L'associazione Freccia 45 lancia una petizione per chiedere al ministero della Salute di non rinnovare all'azienda Usa il permesso a distribuire in Italia specie da destinare a test.
Iniziative in tutta Europa
Era la fine di gennaio quando la scoperta dell'arrivo nel nostro Paese di
900 scimmie provenienti da Cina e Mauritius, divise in lotti da 156 esemplari e
avviate alla vivisezione, scatenava sdegno e opposizioni. Ne era destinataria
Harlan, multinazionale dell'allevamento e della compravendita di animali per i
laboratori, nei cui confronti l'associazione Freccia 45 ha lanciato una raccolta firme che in pochi
giorni ha registrato l'adesione di quasi dodicimila persone.
L'obiettivo è chiedere formalmente al Ministero della Salute, Dipartimento della Sanità Pubblica, di non rinnovare a Harlan l'annuale autorizzazione a importare specie da destinare ai test. Ma la protesta non è solo italiana; in tutta Europa infatti si manifesta contro questa mega azienda statunitense, fondata a Indianapolis nel 1931 da Howard P. Harlan e portata avanti da suo figlio, per poi trasformarsi in un gruppo ramificato nei quattro continenti che fornisce agli stabulari della sperimentazione cani, conigli, ratti, topi, criceti, gerbilli, macachi, allevati o acquistati in Stati dove certe specie si prelevano anche in natura. Per contestarne le attività, solo nel 2012 a Udine e Correzzana (in Italia Harlan ha tre sedi fra Lombardia e Friuli: a Correzzana, Bresso e San Pietro al Natisone) si sono svolte tre affollate manifestazioni, altre due hanno avuto eccezionalmente luogo nella rigida Svizzera, mentre i prossimi dissensi popolari sono previsti a Gannat, Francia, il 19 gennaio
L'obiettivo è chiedere formalmente al Ministero della Salute, Dipartimento della Sanità Pubblica, di non rinnovare a Harlan l'annuale autorizzazione a importare specie da destinare ai test. Ma la protesta non è solo italiana; in tutta Europa infatti si manifesta contro questa mega azienda statunitense, fondata a Indianapolis nel 1931 da Howard P. Harlan e portata avanti da suo figlio, per poi trasformarsi in un gruppo ramificato nei quattro continenti che fornisce agli stabulari della sperimentazione cani, conigli, ratti, topi, criceti, gerbilli, macachi, allevati o acquistati in Stati dove certe specie si prelevano anche in natura. Per contestarne le attività, solo nel 2012 a Udine e Correzzana (in Italia Harlan ha tre sedi fra Lombardia e Friuli: a Correzzana, Bresso e San Pietro al Natisone) si sono svolte tre affollate manifestazioni, altre due hanno avuto eccezionalmente luogo nella rigida Svizzera, mentre i prossimi dissensi popolari sono previsti a Gannat, Francia, il 19 gennaio
Sia per richieste del mercato, sia forse, secondo alcuni, perché gli animali geneticamente modificati sarebbero al riparo da blitz animalisti alla Green Hill in quanto sofferenti fin dalla nascita e impossibili da riabilitare alla normalità, nel tempo Harlan sembra puntare sempre più sulla creazione di creature transgeniche: roditori privi di pelo, soggetti diabetici, obesi, ipertesi, senza timo. I cataloghi aziendali presentano il prodotto anche attraverso l'illustrazione di esperimenti, e di quasi tutte le specie si commerciano anche i singoli organi. "L'azienda è americana, noi non siamo autorizzati a commentare", dicono dalla sede di Harlan vicino Udine, mentre da quella di Bresso affermano: "Siamo semplicemente un allevamento, non è vero che vendiamo animali a pezzi". Tuttavia, sui siti di Harlan si propone il contrario sebbene da qualche tempo sia sparito il dettagliato listino prezzi che ancora gira su internet (testicoli di cane a 136 sterline, le ovaie a 411,60 e gli occhi a 164,85, il midollo spinale di un porcellino d'India ne vale 15,25, la sua pelle 13,23, il cuore delle piccole scimmie sudamericane costa 274,05, le ghiandole salivari di un coniglio 53,55 e appena 6,30 l'uretra di un ratto) e sia specificato per ciascun animale che la fornitura di organi è a richiesta.
Spiega Susanna Chiesa, presidente di Freccia 45: "Fra le altre cose, si è sempre creduto che Harlan importasse i macachi per destinarli a un mercato estero, ma sembra proprio che non sia così. Infatti i permessi che il Ministero della Salute aveva rilasciato per gli esemplari entrati in Italia nel febbraio scorso erano a nome della Accelera s. r. l. di Nerviano, autorizzata a sperimentare su queste scimmie fino a un numero di 750". Sostenuto economicamente in diverse occasioni dalla Regione Lombardia, il centro di Nerviano coopera con molti istituti di ricerca italiani, incluso lo Ieo di Veronesi. "Nerviano dispone pure del consenso a sperimentare su 1.200 cani ogni triennio, e senza anestesia", prosegue la Chiesa "accortezza che il Ministero considera invece 'traumatica per gli animali'. Comunque, Harlan rifornisce la maggior parte dei 600 laboratori italiani, oltre a produrre per loro mangimi specializzati".
Massimo Tettamanti, chimico e coordinatore europeo del centro I-Care, ricorda come persino l'uso delle scimmie venga giustificato a sproposito dai sostenitori della vivisezione, in virtù della loro vicinanza genetica con l'uomo: "Numerosi studi hanno dimostrato che i risultati delle ricerche sui primati, sugli scimpanzé e sui più diffusi macachi, di solito non sono nemmeno citati nei successivi studi di medicina umana, e 85 differenti vaccini per l'Aids si sono rivelati efficaci e sicuri per queste specie, mentre al contrario, nell'ambito di 197 studi clinici, nessuno di essi è risultato utile alle persone."
Il mese scorso una giuria internazionale ha consegnato a Londra il primo Lush Prize, finanziato dall'omonima casa cosmetica schierata contro i test sugli animali e sostenuto dalla Ethical Consumer Research Association. Il riconoscimento è stato assegnato a persone e gruppi impegnati nella ricerca scientifica senza vittime e nella promozione del cruelty free: fra i premiati, anche la chimica italiana Chiara Scannarotti. Intanto, da noi, la XIV Commissione affari europei del Senato continua a rinviare la discussione della contestatissima Direttiva 2010/63/UE sulla vivisezione, di imminente recepimento.
MARGHERITA d'AMICO
Per firmare la petizione:
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