società sulla base dei principi della tolleranza e 
del rispetto, sapendo che la mutua collaborazione sarà sempre una 
strategia più efficace dello scontro violento.

Come esseri umani, vogliamo tutti le stesse cose: vivere in pace e 
sicurezza, con un buon futuro per i nostri figli e le nostre persone 
care.  Queste aspirazioni vanno al di là delle differenze di religione, 
cultura, nazionalità, colore della pelle e orientamento sessuale.

Solo concentrandoci su ciò che ci unisce come esseri umani e lavorando 
insieme per l’obiettivo comune di un mondo libero dalla violenza potremo 
sviluppare la tolleranza e il rispetto necessari al sorgere della 
Nazione Umana Universale.
Un appello per rifondare il paese o il territorio coinvolto attraverso 
l’implementazione della democrazia reale

Quando un paese esce da un conflitto armato è il momento di attuare una 
revisione profonda di tutto il suo sistema di amministrazione nazionale, 
studiando ciò che va cambiato per avanzare verso un futuro di pace e 
riconciliazione.

Un’Assemblea Costituente per redigere una nuova Costituzione, dando ai 
popoli la possibilità di decidere sul loro futuro, magari anche, se 
necessario,  la divisione di un paese in regioni autonome o paesi 
differenti. Tutto questo va deciso con il  dialogo tra i rappresentanti 
del popolo scelti democraticamente dai cittadini, attraverso elezioni in 
cui tutti i candidati abbiamo uguale accesso alle risorse e ai mezzi di 
informazione.
Per concludere

Non ci faremo manipolare per sostenere una o l’altra fazione in un 
conflitto armato all’interno di un sistema in cui l’essere umano ha così 
poco valore. A cosa serve appoggiare un potere colonialista attuale o di 
un’altra epoca nelle sue guerre per il controllo delle risorse, quando 
impone un sistema che crea miseria e morte per milioni di persone?  Non 
è detto che la morte per mano di un bandito armato sia peggiore di 
quella lenta causata da un sistema internazionale fallito, che non 
assicura una qualità della vita decente e lascia che la gente combatta 
ogni giorno per sopravvivere.

Lanciamo un appello per una rivoluzione nonviolenta, partendo dalla 
gente che si risveglia dalla manipolazione a cui è sottomessa da parte 
dei governi, complici di un complesso militare-industriale- mediatico e 
finanziario che non ha alcuna intenzione di permettere la creazione 
della Nazione Umana Universale.


Mondo senza Guerre

(Fonte: http://www.pressenza.com/)

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