La maggior parte di ciò che chiamiamo comunicazione nei momenti di conflitto si riassume nel dire all'altro dove sbaglia. Al che, ovviamente, l'altro ci dice dove sbagliamo noi. E così via, avanti e indietro. Non viene trasmesso niente di utile o di vero. Ci parliamo, ma siamo come due navi che filano nella notte. La chiave è "che ciascuno osservi cosa egli ha fatto e ciò che non ha fatto" e attendere pazientemente che il "fango si depositi". (C.Joko Beck)
Nessuno è immune dai diverbi e dalle discussioni, a tutti noi accadono di tanto in tanto, chi più chi meno, chi con qualcuno in particolare, chi con pochi, chi con molti e chi con tutti (questi sono i casi più "tostarelli")
Pure io a volte discuto per questioni di "principio" o "etiche", accade ... e non ne faccio un problema, accetto questo lato che a volte emerge e vuole precisare, puntualizzare e affermare il suo punto di vista.
Ognuno di noi ha le sue tipologie di discussioni preferite, per qualcuno l'argomento più gettonato è la politica, per un'altro è l'attualità sociale, per un'altro è lo sport, per un'altro ancora la scuola, la famiglia, la coppia, i figli, l'educazione, l'economia, le questioni etiche, le questioni intellettuali, filosofiche, religiose, alimentari, gli stili di vita ... la lista è davvero lunghissima.
Quindi è inutile stare a sindacare sulla questione, così come è inutile e indice di un forte super-io colpevolizzarsi, svalutarsi e paragonarsi agli altri, stando a guardare chi è che ha "l'ego più grosso" (ego spirituale compreso ).
E' sempre l'ego che dialoga e discute ed è sempre l'ego che giudica chi discute e come discute e perchè discute e che ritiene che gli altri non dovrebbero discutere, ovviamente con questo tipo di ego non si discute, fa tutto da solo
Bene, appurato quindi il fatto che le discussioni e i diverbi accadono e fanno parte della vita, bisogna anche dire che hanno anch'essi una loro utilità, se visti dalla giusta prospettiva e usati per conoscersi sempre più in profondità.
Infatti, se impariamo a vivere le discussioni, specialmente quelle più "irritanti" con Presenza e Osservazione possiamo scoprire molto su noi stessi: quali tipo di pensieri, atteggiamenti, comportamenti e tipo di percezione fisiche sorgono di volta in volta (di un certo tipo con una persona, di un'altro tipo con con un'altra, di un certo tipo in un contesto, di un'altro tipo in un'altro contesto, e così via).
Quando abbiamo fatto chiarezza in noi stessi sappiamo con esattezza anche l'azione giusta per noi in quel momento: che può essere scusarsi, ristabilire il dialogo, oppure allontanarci e non parlarci per qualche tempo.
Ciò che dobbiamo fare è accogliere semplicemente ciò che accade come il "passo del momento", senza giudicarsi, senza interpretarlo, senza farne un dramma o un problema da risolvere, senza la pretesa che "tutto si aggiusti e vada a posto", senza sentirsi in colpa e senza attaccarsi a pensieri assurdi, (pensieri che possono sorgere nelle menti di ognuno di noi, e chiunque pratica e ha indagato in se stesso, se è onesto, ammette di averli visti transitare qualche volta), quali:
"non doveva accadere" - "perché è accaduto?" - "adesso devo subito analizzarmi" - "sono loro che devono analizzarsi e crescere" - "ma guarda che reazione esagerata ha avuto ohmammamia" - "io non dovevo dire/lui-lei non doveva dire" - "e adesso cosa accadrà?" - "cosa penseranno gli altri?" - "che fine farà la mia reputazione?" - "dov'è finita la spiritualità mia, sua, altrui" - "è natale e bisogna essere tutti buoni" ... e molte e altre frasi sul generis ... tutte svalutanti e autosvalutanti degne del miglior censore che ci sia.
Questo censore c'è in ognuno di noi, ogni tanto parla, la sua voce a volte esce all'esterno ... accade ... va semplicemente visto e neutralizzato ... ognuno lo farà secondo i suoi tempi, con pazienza e perseveranza. Abbiamo tutta la vita per praticare e via via che pratichiamo si trasformerà anche lui da censore grande e minaccioso in un censorino minuscolo e ridicolo, dall'effetto più comico che spaventevole
Quando il cicaleccio del censore e della mente in generale è osservato e accolto così com'è si dissolve da sè e ciò che resta è quiete, silenzio e anche un pizzico di allegria per tutta la buffa storiella andata in scena sullo "schermo della vita".
Ed è questo il chiaro segno che abbiamo mollato la presa e di conseguenza anche il bisogno di voler dirigere e controllare il mondo (inclusi noi stessi e gli altri) ... eventi compresi.
Passo dopo passo, se si procede con Consapevolezza...presenza ... attenzione
ascolto a ciò che è ... tutto si dispiega meravigliosamente da sé.
Buona giornata a chi legge, ha letto o leggerà !!!