Se le persone in generale, e i praticanti spirituali in particolare, sviluppano l’abitudine di vedere e parlare delle cose come realmente esse sono, è meglio. Sono stati immersi in anni di illusione e hanno giudicato solo attraverso le apparenze. Non dovrebbero perdere più tempo assumendo l’abitudine di guardare in faccia la nuda verità.
Maharshi ha incominciato questo tempo fa. Per lui la morte diventa una semplice inezia, una mera parola. Che cosa è la morte, se non un altro cambiamento di forma, che richiede un nuovo nome? Ma nella sostanza, cosa cambia?
Non posso essere tagliato, né bruciato, né bagnato o seccato. Io sono eterno, in tutto, stabile e imperturbabile. (Bhagavad Gita II, 25)
La questione è: “Morte e vita sono aspetti diversi dello stesso ed unico evento”- un mutamento. Ciò che è al di là di ogni cambiamento è il Reale. Il Reale è l’Assoluto. Maharshi aveva realizzato l’Assoluto molto tempo fa ed era andato oltre le cose reali. Egli non si lamentava e piangeva quando le scimmie e i cani morivano nell’Ashram; Quindi perché doveva mostrare qualche dispiacere quando Alagammal morì?"
Self-Realization (the life and teachings of Bhagavan Sri Ramana Maharshi) by B.V. Narasimha Swami.
(Stralcio della traduzione in corso a cura di Giuseppe Moscatello)
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