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lunedì 27 gennaio 2014

La medicina dell'Essere... per restare umani (e sani)



Idealmente nella nostra qualità di medici, terapeuti o ricercatori in scienze sociali dovremmo disporre di un meraviglioso strumento, l'equivalente di una macchina fotografica con un obiettivo zoom, che ci permetta di osservare:
1) I fenomeni individuali come si accumulano e si organizzano nel proprio contesto di vita (familiare, sociale).
2) Le possibilità sociali e familiari via via che esse si ricodificano nelle tendenze personali dell'individuo che è al centro del nostro intervento o delle nostre considerazioni (specie quando ci convinciamo di dover apportare interventi "correttivi").

Abbiamo bisogno di concetti di transizione, cambiamento e interazione; concetti che racchiudono la totalità dell'uomo e della donna quali entità uniche, muniti di un codice biologico e calate nel proprio schema di credenze, di protezione sociale (Sanità?) e familiare (Buona Coscienza di Gruppo).
Il sintomo che andiamo a ristrutturare attraverso il vissuto dell'individuo ed il legame che esso ha con il tentativo estremo di migliorare le sue chance di sopravvivenza, considerando il suo contesto biologico (traslato di un susseguirsi di esperienze correttive).
L'importanza che ha il suo sistema di vita nel radicare le sue "credenze" dalle quali poi dipendono i suoi tentativi di risolvere la sua "malattia" (guarire?) e il seguire codici di comportamento all'interno dei quali può solo fare movimenti "obbligati".

In quanto terapeuti, tuttavia, di fronte a queste persone nella veste di pazienti, con la necessità di dover affermare le nostre idee e i nostri assunti (scientifici?), ci può accadere di non scorgere aspetti cruciali per il trattamento del loro problema, aspetti che assumono un ruolo di centralità nella loro richiesta di intervento.
In altri termini si verifica in noi una "allucinazione negativa" filosoficamente indotta e consolidata poi dal nostro sistema di credenze.

Una medicina UNICA nasce dalla necessità di dover finalmente percepire come UNICO il paziente, questo a prescindere dal nostro modello o dalle nostre teorie. Transizione e Cambiamento sono quindi già in atto e questo possiamo percepirlo in modo palpabile se osserviamo tranquilli e raccolti lo spazio sacro di questa nostra "evoluzione spontanea" in campo medico e biologico.
Il nostro compito futuro sarà quindi quello dell'Interazione.
Il compito cioè di costruire una rete dove poter verificare finalmente una forma di comunicazione che possa permettere a chi viva la condizione di paziente la "percezione del riprendersi la vita".

Questo senza violare i suoi codici emotivi e le sue regole comportamentali. Questo rispettando totalmente la sua forza e le sue risorse personali.

Solo nel prenderci cura di questi aspetti potremo gettare le basi per poter non dipendere più (come operatori o come pazienti) dall'idea di un intervento correttivo a tutti i costi.
Cosi come stiamo oggi apprendendo dalle scoperte del dott. Hamer e dalla divulgazione di una prassi precisa, essenziale e sempre verificabile.

La possibilità che il paziente capo possa concretamente ricomporre e ristrutturare la propria vita, e questo grazie a ciò che fino ad oggi avevamo considerato fosse il suo punto debole (malattia).

Un percorso nuovo non inscritto nei voluminosi trattati di intervento clinico (convenzionale o alternativo) simbolo della nostra "allucinazione negativa".

Un percorso dettato dal senso biologico della fase conflittuale e del suo esito riparativo.

Buona Medicina Unica a tutti, la Medicina dell'Essere e Restare "Umani".

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