In relazione a quanto pubblicato sull'operato delle ONG (http://www. circolovegetarianocalcata.it/ 2015/04/06/ngos-apparently- for-peace-but-really-for-war/) scrive Gloria Germani:
Carissimo Paolo,
sono completamente d’accordo. TI mando perché tu la faccia girare, il discorso che fece Tiziano Terzani il 29 settembre 2002 e che fu pubblicato come prefazione al mio libro su Teresa di Calcutta e Gandhi nel 2003.
Rileggendolo lo ho trovato totalmente illuminante!
i 13 anni che ci dividono dalle sue parole sono serviti ad oscurare tutta la storia (anche con l’aiuto del buonismo della ONG e dei – ovviamente - Mass Media)
Gloria
...............
“Se alla totalità si
aggiunge la totalità,
resta la totalità
Se alla totalità si
toglie la totalità
Resta la totalità
Evviva la pace, evviva la
pace, evviva la pace”
(Brhadaranyaka
Upanishad)
Ho passato tre mesi in un ashram
a studiare il sanscrito ed è in nome di questa totalità della quale
mi sento parte che mi permetto - con gioia - di pronunciare queste
poche parole.
Noi siamo oggi dinanzi ad una grande,
drammatica scelta o di barbarie – la guerra- o di civiltà.
Dobbiamo scegliere la pace. Abbiamo lanciato una campagna ieri
l’altro a Roma insieme ad altri personaggi della più diversa
estrazione. Mi sono trovato ad un tavolo con persone che vedevo per
la prima volta in vita mia. Un missionario che ha passato la sua vita
a Nairobi, un prete che si occupa di lottare contro la mafia, un
ex-sindacalista e Gino Strada. E tutti assieme abbiamo lanciato
questa campagna semplice per far sentire il nostro no alla guerra.
Appendete alle vostre finestre un pezzo di lenzuolo con scritto sopra
“no alla guerra”. Vi prego, possiamo –ognuno di noi – fare
qualcosa per salvare l’umanità da questo abisso verso quale stiamo
andando. Perché quello che sta per succederci è spaventoso, perché
non è soltanto un’altra guerra, ma è un passo verso la barbarie.
La barbarie che è iniziata con l’11 settembre, la barbarie che è
continuata con la guerra in Afganistan e con una barbarie che sarà
orribile se attaccassimo – perché le bombe sarebbero anche nostre
- l’Irak. Perché attaccando l’Irak buttiamo dalla finestra
secoli di cultura giuridica, buttiamo dalla finestra secoli della
nostra civiltà che è civiltà di diritto, civiltà di rispetto dei
diritti altrui.
Le religioni, tutte, anche la vostra,
vi hanno detto mille volte –non uccidere. Dovete dirlo ogni giorno:
“non uccidere”. Non uccidere non vuol dire soltanto non uccidere
quelli che sono simili a te. Tutte le religioni dicono: non
uccidere. E perciò dobbiamo farci contare. In questi giorni che
vengono dobbiamo fare qualcosa. Dobbiamo mettere alle nostre
finestre un cencio bianco. Fatevi contare. E così che il vostro
vicino di casa vi dirà:”Perché lo hai messo?” “Perché sono
per la pace” e se tutti assieme riusciamo a fare Firenze bianca, la
Toscana bianca, l’Italia bianca, l’Europa bianca, forse fermiamo
la follia della politica. Dobbiamo tornare al cuore, a quel purnam,
a quella totalità di cui siamo parte.
Scusate questa parentesi. Io ho
smesso di fare il giornalista alcuni anni fa. Mi sono ritirato
sull’Himalaya, ho iniziato a studiare il sanscrito e mi sono messo
a studiare la tradizione indiana perché ritengo che l’origine di
tutto sia nell’India. Perché, secondo me, l’India ha inventato
lo zero e ha inventato l’Uno. Tra queste cose c’è tutto. Me ne
sarei stato lontano da tutto, sarei stato a guardarmi l’ombellico,
a distruggere il mio ego, a fare quel vuoto di cui così bene parla
questo bellissimo libro su Madre Teresa di Gloria Germani.
Ho letto questo libro: è bellissimo.
Soprattutto perché parla delle radici osmotiche di Madre Teresa,
della compenetrazione della sua tradizione cristiana con la cultura
induista che lei aveva vissuto dentro di sé così concretamente .
Ancora oggi nell’India pur modernizzata e in parte
occidentalizzata, il divino è presente nella quotidianità della
gente come in nessun altro Paese. E’ nel contadino che
automaticamente tocca la terra prima di uscire di casa al mattino, e
nel gesto di versare alcune gocce d’acqua sul cibo prima di
mangiarlo; è nel modo stesso in cui la gente si saluta. Noi ci
stringiamo la mano dopo averla aperta per mostrare che non
nascondiamo armi, qui la gente unisce le mani al petto e si dice
reciprocamente “namasté”: saluto la divinità che è in te.
Io direi che Madre Teresa non aveva
un’idea geografica, storica, intellettuale, dell’India, perché
il mondo, se lo si guarda dall’alto - e i grandi, come lei era,
vedono il mondo dall’alto – non ha frontiere, non ha bandiere,
gli uomini sono tutti uguali.
Lei, in India, vedeva i poveri, aiutava
i poveri ed è quindi per osmosi che ha sentito la mistica, per
osmosi ha sentito om purnam adah, purnam idam, perché lei
era cosi.
Io sono arrivato da Madre Teresa per
caso. Bello, perché il caso è l’altro lato della provvidenza.
Facevo il giornalista. Ero in India già da un paio d’anni e mi
occupavo come tutti i giornalisti delle guerre, del Kashmir, quanti
morti, la rivoluzione. E poi, un giorno è uscito un orribile libro
di un brillante e pretenzioso giornalista inglese, senza cuore , uno
di quelli più dediti alla spettacolarizzazione di sé che alla
ricerca di una qualche verità.Il titolo già dice tutto: Madre
Teresa. La posizione della Missionaria. Era un libro velenoso
che attaccava Madre Teresa dicendo che era una donna di potere, che
voleva solo diventare famosa, che voleva essere santa, prendeva i
soldi di tutti, anche di quelli che li avevano rubati ad altri, e
per questo ebbe molto successo. Il mio giornale, Der Spiegel,
mi chiamò chiedendomi di scrivere ciò che pensavo. Io, devo dire la
verità, di Madre Teresa fino al 1995, non mi ero mai interessato. In
India avevo viaggiato dappertutto, in Kashmir, in Punjab, anche a
Calcutta dove ero stato ad occuparmi di altre storie. Ma non mi ero
mai soffermato su Madre Teresa. I cristiani in India mi parevano
troppo fuori posto, perché gli indiani soffrono molto a causa
delle religioni missionarie, come il cristianesimo, che fanno un
grande sforzo per convertire. La gente qui appartiene a una
tradizione religiosa non aggressiva, come lo sono anche l’ebraismo
oppure lo zoroastrismo e le conversioni al cristianesimo sono sentite
come una forma di violenza, che cambia la cultura, crea conflitti e
tensioni.
E tuttavia ero un giornalista e
dunque lessi il libro di Christopher Hitchens e finalmente giunsi a
Calcutta. Ero un bravo giornalista e sapevo come vanno fatte le cose.
La prima cosa è camuffarsi. Andai a stare in un albergo da poco in
Sudder Steet, la via dei mendicanti, e senza dire chi ero e che ero
venuto per scrivere su Teresa, una mattina mi presentai alla Casa
Madre come uno dei tanti volontari occidentali venuti per dare una
mano.Mi dettero un cartellino e fu assegnato a Kalighat, la casa dei
morenti. Fui accolto da una brava suora, di quelle simpatiche, e
passai li alcuni giorni a fare quel che c’era da fare, a conoscere
le suore, i giovani occidentali che ci lavoravano ed a sentire le
storie dei poveracci che passavano in pace le loro ultime ore. Per
osmosi anch’io, per rendermi conto di quello che facevano.
Poi sono andato da Madre Teresa perché
dovevo fare l’intervista. Ho aspettato un po’ di tempo. La casa
di Madre Teresa è nel centro più caotico di Calcutta, un caos di
rumori, clacson, rumori di ogni genere. E poi ci sono i cattivi
odori, l’inquinamento delle macchine dei motorini. Da qui lei
gestiva una “multinazionale” perché aveva 600 case in 122 paesi
del il mondo, un esercito di 4.000 suore e monaci da mandare di qua
e di la e il tutto era gestito senza un computer, da un ufficietto
al primo piano, soltanto con una guida del telefono e tre macchine
da scrivere. Secondo la regola della povertà, nella case di Madre
Teresa non ci sono radio, né televisori, non un condizionatore
d’aria né un ventilatore. Già questo mi piaceva moltissimo. Mi
piaceva questo centro così importante che lavorava con sistemi così
vecchi e semplici.
Finalmente viene questa donna. Era già
molto anziana, mi guarda e mi chiede - a me che ero già pronto con
tutte le mie domande da giornalista, se aveva preso i soldi da un
tale che poi era stato accusato di averli rubati alla cassa
pensionistica di cui si occupava. Io, giornalista, non sono riuscito
a chiederle niente perché lei mi ha guardato e lei mi ha chiesto:
“Lei cosa fai per Cristo?” . “Io scrivo” ho quasi balbettato.
Ci sono state due persone che mi hanno
profondamente colpito nella mia vita –una era lei, l’altro il
Dalai Lama . La cosa che mi ha colpito in queste due persone è stata
la loro incredibile semplicità. Questa donna mi ha colpito perché
era incredibilmente semplice. Niente come noi che siamo intellettuali
e siamo portati a complicare ciò che è semplice. I grandi
semplificano ciò che è complicato e lei era una cosi.
Ripeteva sempre le stesse cose e se
uno non le ascoltava e le lasciava scorrere, potevano sembrare anche
delle banalità. <<Una famiglia che prega insieme, sta
assieme>>. Ma se ci pensi, che verità!.
Allora ho scritto un pezzo che era in
realtà una difesa di Madre Teresa, un pezzo di uno che guarda e
che racconta di aver visto un miracolo. Noi occidentali siamo a
abituati a concepire il miracolo in termini straordinari, come nel
caso di un uomo che medita e lievita da terra o cose del genere. No,
il miracolo che mi sembrava di aver visto era questo: tanti giovani
occidentali che venivano in India per fumare un po’ di marijuahana,
altri per l’esotico, e che li erano come colpiti da una mazzata e
che improvvisamente si mettevano a fare quello che Madre Teresa
aveva insegnato. Quello era il miracolo: aver ridato a tanti giovani
occidentali, così persi nel grasso di questa ricchezza, così poveri
spiritualmente, aver dato loro una forza, un fuoco che li bruciava.
Questo era il miracolo.
Quanto a me, non è certo un caso che
da tre anni ho scelto di passare gran parte del tempo ai piedi delle
stupende montagne dell’Himalaya ad ascoltare “la musica dei
pianteti” e non è certo per caso che ora, con gli orribili rumori
di guerra che si levano attorno a noi, sento come tutti voi quanto
bisogno avremmo di avere fra di noi un qualche santo.
Bisogna fare qualcosa e se oggi Madre
Teresa fosse viva ci chiederebbe anche lei che cosa facciamo per il
nostro vicino.
Perché quello che la guerra fa, lo
fanno tutte le guerre: disumanizzano il nemico, lo rendono non
umano. E’ quello che si sta succedendo. La propaganda che i miei
colleghi – i cosiddetti giornalisti - continuano a fare alla
televisione, nei giornali è sempre questa ed intesa a presentare
il nemico, qualunque esso sia, e ce n’è sempre uno in qualche
luogo del pianeta, come un orribile personaggio. Non dovete pensare
che io stia difendendo Saddam Hussein, è un orribile personaggio, ma
tutti i bambini che le nostre bombe ucciderebbero dopo domani per far
fuori Saddam Hussein, quelli sono umani come i nostri bambini.
Soltanto quando incominceremo a capire che tutto il mondo è fatto di
quel purnam adah,purnam idam potrà nascere dentro di noi la
pace.
Anche Gandhi pensava che i problemi
dell’umanità potevano essere risolti soltanto da una rivoluzione
spirituale. Egli ha dimostrato sia a livello individuale che politico
che la strada della pace è percorribile e la sua grande dottrina
della non violenza, con cui condusse l’India all’Indipendenza,
significa proprio questo: riconoscere che l’essere profondo di
ognuno di noi, anche dei nostri nemici, coincide con quell’unica
totalità, quello purnam che continuamente invoca la grande
saggezza dell’India. A questo
proposito, vorrei aggiungere, il libro della Germani ci offre una
delle migliori introduzioni a Gandhi e alla cultura indiana che mi
sia capitato di leggere.
Ricordate, tutti siamo un tutt’uno.
E’ questa l’unica globalizzazione nella quale dobbiamo crescere.
Siamo tutti assieme su questa piccola terra, tutti uguali, gialli,
neri,bianchi, mussulmani,cristiani. Tutti uguali, tutti con lo stesso
cuore, tutti con lo stesso amore verso i propri figli, tutti con la
stessa paura della morte. Dobbiamo smettere di pensare che ci siano
dei nemici, diversi da noi. Sono tutti uomini, bambini, donne che
soffrono come noi. Se non eliminiamo la violenza della nostra vita,
saremo sempre più animali. E questo è ancor più vero oggi che
abbiamo nelle nostre mani la capacità di distruggere l’uomo, non
più soltanto di fare, come abbiamo sempre fatto, massacri. Ora con
la potenza atomica siamo in grado di disequilibrare le quattro
grandi forze che tengono il mondo assieme e ci danno la vita:
l’acqua, il fuoco, la terra e l’aria.Dobbiamo stare attenti. Un
passo in quella direzione è un passo di barbarie. Dobbiamo
resistere.
Tiziano Terzani - 29 settembre 2002
PREFAZIONE
al volume di Gloria
Germani,
Teresa di Calcutta: una
mistica tra Oriente ed Occidente, Milano, Paoline 2003.
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