Appena finisce tutto quanto, vado un’intera giornata all’orto botanico, al parco, nel bosco. A ringraziare le piante. Che non l’ho mai fatto abbastanza. E poi al museo del Rinascimento italiano, che secondo me è un museo noiosissimo ma non importa ci andrò lo stesso.
Appena finisce tutto quanto torno a baciare e ad abbracciare i miei bambini a scuola, che non l’ho mai fatto veramente con la consapevolezza di cosa fosse un bacio, della piccolezza di quell’attimo in cui le labbra schioccano le guance.
Appena finisce tutto quanto, torno a bere il caffè al Piano Martini, che non ho mai veramente chiuso gli occhi mentre lo sorseggiavo. Il sapore dell’arabica, mamma mia e la crema chantillí fatta in casa, diochebuona.
Appena finisce tutto quanto, compro un biglietto del treno, vado a Venezia, mi siedo su piazza San Marco e guardo il cielo, faccio un giro tra i bacari, bevo un’ombra di rosso, ringrazio l’uva e i viticoltori, tutte le vigne del mondo e poi ringrazio i panettieri, i musicisti, i tessitori, gli agricoltori, le mamme, la mia vicina di casa antipatica, la signora che lava le scale del mio condominio, il pakistano sotto casa che mi vende le birrette.
Appena finisce tutto quanto vado a porta palazzo a comprare le uova dalla vecchietta delle uova e finalmente le dirò “Lo sa signora, queste sono le uova più belle che io abbia mai visto”, ne comprerò sei e farò una torta.
Appena finisce tutto quanto tornerò nella mia libreria preferita, lungo la Dora. Comprerò il libro di Franco Arminio, Cedi la strada agli alberi, lo leggerò tutto d’un fiato e dedicherò una sua poesia a qualcuno che amo.
Appena finisce tutto quanto vado a mangiare cinese e prendo pure il saké.
Appena finisce tutto quanto vengo da te e ti abbraccio, e tutto il mondo a pezzettini, si ricomporrà di nuovo.
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