Al computer, non avendo di meglio da fare, uno del gruppo stuzzica coi suoi quesiti e i suoi aforismi; trasmette le sue conoscenze su argomentazioni varie, l’ultima sua provocazione ha per titolo:
SIAMO ANCHE NOI DEI COMPUTER?
Ma solo pochi rispondono. Gli altri rimangono osservatori muti.
Il tema proposto è questo: “è già da molto tempo che ho pensato che i computer siano stati creati copiando il funzionamento del nostro cervello/mente.
Dico cervello/mente perché ancora non si sa dove sia la mente e dove stanno le nostre memorie e molti ritengono che il cervello sia solamente l'esecutore della mente.”
Evidenzia il potenziale del cervello nei confronti di un computer e prosegue: “noi abbiamo i cinque sensi, l'abilità di osservare, l'uso della logica, la creatività, la percezione, la capacità di correre rischi e gli infiniti sentimenti, le esperienze, gli umori, gli stati d'animo, la curiosità ecc. tutte cose che un computer non può avere, almeno fino ad adesso.
Riflette poi sul paragone tra memoria, esperienza, insegnamento e programmi del computer. Evidenzia l’intelligenza, la capacità di analisi, giudizio e decisione, per concludere che non esiste il libero arbitrio, ma una sequenza di programmi coi quali siamo stati impostati, che ci fanno agire secondo schemi prestabiliti.
Interviene dopo qualche tempo un interlocutore affezionato che dichiara: “In ogni singolo istante della vita siamo posti davanti a un bivio e di conseguenza dobbiamo scegliere se andare da una parte o dall’altra. Tu la chiami “programmazione”, io lo chiamo libero arbitrio.”
Interviene dopo qualche tempo un interlocutore affezionato che dichiara: “In ogni singolo istante della vita siamo posti davanti a un bivio e di conseguenza dobbiamo scegliere se andare da una parte o dall’altra. Tu la chiami “programmazione”, io lo chiamo libero arbitrio.”
Insomma parzialmente ammette che sì, siamo programmati secondo la famiglia, l’ambiente, la storia, la scuola, ma anche secondo l’anima che ci abita e lo spirito che guida, penetrando nelle cellule e nelle decisioni ad agire.
“Infatti è per quello che ci chiamiamo così, individui, perché ciò che è nostro è nostro e basta e non possiamo condividerlo con nessuno”.
“Infatti è per quello che ci chiamiamo così, individui, perché ciò che è nostro è nostro e basta e non possiamo condividerlo con nessuno”.
L'interlocutore spazia poi verso argomentazioni più ampie, per esempio informa che i trapianti di organi e le trasfusioni di sangue pare che modifichino o annullino le peculiarità individuali.
“So di persone che, divenute vegetariane, dopo una trasfusione sono di nuovo tornate carnivore. Chiaro che il loro karma si è sballato completamente, con seri danni, che si ripercuoteranno poi anche nel corpo fisico in quella o in vite future.” Cita un passo dell’Inferno (Canto I, verso 26) e ricorda che la mente comanda il cervello. “Certo, quando siamo morti il cervello non funziona più, quindi è ovvio che è qualcosa d’altro che lo comanda e chiamiamolo pure mente. Ma da cosa è comandata la mente?”
Ed ecco qualcuno pronto a rispondere: “Quando ci troviamo davanti ad un bivio, sono le nostre esperienze che ci dicono da che parte andare, perché in base alle nostre esperienze decidiamo che quella è la scelta giusta; in quello specifico momento/attimo e luogo non potremmo prendere un'altra decisione. Io non lo chiamerei libero arbitrio, anche se condivido sulla questione dei trapianti, ma per non perdere la speranza di prolungare la vita non li escluderei”.
“So di persone che, divenute vegetariane, dopo una trasfusione sono di nuovo tornate carnivore. Chiaro che il loro karma si è sballato completamente, con seri danni, che si ripercuoteranno poi anche nel corpo fisico in quella o in vite future.” Cita un passo dell’Inferno (Canto I, verso 26) e ricorda che la mente comanda il cervello. “Certo, quando siamo morti il cervello non funziona più, quindi è ovvio che è qualcosa d’altro che lo comanda e chiamiamolo pure mente. Ma da cosa è comandata la mente?”
Ed ecco qualcuno pronto a rispondere: “Quando ci troviamo davanti ad un bivio, sono le nostre esperienze che ci dicono da che parte andare, perché in base alle nostre esperienze decidiamo che quella è la scelta giusta; in quello specifico momento/attimo e luogo non potremmo prendere un'altra decisione. Io non lo chiamerei libero arbitrio, anche se condivido sulla questione dei trapianti, ma per non perdere la speranza di prolungare la vita non li escluderei”.
Sembrerebbe di capire da queste osservazioni che la mente non è comandata, ma è parte della mente universale.
A questo punto interviene un terzo incomodo che aggiunge una sua considerazione, legata alle sue esperienze lavorative, concludendo con un paio di domande: “il nostro corpo è l'hardware, la mente è il software e le dita che digitano le informazioni a cosa si possono paragonare? E l'ispirazione o le informazioni, o dati, che ne derivano?"
Obiezione: “Dici che quando ci troviamo davanti ad un bivio, sono le nostre esperienze che ci dicono da che parte andare, ma allora, quando una cosa ti capita o ti è capitata per la prima volta, a quali esperienze ti rifai?” E per Franca aggiunge: “l’ispirazione è il karma (inteso anche in senso positivo ovviamente) e le dita stanno con il corpo, ma potrei paragonarle agli “altri”, cioè a quelli ai quali diamo sempre la colpa di ogni nostro problema, ma che sono solo i mezzi che lo mettono in luce e ce lo fanno vedere, avendolo creato noi stessi.”
Obiezione: “Dici che quando ci troviamo davanti ad un bivio, sono le nostre esperienze che ci dicono da che parte andare, ma allora, quando una cosa ti capita o ti è capitata per la prima volta, a quali esperienze ti rifai?” E per Franca aggiunge: “l’ispirazione è il karma (inteso anche in senso positivo ovviamente) e le dita stanno con il corpo, ma potrei paragonarle agli “altri”, cioè a quelli ai quali diamo sempre la colpa di ogni nostro problema, ma che sono solo i mezzi che lo mettono in luce e ce lo fanno vedere, avendolo creato noi stessi.”
La discussione riprende veemente rifacendosi al principio che gli altri riflettono come specchi quello che di noi non vediamo: “Tutto ciò che non ci piace negli altri ce l’abbiamo dentro di noi. Jung la chiamava ombra, che non vogliamo vedere, ma che ci portiamo sempre dietro. Solo quando siamo illuminati dal SOLE in verticale perfetto, cioè da Dio, cioè quando saremo ritornati perfetti, l’ombra non ce l’avremo più. Parliamo del karma. Ho usato questa parola perché la conoscono tutti. Se preferisci, però, puoi sostituirla con “legge di causa ed effetto”, che è quella che ci siamo creati noi come spiriti ribelli e caduti, quando appunto ci siamo ribellati. Diciamo che è stata una permissione divina per darci modo di riconoscere, nel corso degli eoni, i nostri errori e poterci pentire della nostra ribellione e, infine, trasformarci in tanti “figliol prodigo”. “Quante volte devo perdonarlo?” – chiese Pietro. “Non una, ma sette volte sette” – rispose Gesù.” Secondo le lunghe ed esaurienti spiegazioni di Marco, c’è un ciclo di vite che ci consentono il ritorno per completare il nostro cammino e col perdono riconducono all’origine delle cose, cioè all’Essere Superiore che ci governa, una sorta di cammino a ritroso. “E cos’è l’anima? Semplicemente lo spirito perfetto iniziale, gravato però delle colpe che si sono commesse nel corso delle nostre esistenze, in primis quella del pensiero della caduta. Rischiarare l’anima significa lavarla delle nostre colpe (riconoscendole e chiederne perdono) e quindi renderla più luminosa finché un giorno, e tutti prima o poi ci arriveremo, saremo tornati perfetti e in comunione perfetta con Dio. Se così non fosse, essendo ognuno di noi una particella di Dio, vorrebbe dire che Dio è incompleto, quindi che non sarebbe il Dio perfetto, onnipresente, onnisciente.... che è. Nulla a che vedere con la dissoluzione nel Nirvana: questa dissoluzione la vogliono gli avversari di Dio ed è lo scopo per cui lavorano: distruggere tutto per ricreare a modo loro, secondo il pensiero iniziale della ribellione di Lucifero. L’ultimo baluardo delle tenebre è la Terra. In tutto il resto dell’Universo hanno perso la battaglia ed è per questo che oggi, che siamo alla resa dei conti finale, noi esseri umani terrestri stiamo assistendo a quello che c’è di più malefico, perché se le tenebre perderanno anche la supremazia sulla Terra, non avranno più la fonte di energia che noi siamo per loro e che le tiene “in vita”. Se non venissero sconfitte significherebbe che Dio non è completo e quindi che non è Dio, perciò non potrà mai succedere. E prima o poi TUTTI torneremo e torneranno “a casa”, anche il peggiore dei demoni. E chi predica o minaccia la dannazione eterna è dalla loro parte.”
A questo punto tanti sono i motivi di discussione aperti e subentra un appassionato di storia che scrive: “Carissimi tutti, gli argomenti trattati in questa corrispondenza sono interessanti e meriterebbero anche una pubblicazione on line ma così come il testo è impostato non è possibile, ci vorrebbe qualcuno che fa una sintesi, riaccorpando il tutto... se c'è un volontario...”
Una breve sospensione e una risposta forse fuori tema: “La nostra vita è un continuo dover decidere in che direzione andare. E' praticamente impossibile poter decidere in base ad una esperienza precedente perché sono sempre situazioni più o meno differenti. Ogni volta mettiamo insieme pezzetti di tante esperienze, che forse io avrei dovuto chiamare memorie, di stati d'animo, di umori, di ricordi ecc. e decidiamo nell'unico modo che il nostro essere di quell'attimo può decidere.”
Dopo qualche giorno di silenzio qualcuno fa notare che nel discorso, partito come un interrogativo laico, le citazioni rimarcano troppi insegnamenti cattolici e dichiara di non essere interessato ad incrementare queste credenze e rinuncia a dare ulteriori motivi per offrire un cambiamento di idee.
E conclude: “Questi scambi sono in ogni modo preziosi, sempre che ci siano alcuni che li leggono.”
Ognuno segue la sua strada.
Alla prossima....
Una breve sospensione e una risposta forse fuori tema: “La nostra vita è un continuo dover decidere in che direzione andare. E' praticamente impossibile poter decidere in base ad una esperienza precedente perché sono sempre situazioni più o meno differenti. Ogni volta mettiamo insieme pezzetti di tante esperienze, che forse io avrei dovuto chiamare memorie, di stati d'animo, di umori, di ricordi ecc. e decidiamo nell'unico modo che il nostro essere di quell'attimo può decidere.”
Dopo qualche giorno di silenzio qualcuno fa notare che nel discorso, partito come un interrogativo laico, le citazioni rimarcano troppi insegnamenti cattolici e dichiara di non essere interessato ad incrementare queste credenze e rinuncia a dare ulteriori motivi per offrire un cambiamento di idee.
E conclude: “Questi scambi sono in ogni modo preziosi, sempre che ci siano alcuni che li leggono.”
Ognuno segue la sua strada.
Alla prossima....