La segretaria di Radicali italiani Rita Bernardini ha rilasciato a David Allegranti, del “Corriere fiorentino” la seguente intervista:
Rita Bernardini, segretaria di Radicali italiani, da sempre segue il caso delle carceri italiane ed è in prima linea per la tutela dei diritti dei detenuti. Con il “Corriere Fiorentino” parla del caso del bambino che sta crescendo in prigione e degli Icam, l’Istituto a custodia attenuata per detenute madri.
Segretaria Bernardini, è a conoscenza di casi simili, in Italia o in Europa?
“No, e il motivo è semplice: noi radicali essendo stati esclusi dal Parlamento non possiamo più entrare “a sorpresa” negli istituti penitenziari come abbiamo fatto costantemente nella passata legislatura. Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria non fornisce dati recenti e dettagliati. L’ultima rilevazione risale al 31 dicembre del 2013; a quella data in carcere c’erano 40 bambini incarcerati con le loro madri, ma senza nessuna specificazione sull’età dei piccoli reclusi”.
Come si può risolvere la vicenda?
“Occorre innanzi tutto uscire dalla mentalità che il carcere sia l’unica pena da poter comminare e fare ricorso a pene alternative che possano abbattere i tassi di recidiva. Le madri detenute con i loro figli sono nella maggior parte dei casi povere e con gravissimo disagio sociale: rom, tossicodipendenti o rientranti nel giro della prostituzione. Sono i servizi sociali nel territorio ad essere disastrosi e, in molte zone del Paese, incapaci di offrire risposte che valgano per il futuro”.
Le pene alternative per le donne madri sono inefficaci?
“Dipende dalla pena. Faccio un esempio. Se dai a una giovane detenuta di etnia rom la detenzione presso uno dei campi-lager che sono stati creati nelle periferie degradate delle città, certo che la pena è inefficace. Se invece le consenti di andare in una casa-famiglia dotata di personale qualificato e motivato, per quelle giovani vite si aprono nuove prospettive di integrazione”.
Una legge del 2011 ha aumentato l’età dei bambini che possono stare con le madri, a patto però che stiano in un istituto a custodia attenuate. Firenze però lo aspetta da anni. In Italia ne esistono solo due. Il Governo italiano che cosa dovrebbe fare? Che giudizio dà sulla legge? Siamo di fronte a un caso fuorilegge?
“L’esser fuorilegge delle istituzioni ad ogni livello, in Italia, è la normalità. Soprattutto se parliamo di Diritti Umani fondamentali. Le condanne che riceviamo dall’Europa per “trattamenti inumani e degradanti” lo provano costantemente. La legge del 2011 era sbagliata e noi radicali in Parlamento abbiamo cercato di correggerla in tutti i modi con i nostri emendamenti. Ma in televisione chi ci andava a farsi bello? Proprio i propugnatori di quella norma fallimentare! Se lo ricorda il ministro Alfano quando con la sua faccia da Alfano proclama su tutte le reti “mai più bambini in carcere”?”
Non trova paradossale questa situazione? Si creano leggi per avere un effetto deflattivo del numero di bambini presenti nelle carceri, e a protezione delle detenute madri, ma questo poi non avviene.
“Certo che lo trovo fallimentare, come lo è qualsiasi questione che non rispetti la legalità, perché a farne le spese sono sempre i più emarginati, mica quelli che possono permettersi buoni college di difesa! E parlando di bambini, vorrei che si affrontasse anche il problema delle decine di migliaia di bambini che vanno a trovare i genitori in carcere. La maggior parte di loro lo fanno in condizioni di umiliazione e di degrado, assieme ai loro parenti. Provi ad andare a Poggioreale e ad assistere ad una fila triste e infinita, terminata la quale è prevista per i piccolo l’ispezione del pannolino…”.
Ma gli Icam sono davvero la soluzione adatta?
“Considerato l’esiguo numero di madri detenute con i loro bambini sarebbe molto meglio prendere le case-famiglia. Ma forse il problema è che costano troppo poco… per specularci sopra”.
Rita Bernardini, segretaria di Radicali italiani, da sempre segue il caso delle carceri italiane ed è in prima linea per la tutela dei diritti dei detenuti. Con il “Corriere Fiorentino” parla del caso del bambino che sta crescendo in prigione e degli Icam, l’Istituto a custodia attenuata per detenute madri.
Segretaria Bernardini, è a conoscenza di casi simili, in Italia o in Europa?
“No, e il motivo è semplice: noi radicali essendo stati esclusi dal Parlamento non possiamo più entrare “a sorpresa” negli istituti penitenziari come abbiamo fatto costantemente nella passata legislatura. Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria non fornisce dati recenti e dettagliati. L’ultima rilevazione risale al 31 dicembre del 2013; a quella data in carcere c’erano 40 bambini incarcerati con le loro madri, ma senza nessuna specificazione sull’età dei piccoli reclusi”.
Come si può risolvere la vicenda?
“Occorre innanzi tutto uscire dalla mentalità che il carcere sia l’unica pena da poter comminare e fare ricorso a pene alternative che possano abbattere i tassi di recidiva. Le madri detenute con i loro figli sono nella maggior parte dei casi povere e con gravissimo disagio sociale: rom, tossicodipendenti o rientranti nel giro della prostituzione. Sono i servizi sociali nel territorio ad essere disastrosi e, in molte zone del Paese, incapaci di offrire risposte che valgano per il futuro”.
Le pene alternative per le donne madri sono inefficaci?
“Dipende dalla pena. Faccio un esempio. Se dai a una giovane detenuta di etnia rom la detenzione presso uno dei campi-lager che sono stati creati nelle periferie degradate delle città, certo che la pena è inefficace. Se invece le consenti di andare in una casa-famiglia dotata di personale qualificato e motivato, per quelle giovani vite si aprono nuove prospettive di integrazione”.
Una legge del 2011 ha aumentato l’età dei bambini che possono stare con le madri, a patto però che stiano in un istituto a custodia attenuate. Firenze però lo aspetta da anni. In Italia ne esistono solo due. Il Governo italiano che cosa dovrebbe fare? Che giudizio dà sulla legge? Siamo di fronte a un caso fuorilegge?
“L’esser fuorilegge delle istituzioni ad ogni livello, in Italia, è la normalità. Soprattutto se parliamo di Diritti Umani fondamentali. Le condanne che riceviamo dall’Europa per “trattamenti inumani e degradanti” lo provano costantemente. La legge del 2011 era sbagliata e noi radicali in Parlamento abbiamo cercato di correggerla in tutti i modi con i nostri emendamenti. Ma in televisione chi ci andava a farsi bello? Proprio i propugnatori di quella norma fallimentare! Se lo ricorda il ministro Alfano quando con la sua faccia da Alfano proclama su tutte le reti “mai più bambini in carcere”?”
Non trova paradossale questa situazione? Si creano leggi per avere un effetto deflattivo del numero di bambini presenti nelle carceri, e a protezione delle detenute madri, ma questo poi non avviene.
“Certo che lo trovo fallimentare, come lo è qualsiasi questione che non rispetti la legalità, perché a farne le spese sono sempre i più emarginati, mica quelli che possono permettersi buoni college di difesa! E parlando di bambini, vorrei che si affrontasse anche il problema delle decine di migliaia di bambini che vanno a trovare i genitori in carcere. La maggior parte di loro lo fanno in condizioni di umiliazione e di degrado, assieme ai loro parenti. Provi ad andare a Poggioreale e ad assistere ad una fila triste e infinita, terminata la quale è prevista per i piccolo l’ispezione del pannolino…”.
Ma gli Icam sono davvero la soluzione adatta?
“Considerato l’esiguo numero di madri detenute con i loro bambini sarebbe molto meglio prendere le case-famiglia. Ma forse il problema è che costano troppo poco… per specularci sopra”.
Fonte: condominioTerra
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