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venerdì 9 marzo 2012
Alessandro Marescotti: "Chi decapita le donne e le obbliga al velo vuole portare la democrazia e la libertà in Siria!"
«Una ragazza non possiede altro che il suo velo e la sua tomba»
(Proverbio dell'Arabia Saudita)
Rispetto agli standard occidentali, le donne saudite subiscono forti discriminazioni in molti aspetti della loro vita, compresa la famiglia, l'educazione, l'occupazione e il sistema giudiziario. Sulle strade pubbliche alle donne non è permesso di portare una bicicletta o di andarci, si legge su Wikipedia.
In Arabia Saudita alle donne, fra le altre cose, è anche vietato di prendere la patente. Le donne non possono viaggiare, lavorare o addirittura farsi operare, se non hanno il permesso di un familiare maschio.
Nel 2011 una ragazza dell'Arabia Saudita è stata condannata a subire 10 frustate per essersi messa al volante di un'auto.
La monarchia saudita riconosce i diritti politici alle donne. Ma non subito. Le signore potranno votare ed essere elette, a partire dal 2015.
Una donna di 60 anni è stata giustiziata per aver praticato “magia e stregoneria”. La decapitazione di Amina bint Abdul Halim bin Salem Nasster 2 avvenuta il 12 dicembre 2011 nella provinca settentrionale di Jawd.
La pratica della stregoneria e della magia è categoricamente vietata in Arabia Saudita, Paese islamico dove vige il wahabismo, una corrente particolarmente severa e conservatrice della religione musulmana.
L'Arabia Saudita è una monarchia assoluta con leggi medioevali. E tuttavia vuole portare la democrazia, la libertà e la tutela dei diritti umani in Siria con un intervento militare.
Alessandro Marescotti
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