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In movimento per ecologie, vivere insieme, economia sostenibile, bioregionalismo, esperienza del se' (personal development).

sabato 23 luglio 2011

Maurizio Blondet: "Se il mondo fosse senza banche..."


"Ritorno ai valori tradizionali" (Saul Arpino)

Salve a tutti,
vi inoltro un articolo di Maurizio Blondet, contenente un'analisi che
mi sento di condividere.

Ottimo il suggerimento (riportato nell'articolo) dell'economista
Steve Keen, che è poi la soluzione adottata dal coraggioso popolo
islandese: «Dovremmo ripudiare il debito, mandare in bancarotta le
banche, nazionalizzare il sistema finanziario e ricominciare tutto da
capo».

Ma mi sento di condividere - ancora di più rispetto alle
argomentazioni di Blondet - il commento di un lettore, che ho riportato
in calce all'articolo, e che si conclude con la seguente frase: "La
borsa è una roulette, una partita di poker, e i grandi giocatori spesso
gli eventi non li prevedono, ma li determinano".

E' già successo nella storia, che si fingesse di non riporre fiducia
in determinati titoli, inducendo la gente a venderli, salvo ricomprarli
a prezzi stracciati quando tutti avevano ormai venduto....... mi
ricordo l'episodio delle azioni della Banca d'Inghilterra, vendute
frettolosamente perché i Rothschild avevano fatto credere che Napoleone
stesse vincendo la battaglia di Waterloo, e ricomprate a prezzi
stracciati dai signori dello scudo rosso..... (Giorgio correggimi se
sono stata a-tecnica) http://www.mentereale.com/articoli/prima-di-
rockefeller-c-era-rothschild

Buona lettura e buon week-end a tutti

Antonella M. R.

....

Crepuscolo degli dei?


Non sapete dove mettere i vostri risparmi per salvarli dalla bufera?
Non siete i soli. Anche George Soros, il genio della finanza, non sa
bene come investire. Ha ordinato al suo fondo speculativo principale,
il Quantum Fund, di vendere quasi tutto: ora, dei 25 miliardi di
dollari che gestisce, il Fund ne tiene liquidi il 75%, ossia 19
miliardi.

Siccome Soros ha fama di uno che capisce le cose prima, che anticipa
l’aria che tira, e molti nell’ambiente della speculazione imitano le
sue mosse, si è sparsa la voce che anche questa sia una strategia, che
ci sia dietro una ragione astuta.

Soros «prevede un cigno nero», ossia un evento catastrofico e raro
che lui sta sentendo arrivare, ha scritto un blog finanziario. Quanto
al Sole 24 Ore, ha scritto che Soros tiene tutta questa liquidità
«pronta ad essere investita da qualche parte, appena si riuscirà a
capire dove». E tutti a cercare di indovinare dove Soros investirà
(anche Soros resta liquido).

Ma Soros sembra aver perso la sua bussola magica, o i suoi
suggeritori celesti (o inferi). La sua decisione di tenersi liquido (di
fatto, ritirarsi dal gioco), l’ha presa dopo che il Quantum Fund ha
preso una batosta molto brutta, perdendo -6% ad inizio anno, uno dei
peggiori risultati tra gli hedge funds, e il suo bilancio è attualmente
in rosso. Soros è anche quello che a maggio ha smobilitato tutti i suoi
investimenti in oro, da lui definito «l’estrema bolla», prevedendone il
crollo imminente...

«Trovo la presente situazione parecchio confusa e molto meno
prevedibile di quanto fosse nel pieno della crisi finanziaria (del 2008-
2009)», aveva confessato.

Incredibile: l’uomo celebre per la sua supposta capacità di navigare
nelle tempeste finanziarie, anzi di approfittare della confusione e
dell’imprevedibilità, a cui attribuivamo un epico gusto del rischio,
ora si mostra incerto, e timoroso di rischiare.

E che dire di Goldman Sachs? Gli dèi immortali della speculazione.
Quelli che, mentre dèi minori cadevano e morivano, accumulavano
profitti (e bonus) da favola con astuzie sottilissime o brutali,
generalmente discutibili o anche da codice penale, ma sempre vincenti.
Ebbene: ha accusato perdite notevoli nel secondo trimestre, le sue
commissioni per il trading (spaccio) di debito, divise e materie prime
sono scese del 63%; Goldman ha perso soldi sui crediti ipotecari e
sulle carte di credito, ha persino perso su oro e argento: in breve, ha
fatto peggio dei suoi concorrenti Morgan, Chase, Citigroup e Bank of
America.

Di colpo, gli arroganti navigatori intrepidi nelle tempeste monetarie
e debitorie sono diventati paurosi come vecchiette pensionate che
temono lo scippo del loro libretto di risparmio postale; il secondo
trimestre, Goldman ha ridotto le prese di rischio al più basso livello
dal 2006. Proprio questo ha ridotto i suoi profitti, e parecchio: del
53% rispetto all’anno prima. Tanto che, per risparmiare, ha annunciato
il licenziamento di mille dipendenti (su 35 mila).

A quanto pare, sono tanti i centri speculativi fino a ieri
spericolati ad essere colti da improvvisi dubbi, tentennamenti,
indecisioni.

Scrive Il Sole 24 Ore: «... Anche il Moore Capital, fondato da Louis
Bacon, ha perso il 6% nei primi sei mesi del 2011: una sorte comune a
quasi tutti i fondi che adattano le loro strategie alle condizioni
macroeconomiche. A parte chi opera con gli algoritmi dei sistemi ad
alta frequenza, è un po’ tutto il mondo degli investitori a sentirsi
addosso il peso del dubbio. Lo si vede tra gli hedge fund, poiché la
percentuale di chi ha deciso di assumere meno rischi della media è
raddoppiata da maggio a giugno (al 26%). Lo si vede nelle analisi dei
grandi broker, che consigliano di alzare il peso (al 10-20%) della
liquidità nei portafogli azionari. È il ‘prezzo dell’incertezza’»,
commenta Douglas Cliggott del Credit Suisse.

E qual è il motivo di fondo dell’incertezza? Lo ha spiegato al Wall
Stret Journal proprio il direttore finanziario di Goldman Sachs, David
Viniar, stella dell’audacia speculativa fino a ieri: lo smarrimento dei
politici, e le loro reazioni disordinate alla crisi, provocano un
disordine eccessivo.

Questi esperti del rischio sanno navigare lucrosamente dentro
tempeste dove si sviluppano tendenze (al rialzo o al ribasso) come onde
costanti, ma oggi la tempesta avviene in un mare «spezzato» (chopped),
dove le onde arrivano da tutte le parti. Ed è difficile reggere il
timone.

«Troppe cose dipendono da questioni politiche», confessa Viniar, un
ambiente «molto duro da analizzare, molto difficile per noi».

Paradossale, illuminante ammissione. È stata l’alta finanza, coi suoi
teorici universitari dell’ultraliberismo, ad espellere la politica dall’
economia, bollando ogni velleità in questo senso come statalismo o
«socialismo». Il mercato deve agire senza lacci e intromissioni etiche,
sociali, nazionali o comunque «qualitative», non misurabili in termini
di «quantità» di profitti contabili, perchè il mercato sa meglio dei
politici come investire, e dunque crescere e sviluppare.

È stata la finanza a finanziare, promuovere e far vincere leader
politici secondo i suoi desideri: gente che ha tagliato le spese
sociali (costi improduttivi, secondo la dottrina) privatizzato tutto il
privatizzabile, consentito la libera circolazione globale dei capitali
(un reato per la politica di una volta, attenta all’interesse
nazionale). Classi politiche che, in USA come in Europa, hanno imposto
norme monetarie che rendono impossibili gli investimenti a lungo
termine nell’economia reale («pianificazione socialista»), in nome del
rigore e del pareggio dei conti pubblici, ma che nell’ottobre 2008
hanno sborsato immediatamente 7 mila miliardi di dollari per salvare il
sistema finanziario e bancario. Classi politiche che la finanza ha
voluto irresponsabili verso le rispettive società, popoli e lavoratori
(o disoccupati), ma incapaci di negare niente alle banche; al punto da
farle decidere di salvare le banche anzichè prendere le misure
necessarie per stabilizzare l’economia; e da trasferire i colossali
debiti e perdite della speculazione privata (creati da giochi d’azzardo
fraudolenti e stupidi, come la diffusione dei derivati e dei titoli sub-
prime) dai libri contabili delle banche ai bilanci nazionali. Insomma,
hanno voluto politici volonterosamente pronti ad abbandonare la loro
sovranità (che è poi quella che ricevono dai loro popoli) al mercato, e
per conseguenza abbandonare al mercato i loro lavoratori, donne,
bambini, malati e disoccupati.

Ed ora, con la voce del capo finanziario di Goldman Sachs, si lagnano
che questi politici non sanno prendere le decisioni giuste, che sono
incerti e provocano disordine nell’ambiente finanziario stesso, con i
loro tentennamenti. Politici che non solo non hanno idee, ma non hanno
nessuna autorità per far accettare ai loro popoli le medicine amare
richieste dalla finanza (preoccupata delle sue esposizioni a debiti
come quello greco, spagnolo, italiano); o che questa autorità – o
favore mediatico-sondaggista, che sostituisce la legittimità in regime
di mercato – perdono con rapidità prodigiosa, siano Obama che non
riesce a farsi obbedire da nessuno, o il premier nipponico Naoto Kan,
siano Angela Merkel o Sarkozy o il Berlusconi (questo, con un di più di
farsa, superficialità, disonestà e incultura, che ci qualifica come
italiani). (Economics Professor: "[We’ll Have] a Never-Ending
Depression Unless We Repudiate the Debt, Which Never Should Have Been
Extended In The First Place")
http://www.washingtonsblog.com/2011/07/economics-professor-well-have-
never.html


Tutta gente che lorsignori hanno fatto eleggere in quanto si
proclamavano liberisti assoluti (o europeisti assoluti) che ha evitato
accuratamente di mettere redini alla speculazione globale dopo lo
scoppio della crisi, come la necessaria legge Glass-Steagal (che
vietava alle banche commerciali l’attività speculativa) che pure la
politica americana potè ancora fare negli anni ‘30. Gente che ha
lasciato crescere il turbinoso spaccio di CDS (assicurazioni contro il
rischio di default, truffaldine per natura, in quanto la finanza non è
in grado di pagare il risarcimento se il default avviene davveri)
titoli subprime, prodotti derivati e strutturati pari – oggi – a 50
volte il prodotto lordo del mondo intero; gente che ha indebitato i
propri Stati, regioni o comuni con prodotti derivati, accrescendo il
debito pubblico ed accumulando perdite esplosive, tutto a vantaggio
della sola speculazione.

Ebbene, ora la finanza, con Soros, si spaventa di questi politica, e
della confusione che la finanza stessa ha generato, credendo di
trovarvi il proprio vantaggio; e per bocca di Goldman Sachs, trova
questi politici non all’altezza, irresoluti nel prendere decisioni sia
davanti al debito greco così come davanti al crollo dei valori
immobiliari in America.

Ma che fare, se le istituzioni finanziarie sono oggi – fatto senza
precedenti nella storia – più grosse, minacciose e potenti di qualunque
governo? Se questi governi – in ossequi alla teoria economica dei
banchieri – si sono privati degli strumenti sovrani d’intervento e
dunque di sviluppo dell’economia reale, solo modo legittimo di onorare
i debiti contratti coi grandi usurai? Governi proni alle intimazioni
delle Banche Centrali, che agiscono negli interessi esclusivi dei
banchieri, che loro stessi oggi non sanno bene cosa fare, in USA creano
oceani di moneta dal nulla, in Europa la restringono?

La loro impotenza aumenta il disordine a tal punto, che Soros e
Goldman Sachs non riescono più a guadagnarci, che sbagliano
investimenti. Che si tengono liquidi perchè in giro c’è troppo cattivo
debito (non riconosciuti: si pretende che la Grecia, la Spagna e l’
Italia onorino il loro cattivo debito impagabile) e l’ambiente «è duro,
difficile da analizzare».

È il governo che hanno voluto loro. L’abolizione della politica è il
risultato che oggi deplorano i Soros. Opponendosi allo stesso tempo ad
ogni misura politica necessaria e urgente: sia la reintroduzione della
Glass-Steagall, sia il ritorno di una tassazione progressiva per i
ricchi, sia misure per lo sviluppo e la crescita economica. Cosa
farebbe infatti il potere sovrano, se ancora esistesse?

Quel che suggerisce un economista di nome Steve Keen: «Dovremmo
ripudiare il debito, mandare in bancarotta le banche, nazionalizzare il
sistema finanziario e ricominciare tutto da capo».

Qualcosa di simile fecero negli anni ‘30 (nazionalizzando le banche e
cacciandone senza risarcimeno gli azionisti) i governi che non a caso
sono stati bollati come fascisti; De Gaulle lo fece ancora negli anni
‘50, nazionalizzando la Banque de France. Ma i banchieri non lo
vogliono certo. Nè la politica, oggi può trovare la forza di ripetere
quelle misure essenziali. (Economics Professor: "[We’ll Have] a Never-
Ending Depression Unless We Repudiate the Debt, Which Never Should Have
Been Extended In The First Place")
http://www.washingtonsblog.com/2011/07/economics-professor-well-have-
never.html


Come potrebbe? Non è solo che ormai le classi politiche sono
diventate caste parassitarie, intese solo a tagliarsi una fetta più
grossa della torta pubblica in quel saccheggio generale cui s’è ridotto
il capitalismo terminale, nè solo che l’abitudine alla irresponsabilità
le rende incompetenti, sorde all’interesse nazionale. È che, dopo 20
anni e più di turbocapitalsmo anti-Stato, i popoli stessi hanno perso
le virtù necessarie a dar forza alla politica sulla finanza. È in
qualche modo l’esito finale e fatale della secolarizzazione, del
consumismo quella che stiamo vivendo – e che gli speculatori
lamentano.

Le democrazie terminali hanno vissuto a lungo consumando virtù
pubbliche e sociali – disciplina, spirito di sacrificio, frugalità
amore del lavoro tenace e ben fatto prima che amore della ricchezza
facile, solidarietà fra membri della nazione, visione seria della vita
come dovere e sacrificio – che erano, nel fondo, virtù cristiane,
essenzialmente valori qualitativi, che non hanno voce nei libri
contabili. Ovviamente, la democrazia e il capitalismo degli ultimi
giorni non solo sono incapaci di creare queste virtù, risorse
invisibili e non-quantificabili, ma le distruggono deliberatamente.

Dove mai i nostri uomini e donne, per non dire dei nostri politici,
hanno avuto occasione di vedersi proporre, ed ammirare, le virtù, di
onorare la verità sulla menzogna comoda? Dove vede più lo spettacolo
della grandezza, della magnanimità, della generosità comune? Dove si
insegna ad ammirare la competenza reale, lo studio tenace, il lavoro
onorato, l’eroismo del sacrificio dell’io per il bene del noi?

Tutte queste virtù erano residuali; la loro radice fondamentale, che
era la fede, è stata liquidata come non-funzionale alla finanza, all’
arricchimento finanziario privato, al consumo privato, alla società-
spettacolo e pubblicitario. Ora sono state tutte consumate, e non a
caso l’Occidente diventa incivile e declina, anche materialmente e
politicamente.

Maurizio Blondet
(http://www.effedieffe.com/)


1° commento:

Tutto condivisibile ma una domanda sorge spontanea... Il mercato si
muove sulla base delle aspettative, e un potente come Soros con le sue
mosse genera aspettative...
Non è che tutta la banda di circoncisi di cui si parla nell'articolo
sta per giocarci un bello scherzetto?
Loro dichiarano che stanno vendendo tutto, di conseguenza i prezzi
scendono (perchè hanno venduto e per le aspettative ribassite insite
nella loro dichiarazione); a ruota sempre più gente venderà
(preoccupata perchè i titoli scendono o preoccupata dalle dichiarazioni
di Soros, Goldman e compagnia kosher) e quindi i titoli crolleranno
sempre di più... e quando si avrà toccato il fondo ecco che quelli che
hanno gridato il primo allarme ricompreranno tutto, a prezzi più bassi,
mettendolo in un posto che vi lascio immaginare a tutti i
risparmiatori...
La borsa è una roulette, una partita di poker, e i grandi giocatori
spesso gli eventi non li prevedono, ma li determinano.

Faso

.............

Commento di Orazio Fergnani:

Cara Antonella .... ma ti sei mai letta di ALbaMediterranea il programma in sintesi (https://sites.google.com/site/albamediterranea1/platform ); il proclamanifesto (https://sites.google.com/site/albamediterranea1/proclamanifesto-1); I PUNTI SALIENTI DEL PROGRAMMA POLITICO e le AZIONI PRIORITARIE DA ATTUARE IN CASO DI VITTORIA ELETTORALE (https://sites.google.com/site/albamediterranea1/i-punti-salienti-del-programma-politico); e soprattutto : Coesistenza tra i valori....(https://docs.google.com/viewer?a=v&pid=sites&srcid=ZGVmYXVsdGRvbWFpbnxhbGJhbWVkaXRlcnJhbmVhMXxneDo0ZTM3ZGZhM2I2N2QzNDZh).

Tutto quanto sopra descritto è parte dalla chiara visione dello scenario descritto da Blondet... oggi..... che però noi, in particolare Giorgio Vitali dal 1960 circa ed io dal 1966 circa, ed anche altri di noi successivamente...ma sempre anticipando la marmaglia attuale che ora scopre l'acqua calda, avevamo nei suoi elementi essenziali (morali/politici/sociali/storici)...... perfettamente delineato...

Ed oggi queste sono piene ed esaustive conferme delle nostre analisi e trionfanti vittorie della nostra logica e della nostra preveggenza geopolitica.

E ci danno il giusto riconoscimento e premio a tutte le sofferenze, i patimenti, le umiliazioni che siamo stati costretti a subire dalle schiere di ciechi idioti che si ergevano a censori del nostro pensiero e delle nostre lucide previsioni.

Insomma queste cose che tu ci proponi come eclatanti ed innovative (dette da Maurizio Blondet, che non sempre ce la racconta giusta ....) noi le propugnavamo inascoltati, derisi, beffeggiati ... e le condividevamo, già molti, troppi, anni fa, ..... più di quanto mi faccia piacere ricordare.... perché mi rammentano che purtroppo ho già più anni di quelli che vorrei avere.

Ma questa tua ci fa constatare con piacere che finalmente anche tu ti sei appropriata di queste consapevolezze e della condivisione delle strategie da mettere in atto per oltrepassare questo fossato della storia.... dall'altra parte dell'argine c'è il futuro... Come costruirlo dipenderà dalle scelte che sapremo fare.

Benvenuta moralmente tra noi.

Laudetur semper. Veiensfurens.

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