Presentazione
In movimento per ecologie, vivere insieme, economia sostenibile, bioregionalismo, esperienza del se' (personal development).
mercoledì 29 febbraio 2012
Dall'aeroporto di Viterbo alla TAV.. come la velocità corrompe! di Doriana Goracci
Non è mai volato un certo Aeroporto a Viterbo ma un considerevole numero di persone, appartenente al più ampio schieramento politico, è riuscito a far credere che sarebbe altamente e velocemente decollata l’occasione ad esempio del lavoro per i tanti giovani precari della zona e dello svecchiamento per la Ferrovia Roma Viterbo. Il magistrato Ferdinando Imposimato aveva scritto il 26.12.2010 alla dottoressa Antonella Litta del Comitato Coi piedi per terra quanto segue: “Carissima Antonella,… avete instancabilmente difeso la vostra terra meravigliosa, con coraggio tenacia e saggezza. Altri non hanno saputo farlo e sono stati travolti dall’inquinamento, dalla speculazione selvaggia e dalla malavita. I criminali che avevano fatto gli accordi sottobanco alle spalle del coraggioso popolo viterbese e del suo territorio, patrimonio dell’umanità, promettendo la creazione di un aeroporto inutile e devastante, in cambio di vantaggi personali, ora sono in difficoltà per le promesse non mantenute. Condivido con voi la gioia di avere vinto su lobbies potentissime e trasversali, e abbraccio gli agricoltori che hanno sostenuto la vostra battaglia senza mai arrendersi. Vergogna a quelli che volevano distruggere la vostra terra, che è anche nostra…. spero di vedervi presto e vi stringo forte al mio cuore. Viva Viterbo e coloro che la difendono con passione civile… Ferdinando Imposimato.”
Lo leggo spesso il magistrato, attraverso quel fiume poliedrico di Facebook, come leggo in questi giorni le notizie NO TAV, di cui ho costantemente scritto nel tempo, non potendo esserci davvero sul posto con loro. Girava stanotte una foto di Luca Abbà e le sue parole, lui che è ancora in precarie condizioni di vita: “Per chi non mi conosce sappiate che io abito da 10 anni in una borgata dell’alta valle Susa, nella casa dove nacque mio padre e dove hanno vissuto fino alla morte i miei nonni, sono coltivatore diretto da anni e vivo del reddito che mi fornisce la Terra tramite i suoi prodotti, faccio anche saltuari servizi di giardinaggio e il tempo che dedico (volentieri) alla lotta No Tav lo ritaglio tra il lavoro e le mille faccende della vita di campagna. L’amore per la Terra e per questa valle mi spinge a difenderla fino in fondo dalle mani avide degli speculatori; invito Esposito (“uno del pd”) questa estate a farsi una giornata di lavoro con me al mio ritmo e con i miei orari, voglio vedere se riesce ad arrivare sano a fine serata! Chi mi ha visto lavorare sa cosa intendo”
E tra le tante note e riporti di Facebook è ritornato anche il libro che scrisse Ferdinando Imposimato nel 1999, Corruzione ad Alta Velocità ,coadiuvato da Giuseppe Pisauro e Sandro Provvisionato : “sono Ferdinando Imposimato, ex Senatore che ha fatto parte della Commissione parlamentare antimafia e fin dal 1992 mi sono occupato dall’alta velocità. Sono nettamente contrario all’alta velocità in Val di Susa, perché ritengo che in quella zona si riprodurrebbe se dovesse essere realizzata, la stessa situazione che io ho riscontrato insieme a diversi altri collaboratori nel centro e nel sud e nel nord dell’Italia, cioè arricchimento, tangenti, distruzione dell’ambiente e vantaggi minimi…”
Torna alla ribalta quel documento agghiaccianteche nella scheda NO TAV Torino così presenta: “Ci vogliono una certa dose di coraggio ed uno stomaco robusto per leggere “Corruzione ad Alta Velocità – Viaggio nel Governo invisibile”. Ma è un’occasione per guardare in faccia la realtà.”Lo scandalo del TAV è l’emblema della degenerazione globale del sistema politico; esso ha coinvolto maggioranza ed opposizione in egual misura. Dopo Tangentopoli non è scaturita una Repubblica rinnovata, ma una riedizione peggiore del vecchio sistema di potere. Si è organicamente strutturata l’alleanza tra ceto politico e forze dominanti del potere economico delle grandi imprese sia private che pubbliche….”
É questo, in sostanza, l’approdo del viaggio costituito dal libro. É il risultato di una rigorosa inchiesta, condotta con grande professionalità dagli autori , una ricerca della verità che seguendo il filo delle vicende legate al TAV attraversa gli anni ’90 della storia italiana. É lo sviluppo di una specie di trama gialla in cui via via vengono scoperte tessere che restituiscono un mosaico di insieme sempre più inquietante: ad ogni capitolo crescono gli intrecci e le dimensioni del groviglio di interessi che si nasconde dietro la Grande Opera, ma solo alla fine si capisce pienamente la ragione per cui l’Alta Velocità abbia tanti sostenitori tra gli imprenditori ed i politici “di rango” di questi anni 2000. Ferdinando Imposimato, ex giudice, è il tenace conduttore dell’indagine che nasce nel 1995 in seno alla Commissione Antimafia per scoprire le infiltrazioni della criminalità organizzata in Campania, ma che presto si allarga a livello nazionale coinvolgendo noti imprenditori pubblici e privati, politici con incarichi istituzionali ai massimi livelli, magistrati di grande fama che operano coperture e depistaggi compiacenti.”
E ancora, Il giudice Imposimato choc: “Falcone e Borsellino uccisi per le inchieste sugli appalti pubblici e la Tav” “La mia inchiesta sulla Tav, commissionata dal presidente della Commissione antimafia , non è mai stata discussa dalla commissione stessa”. E’ quanto afferma ai microfoni di “Ho scelto Manà” il giudice Ferdinando Imposimato, autore di ‘Corruzione ad alta velocità. Viaggio nel governo invisibile’ (ed. Koiné Nuove Edizioni; pp. 191; € 14,50), un libro inchiesta sulla grande opera dell’alta velocità. “Quando nel 1992 stava prendendo avvio la Tav, – dice – mi accorsi che quest’opera pubblica era accompagnata da bombe e attentati contro le imprese che si trovavano lungo la tratta. Essendo allora membro della Commissione antimafia, decisi di fare un’inchiesta perché mi resi conto che nell’opera confluiva anche la malavita organizzata al fine di lucrare somme ingenti attraverso la moltiplicazione dei costi.
E’ venuto fuori che nella Tav partecipavano politici corrotti e imprese della mafia”. Il costo dell’opera, come venne fuori nei vari processi di tangentopoli, che partiva da 29mila miliardi di lire, avrebbe dovuto raggiungere la somma di 300mila miliardi. “La cifra – continua Imposimato – serviva per coprire le ‘mazzette’ alla mafia e ai politici. Inoltre, la linea Tav è strettamente connessa con la morte di Falcone e Borsellino, i quali, parallelamente a me, avevano riscontrato le stesse ‘anomalie’ nel progetto Tav”. Tornando indietro cronologicamente, gli omicidi dei due giudici siciliani avvennero nel 1993, circa un anno dopo l’avvio del progetto della Tav. “Nonostante vi siano documentazioni delle connessioni con le mafie e con la corruzione politica, – conclude – la mia relazione non è mai stata discussa nella Commissione antimafia perché dopo due anni venne sciolto il Parlamento, a mio avviso, proprio per la mia inchiesta. Non potendo votare a favore per un’alta velocità imperniata sulla corruzione, la mia relazione non è stata mai più discussa. Tutto questo è di una gravità inaudita in quanto un’inchiesta fatta da un relatore su incarico del presidente della Commissione antimafia, non è mai stata presa in considerazione dalla Commissione antimafia”.
Ci tenevo a far conoscere il più possibile anche questa voce, che certo non è anonima e forse molti avrebbero il gran desiderio di vedere spenta. Ma a noi piace piace il sole la luna e le stelle e la Terra da difendere, chi è Umano: Geografie …Sarà Orgoglio pennuto? Può darsi. Ah sarà dura.
Doriana Goracci
Poesia di Wuming 1
Non sono tutte uguali le geografie.
Nella testa di qualcuno
per andare da Torino a Lione
si passa per Genova, stazione Bolzaneto.
E dev’essere un treno
speciale
la sua meccanica dev’essere
quantistica
infatti va a zig-zag nel tempo
Fa scalo a Città del Messico
nel sessantotto
(fico, ci sono le olimpiadi!)
fa il pieno a Pechino, Piazza Tiananmen
nell’ottantanove
passa per Santiago del Cile
nel settantatré
e in altri bei posti, altri bei momenti
e non arriva mai in ritardo
spacca il minuto
coi manganelli
i passeggeri non mancano
una coincidenza (fortunelli!)
o un decennale
E corre corre corre sempre più forte
corre corre corre, verso la…
No, chiedo venia
Quella era un’altra canzone.
E allora pazza gioia, felicitas mundi
Partiremo puntuali per Lione
spaccando il minuto e le teste
passando per tanti bei posti.
Ho visto il meteo, lungo il viaggio
troveremo un po’ di nebbia
urticante
Non c’è da preoccuparsi, basterà
chiudere i finestrini
e affidarci a chi guida.
Chi guida
sa cos’è meglio per noi.
(Così si conclude una poesia di Roberto Bui, noto come Wuming 1, scrittore che appartiene al noto sodalizio letterario bolognese che ha dato alle stampe numerosi romanzi (il primo dei quali, ‘Q’, pubblicato da Einaudi nel 1999 con lo pseudonimo Luther Blissett, un caso letterario tradotto in 14 lingue), pubblicata dal sito notav.info.)
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martedì 28 febbraio 2012
vaticano, tutti i possedimenti e tutte le pie opere...
Il castello segreto degli gnomi - dipinto di Franco Farina
Facciamo un po' di conti in tasca al Vaticano.
Cominciamo con quelli diretti, anche se molte di queste cifre vanno moltiplicate per 10 perché i fondi europei FIRS POR non sono conteggiati:
http://www.youtube.com/watch?v=Whi2VQUC4mM&feature=player_embedded#!.
Il patrimonio immobiliare della chiesa fu stimato da IL Mondo nel dicembre 1976 in 4 miliardi di metri quadri, lievitati nel 2012 a non meno di 6 miliardi di metri quadri (25% del costruito in Italia) IMU relativa non pagata € 2,25 miliardi (stima Ares nel 2006). Con la rivalutazione arriviamo a € 3,01 miliardi, posseduti direttamente, e poi abbiamo il posseduto indirettamente (banche, assicurazioni, fondazioni, etc).
Istat e Bankitalia stimano il patrimonio edilizio del Vaticano nel 2011 pari a un valore di € 6.500 miliardi, di cui, in edifici situati nei centri città e in edifici di pregio, € 4.200 miliardi.
Valori che vanno moltiplicati per 70 volte se consideriamo il patrimonio delle banche, delle assicurazioni, delle fondazioni bancarie e non (sono tutte della Chiesa cattolica e sono esentasse), dei fondi europei utilizzati dalla Chiesa (militare, agricoltura, sociale) etc etc
Al link sotto, cosa guadagnano all'anno parroci, vescovi, cardinali sia in Italia che nel resto del mondo:
http://www.nibiru2012.it/forum/breaking-news/gli-scandali-attuali-della-chiesa-136645.msg566546.html#msg566546.
Anche i sindacati, le banche, i partiti politici non pagano le tasse, come il Vaticano. Infatti sono nomi diversi della stessa organizzazione :
http://www.nibiru2012.it/forum/breaking-news/gli-scandali-attuali-della-chiesa-136645.msg567531.html#msg567531
La Banca depositi e prestiti, che ha all'attivo € 250 miliardi di depositi e € 130 miliardi di liquidi, è diventata privata ed è dello IOR.
Dal 2003 i debiti dei comuni sono esplosi: i soldi prestati vengono dati a un interesse di mercato del 15%/20%, mentre prima era al 2%. Da qui l'esplosione del debito comunale a € 150 miliardi, di cui spese per interessi € 15 miliardi annui. Un grande affare per il Vaticano.
http://www.nibiru2012.it/forum/breaking-news/gli-scandali-attuali-della-chiesa-136645.msg569595.html#msg569595
Le 88 fondazioni bancarie italiane (possedute dagli 88 gruppi bancari in Italia) sono del Vaticano:
http://www.nibiru2012.it/forum/breaking-news/gli-scandali-attuali-della-chiesa-136645.msg568744.html#msg568744
I costi militari e i costi clericali, in Italia, in realtà sono due volti della stessa organizzazione e contribuiscono a portare alla povertà del popolo italiano
http://www.nibiru2012.it/forum/breaking-news/gli-scandali-attuali-della-chiesa-136645.msg569013.html#msg569013
(segnalazione di Marco Bracci)
Facciamo un po' di conti in tasca al Vaticano.
Cominciamo con quelli diretti, anche se molte di queste cifre vanno moltiplicate per 10 perché i fondi europei FIRS POR non sono conteggiati:
http://www.youtube.com/watch?v=Whi2VQUC4mM&feature=player_embedded#!.
Il patrimonio immobiliare della chiesa fu stimato da IL Mondo nel dicembre 1976 in 4 miliardi di metri quadri, lievitati nel 2012 a non meno di 6 miliardi di metri quadri (25% del costruito in Italia) IMU relativa non pagata € 2,25 miliardi (stima Ares nel 2006). Con la rivalutazione arriviamo a € 3,01 miliardi, posseduti direttamente, e poi abbiamo il posseduto indirettamente (banche, assicurazioni, fondazioni, etc).
Istat e Bankitalia stimano il patrimonio edilizio del Vaticano nel 2011 pari a un valore di € 6.500 miliardi, di cui, in edifici situati nei centri città e in edifici di pregio, € 4.200 miliardi.
Valori che vanno moltiplicati per 70 volte se consideriamo il patrimonio delle banche, delle assicurazioni, delle fondazioni bancarie e non (sono tutte della Chiesa cattolica e sono esentasse), dei fondi europei utilizzati dalla Chiesa (militare, agricoltura, sociale) etc etc
Al link sotto, cosa guadagnano all'anno parroci, vescovi, cardinali sia in Italia che nel resto del mondo:
http://www.nibiru2012.it/forum/breaking-news/gli-scandali-attuali-della-chiesa-136645.msg566546.html#msg566546.
Anche i sindacati, le banche, i partiti politici non pagano le tasse, come il Vaticano. Infatti sono nomi diversi della stessa organizzazione :
http://www.nibiru2012.it/forum/breaking-news/gli-scandali-attuali-della-chiesa-136645.msg567531.html#msg567531
La Banca depositi e prestiti, che ha all'attivo € 250 miliardi di depositi e € 130 miliardi di liquidi, è diventata privata ed è dello IOR.
Dal 2003 i debiti dei comuni sono esplosi: i soldi prestati vengono dati a un interesse di mercato del 15%/20%, mentre prima era al 2%. Da qui l'esplosione del debito comunale a € 150 miliardi, di cui spese per interessi € 15 miliardi annui. Un grande affare per il Vaticano.
http://www.nibiru2012.it/forum/breaking-news/gli-scandali-attuali-della-chiesa-136645.msg569595.html#msg569595
Le 88 fondazioni bancarie italiane (possedute dagli 88 gruppi bancari in Italia) sono del Vaticano:
http://www.nibiru2012.it/forum/breaking-news/gli-scandali-attuali-della-chiesa-136645.msg568744.html#msg568744
I costi militari e i costi clericali, in Italia, in realtà sono due volti della stessa organizzazione e contribuiscono a portare alla povertà del popolo italiano
http://www.nibiru2012.it/forum/breaking-news/gli-scandali-attuali-della-chiesa-136645.msg569013.html#msg569013
(segnalazione di Marco Bracci)
lunedì 27 febbraio 2012
marchi italiani solo di nome... quel che non possediamo più...
Scrive Mauro Morganti: “La pasta Buitoni e l’acqua Sanpellegrino, i cioccolatini Perugina, il panettone Motta, l’Antica Gelateria del Corso e la Valle degli Orti non sono più italiane, ma di proprietà della multinazionale svizzera Nestlé. La francese Lactalis ha acquistato i marchi Galbani e Invernizzi, Cademartori, Locatelli e, lo scorso giugno, Parmalat. Agli spagnoli del marchio Agrolimen è andata la proprietà della Star, la società italiana leader nei dadi da brodo. Spagnola è anche Sos Cuetara, che ha acquistato la Minerva Oli (proprietaria del marchio Sasso), la Carapelli e, tramite la Unilever, la Bertolli.
La grande distribuzione in Italia è in mano ai francesi di Carrefour, Auchan, Castorama e Leroy Merlin, Leclerc. La catena Coin, fondata nel 1916 dal veneziano Vittorio Coin, oggi appartiene alla francese Pai Partners. La Standa, fondata nel 1931 da Franco Monzino, è finita all’austriaca Billa, controllata del gruppo tedesco Rowe. La anglo-olandese Unilever ha acquistato i gelati Algida, l’olio d’oliva Bertolli (poi ceduto alla spagnola Sos Cuetara), le confetture Santa Rosa e il riso Flora.
Nel campo dei prodotti di lusso sono passati alla Lvmh di Bernard Arnault la Emilio Pucci, l’Acqua di Parma e Fendi. Il marchio Gianfranco Ferrè è stato ceduto al Paris Group di Dubai, che fa capo al magnate Abdulkader Sankari. Gucci è da tempo sotto il controllo di Ppr, Pinault-Printemps-Redoute. Valentino dal 2007 è nelle mani della britannica Permira. Fiorucci è della società giapponese Edwin International. François Henri Pinault controlla le pelletterie di Bottega Veneta e le calzature Sergio Rossi. Di pochi mesi fa, inoltre, la cessione ad Arnault dei gioielli di Bulgari.
La Safilo (Società azionaria fabbrica italiana lavorazione occhiali), fondata nel 1878, che oggi produce occhiali per Armani, Valentino, Yves Saint Laurent, Hugo Boss, Dior e Marc Jacobs, è diventata di proprietà del gruppo olandese Hal Holding.
Nel settore della telefonia, a Milano nel 1999 era nata Fastweb, una jv tra e.Biscom e la comunale Aem che oggi fa parte del gruppo svizzero Swisscom. Nel 2000 Omnitel è passata di proprietà del Gruppo Vodafone e nel 2005 Enel ha ceduto la quota di maggioranza di Wind Telecomunicazioni al magnate egiziano Sawiris, il quale nel 2010 l’ha passata ai russi di VimpelCom.
Nel campo dell’elettrotecnica e dell’elettromeccanica nomi storici come Ercole Marelli, Fiat Ferroviaria, Parizzi, Sasib Ferroviaria e, recentemente, Passoni & Villa sono stati acquistati dal gruppo industriale francese Alstom, presente in Italia dal 1998.
Nel 2005 le acciaierie Lucchini spa sono passate ai russi di Severstal, mentre rimane proprietà della omonima famiglia italiana, la Lucchini rs, che ha delle controllate anche all’estero.
Fiat Avio, fondata nel 1908 e ancora oggi uno dei maggiori player della propulsione aerospaziale, è attualmente di proprietà del socio unico Bcv Investments sca, una società di diritto lussemburghese partecipata all’85% dalla inglese Cinven Limited.
Benelli, la storica casa motociclistica di Pesaro, di proprietà del gruppo Merloni, nel 2005 è passata nelle mani del gruppo cinese QianJiang per una cifra di circa 6 milioni di euro, più il trasferimento dei 50 milioni di euro di debito annualmente accumulato.
Nel 2003 la Sps Italiana Pack Systems è stata ceduta dal Gruppo Cir alla multinazionale americana dell’imballaggio Pfm Spa.
Nel 2005 il colosso italiano dell’energia Edison è passato, grazie a un’opa, a Transalpina di energia, società controllata pariteticamente dal gruppo francese Edf (Eléctricité de France) e da Delmi (controllata attraverso A2A dai comuni di Milano e di Brescia).
In una transazione di meno di un mese fa Loquendo, azienda leader nel mercato delle tecnologie di riconoscimento vocale, che aveva all’attivo più di 25 anni di ricerca svolta nei laboratori di Telecom Italia Lab e un vasto portafoglio di brevetti, è stata venduta da Telecom alla multinazionale statunitense Nuance, per 53 milioni di euro.
Secondo la rivista Forbes, le cinque società italiane di maggior successo nel 2010 sono, nell’ordine;
1) Edison,
2) Eni,
3) Poste Italiane,
4) Finmeccanica e
5) Generali.
Di queste, due sono dello stato (Eni, per il 30% e Poste per il 100%), mentre Edison è già in parte di Edf (Eléctricité de France), con Pinault interessato ad acquisirne il resto.”
(Fonte: Yhaoo Finanza)
domenica 26 febbraio 2012
Palmoli (Chieti) - LAVORI DI MARZO - CERCASI AIUTO IN CAMBIO DI...
Lavori in campagna..
Ciao a tutte/i, volevo farvi presenti i prossimi lavori che si svolgeranno a Casetta del Nibbio (Palmoli - Chieti). Chi fosse interessata/o a partecipare anche solo per 3 o 4 giornate (minimo) per approfondire alcune pratiche rurali, ecologiche, legate alla decrescita e per passare qualche giornata in un posto immerso nella natura è invitata/o a contattarmi scrivendo a figliodelnibbio@gmail.com
- COSTRUZIONE DI DUE CISTERNE IN CEMENTO ARMATO PER L'ACCUMULO DI ACQUA; QUESTE CISTERNE SONO DEL TIPO ANCORA MOLTO USATO IN LIGURIA (L'UNICA REGIONE DOVE LE HO VISTE IN ITALIA) e sono abbastanza veloci ed economiche da realizzare e molto durature. Ogni cisterna conterrà almeno 10 m3 di acqua, ma la tecnica permette di realizzare cisterne anche di più piccole o più grandi dimensioni.
- PREPARAZIONE DEL CANTIERE PER LA REALIZZAZIONE DELL'ARCHINTRECCIO CASETTA DEL NIBBIO: costruzione di una casetta circolare in terra cruda con cassero di canne intrecciate e tetto di cannuccia.
- EVENTUALE TAGLIO DELLA CANNUCCIA per la realizzazione del tetto della casetta di terra di cui sopra.
- PIANTUMAZIONE DI ALBERI PER SIEPE FRANGIVENTO,
e affianco a questi tanti altri lavori quotidiani legati all'autosufficienza.
Per favore contattatemi solo se avete già delle date disponibili da proporre e la certezza di poter/voler venire. I bambini sono i benvenuti. E' richiesto un minimo contributo per le spese varie.
Francesco D'INgiullo
--
Cerchio Rurale - Laboratori della decrescita e della Salvavanguardia
Membro di Helpexchange e Workaway se vuoi venire a fare volontariato da me.
Del Carpooling per condividere la propria auto e ridurne l'uso ed i consumi.
Ciao a tutte/i, volevo farvi presenti i prossimi lavori che si svolgeranno a Casetta del Nibbio (Palmoli - Chieti). Chi fosse interessata/o a partecipare anche solo per 3 o 4 giornate (minimo) per approfondire alcune pratiche rurali, ecologiche, legate alla decrescita e per passare qualche giornata in un posto immerso nella natura è invitata/o a contattarmi scrivendo a figliodelnibbio@gmail.com
- COSTRUZIONE DI DUE CISTERNE IN CEMENTO ARMATO PER L'ACCUMULO DI ACQUA; QUESTE CISTERNE SONO DEL TIPO ANCORA MOLTO USATO IN LIGURIA (L'UNICA REGIONE DOVE LE HO VISTE IN ITALIA) e sono abbastanza veloci ed economiche da realizzare e molto durature. Ogni cisterna conterrà almeno 10 m3 di acqua, ma la tecnica permette di realizzare cisterne anche di più piccole o più grandi dimensioni.
- PREPARAZIONE DEL CANTIERE PER LA REALIZZAZIONE DELL'ARCHINTRECCIO CASETTA DEL NIBBIO: costruzione di una casetta circolare in terra cruda con cassero di canne intrecciate e tetto di cannuccia.
- EVENTUALE TAGLIO DELLA CANNUCCIA per la realizzazione del tetto della casetta di terra di cui sopra.
- PIANTUMAZIONE DI ALBERI PER SIEPE FRANGIVENTO,
e affianco a questi tanti altri lavori quotidiani legati all'autosufficienza.
Per favore contattatemi solo se avete già delle date disponibili da proporre e la certezza di poter/voler venire. I bambini sono i benvenuti. E' richiesto un minimo contributo per le spese varie.
Francesco D'INgiullo
--
Cerchio Rurale - Laboratori della decrescita e della Salvavanguardia
Membro di Helpexchange e Workaway se vuoi venire a fare volontariato da me.
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sabato 25 febbraio 2012
I marò italiani, l'India, i gay e l'ANSA che spara notizie soffuse...
Misteriosi riti in India...
Innanzitutto una premessa: per “notizia” non è da intendersi un fatto importante, un avvenimento degno di attenzione, un evento che in base a parametri oggettivi risulti d’interesse per l’intera comunità. No, si tratta quasi sempre (e mi pongo seri dubbi sul “quasi”) di questioni estremamente marginali ma artificialmente sopravvalutate o stravolte, quando non sono addirittura inventate di sana pianta; di “uscite del giorno” per fini che sono regolarmente diversi da quelli che sembrano in apparenza, inimmaginabili dalla maggior parte dei lettori, ma a tutto beneficio di precisi ed inconfessabili interessi, anche se ogni volta si cerca di coinvolgere emotivamente i boccaloni che danno credito ai media.
Accade così che apri il sito dell’Ansa e scopri una “notizia” di questo tipo: India: Ministero interno contro gay. Premesso che tutta questa simpatia per i “gay” viene ostentata (da chi ha un ruolo di “responsabilità”, intendiamoci) solo nel cosiddetto “Occidente” per motivi che nulla hanno a che fare con il “rispetto”, la “tolleranza” eccetera, la cosa evidente, con una “notizia” del genere (cioè una non-notizia), è l’incoraggiamento presso il pubblico italiano di sentimenti ostili verso l’India, gli indiani e il loro governo. Questo, naturalmente, può avvenire solo presso un certo pubblico, quello per il quale non si è mai abbastanza “moderni”, “avanti”, e che si lamenta in continuazione di cose che stanno solo nelle sue fantasie (“la dittatura della Chiesa”, ad esempio) e che sogna di trasformare il mondo intero in una specie di “Amsterdam”, “senza tabù e restrizioni”.
Ma basta fare il classico due più due per mettere insieme la suddetta non-notizia con l’altra, sempre riguardante l’India, che sta mettendo in grave imbarazzo il “nostro” governo (il virgolettato è d’obbligo). Stiamo parlando dei due marò italiani messi in stato di fermo dalle autorità indiane: una vicenda che ancora ai tempi della vituperata “Prima Repubblica” – quella del “mostro” Craxi, per intenderci - sarebbe stata impensabile… Ma oggi, questa colonia della Nato, della BCE e di qualsiasi altro predone camuffato da “salvatore della patria” chiamata Italia, per compiacere i padroni – pardon, i “Badroni” - s’è imbarcata in cose più grosse di lei, che non può controllare, rischiando di mettere in moto conseguenze inimmaginabili ed ingestibili. Siamo all’autolesionismo totale, eppure si va avanti su questa china, fino allo schianto finale, cioè l’estremo tentativo di questo “Occidente” di rimandare apparentemente il suo fallimento (morale e materiale) per mezzo di una guerra mondiale che cerca di aizzare in ogni modo.
Dunque il giochetto è chiaro: attraverso i media-pappagallo (e mi scuso con i pappagalli veri) si dipinge l’India come un covo di “intolleranti” perché va ringalluzzito il sentimento “nazionalistico” offeso (noto già da alcuni messaggi su internet che alcuni “patrioti di destra” sono già, da bravi cani di Pavlov, con le bave alla bocca)… E non mi sorprenderei se in questi giorni venissero commissionati, su tv e giornali, “approfondimenti” sulla “cultura indiana” mirati a far inorridire il pubblico: scommettiamo che il fermo dei due militari italiani si prolungherà ci stresseranno a non finire con la “crudeltà del sistema della caste”, le “vedove che si gettano nel fuoco” eccetera?
Ma il vero problema – per chi sa andare oltre queste pinzillacchere - è che l’India s’è messa dalla parte del “no” già espresso da Russia e Cina sull’ipotesi d’intervento in Siria, sulla quale quotidianamente vengono raccontati fiumi di menzogne (è fresca fresca la notizia di agenti francesi catturati dalle autorità di Damasco: che facevano in Siria, anche loro “manifestavano pacificamente”?).
Povera Italia! Prima ci siamo imbarcati nella scellerata campagna di aggressioni occidentali per “l’esportazione della democrazia”, per “combattere il terrorismo” ed altre favole (le “missioni di pace”); poi, un po’ per volta, ci siamo finiti sempre di più fino al collo, coi nostri militari che guarda un po’ muoiono in Afghanistan solo per “incidenti automobilistici”, ed ora addirittura vengono messi alla berlina in mondovisione, col sentimento anti-italiano che oramai va montando nel mondo né più né meno come quello anti-americano… E pensare che ancora negli anni Novanta potevi andare in giro, in tutto il mondo islamico e non solo, come “italiano” ed ottenere dimostrazioni di simpatia ovunque! Chi dobbiamo ringraziare per questa caduta a picco anche della nostra considerazione?
Sembra che ci siamo avvitati in una spirale senza via di ritorno, ammanettati mani e piedi alle “imprese dell’Occidente”, e hai voglia te a spiegare che “l’Islam è vario e complesso”, che “l’India ha una cultura millenaria”, che “la Cina è un deposito di saggezza” eccetera: no, c’è sempre questa insopportabile insolenza e perfidia dei media a rovinare completamente il lavoro di chi cerca, in mezzo a questo mare di menzogne, di far ragionare un po’, di far capire che il mondo non finisce dove arriva il proprio limitato ‘orizzonte occidentale’.
E così, quando invece un’Italia libera, indipendente e sovrana, “faro del Mediterraneo” (questa è la sua unica funzione sensata), potrebbe operare ben diversamente, ad ogni livello, se solo esistessero uomini degni di tal nome e non degli scendiletto, oggi siamo ridotti a questi mezzucci, a queste uscite patetiche come quella di dare dell’”intollerante”, del “nemico dei gay” al Ministro dell’Interno di una nazione così importante e dalla millenaria civiltà come l’India, con la sua storia e la sua spiritualità, nemmeno si trattasse di un’accozzaglia di “selvaggi”.
In questo scadimento, in questa volgarità che utilizza ogni meschino espediente per darsi l’illusione di essere sempre i “primi della classe”, “avanti” rispetto al resto del mondo che è rimasto “indietro”, quale differenza sostanziale c’è rispetto all’epoca del colonialismo ottocentesco, quello in cui le trombe del Progresso incitavano a sottomettere “popoli retrogradi”, rimasti “indietro”, sia materialmente che “moralmente”?
Enrico Galoppini
(Fonte: http://europeanphoenix.net/)
Innanzitutto una premessa: per “notizia” non è da intendersi un fatto importante, un avvenimento degno di attenzione, un evento che in base a parametri oggettivi risulti d’interesse per l’intera comunità. No, si tratta quasi sempre (e mi pongo seri dubbi sul “quasi”) di questioni estremamente marginali ma artificialmente sopravvalutate o stravolte, quando non sono addirittura inventate di sana pianta; di “uscite del giorno” per fini che sono regolarmente diversi da quelli che sembrano in apparenza, inimmaginabili dalla maggior parte dei lettori, ma a tutto beneficio di precisi ed inconfessabili interessi, anche se ogni volta si cerca di coinvolgere emotivamente i boccaloni che danno credito ai media.
Accade così che apri il sito dell’Ansa e scopri una “notizia” di questo tipo: India: Ministero interno contro gay. Premesso che tutta questa simpatia per i “gay” viene ostentata (da chi ha un ruolo di “responsabilità”, intendiamoci) solo nel cosiddetto “Occidente” per motivi che nulla hanno a che fare con il “rispetto”, la “tolleranza” eccetera, la cosa evidente, con una “notizia” del genere (cioè una non-notizia), è l’incoraggiamento presso il pubblico italiano di sentimenti ostili verso l’India, gli indiani e il loro governo. Questo, naturalmente, può avvenire solo presso un certo pubblico, quello per il quale non si è mai abbastanza “moderni”, “avanti”, e che si lamenta in continuazione di cose che stanno solo nelle sue fantasie (“la dittatura della Chiesa”, ad esempio) e che sogna di trasformare il mondo intero in una specie di “Amsterdam”, “senza tabù e restrizioni”.
Ma basta fare il classico due più due per mettere insieme la suddetta non-notizia con l’altra, sempre riguardante l’India, che sta mettendo in grave imbarazzo il “nostro” governo (il virgolettato è d’obbligo). Stiamo parlando dei due marò italiani messi in stato di fermo dalle autorità indiane: una vicenda che ancora ai tempi della vituperata “Prima Repubblica” – quella del “mostro” Craxi, per intenderci - sarebbe stata impensabile… Ma oggi, questa colonia della Nato, della BCE e di qualsiasi altro predone camuffato da “salvatore della patria” chiamata Italia, per compiacere i padroni – pardon, i “Badroni” - s’è imbarcata in cose più grosse di lei, che non può controllare, rischiando di mettere in moto conseguenze inimmaginabili ed ingestibili. Siamo all’autolesionismo totale, eppure si va avanti su questa china, fino allo schianto finale, cioè l’estremo tentativo di questo “Occidente” di rimandare apparentemente il suo fallimento (morale e materiale) per mezzo di una guerra mondiale che cerca di aizzare in ogni modo.
Dunque il giochetto è chiaro: attraverso i media-pappagallo (e mi scuso con i pappagalli veri) si dipinge l’India come un covo di “intolleranti” perché va ringalluzzito il sentimento “nazionalistico” offeso (noto già da alcuni messaggi su internet che alcuni “patrioti di destra” sono già, da bravi cani di Pavlov, con le bave alla bocca)… E non mi sorprenderei se in questi giorni venissero commissionati, su tv e giornali, “approfondimenti” sulla “cultura indiana” mirati a far inorridire il pubblico: scommettiamo che il fermo dei due militari italiani si prolungherà ci stresseranno a non finire con la “crudeltà del sistema della caste”, le “vedove che si gettano nel fuoco” eccetera?
Ma il vero problema – per chi sa andare oltre queste pinzillacchere - è che l’India s’è messa dalla parte del “no” già espresso da Russia e Cina sull’ipotesi d’intervento in Siria, sulla quale quotidianamente vengono raccontati fiumi di menzogne (è fresca fresca la notizia di agenti francesi catturati dalle autorità di Damasco: che facevano in Siria, anche loro “manifestavano pacificamente”?).
Povera Italia! Prima ci siamo imbarcati nella scellerata campagna di aggressioni occidentali per “l’esportazione della democrazia”, per “combattere il terrorismo” ed altre favole (le “missioni di pace”); poi, un po’ per volta, ci siamo finiti sempre di più fino al collo, coi nostri militari che guarda un po’ muoiono in Afghanistan solo per “incidenti automobilistici”, ed ora addirittura vengono messi alla berlina in mondovisione, col sentimento anti-italiano che oramai va montando nel mondo né più né meno come quello anti-americano… E pensare che ancora negli anni Novanta potevi andare in giro, in tutto il mondo islamico e non solo, come “italiano” ed ottenere dimostrazioni di simpatia ovunque! Chi dobbiamo ringraziare per questa caduta a picco anche della nostra considerazione?
Sembra che ci siamo avvitati in una spirale senza via di ritorno, ammanettati mani e piedi alle “imprese dell’Occidente”, e hai voglia te a spiegare che “l’Islam è vario e complesso”, che “l’India ha una cultura millenaria”, che “la Cina è un deposito di saggezza” eccetera: no, c’è sempre questa insopportabile insolenza e perfidia dei media a rovinare completamente il lavoro di chi cerca, in mezzo a questo mare di menzogne, di far ragionare un po’, di far capire che il mondo non finisce dove arriva il proprio limitato ‘orizzonte occidentale’.
E così, quando invece un’Italia libera, indipendente e sovrana, “faro del Mediterraneo” (questa è la sua unica funzione sensata), potrebbe operare ben diversamente, ad ogni livello, se solo esistessero uomini degni di tal nome e non degli scendiletto, oggi siamo ridotti a questi mezzucci, a queste uscite patetiche come quella di dare dell’”intollerante”, del “nemico dei gay” al Ministro dell’Interno di una nazione così importante e dalla millenaria civiltà come l’India, con la sua storia e la sua spiritualità, nemmeno si trattasse di un’accozzaglia di “selvaggi”.
In questo scadimento, in questa volgarità che utilizza ogni meschino espediente per darsi l’illusione di essere sempre i “primi della classe”, “avanti” rispetto al resto del mondo che è rimasto “indietro”, quale differenza sostanziale c’è rispetto all’epoca del colonialismo ottocentesco, quello in cui le trombe del Progresso incitavano a sottomettere “popoli retrogradi”, rimasti “indietro”, sia materialmente che “moralmente”?
Enrico Galoppini
(Fonte: http://europeanphoenix.net/)
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venerdì 24 febbraio 2012
Prodotti fatti in casa per la casa - Ricette facili facili...
Pur acquistando sempre meno da grossi circuiti ed evitando sistematicamente la GDO qualcosa mi si impone. Ragion per cui - sopraffatta dalla responsabilità di ogni microminch*ata e dalla scarsezza delle risorse economiche - ho deciso di cercare tutte le ricette possibili per i prodotti "fai da te". Ne condivido un paio reperite in rete e "riaggiustate" sperando in uno scambio. Ciao a tutt*! DENTIFRICIO, Ricetta base:- base pasta di argilla bianca reperibile in erboristeria fisica e online,- bicarbonato,- foglie trite di salvia/timo/menta,- qualche goccia di essenza (o olio essenziale) del gusto preferito.[Si conserva in barattolo] COLLUTTORIO (1/2 litro, misura standard della bottiglia riutilizzata):- 1/2 l d'acqua,- 250 gocce di idroglicerico di propoli senza alcool reperibile in erboristeria fisica e online,- 25 gocce di essenza (o olio essenziale) di menta, " " " " " di eucalipto(i componenti degli ultimi due elementi sono sostituibili con chiodi di garofano, tea three, limone, prezzemolo, ecc.
Roberta Russo
........
Ecco subito altre ricette fai da te
DETERSIVI FATTI IN CASA
Da parecchi mesi sto usando i detersivi suggeritimi da varie fonti (amiche, Internet, libro La rivoluzione dei dettagli di Marinella Correggia ediz Feltrinelli).
I più semplici sono:PER PAVIMENTI non porosi (piastrelle, parquet verniciato, marmo lucidato)
versare 30-40 grammi di Bicarbonato di sodio ( Solvay) – uguale a 10 cucchiaini – in un litro di acqua PER PIATTI E LAVASTOVIGLIE
- 200 g sale grosso - 100 g aceto bianco - 400 g acqua - 3 limoni con buccia tagliati a pezzetti
Mettere i limoni e il sale nel frullatore e tritare per 20 secondi. Mettere sul fuoco e aggiungere l’acqua e l’aceto facendo bollire per circa 15 minuti sbattendo con una frusta. Conservare in barattolo di vetro.
Dosi: due cucchiai nella vaschetta della lavastoviglie (il brillantante lo si può sostituire con l’aceto e il sale per lavastoviglie con sale grosso da cucina).
Per lavaggi a mano: quanto basta sulla spugna.PER VETRI SPECCHI PIASTRELLE BAGNI E CUCINA
Mettere in una bottiglia con spruzzatore 250 ml acqua 100 ml alcool 100 ml aceto bianco e tre gocce di liquido per stoviglieSpruzzare il liquido, in piccola quantità, sulla superficie da pulire, quindi asciugare strofinando con un panno asciutto o meglio con carta di giornale.
PER SANITARI, LAVELLI IN ACCIAIO O CERAMICA, FORMICA, SUPERFICI SMALTATE
Sapone di Marsiglia (strofinarne un po' sullo straccetto); il risciacquo è facilissimo. PER SPORCO RESISTENTE (cappa, fornelli, sporco vecchio, piatto doccia)
preparare una polvere detergente mescolando, in un barattolo di vetro con coperchio ermetico, 2 cucchiai di argilla bianca, un cucchiaio di pomice, un cucchiaio di soda e dieci gocce di olio essenziale di bergamotto. Si usa come una comune polvere abrasiva ed è ottima anche come detergente battericida per sanitari. COME ANTICALCARE E LUCIDANTE USARE ACETO BIANCO.
Amalia Navoni
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Teodoro Margarita: "La memoria della vita è nel seme...." - Ciò che deve saper fare il custode di semi
Se ti prendi a cuore un seme devi amarlo. Devi capirlo. Devi rispettarlo.
Un seme ha memoria, Un seme conosce meglio di te la luna, il tempo e le stagioni.
Un seme sa essere amico del gelo e della neve.
Un seme sa come farsi trasportare dal vento nella chiara luce oppure può preferire il buio pesto dello stomaco di un uccello.
Un seme sa aggrapparsi e può marciare per miglia e miglia e può lasciarsi andare.
Un seme è amico del vasto oceano e può farsi cullare dalle onde, indifferente alle tempeste, incurante degli squali, può danzare sul dorso delle balene e dei delfini.
Un seme ha più senso dell'umorismo di Charlie Chaplin e può farsi sputar fuori , a freccia o può nascere solamente con la morte dell'organismo, vivente, che lo ospita.
Un seme assume le mille e più bizzarre forme che la natura conosca, un seme è capace di sopravvivere al gelo e dormire, paziente e risorgere, dopo trentaduemila anni.
Se decidi di occuparti di un seme fatti bambino e impara da lui.
Impara la pazienza e vivi con le stagioni, osserva la luna ed annusa il vento.
E se , nonostante tutto questo, il tuo seme non germinasse o addirittura, morisse,
tu, se decidi di occuparti del seme, cercane un altro e ricomincia, ostinato.
Il seme è il bios, la vita, sta in lui il futuro o la desolazione, perciò, tu, non modificherai il seme.
Tu spargerai solamente il buon seme, esattamente come nel ventre di una donna
che vuol diventare madre, tu ti curerai della sua salute, che esso sia bello, forte, integro e se un seme ti è stato donato da un vecchio, proveniente dal passato, se un seme ti racconta storie di mani e di campi, sapori antichi e dolori, tu lo accoglierai e potrai solamente rassicurarlo, tu, con la tua fragilità, tu, con la tua forza, speranza, pazienza, tenacia, tu, sarai il tramite della continuazione.
Perchè un seme , un seme buono è come un canto dell'Iliade, è come un affresco pompeiano, un prezioso manoscritto egizio. Un seme è una canzone che ci viene dal passato, nel seme sta il sublime e sta la speranza, Il seme, come l'acqua, bene comune.
Un seme, culla della vita, portatore di mistero e di conoscenza.
Tu seminerai e raccoglierai, tu sarai forte, tu porterai innanzi il frutto.
Gandhi ha scritto: Il frutto è nel seme come il fine è nei mezzi".
Dante ha scritto che "il buon seme si vede dall'erba"
Seminando e conservando, raccogliendo e disseminando, tu ti farai vento e cascina.
Un seme è un figlio ed è un padre, è anche un nonno, verrà il giorno in cui e non è lontano, quando un solo seme sarà stato gettato via, si griderà all'aborto, verrà un giorno in cui i semi buoni saranno contesi e cacciati , cercati e bramati più dell'oro.
Noi, questo tempo, non vorremmo vederlo e facciamoci allora, tutti quanti, su ogni balcone, in ogni giardino, in ogni orto, salvatori di buoni semi.
Facciamoci tramite di democrazia e di autonomia, facciamoci portatori di riproducibilità.
Diana di Efeso, la Dea dei mille rossi semi di melagrana, signora della fertilità ci assista e Diana, signora della luce, ci assista.
Vincere la battaglia del seme è vincere la lotta per la vita e dobbiamo vincere.
Nessun seme vada dunque perduto.
Teodoro Margarita, salvatore di semi.
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giovedì 23 febbraio 2012
monti mario introduce una norma sospetta per i controlli ambientali con l'art.14 del DL 5/2012
L'ambiente nella visione del monti mario
Gianfranco Amendola scrive: "Invece del potenziamento, con il governo dei Professori è arrivata la “semplificazione” dei controlli. Nel decreto legge n. 5 del 9 febbraio 2012, entrato in vigore il 10 febbraio, - oltre a 2 articoli (23 e 24) di semplificazione della normativa ambientale su cui ci riserviamo un intervento più approfondito -, esiste un ineffabile art. 14, intitolato “Semplificazione dei controlli sulle imprese”, la cui ratio dichiarata è di limitare al massimo i controlli sulle imprese al fine di recare alle stesse “il minore intralcio” possibile.
L’apice, a mio sommesso avviso, si raggiunge quando si stabilisce che i controllori devono adeguarsi al principio di “collaborazione amichevole con i soggetti controllati al fine di prevenire rischi e situazioni di irregolarità”.
Se con questo si voleva dire che i controlli devono essere effettuati con educazione e senza vessare e intimidire i poveri industriali, trattasi, ovviamente, di norma del tutto superflua.
Ma questo non vuol dire “collaborazione amichevole”. I controlli sono controlli e non si può imporre alcuna “collaborazione amichevole” tra controllori e controllati. Né spetta ai controllori dare amichevoli consigli all’industriale su quello che deve fare al fine di prevenire rischi e situazioni di irregolarità. L’industriale, se ha dei dubbi, ha tutti i diritti di pagarsi una consulenza privata o rivolgersi in modo formale e diretto alle istituzioni competenti e di ricevere risposta.
Ma il pubblico controllore, se riscontra reati, deve farne denuncia all’Autorita' Giudiziaria e non può essere invischiato nei problemi del controllato.
Se, a questo punto, ci focalizziamo sul settore dei controlli ambientali (dalle disposizioni dell’art. 14 sono esenti solo i controlli in materia fiscale e finanziaria), appare ancora più evidente la pericolosità di questo stravagante principio.
E’ noto, infatti, che l’organo deputato al controllo tecnico delle violazioni ambientali è l’ARPA.
In proposito, recentemente la Cassazione ha evidenziato che “i funzionari dell’ARPA, preposti al controllo e alla vigilanza ambientale, sono titolari di una posizione di garanzia in relazione all' impedimento dei reati commessi dai terzi e, pertanto, qualora, venuti a conoscenza dell'effettuazione irregolare di operazioni di gestione di rifìuti, omettano di intervenire, sono responsabili ex art. 40, 2° comma, c.p. dell 'illecito smaltimento del rifìuto” (Cass. Pen, sez. 3, c.c. 15 dicembre 2010, n. 3634, Zanello).
Oggi si dice agli stessi funzionari che devono collaborare amichevolmente con i soggetti controllati.
Se, in questo quadro, aggiungiamo che già esiste un altro scellerato principio legislativo in base al quale, per fare cassa, l’ARPA può accettare consulenze a pagamento anche dai soggetti che dovrebbe controllare (ed eventualmente denunciare), diventa ancor più concreto il rischio che la collaborazione “amichevole” possa talvolta essere intesa come collaborazione a pagamento, dove chi paga si assicura l’amichevole collaborazione del controllore ora e per il futuro. E chi vuole capire capisca!"
Alessandro Marescotti
www.peacelink.it
Gianfranco Amendola scrive: "Invece del potenziamento, con il governo dei Professori è arrivata la “semplificazione” dei controlli. Nel decreto legge n. 5 del 9 febbraio 2012, entrato in vigore il 10 febbraio, - oltre a 2 articoli (23 e 24) di semplificazione della normativa ambientale su cui ci riserviamo un intervento più approfondito -, esiste un ineffabile art. 14, intitolato “Semplificazione dei controlli sulle imprese”, la cui ratio dichiarata è di limitare al massimo i controlli sulle imprese al fine di recare alle stesse “il minore intralcio” possibile.
L’apice, a mio sommesso avviso, si raggiunge quando si stabilisce che i controllori devono adeguarsi al principio di “collaborazione amichevole con i soggetti controllati al fine di prevenire rischi e situazioni di irregolarità”.
Se con questo si voleva dire che i controlli devono essere effettuati con educazione e senza vessare e intimidire i poveri industriali, trattasi, ovviamente, di norma del tutto superflua.
Ma questo non vuol dire “collaborazione amichevole”. I controlli sono controlli e non si può imporre alcuna “collaborazione amichevole” tra controllori e controllati. Né spetta ai controllori dare amichevoli consigli all’industriale su quello che deve fare al fine di prevenire rischi e situazioni di irregolarità. L’industriale, se ha dei dubbi, ha tutti i diritti di pagarsi una consulenza privata o rivolgersi in modo formale e diretto alle istituzioni competenti e di ricevere risposta.
Ma il pubblico controllore, se riscontra reati, deve farne denuncia all’Autorita' Giudiziaria e non può essere invischiato nei problemi del controllato.
Se, a questo punto, ci focalizziamo sul settore dei controlli ambientali (dalle disposizioni dell’art. 14 sono esenti solo i controlli in materia fiscale e finanziaria), appare ancora più evidente la pericolosità di questo stravagante principio.
E’ noto, infatti, che l’organo deputato al controllo tecnico delle violazioni ambientali è l’ARPA.
In proposito, recentemente la Cassazione ha evidenziato che “i funzionari dell’ARPA, preposti al controllo e alla vigilanza ambientale, sono titolari di una posizione di garanzia in relazione all' impedimento dei reati commessi dai terzi e, pertanto, qualora, venuti a conoscenza dell'effettuazione irregolare di operazioni di gestione di rifìuti, omettano di intervenire, sono responsabili ex art. 40, 2° comma, c.p. dell 'illecito smaltimento del rifìuto” (Cass. Pen, sez. 3, c.c. 15 dicembre 2010, n. 3634, Zanello).
Oggi si dice agli stessi funzionari che devono collaborare amichevolmente con i soggetti controllati.
Se, in questo quadro, aggiungiamo che già esiste un altro scellerato principio legislativo in base al quale, per fare cassa, l’ARPA può accettare consulenze a pagamento anche dai soggetti che dovrebbe controllare (ed eventualmente denunciare), diventa ancor più concreto il rischio che la collaborazione “amichevole” possa talvolta essere intesa come collaborazione a pagamento, dove chi paga si assicura l’amichevole collaborazione del controllore ora e per il futuro. E chi vuole capire capisca!"
Alessandro Marescotti
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Art.14 del DL 5/2012,
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mercoledì 22 febbraio 2012
25 febbraio 2012 - Da Bussoleno a Susa per difendere il territorio...
E divento luce.. dipinto di Franco Farina
Dalle h. 13 di sabato 25 febbraio 2012 - Da Bussoleno a Susa - Amministratori Comunali e Movimento NO Tav uniti.. - Info. info@ambientevalsusa.it
IL 25 FEBBRAIO DOBBIAMO ESSERCI TUTTI!
IL 25 FEBBRAIO A BUSSOLENO ANCORA UNA VOLTA DOVREMO ESSERCI TUTTI PER DIMOSTRARE CHE:
1) L’attacco politico alla Comunità Montana ed agli amministratori che resistono agli ammaliatori (leggi venditori di fumo) delle compensazioni e delle facili carriere politiche non ha avuto e non avrà alcuna possibilità di rompere la solidarietà e la competenza degli amministratori valsusini che si sono dimostrati seri e documentati, capaci di isolare chi era disponibile alla vendita dei beni comuni.
2) Il progetto è perfettamente inutile, ovvero uno spreco di denaro pubblico, come le Olimpiadi a Roma e forse ancora di più. Non c’è bisogno neppure di ricordarne i costi assurdi. Non è una questione di spesa, ma di inutilità e la cosa è tanto più grave considerando la crisi che viviamo.
3) In 20 anni è cresciuta la consapevolezza che il progetto è pericoloso non solo per le finanze dello Stato ma per la salute dei cittadini, per l’ambiente, per le attività economiche della valle, turismo in particolare. Un progetto in grado di provocare la ricolalizzazione coatta di intere comunità. In particolare è dolosamente colpevole il tentativo di nascondere gli impatti ambientali e sanitari attuato con la suddivisione del progetto in varie tratte, considerate progettualmente in modo distinto, cosa che la legge non permette e che è già stata denunciata tra l’altro nei 4 diversi ricorsi al TAR.
4) Nessuno osa più negare ciò che da sempre affermiamo, ovvero che le mafie ed il malaffare si nutrono di questi sprechi e prosperano spesso indisturbate. La Procura di Torino, alcuni giornalisti coraggiosi e perfino la Corte dei Conti sono giunti alle nostre stesse conclusioni. Poco importa se alcuni rappresentanti politici di Torino contestino l’evidenza dell’espandersi nella nostra provincia delle mafie, o che deputati di zona neghino l’interesse della Camorra nell’affare Torino Lyon.
Dalle h. 13 di sabato 25 febbraio 2012 - Da Bussoleno a Susa - Amministratori Comunali e Movimento NO Tav uniti.. - Info. info@ambientevalsusa.it
IL 25 FEBBRAIO DOBBIAMO ESSERCI TUTTI!
IL 25 FEBBRAIO A BUSSOLENO ANCORA UNA VOLTA DOVREMO ESSERCI TUTTI PER DIMOSTRARE CHE:
1) L’attacco politico alla Comunità Montana ed agli amministratori che resistono agli ammaliatori (leggi venditori di fumo) delle compensazioni e delle facili carriere politiche non ha avuto e non avrà alcuna possibilità di rompere la solidarietà e la competenza degli amministratori valsusini che si sono dimostrati seri e documentati, capaci di isolare chi era disponibile alla vendita dei beni comuni.
2) Il progetto è perfettamente inutile, ovvero uno spreco di denaro pubblico, come le Olimpiadi a Roma e forse ancora di più. Non c’è bisogno neppure di ricordarne i costi assurdi. Non è una questione di spesa, ma di inutilità e la cosa è tanto più grave considerando la crisi che viviamo.
3) In 20 anni è cresciuta la consapevolezza che il progetto è pericoloso non solo per le finanze dello Stato ma per la salute dei cittadini, per l’ambiente, per le attività economiche della valle, turismo in particolare. Un progetto in grado di provocare la ricolalizzazione coatta di intere comunità. In particolare è dolosamente colpevole il tentativo di nascondere gli impatti ambientali e sanitari attuato con la suddivisione del progetto in varie tratte, considerate progettualmente in modo distinto, cosa che la legge non permette e che è già stata denunciata tra l’altro nei 4 diversi ricorsi al TAR.
4) Nessuno osa più negare ciò che da sempre affermiamo, ovvero che le mafie ed il malaffare si nutrono di questi sprechi e prosperano spesso indisturbate. La Procura di Torino, alcuni giornalisti coraggiosi e perfino la Corte dei Conti sono giunti alle nostre stesse conclusioni. Poco importa se alcuni rappresentanti politici di Torino contestino l’evidenza dell’espandersi nella nostra provincia delle mafie, o che deputati di zona neghino l’interesse della Camorra nell’affare Torino Lyon.
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Manerbio trucida… Coordinamento contro il mega-macello in cui il sangue scorrerà a fiumi, notte e giorno…
Esseri viventi non "carne" da macello!
Ante scriptum
Negli anni ‘60 del secolo scorso la provincia di Brescia era rinomata per i “balletti verdi” ovvero per le orgette gay che venivano organizzate in vari privèe.. Dai balletti verdi si è ora passati al sado-maso pesante con previsione di migliaia di sgozzamenti al giorno.. ma non si tratta di un perverso “gioco erotico” (o perlomeno non solamente) bensì della macellazione in serie più estesa e crudele d’Europa.. la cosa succederà a Manerbio in provincia di Brescia (ovviamente)…. Opponiamoci all’imminente orrore…. (Paolo D’Arpini)
Nasce il ‘Coordinamento Contro il Mega Macello’ di Manerbio (BS).
L’azienda ‘Bresaole Pini’, fondata nel 1982 con sede a Grosotto in
provincia di Sondrio, è uno dei maggiori produttori italiani di carne. Nel
1994 realizzano, nelle vicinanze di Budapest, uno dei macelli più
“moderni” del centro Europa, dove ogni settimana vengono uccisi 21.000
suini, per un totale di circa 1.100.000 ogni anno. Non solo in Ungheria, ma
anche in Polonia il gruppo valtellinese Bresaole Pini espande la propria
presenza costruendo tra il 2010 e il 2011 un altro stabilimento, il più grande
della nazione, con una capacità iniziale di macellazione pari a 6.000 maiali
al giorno.
Ed è proprio quest’ultimo impianto che viene preso come esempio per la
progettazione del mega macello che sorgerà a Manerbio in provincia di Brescia
e che raggiungerà il triste primato di macello più grande d’Europa.
Quello che più colpisce sono i numeri: 12.000 maiali macellati al giorno,
oltre 40.000 la settimana. Giorno e notte si ucciderà e si produrrà senza
sosta. Una catena di smontaggio continua. In altre parole un moderno campo di
sterminio dove degli esseri viventi arriveranno stipati in enormi camion, dopo
interminabili ore di viaggio, obbligati a scendere dal mezzo di trasporto e
spinti verso l’interno dell’edificio, dove troveranno la morte. Come un
centro commerciale ha al suo interno decine di negozi, il macello Pini sarà
suddiviso in diversi settori, dal macello alla lavorazione delle carni, dal
confezionamento alla distribuzione: nell’arco di 12 ore un essere vivente,
senziente, individuo unico che ha sviluppato un proprio carattere e una propria
sensibilità, sarà ucciso e trasformato in merce.
Crediamo che ogni essere vivente, animale umano o non-umano, si equivalga e
debba avere la possibilità di vivere la propria esistenza senza far fronte ad
alcun tipo di privazione, di prigionia, senza subire alcun tipo di
sfruttamento, di tortura, di maltrattamento, di abuso.
Il macello Pini a Manerbio diventerà uno dei tanti simboli che avrà come
obiettivo la liberazione animale e la lotta allo specismo. Sicuramente il primo
passo per salvare delle vite è scegliere uno stile di vita vegan, il che
significa non consumare, né acquistare prodotti che derivino dallo
sfruttamento animale (uova, carne, latte, pellicce, pelletteria, lana,…).
Esprimiamo la nostra solidarietà ai comitati ambientalisti che si stanno
mobilitando contro questa assurda costruzione, soprattutto perché sono in
gioco tantissimi fattori: dallo stupro costante del territorio, allo spreco di
risorse preziose come l’acqua. E’ altresì doveroso precisare da parte
nostra che se anche questi luoghi di tortura, allevamenti o mattatoi,
fossero ad impatto zero, il nostro impegno sarebbe il medesimo. Intendiamo
quindi ostacolare coloro che intendono fare soldi sporchi e facili, senza etica
e senza alcuno scrupolo.
Non vogliamo gabbie più larghe. Non vogliamo gabbie più grandi.
Vogliamo vedere le gabbie vuote, affinché nessuno essere vivente sia più
rinchiuso. Per la liberazione animale.
Coordinamento Contro il Mega Macello
email: contromegamacello@live.it
Con l’adesione del Circolo Vegetariano VV.TT.
Ante scriptum
Negli anni ‘60 del secolo scorso la provincia di Brescia era rinomata per i “balletti verdi” ovvero per le orgette gay che venivano organizzate in vari privèe.. Dai balletti verdi si è ora passati al sado-maso pesante con previsione di migliaia di sgozzamenti al giorno.. ma non si tratta di un perverso “gioco erotico” (o perlomeno non solamente) bensì della macellazione in serie più estesa e crudele d’Europa.. la cosa succederà a Manerbio in provincia di Brescia (ovviamente)…. Opponiamoci all’imminente orrore…. (Paolo D’Arpini)
Nasce il ‘Coordinamento Contro il Mega Macello’ di Manerbio (BS).
L’azienda ‘Bresaole Pini’, fondata nel 1982 con sede a Grosotto in
provincia di Sondrio, è uno dei maggiori produttori italiani di carne. Nel
1994 realizzano, nelle vicinanze di Budapest, uno dei macelli più
“moderni” del centro Europa, dove ogni settimana vengono uccisi 21.000
suini, per un totale di circa 1.100.000 ogni anno. Non solo in Ungheria, ma
anche in Polonia il gruppo valtellinese Bresaole Pini espande la propria
presenza costruendo tra il 2010 e il 2011 un altro stabilimento, il più grande
della nazione, con una capacità iniziale di macellazione pari a 6.000 maiali
al giorno.
Ed è proprio quest’ultimo impianto che viene preso come esempio per la
progettazione del mega macello che sorgerà a Manerbio in provincia di Brescia
e che raggiungerà il triste primato di macello più grande d’Europa.
Quello che più colpisce sono i numeri: 12.000 maiali macellati al giorno,
oltre 40.000 la settimana. Giorno e notte si ucciderà e si produrrà senza
sosta. Una catena di smontaggio continua. In altre parole un moderno campo di
sterminio dove degli esseri viventi arriveranno stipati in enormi camion, dopo
interminabili ore di viaggio, obbligati a scendere dal mezzo di trasporto e
spinti verso l’interno dell’edificio, dove troveranno la morte. Come un
centro commerciale ha al suo interno decine di negozi, il macello Pini sarà
suddiviso in diversi settori, dal macello alla lavorazione delle carni, dal
confezionamento alla distribuzione: nell’arco di 12 ore un essere vivente,
senziente, individuo unico che ha sviluppato un proprio carattere e una propria
sensibilità, sarà ucciso e trasformato in merce.
Crediamo che ogni essere vivente, animale umano o non-umano, si equivalga e
debba avere la possibilità di vivere la propria esistenza senza far fronte ad
alcun tipo di privazione, di prigionia, senza subire alcun tipo di
sfruttamento, di tortura, di maltrattamento, di abuso.
Il macello Pini a Manerbio diventerà uno dei tanti simboli che avrà come
obiettivo la liberazione animale e la lotta allo specismo. Sicuramente il primo
passo per salvare delle vite è scegliere uno stile di vita vegan, il che
significa non consumare, né acquistare prodotti che derivino dallo
sfruttamento animale (uova, carne, latte, pellicce, pelletteria, lana,…).
Esprimiamo la nostra solidarietà ai comitati ambientalisti che si stanno
mobilitando contro questa assurda costruzione, soprattutto perché sono in
gioco tantissimi fattori: dallo stupro costante del territorio, allo spreco di
risorse preziose come l’acqua. E’ altresì doveroso precisare da parte
nostra che se anche questi luoghi di tortura, allevamenti o mattatoi,
fossero ad impatto zero, il nostro impegno sarebbe il medesimo. Intendiamo
quindi ostacolare coloro che intendono fare soldi sporchi e facili, senza etica
e senza alcuno scrupolo.
Non vogliamo gabbie più larghe. Non vogliamo gabbie più grandi.
Vogliamo vedere le gabbie vuote, affinché nessuno essere vivente sia più
rinchiuso. Per la liberazione animale.
Coordinamento Contro il Mega Macello
email: contromegamacello@live.it
Con l’adesione del Circolo Vegetariano VV.TT.
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gabbie vuote,
Manerbio (BS),
mega macello
martedì 21 febbraio 2012
Intervista a Manuel Olivares sul magazine on line "Spirito Libero".
Manuel Olivares è uno scrittore che viaggia da anni nel mondo
raccogliendo le esperienze e testimonianze più disparate e facendone
tesoro nei suoi libri. In questa intervista, racconta in sintesi la sua
esperienza, divenuta ormai esperienza di vita: dai primi viaggi in
Europa poco più che adolescente, fino a giungere ad oggi (anzi a ieri…),
rispondendo alle nostre domande dal nord della Thailandia.
Esperto e studioso del fenomeno degli eco-villaggi, ha scritto
diversi libri sull’argomento e, con nostra grande soddisfazione, ha
anche accettato di collaborare con Spirito Libero Mag, curando una
rubrica specifica sulle comuni in tutto il mondo che sempre più stanno
attraendo ad un nuovo e diverso stile di vita migliaia e migliaia di
persone.
A quanti anni hai iniziato a viaggiare e qual è stata la spinta iniziale?
Ti rispondo citando un passaggio di un mio scritto per la raccolta L’olfatto tra storia, scienza ed arte. Il titolo dello scritto è L’odore del viaggio:
«ho
iniziato ad amare la dimensione del viaggio sul finire delle scuole
superiori, vivendo i primi inter-rail, viaggiando ― zaino in spalla e
sacco a pelo — con un economico biglietto ferroviario, valido per un
mese, nell’Europa intera.
Sin da allora compresi, in tutte le mie cellule, le enormi potenzialità del viaggio per innestare un processo espansivo della coscienza. Dunque non solo, banalmente, le potenzialità formative ma quelle psichiche, antropologiche e di “crescita integrale”».
Sin da allora compresi, in tutte le mie cellule, le enormi potenzialità del viaggio per innestare un processo espansivo della coscienza. Dunque non solo, banalmente, le potenzialità formative ma quelle psichiche, antropologiche e di “crescita integrale”».
La spinta iniziale era un desiderio
allora confuso di “viverealtrimenti”, un desiderio di conoscenza più
che, forse banalmente, di curiosità. C’era poi, soverchiante, la ricerca
di libertà, una ricerca di cui non mi sto, paradossalmente, riuscendo a
liberare neanche in età adulta. La mia dimensione esistenziale è,
difatti, nomadica. Insieme a me è cresciuto lo spazio in cui mi muovo.
Se, allora, alla fine del liceo, mi muovevo tra Parigi, Berlino,
Amsterdam e Copenaghen, oggi mi muovo tra Fabrica di Roma (in provincia
di Viterbo), Londra, Varanasi (India), Kathmandu, Colombo e Chiang Mai
(in Thailandia, da cui sto scrivendo ora).
Durante un piccolo meeting tra amici, quest’ultimo capodanno, a Londra, ho avuto un momento di profonda commozione. Abbiamo difatti scoperto, su You Tube, un video del brano, di Fabrizio De Andrè, Khorakhanè, inserito nell’ultimo suo album: Anime Salve. È quel brano in cui lui canta di un’etnia di rom musulmani, originari soprattutto del Kosovo. Il termine sta per “lettori del Corano”.
Durante un piccolo meeting tra amici, quest’ultimo capodanno, a Londra, ho avuto un momento di profonda commozione. Abbiamo difatti scoperto, su You Tube, un video del brano, di Fabrizio De Andrè, Khorakhanè, inserito nell’ultimo suo album: Anime Salve. È quel brano in cui lui canta di un’etnia di rom musulmani, originari soprattutto del Kosovo. Il termine sta per “lettori del Corano”.
Credo che molti di coloro che stanno
leggendo abbiano presente il brano. L’ultima parte è cantata in lingua
Khorakhanè da Dori Ghezzi. Pochi hanno letto la traduzione di quel canto
etnico:
poggerò la testa sulla tua spalla
e farò un sogno di mare
e l’indomani un fuoco di legna
perchè l’aria azzurra diventi casa.
Chi sarà a raccontare?
Chi sarà?
Sarà chi rimane.
Io, seguirò questo migrare,
seguirò questa corrente di ali.
Credo
sia un brano che racconti in grande semplicità e, tuttavia, profondità
una certa essenza del nomadismo. Una coscienza espansa, una famigliarità
con elementi diversi, incontrati e vissuti nel proprio migrare. Una
dimensione esitenziale della casa del tutto mobile, versatile. La stessa
aria azzurra, se si viene riscaldati da un fuoco di legna, può essere
vissuta come “propria”, temporanea intimità domestica. E poi il dilemma
di come condividere il proprio essere, i racconti con i propri simili.
Il sollievo nella consapevolezza che il racconto non si disperderà, che
le memorie rimarranno salde e che ci saranno dei “guardiani delle
stesse”. Questi, saranno coloro che rimangono, gli stanziali, coloro che
offrono rifugio sicuro ai nomadi, in cambio di storie, echi di posti
lontani, in buona parte sconosciuti. Il nomade, invece, non potrà che
seguire il proprio bisogno, insopprimibile, di migrare. Di migrare non
necessariamente in solitudine, seguendo un grande flusso esistenziale,
una corrente di ali, dispiegate in uno spazio ampio e, tuttavia, con
tante espressioni di famigliarità, nel momento in cui il nomadismo
diventa uno stile di vita che stratifica nel tempo. A chi pensa che il
nomade non abbia radici posso rispondere che, invece, ne ha tante e
diversificate, in tanti posti, culture e dimensioni esistenziali
differenti.
Quel brano di Khorakhanè mi ha aiutato a sciogliere un nodo che mi portavo da giorni: ritornare o non ritornare in India. La tentazione era di sedentarizzare a Londra ma qualcosa mi diceva che non era la cosa giusta da fare, almeno in quel momento. La risposta è arrivata, semplice ed immediata: seguirò questo migrare, una corrente di ali di cui sentivo la fragranza; la stavo cogliendo nei progetti di amici e conoscenti che stavano organizzandosi per svernare in India e nella consapevolezza che altri amici mi aspettavano in Thailandia. Non restava altro che organizzare gli aspetti pratici della partenza e, semplicemente, andare.
Spero di aver risposto in maniera soddisfacente alla tua domanda, pur con qualche divagazione, proiettandomi nell’oggi. E tuttavia, oggi riesco solo a comprendere meglio la spinta iniziale di cui mi chiedevi. Allora era in nuce, oggi è vita quotidiana.
Quel brano di Khorakhanè mi ha aiutato a sciogliere un nodo che mi portavo da giorni: ritornare o non ritornare in India. La tentazione era di sedentarizzare a Londra ma qualcosa mi diceva che non era la cosa giusta da fare, almeno in quel momento. La risposta è arrivata, semplice ed immediata: seguirò questo migrare, una corrente di ali di cui sentivo la fragranza; la stavo cogliendo nei progetti di amici e conoscenti che stavano organizzandosi per svernare in India e nella consapevolezza che altri amici mi aspettavano in Thailandia. Non restava altro che organizzare gli aspetti pratici della partenza e, semplicemente, andare.
Spero di aver risposto in maniera soddisfacente alla tua domanda, pur con qualche divagazione, proiettandomi nell’oggi. E tuttavia, oggi riesco solo a comprendere meglio la spinta iniziale di cui mi chiedevi. Allora era in nuce, oggi è vita quotidiana.
Quanti eco-villaggi hai visitato e perché questa tua grande passione al riguardo?
Torniamo
sempre al desiderio di “viverealtrimenti”. Scoprii la vita comunitaria
nella seconda metà degli anni ’90, in una “giovane” comune scozzese. Ero
lì a fare il volontario con lo SCI (servizio civile internazionale).
C’era un piccolo nucleo di persone che stavano recuperando alcune
vecchie case in pietra. Trovai in quel posto, in quelle persone, una
grande libertà interiore, la capacità profonda di vivere il proprio
essere degli eccentrici, dei diversi, con uno spirito di profonda
accettazione. Era anche molto divertente vivere una dimensione di
famigliarità (si mangiava insieme, si usavano gli stessi servizi, si
lavorava e “delirava” assieme; si diventava familiari per forza) con
persone conosciute da poco, che parlavano una lingua diversa ed erano
nate e cresciute in un posto molto diverso dal mio.
Colsi subito lo “spirito comunitario”,
quello che ho poi ritrovato, in molte varianti, in esperienze
comunitarie diverse, in Italia e nel mondo. Individuai, sin da allora,
quella che può essere considerata una sorta di costante comunitaria, la
sensazione per cui dovunque si è, nel momento in cui si è in una
comunità (gli ecovillaggi sono comunità ecosostenibili ma, prima di
tutto, comunità), ci si sente a casa. È stata una scoperta
straordinaria, in certa misura molto tranquillizzante. Ho difatti
compreso che non è indispensabile conquistarsi faticosamente un proprio
spazio vitale da difendere con i denti dagli intrusi. Piuttosto, che se
si impara a vivere in comunione con i propri simili ci si può sentire a
casa ovunque (un po’ come il Khorakhanè che, nel momento in cui si
scalda davanti al fuoco, si sente profondamente a casa anche se la sua
casa, in quel momento, manca addirittura di pareti o, meglio, ha pareti
impalpabili, di aria).
Ho visitato molte comunità intenzionali
ed ecovillaggi, in Italia, in Danimarca, in Scozia (anche la mitica
Findhorn Foundation) e poi in India, in Thailandia, in Sri Lanka. In
particolare in Sri Lanka ho ritrovato felicemente la costante di cui ti
parlavo. Ero lì per ragioni di visto, me ne serviva uno nuovo per
l’India e ne ho approfittato per visitare Sarvodaya, un’importantissima
esperienza comunitaria di matrice gandhiana e buddhista. Le pratiche per
il visto andavano per le lunghe ma io ho iniziato presto a non
vivermele più con ansia (anche se in India avevo lasciato la mia donna).
Ero a casa, c’era la famosa costante. Gli srilankesi sono molto diversi
da noi ma le persone a Sarvodaya non erano srilankesi qualunque. È
stata un’esperienza molto intensa quella che ho vissuto, per tre mesi, a
Sarvodaya, in quell’umiltà a volte carezzevole, a volte troppo vera per
non correrne via, come ho scritto in una mia poesia.
Dopo aver lasciato “l’isola folle”, per
usare l’epiteto con cui la qualificava Terzani (lo Sri Lanka ha dei
lati oscuri quasi irraccontabili) ho lasciato che l’esperienza a
Sarvodaya nidificasse dentro di me. È stata un’esperienza di grande
valore umano. Credo di essermi avvicinato, proprio lì, agli insegnamenti
del Buddha, in parte li vedevo, quotidianamente, farsi carne. A volte
dovevo fuggire a Colombo, ritrovare il sapore del mondo ma era poi,
bellissimo, “tornare a casa”, in una stanzetta povera, sotto una
zanzariera bucata. Non ho potuto non tornare, dopo 8 mesi di assenza, in
Sri Lanka ed a Sarvodaya. La prima persona che ho riabbracciato è stata
Dayakkha, una donna semplicissima che faceva le pulizie (anche se
Sarvodaya è una realtà comunitaria e filantropica mantiene comunque la
tendenziale cultura gerarchica di cui è impregnata l’Asia). Mi lavava
regolarmente i vestiti ed io in qualche modo rappresentavo una sorta di
virus, in quel posto, perchè le davo cifre quasi irragionevoli per quel
servizio. Dormiva in camera con altre persone molto semplici, non
avevano praticamente nulla ma aveva uno sguardo estatico, uno di quegli
sguardi che si possono trovare quasi solo in Oriente. In una giornata
uggiosa vidi il suo viso diventare radioso quando il sole fortissimo
dello Sri Lanka stava squarciando le nuvole: sun is coming, mi disse nel
suo inglese poverissimo.Si alzò alle quattro di mattina per salutarci,
il giorno della nostra partenza. Le avevo lasciato qualche soldo e lei
voleva per forza che portassi qualcosa di suo con me. Mi regalò una
semplice statuetta di un elefante che utilizzava come fermacarte. Era
una delle poche cose che aveva. Al mio rientro, la trovai nell’ufficio
della sezione internazionale. Fu un reincontro molto bello. Come scrissi
nel mio libro Barboni sì ma in casa propria, l’ho baciata senza riserve d’affetto.
Quali sono, in sintesi, le
origini e motivazioni storiche della nascita di questo fenomeno che
sempre più si sta allargando nel mondo?
Le primi in ordine storico sono
motivazioni di natura religiosa. Non a caso i primi comunitari della
storia sono stati gli esseni: una setta religiosa del secondo secolo
A.C., attiva in Palestina che aveva probabilmente assimilato elementi
pitagorici e buddisti. Su di loro scrisse lo storico romano Flavio
Giuseppe. Li presenta come i primi “comunisti” della storia. Comunisti
dal volto umano.
Anche in ambito protestante sono sorte molte esperienze comunitarie, che hanno soprattutto attecchito in America dove sono, in parte, ancora attive.
Al filone religioso si è affiancato, a seguito della rivoluzione industriale, il filone utopico, di teorici come Owen, Cabet e Fourier generalmente definiti “socialisti utopisti”.
Nel novecento ha preso corpo il filone esistenziale e rivoluzionario, iniziato con la Beat Generation e proseguito nel movimento hippy e in alcune frange degli ambienti politicizzati e, infine, il filone propriamente ecologico.
Questo non significa che i filoni precedenti si siano esauriti. Al filone religioso se ne è affiancato un altro che potremmo definire, più genericamente, “spirituale”, venuto in particolare alla luce con la nascita del New Age (che alcuni sociologi, ad esempio Massimo Introvigne, riconducono alla data di fondazione della comunità di Findhorn Foundation, in Scozia) mentre le stesse motivazioni politiche continuano, a loro volta, ad innervare la dimensione comunitaria.
Anche in ambito protestante sono sorte molte esperienze comunitarie, che hanno soprattutto attecchito in America dove sono, in parte, ancora attive.
Al filone religioso si è affiancato, a seguito della rivoluzione industriale, il filone utopico, di teorici come Owen, Cabet e Fourier generalmente definiti “socialisti utopisti”.
Nel novecento ha preso corpo il filone esistenziale e rivoluzionario, iniziato con la Beat Generation e proseguito nel movimento hippy e in alcune frange degli ambienti politicizzati e, infine, il filone propriamente ecologico.
Questo non significa che i filoni precedenti si siano esauriti. Al filone religioso se ne è affiancato un altro che potremmo definire, più genericamente, “spirituale”, venuto in particolare alla luce con la nascita del New Age (che alcuni sociologi, ad esempio Massimo Introvigne, riconducono alla data di fondazione della comunità di Findhorn Foundation, in Scozia) mentre le stesse motivazioni politiche continuano, a loro volta, ad innervare la dimensione comunitaria.
Faresti alcuni nomi delle realtà che in giro per il mondo stanno funzionando meglio e quali sono le motivazioni di base?
Partendo dall’Italia mi sembra che le esperienze elfiche stiano avendo un successo crecente, in virtù di una
sostanziale semplicità e, tuttavia, pregnanza della loro organizzazione.
Esperienze storiche come la Comune di Bagnaia o relativamente più
recenti come Torri Superiore, stanno senz’altro reggendo bene alla prova
del tempo. Damanhur, in Piemonte, è anche una realtà in crescita che
mantiene buoni rapporti con il circuito comunitario internazionale. È
senz’altro l’esperienza comunitaria italiana più complessa e può
rappresentare, dal punto di vista organizzativo, un buon modello di
riferimento (non entro nel merito degli aspetti esoterici perché non ne
sono sufficientemente a conoscenza). Nel mondo, Findhorn Foundation in
Scozia ed Auroville in India sono esperienze che chiunque, interessato a
dimensioni comunitarie che si impernino sulla necessità di un risveglio
spirituale, dovrebbe visitare.
Che consiglio daresti a chi –
gruppo piccolo o grande che sia – vorrebbe prendere la decisione di
iniziare un progetto di vita in comune?
Innanzitutto di non prendere una
decisione del genere alla leggera perché è senz’altro impegnativa. In
secondo luogo di non stancarsi di girare, raccogliere dati ed
informazioni presso coloro che vivono da tempo un’esperienza di tipo
comunitario. Il mondo comunitario è molto eterogeneo, si possono
considerare molte formule dunque bisogna essere, possibilmente, accurati
e prudenti nelle osservazioni e nelle scelte.
E ad una persona che vuole andarci a vivere?…
Di iniziare a fare esperienze
comunitarie senza tagliarsi i ponti alle spalle. Potrebbe cambiare idea.
Prima di prendere decisioni particolarmente impegnative consiglio un
rodaggio di almeno uno o due anni.
Qual è il tuo libro che maggiormente ti rappresenta e ci puoi dare un cenno sul tuo prossimo lavoro?
Il mio libro più personale è senz’altro Barboni sì ma in casa propria ma lo considero una sorta di lavoro, in buona parte, giovanile. Sono molto soddisfatto del mio ultimo lavoro: Con Jasmuheen al Kumbha Mela
in cui parlo di quello che credo sia stato il mio percorso spirituale
fino ad oggi e, oltre a parlare ovviamente di Jasmuheen (una donna
australiana pioniera dell’alimentazione pranica; non assume cibo solido,
a parte rare eccezioni, da circa 16 anni) e del Kumbha Mela (il più
importante consesso religioso in ambito hindu), cerco di raccontare a
fondo l’India che ho conosciuto e che, in buona parte, mi ha deluso. Il
mio prossimo lavoro è Sadhu sì ma con la rendita. Un romanzo.
In due parole, è la storia di un sadhu eccentrico (anche per essere un
sadhu, il termine designa gli asceti itineranti, in India, talora
completamente autonomi da qualunque ordine religioso e grandi fumatori).
È un asceta che ha, tuttavia, una buona rendita e dunque nei momenti in
cui si stanca di essere tale, torna nel secolo, da signore (l’impianto
del romanzo è, ovviamente, semiserio). Le sue apparenti contraddizioni
non scoraggiano uno spiritello scanzonato, Ciarpame Psichedelico, ad
arruolarlo per un’impresa improba: il riavvio della ruota del Dharma.
Sadhu si presta all’opera e decide di tentare di rimoralizzare ed
equilibrare il mondo cavalcando, con le sue eccentricità, gli
insegnamenti del Buddha, persuaso che il Buddhismo sarà quel filone
religioso che, lentamente e con i suoi modi proverbialmente morbidi e
tolleranti, troverà la strada per conquistare il cuore delle genti, per
riportarle su un percorso in cui si possano nuovamente onorare i valori
del “buono, del bello e del vero”, dialogando con l’anima migliore delle
altre tradizioni religiose.
Una prospettiva verosimile oltre che auspicabile che potremmo anche identificare, con uno slogan, con la rivincita di Dayakkha!
Una prospettiva verosimile oltre che auspicabile che potremmo anche identificare, con uno slogan, con la rivincita di Dayakkha!
Per leggere l'intervista originale, cliccare qui
OGM - Monsanto che uccide, inquina ed affama.. condannata in Francia
Metafora Umana - Dipinto di Franco Farina
Lunedì 13 febbraio, la condanna del gigante agroalimentare americano Monsanto – chiamato in causa da un piccolo agricoltore della Charente intossicato da un erbicida – è, per la Francia, una prima volta. Nella storia della multinazionale – centenaria – invece, questa condanna non è che un singolo caso giudiziario in più su una fedina penale già lunga.
PCB, Agente Arancio, diossina, OGM, aspartame, ormone della crescita, erbicidi (Lasso e Roundup)... nomi di prodotti che hanno fatto la fortuna della Monsanto e che sono tutti collegati a scandali sanitari e a dei processi che hanno portato spesso alla loro proibizione. Ma fino ad oggi niente era riuscito a fermare l’irresistibile ascesa di questo antico gigante della chimica riconvertitosi alla biogenetica e diventato maestro nell’arte del lobbismo. Quello che segue è il quadro di una multinazionale plurirecidiva.
A partire dalla sua fondazione a Saint-Louis nel 1901, questo piccolo produttore di saccarina diventato uno dei principali produttori di sementi del pianeta non ha mai smesso negli ultimi sessant’anni di riempire le cronache. Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’esplosione accidentale di una fabbrica di plastica della Monsanto causata da un cargo francese carico di nitrato – e che fece 500 morti in quel 1947 a Texas City – entrò negli annali come uno dei primi disastri dell’industria chimica.
Due anni dopo, fu la volta di un secondo stabilimento dello stesso marchio – a Nitro in Virginia – ad andare in fumo. Questa volta ne fu coinvolta la direzione della fabbrica: più di 200 dipendenti svilupparono la cloracne – una malattia della pelle tanto rara quanto grave – della quale tratta Marie-Monique Robin, destinataria del premio Albert-Londres, nel suo documentario Il mondo secondo la Monsanto.
L’incidente rivelò che il prodotto capofila del marchio – l’erbicida 2,4,5-T – contiene dei livelli molto alti di diossine, sostanze molto tossiche e cancerogene la cui composizione è paragonabile a quella dei policlorobifenili (PCB). La Monsanto era informata fin dal primo primo studio del 1938, che la diossina era potenzialmente pericolosa: ma la commercializzazione dell’erbicida proseguirà per 40 anni prima che venga proibito negli anni ‘70.
La Monsanto, che dal 1934 al 2000 aveva diretto la fabbrica in quel di Nitro, è stata d’altra parte oggetto di una azione penale nel 2007 depositata da 77 abitanti della Virginia ammalati di cancro, che hanno accusato l’azienda di averlo diffuso illegalmente nell’ambiente circostante alla fabbrica.
Nel 2001, 3.600 abitanti della città di Anniston – Alabama – hanno citato la Monsanto per una contaminazione di PCB. Stando ad un rapporto reso pubblico, e redatto dalla EPA (Agenzia della Protezione USA), la Monsanto aveva riversato, durante 40 anni, migliaia di tonnellate di rifiuti contaminati in un ruscello ed in una discarica a cielo aperto nel centro del quartiere negro della città.
Il modo con il quale il The Washington Post riferisce la storia, è indicativo:
«Migliaia di pagine di documenti della Monsanto – su molti dei quali è stampato confidenziale: leggere e distruggere – mostrano che nell’arco di decenni la multinazionale ha camuffato le sue attività e soprattutto ha mentito su quanto già non sapesse. Nel 1966, alcuni responsabili dell’azienda avevano scoperto che pesci immersi nelle acque di quel ruscello si ribaltavano sul dorso dopo meno di dieci secondi, pisciavano sangue e perdevano la pelle come se fossero stati bolliti vivi, ma – prosegue il quotidiano americano – non ne hanno fatto parola con nessuno».
Nel 1975, uno studio commissionato dalla Monsanto rivelava che il PCB provocava tumori nel ratto, La multinazionale allora decise di modificarne le conclusioni da leggermente cancerogeno a «non sembra assolutamente cancerogeno». «Non possiamo permetterci di perdere un solo dollaro», questa la conclusione di una delle note documentate dal The Washington Post.
Alla fine, nel 2002, la Monsanto è stata giudicata colpevole di aver inquinato «con il PCB sia il territorio di Anniston che il sangue dei suoi cittadini». L’azienda è stata condannata a pagare 700 milioni di dollari di danni ed interessi ed a garantire la bonifica della città, ma ai responsabili dell’azienda non è stata comminata una sola giornata di carcere.
Nel febbraio 2007, il The Guardian ha rivelato che il gigante agrochimico fra gli anni 1965 e 1972 si è comportato nello stesso modo in molti siti della Gran Bretagna. Il quotidiano ha avuto accesso ad un rapporto governativo secondo il quale 67 prodotti della Monsanto – fra i quali l’Agente Arancio, la diossina ed il PCB – erano stati riscontrati in una cava nel Galles. In Francia, la fabbricazione ed utilizzazione dei PCB è proibita dal 1987.
In quegli stessi anni, fra il 1961 ed il 1971, la Monsanto ha prodotto l’Agente Arancio realizzato partendo dall’erbicida 2,4,5-T la cui pericolosità è ampiamente nota a seguito dell’esplosione della fabbrica di Nitro. Durante la guerra del Vietnam, questo defoliante verrà sparso in modo massiccio dall’aviazione americana sopra le foreste vietnamite; le conseguenze si fanno sentire ancora oggi con numerosi tumori e malformazioni neonatali nella popolazione vietnamita e con diverse conseguenze fra i numerosi veterani americani.
Negli anni ‘70, veterani della guerra del Vietnam hanno agito una Class Action contro i produttori dell’Agente Arancio. La Monsanto – insieme ad altre 6 aziende – si ritrovò così ad essere la principale accusata di avvelenamento. Nel 1987, i 7 produttori dell'Agente Arancio furono condannati a pagare 180 milioni di dollari ad un fondo di compensazione destinato ai soldati americani.
Durante il processo, la Monsanto – per respingere l’azione legale – presentò degli studi scientifici che dimostravano l’assenza di collegamento fra l’esposizione alla diossina ed i numerosi casi di tumore dei quali soffrivano i veterani. Nei primi anni ‘90, verrà dimostrato che quegli studi si basavano sulle conseguenze dell’esplosione della fabbrica nella città di Nitro nel 1949, ed erano stati manipolati.
Che ci fosse stata una frode scientifica verrà poi confermato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche che certificherà come gli studi della Monsanto «soffrono di errori nella classificazione delle persone esposte o non esposte alla diossina e che (le classificazioni delle) le persone sono state manipolate con lo scopo di ottenere i risultati voluti». Su tutta la vicenda, nel 1990, ci sarà una relazione intitolata Scienza in vendita, redatta da Greenpeace e dal ricercatore Joe Thornton.
Vi ricordate di questa pubblicità e del buon cane Rex: «Roundup non inquina nè la terra nè l’osso di Rex»? Bene, ha garantito alla Monsanto una duplice condanna: una negli USA ed una in Francia, per affermazioni menzognere stampate sull’imballaggio di questo erbicida totale (cioè che elimina tutte le piante).
Nel 1975, la Monsanto lancia sul mercato il Roundup, un erbicida molto potente descritto come «biodegradabile» e «buono per l’ambiente». Nel 1960, il procuratore di New York condanna la Monsanto ad una multa di 50.000 dollari ed all’astenersi da tali false affermazioni. Nel gennaio 2007, per lo stesso motivo l’azienda è condannata in Francia (estratto della sentenza) ad una multa da 15.000 euro. Il Roundup è oggi l’erbicida più venduto al mondo.
Eppure, numerosi studi scientifici sono tutti concordi nell’affermare che il pesticida per eccellenza della Monsanto – ed il suo principio attivo, il glifosato – sia potenzialmente teratogeno, cioè responsabile di malformazioni fetali. In uno di tali studi, pubblicato alla fine del 2010 su Chemical Research in Toxicology, si dimostra che l’esposizione diretta di embrioni di girini a dosi molto deboli dell’erbicida a base di glifosato, genera delle malformazioni.
La Monsanto rifiuta tali conclusioni ed afferma sul suo sito: «Il glifosato non ha degli effetti nocivi sulla riproduzione degli animali adulti e non causa malformazioni nelle linee discendenti degli animali esposti al glifosato, anche a suoi alti dosaggi».
Lunedì 13 febbraio, il consulente del Consiglio di Stato ha però assestato un nuovo duro colpo al prodotto leader della Monsanto: ha infatti ingiunto al ministero dell’Agricoltura di analizzarne la tossicità su di un periodo di 6 mesi e di decidere nuovamente nel merito dell’autorizzazione alla commercializzazione del pesticida.
Il 13 febbraio 2012 la Monsanto è stata colpita da una condanna ancora più importante e relativa al secondo – per importanza – dei suoi erbicidi. I giudici francesi hanno infatti stabilito che il produttore di questo fitosanitario dovrà indennizzare integralmente il ricorrente, Paul François. François, un produttore di cereali, che non riesce che a lavorare mezza giornata a causa della stanchezza cronica e di mal di testa persistenti. I medici ritengono che il suo sistema nervoso centrale sia stato colpito a seguito dell’inalazione dell’erbicida Lasso.
La Monsanto è ricorsa in appello ed ha diffuso questo comunicato: «I prodotti della Monsanto sono conformi alle esigenze di sicurezza valide al momento della loro commercializzazione. L’azienda ha una politica molto rigorosa per quello che concerne la valutazione scientifica della sicurezza dei prodotti per la protezione delle piante».
A fronte di tali dichiarazioni, l’erbicida è stato giudicato pericoloso e quindi proibito in Canada fin dal 1985, in Belgio e nel Regno Unito dal 1992 ed in Francia dal 2007 (dove era stato autorizzato nel dicembre del 1968).
All’inizio degli anni ‘90, la Monsanto commercializza il suo primo prodotto frutto delle biotecnologie: il Prosilac, un ormone della crescita bovina ricombinante (rBGH), un ormone transgenico destinato ad aumentare del 20% la produzione di latte delle mucche. L’ormone causa delle mastiti e delle infiammazioni alle mammelle, da ciò gli allevatori sono costretti a somministrare degli antibiotici di cui si ritrovano tracce nel latte. Questo prodotto miracoloso, oggi, è proibito in tutto il mondo tranne negli Stati Uniti.
Un documentario della canadese The Corporation, racconta come la Monsanto abbia fatto pressione sulla Fox News (gruppo Murdoch) per impedirgli di diffondere nel 1997 una inchiesta che svelava i pericoli del Prosilac. Quanto segue è indicativo dell’azione aggressiva di lobbismo esercitata dall’azienda: non solo l’inchiesta non è mai stata trasmessa, ma i suoi autori sono stati licenziati dal gruppo di Murdoch.
Fra il 1995 ed il 1997, furono autorizzati alla commercializzazione tre prodotti Monsanto resistenti all’erbicida – sempre Monsanto – Roundup; si trattava della soia geneticamente modificata Roundup Ready, della colza Roundup Ready e del cotone Roundup Ready.
L’azienda, detentrice di un brevetto – quello sul glifosato, commercializzato con il nome di Roundup – che è ormai scaduto, decide (per questo motivo) di cambiare strategia ed inizia a brevettare viventi. Ed infatti, attualmente produce il 90% degli OGM del pianeta; con un quasi monopolio che l'azienda difende strenuamente.
Nel corso degli anni 2000, la Monsanto porterà davanti ai tribunali centinaia di contadini accusati di aver utilizzato fraudolentemente le sue sementi transgeniche brevettate, cioè di averle piantate nuovamente.
La Monsanto rivendica sulle sementi dei diritti di proprietà intellettuale, cosa che però non la mette al riparo dall’essere accusata di atti di biopirateria. Nell’agosto del 2011 infatti, l’Autorità Nazionale per la Biodiversità dell’India ha annunciato che muoverà una denuncia contro l’azienda, accusata di aver messo a punto una melanzana geneticamente modificata (BT-Brinjal) partendo da delle varietà locali senza averne chiesto l’autorizzazione.
Nel 2010, questa volta negli Stati Unti, la Monsanto ha accettato di pagare 2,5 milioni di dollari di multa per aver venduto del cotone OGM senza autorizzazione. L’EPA accusa l’azienda di aver violato la legislazione che le proibiva di vendere cotone geneticamente modificato in alcune regioni del Texas dove queste varietà erano proibite a causa della resistenza ai pesticidi.
La Monsanto lo dichiara apertamente sul suo sito internet: dopo che fra gli anni 1980 e 1990 era stata uno dei principali produttori di Aspartame, a partire dal 2000, l’azienda non produce più Aspartame e ci tiene a sottolineare che questo dolcificante – che è il più diffuso al mondo – «non provoca nessuna malattia».
Ma degli studi recenti hanno nel frattempo messo in evidenza dei rischi accresciuti di nascite premature fra le donne che assumono Aspartame. L’Autorità europea sulla sicurezza degli alimenti è stata invitata ad anticipare al 2012 una sua nuova valutazione sulla sicurezza dell’Aspartame.
Yann Fichet, direttore degli affari istituzionali della filiale francese dell’azienda, ha deplorato sulle colonne del Monde (abbonati), che la Monsanto sia diventata «un nome che attrae quelli che vogliono fare ascolto», una reputazione immeritata che l’azienda cerca di cancellare mostrando sul proprio sito i principi della sua carta etica: «Integrità, Dialogo, Trasparenza, Condivisione, Utilità e Rispetto».
Le Monde 18 Febbraio 2012
Contattata da Le Monde.fr, prima della pubblicazione del presente articolo, la Monsanto non aveva ancora risposto.
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Video da vedere:
http://www.youtube.com/watch?v=axU9ngbTxKw&feature=player_embedded
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Commento di Roberto: "Signori consiglio di vedere, prima che lo tolgano dalla circolazione, il film IN TIME ... Praticamente meglio del Concursante. La vera condizione umana rispetto al tempo e alla schiavitu' dei soldi -
Commento di Giorgio Vitali: "PER CAPIRE NELL'INTERESSE DI CHI E COME LA MONSANTO STA INQUINANADO CON TUTTI I MEZZI IL MONDO OCCORRE CONOSCERE L'ORIGINE DEL NOME MONSANTO: Si tratta del MONTE SANTO ( che ai nostri occhi vuol dire pressochè nulla, ma agli occhi di LORSIGNORI VUOL DIRE MOLTO) PERCHE' IL MONTE SANTO è IL MONTE SION!!"
Lunedì 13 febbraio, la condanna del gigante agroalimentare americano Monsanto – chiamato in causa da un piccolo agricoltore della Charente intossicato da un erbicida – è, per la Francia, una prima volta. Nella storia della multinazionale – centenaria – invece, questa condanna non è che un singolo caso giudiziario in più su una fedina penale già lunga.
PCB, Agente Arancio, diossina, OGM, aspartame, ormone della crescita, erbicidi (Lasso e Roundup)... nomi di prodotti che hanno fatto la fortuna della Monsanto e che sono tutti collegati a scandali sanitari e a dei processi che hanno portato spesso alla loro proibizione. Ma fino ad oggi niente era riuscito a fermare l’irresistibile ascesa di questo antico gigante della chimica riconvertitosi alla biogenetica e diventato maestro nell’arte del lobbismo. Quello che segue è il quadro di una multinazionale plurirecidiva.
A partire dalla sua fondazione a Saint-Louis nel 1901, questo piccolo produttore di saccarina diventato uno dei principali produttori di sementi del pianeta non ha mai smesso negli ultimi sessant’anni di riempire le cronache. Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’esplosione accidentale di una fabbrica di plastica della Monsanto causata da un cargo francese carico di nitrato – e che fece 500 morti in quel 1947 a Texas City – entrò negli annali come uno dei primi disastri dell’industria chimica.
Due anni dopo, fu la volta di un secondo stabilimento dello stesso marchio – a Nitro in Virginia – ad andare in fumo. Questa volta ne fu coinvolta la direzione della fabbrica: più di 200 dipendenti svilupparono la cloracne – una malattia della pelle tanto rara quanto grave – della quale tratta Marie-Monique Robin, destinataria del premio Albert-Londres, nel suo documentario Il mondo secondo la Monsanto.
L’incidente rivelò che il prodotto capofila del marchio – l’erbicida 2,4,5-T – contiene dei livelli molto alti di diossine, sostanze molto tossiche e cancerogene la cui composizione è paragonabile a quella dei policlorobifenili (PCB). La Monsanto era informata fin dal primo primo studio del 1938, che la diossina era potenzialmente pericolosa: ma la commercializzazione dell’erbicida proseguirà per 40 anni prima che venga proibito negli anni ‘70.
La Monsanto, che dal 1934 al 2000 aveva diretto la fabbrica in quel di Nitro, è stata d’altra parte oggetto di una azione penale nel 2007 depositata da 77 abitanti della Virginia ammalati di cancro, che hanno accusato l’azienda di averlo diffuso illegalmente nell’ambiente circostante alla fabbrica.
Nel 2001, 3.600 abitanti della città di Anniston – Alabama – hanno citato la Monsanto per una contaminazione di PCB. Stando ad un rapporto reso pubblico, e redatto dalla EPA (Agenzia della Protezione USA), la Monsanto aveva riversato, durante 40 anni, migliaia di tonnellate di rifiuti contaminati in un ruscello ed in una discarica a cielo aperto nel centro del quartiere negro della città.
Il modo con il quale il The Washington Post riferisce la storia, è indicativo:
«Migliaia di pagine di documenti della Monsanto – su molti dei quali è stampato confidenziale: leggere e distruggere – mostrano che nell’arco di decenni la multinazionale ha camuffato le sue attività e soprattutto ha mentito su quanto già non sapesse. Nel 1966, alcuni responsabili dell’azienda avevano scoperto che pesci immersi nelle acque di quel ruscello si ribaltavano sul dorso dopo meno di dieci secondi, pisciavano sangue e perdevano la pelle come se fossero stati bolliti vivi, ma – prosegue il quotidiano americano – non ne hanno fatto parola con nessuno».
Nel 1975, uno studio commissionato dalla Monsanto rivelava che il PCB provocava tumori nel ratto, La multinazionale allora decise di modificarne le conclusioni da leggermente cancerogeno a «non sembra assolutamente cancerogeno». «Non possiamo permetterci di perdere un solo dollaro», questa la conclusione di una delle note documentate dal The Washington Post.
Alla fine, nel 2002, la Monsanto è stata giudicata colpevole di aver inquinato «con il PCB sia il territorio di Anniston che il sangue dei suoi cittadini». L’azienda è stata condannata a pagare 700 milioni di dollari di danni ed interessi ed a garantire la bonifica della città, ma ai responsabili dell’azienda non è stata comminata una sola giornata di carcere.
Nel febbraio 2007, il The Guardian ha rivelato che il gigante agrochimico fra gli anni 1965 e 1972 si è comportato nello stesso modo in molti siti della Gran Bretagna. Il quotidiano ha avuto accesso ad un rapporto governativo secondo il quale 67 prodotti della Monsanto – fra i quali l’Agente Arancio, la diossina ed il PCB – erano stati riscontrati in una cava nel Galles. In Francia, la fabbricazione ed utilizzazione dei PCB è proibita dal 1987.
In quegli stessi anni, fra il 1961 ed il 1971, la Monsanto ha prodotto l’Agente Arancio realizzato partendo dall’erbicida 2,4,5-T la cui pericolosità è ampiamente nota a seguito dell’esplosione della fabbrica di Nitro. Durante la guerra del Vietnam, questo defoliante verrà sparso in modo massiccio dall’aviazione americana sopra le foreste vietnamite; le conseguenze si fanno sentire ancora oggi con numerosi tumori e malformazioni neonatali nella popolazione vietnamita e con diverse conseguenze fra i numerosi veterani americani.
Negli anni ‘70, veterani della guerra del Vietnam hanno agito una Class Action contro i produttori dell’Agente Arancio. La Monsanto – insieme ad altre 6 aziende – si ritrovò così ad essere la principale accusata di avvelenamento. Nel 1987, i 7 produttori dell'Agente Arancio furono condannati a pagare 180 milioni di dollari ad un fondo di compensazione destinato ai soldati americani.
Durante il processo, la Monsanto – per respingere l’azione legale – presentò degli studi scientifici che dimostravano l’assenza di collegamento fra l’esposizione alla diossina ed i numerosi casi di tumore dei quali soffrivano i veterani. Nei primi anni ‘90, verrà dimostrato che quegli studi si basavano sulle conseguenze dell’esplosione della fabbrica nella città di Nitro nel 1949, ed erano stati manipolati.
Che ci fosse stata una frode scientifica verrà poi confermato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche che certificherà come gli studi della Monsanto «soffrono di errori nella classificazione delle persone esposte o non esposte alla diossina e che (le classificazioni delle) le persone sono state manipolate con lo scopo di ottenere i risultati voluti». Su tutta la vicenda, nel 1990, ci sarà una relazione intitolata Scienza in vendita, redatta da Greenpeace e dal ricercatore Joe Thornton.
Vi ricordate di questa pubblicità e del buon cane Rex: «Roundup non inquina nè la terra nè l’osso di Rex»? Bene, ha garantito alla Monsanto una duplice condanna: una negli USA ed una in Francia, per affermazioni menzognere stampate sull’imballaggio di questo erbicida totale (cioè che elimina tutte le piante).
Nel 1975, la Monsanto lancia sul mercato il Roundup, un erbicida molto potente descritto come «biodegradabile» e «buono per l’ambiente». Nel 1960, il procuratore di New York condanna la Monsanto ad una multa di 50.000 dollari ed all’astenersi da tali false affermazioni. Nel gennaio 2007, per lo stesso motivo l’azienda è condannata in Francia (estratto della sentenza) ad una multa da 15.000 euro. Il Roundup è oggi l’erbicida più venduto al mondo.
Eppure, numerosi studi scientifici sono tutti concordi nell’affermare che il pesticida per eccellenza della Monsanto – ed il suo principio attivo, il glifosato – sia potenzialmente teratogeno, cioè responsabile di malformazioni fetali. In uno di tali studi, pubblicato alla fine del 2010 su Chemical Research in Toxicology, si dimostra che l’esposizione diretta di embrioni di girini a dosi molto deboli dell’erbicida a base di glifosato, genera delle malformazioni.
La Monsanto rifiuta tali conclusioni ed afferma sul suo sito: «Il glifosato non ha degli effetti nocivi sulla riproduzione degli animali adulti e non causa malformazioni nelle linee discendenti degli animali esposti al glifosato, anche a suoi alti dosaggi».
Lunedì 13 febbraio, il consulente del Consiglio di Stato ha però assestato un nuovo duro colpo al prodotto leader della Monsanto: ha infatti ingiunto al ministero dell’Agricoltura di analizzarne la tossicità su di un periodo di 6 mesi e di decidere nuovamente nel merito dell’autorizzazione alla commercializzazione del pesticida.
Il 13 febbraio 2012 la Monsanto è stata colpita da una condanna ancora più importante e relativa al secondo – per importanza – dei suoi erbicidi. I giudici francesi hanno infatti stabilito che il produttore di questo fitosanitario dovrà indennizzare integralmente il ricorrente, Paul François. François, un produttore di cereali, che non riesce che a lavorare mezza giornata a causa della stanchezza cronica e di mal di testa persistenti. I medici ritengono che il suo sistema nervoso centrale sia stato colpito a seguito dell’inalazione dell’erbicida Lasso.
La Monsanto è ricorsa in appello ed ha diffuso questo comunicato: «I prodotti della Monsanto sono conformi alle esigenze di sicurezza valide al momento della loro commercializzazione. L’azienda ha una politica molto rigorosa per quello che concerne la valutazione scientifica della sicurezza dei prodotti per la protezione delle piante».
A fronte di tali dichiarazioni, l’erbicida è stato giudicato pericoloso e quindi proibito in Canada fin dal 1985, in Belgio e nel Regno Unito dal 1992 ed in Francia dal 2007 (dove era stato autorizzato nel dicembre del 1968).
All’inizio degli anni ‘90, la Monsanto commercializza il suo primo prodotto frutto delle biotecnologie: il Prosilac, un ormone della crescita bovina ricombinante (rBGH), un ormone transgenico destinato ad aumentare del 20% la produzione di latte delle mucche. L’ormone causa delle mastiti e delle infiammazioni alle mammelle, da ciò gli allevatori sono costretti a somministrare degli antibiotici di cui si ritrovano tracce nel latte. Questo prodotto miracoloso, oggi, è proibito in tutto il mondo tranne negli Stati Uniti.
Un documentario della canadese The Corporation, racconta come la Monsanto abbia fatto pressione sulla Fox News (gruppo Murdoch) per impedirgli di diffondere nel 1997 una inchiesta che svelava i pericoli del Prosilac. Quanto segue è indicativo dell’azione aggressiva di lobbismo esercitata dall’azienda: non solo l’inchiesta non è mai stata trasmessa, ma i suoi autori sono stati licenziati dal gruppo di Murdoch.
Fra il 1995 ed il 1997, furono autorizzati alla commercializzazione tre prodotti Monsanto resistenti all’erbicida – sempre Monsanto – Roundup; si trattava della soia geneticamente modificata Roundup Ready, della colza Roundup Ready e del cotone Roundup Ready.
L’azienda, detentrice di un brevetto – quello sul glifosato, commercializzato con il nome di Roundup – che è ormai scaduto, decide (per questo motivo) di cambiare strategia ed inizia a brevettare viventi. Ed infatti, attualmente produce il 90% degli OGM del pianeta; con un quasi monopolio che l'azienda difende strenuamente.
Nel corso degli anni 2000, la Monsanto porterà davanti ai tribunali centinaia di contadini accusati di aver utilizzato fraudolentemente le sue sementi transgeniche brevettate, cioè di averle piantate nuovamente.
La Monsanto rivendica sulle sementi dei diritti di proprietà intellettuale, cosa che però non la mette al riparo dall’essere accusata di atti di biopirateria. Nell’agosto del 2011 infatti, l’Autorità Nazionale per la Biodiversità dell’India ha annunciato che muoverà una denuncia contro l’azienda, accusata di aver messo a punto una melanzana geneticamente modificata (BT-Brinjal) partendo da delle varietà locali senza averne chiesto l’autorizzazione.
Nel 2010, questa volta negli Stati Unti, la Monsanto ha accettato di pagare 2,5 milioni di dollari di multa per aver venduto del cotone OGM senza autorizzazione. L’EPA accusa l’azienda di aver violato la legislazione che le proibiva di vendere cotone geneticamente modificato in alcune regioni del Texas dove queste varietà erano proibite a causa della resistenza ai pesticidi.
La Monsanto lo dichiara apertamente sul suo sito internet: dopo che fra gli anni 1980 e 1990 era stata uno dei principali produttori di Aspartame, a partire dal 2000, l’azienda non produce più Aspartame e ci tiene a sottolineare che questo dolcificante – che è il più diffuso al mondo – «non provoca nessuna malattia».
Ma degli studi recenti hanno nel frattempo messo in evidenza dei rischi accresciuti di nascite premature fra le donne che assumono Aspartame. L’Autorità europea sulla sicurezza degli alimenti è stata invitata ad anticipare al 2012 una sua nuova valutazione sulla sicurezza dell’Aspartame.
Yann Fichet, direttore degli affari istituzionali della filiale francese dell’azienda, ha deplorato sulle colonne del Monde (abbonati), che la Monsanto sia diventata «un nome che attrae quelli che vogliono fare ascolto», una reputazione immeritata che l’azienda cerca di cancellare mostrando sul proprio sito i principi della sua carta etica: «Integrità, Dialogo, Trasparenza, Condivisione, Utilità e Rispetto».
Le Monde 18 Febbraio 2012
Contattata da Le Monde.fr, prima della pubblicazione del presente articolo, la Monsanto non aveva ancora risposto.
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Commento di Roberto: "Signori consiglio di vedere, prima che lo tolgano dalla circolazione, il film IN TIME ... Praticamente meglio del Concursante. La vera condizione umana rispetto al tempo e alla schiavitu' dei soldi -
Commento di Giorgio Vitali: "PER CAPIRE NELL'INTERESSE DI CHI E COME LA MONSANTO STA INQUINANADO CON TUTTI I MEZZI IL MONDO OCCORRE CONOSCERE L'ORIGINE DEL NOME MONSANTO: Si tratta del MONTE SANTO ( che ai nostri occhi vuol dire pressochè nulla, ma agli occhi di LORSIGNORI VUOL DIRE MOLTO) PERCHE' IL MONTE SANTO è IL MONTE SION!!"
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lunedì 20 febbraio 2012
Dal 1 marzo al 5 aprile 2012 - Seminario sulla pena capitale con Claudio Giusti
Reperti nel fango - Foto di Gustavo Piccinini
Seminario sulla pena capitale e il sistema giudiziario americano.
Otto lezioni di Claudio Giusti
In collaborazione con il Gruppo di Forlì di Amnesty International alle 20.30 presso il Centro Annalena Tonelli, via Andrelini 59, Forlì 23 febbraio 2012La pena di morte è una forma di tortura?
1 marzo 2012 La pena di morte è un deterrente? 8 marzo 2012 l’American Gulag e il sistema giudiziario americano 15 marzo 2012Arbitrary and capricious: la giustizia americana fuori da telefilm 22 marzo 2012 la pena di morte americana sarà abolita per i motivi sbagliati: innocenti, costo e LWOP 29 marzo 2012 the killing state: dal delitto all’esecuzione in otto storie. Storia della pena di morte americana, il linciaggio, le giurie. 5 aprile 2012 Why we fight: moralità, mezzi e metodologie abolizioniste L’abolizione della pena capitale in Italia e nel diritto internazionale La nuova frontiera: Taiwan, Giappone e Cina Ottava lezione da tenersi in data da stabilire The Ghosts of Jasper County
Una riflessione personale sul movimento abolizionista Dott. Claudio GiustiVia Don Minzoni 40, 47100 Forlì, Italia
Tel. 0543/401562 340/4872522
e-mail giusticlaudio@alice.it
Membro del Comitato Scientifico dell’Osservatorio sulla Legalità e i Diritti, Claudio Giusti ha avuto il privilegio e l’onore di partecipare al primo congresso della sezione italiana di Amnesty International ed è stato uno dei fondatori della World Coalition Against The Death Penalty.
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1 marzo 2012 La pena di morte è un deterrente? 8 marzo 2012 l’American Gulag e il sistema giudiziario americano 15 marzo 2012Arbitrary and capricious: la giustizia americana fuori da telefilm 22 marzo 2012 la pena di morte americana sarà abolita per i motivi sbagliati: innocenti, costo e LWOP 29 marzo 2012 the killing state: dal delitto all’esecuzione in otto storie. Storia della pena di morte americana, il linciaggio, le giurie. 5 aprile 2012 Why we fight: moralità, mezzi e metodologie abolizioniste L’abolizione della pena capitale in Italia e nel diritto internazionale La nuova frontiera: Taiwan, Giappone e Cina Ottava lezione da tenersi in data da stabilire The Ghosts of Jasper County
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L'albero della conoscenza del bene e del male.. e la signora Merkel (che non sa..)
L’albero del Sapere, l’albero dello Sviluppo e quello del nostro Futuro, sono stati affidati alle cure di Giardinieri inesperti e incoscienti. Di conseguenza le tre piante che rappresentano la vita del Paese, si stanno inclinando molto peggio della Torre di Pisa, dove il Giardiniere capo con la testa a cussòt, pensa di attrarre molti turisti e finanziatori stranieri per salvare il bel giardino che per oltre cinquant’anni è stato dissanguato dalla presenza di malfattori Politici che hanno dissipato le fiorenti risorse fruttifere del Paese.
Purtroppo, allo stato attuale / L'Italia non si desta / Dell'elmo di Monti / S'è cinta la testa / Dov'è la vittoria? / Che sta scivolando verso una spaventosa recessione ordita da incapaci, sostenuti da incoscienti: chi per interesse e chi per profonda ignoranza.
I Romani dicono “Ciavemo il Culosseo” non sapendo che la costruzione completata nell’anno 80 D.C. fu strumento di sofferenza e di morte in ricordo di un numero infinito di malcapitati che osavano opporsi allo schiavismo e alla deformazione mentale di Roma, rimasta immutata.
Il mondo esterno si è evoluto, persino gli Arabi hanno occupato il nostro Paese, e l’Italia è divenuta un grande canile con tanti ladri impuniti che si contendono l’osso, riuscendo a convincere un numero ragguardevole di cani dove alcuni scodinzolano perché rifocillati dai ladri, ed altri molto più numerosi abbandonati al loro destino, i quali si limitano ad abbaiare.
Il risultato sin qui raggiunto non aspirava fiducia dal nascere dell’inciuccio e col passare del tempo accumula danni maggiori che verranno addebitati a tutti i cittadini, anche quelli che in forma rispettosa hanno disapprovato sin dall’inizio il Colpo di Stato programmato dal Colle.
Intanto suonano le trombe per glorificarci delle prime informazioni mediatiche pubblicitarie, dove il Premier Mario Monti riceve grandi applausi dal Parlamento Europeo, ma non dagli Italiani, terribilmente incazzati da come la recente dittatura sta conducendo le azioni distruttive contro la Nazione Italica.
Immaginate un tizio che va a portare aiuto morale in un circo di saltimbanchi comodamente seduti e ben retribuiti, che si girano i pollici per colmare la giornata, e questi alla vista del Messia Mario Monti che è una delle colonne di supporto del circo Europeo, applaudono, gioiscono, inneggiando, l’Inno Europeo: la nostra poltrona e l’Euro per il momento sono ancora al sicuro senza lavorar, evviva Monti, evviva la patacca……………..
Naturalmente, il Premier guarda ai suoi personali interessi, tentando di far durare questa situazione molto ingarbugliata, il più a lungo possibile, per riuscire ad incassare molte mensilità sino alla Pensione definitiva in qualche paradiso fiscale lontano dallo stivale.
A volte penso quanto è triste la realtà della nostra esistenza umana, rimarcando che proprio quelli che si sono posti sul piedistallo del mondo e ti hanno incantato per secoli con parole di fratellanza, di speranza e di amore, sono proprio quelli che ti hanno deluso per Etica, Rispetto e Onestà.
Anche gli Spirituali si sono aggregati al carro funebre Nazionale che ha già seminato tanta sofferenza e morte fra i cittadini, fra non molto, alla fine di questo breve viaggio, conteranno le perdite di molti credenti, raggirati da un sistema imperniato sulla fede e sulla fiducia che non regge più nei tempi attuali.
Fra le tante parole disseminate al vento dai giornalacci, a volte si riesce a captare il senso logico della realtà condivisa da quei pochi che non riescono a convincere le masse troppo distratte dal gioco del calcio, dalla Nave che sfida gli scogli, dalla povera ragazza stuprata dall’esercito italiano, da quel pazzo che getta il figlioletto di diciotto mesi nel fiume, dai Politici impuniti che rubano per conto dei Partiti, fornendo una sventagliata di distrazioni che ci allontanano dall’attualità Politica non più alla luce del sole, che sta catapultando l’Italia nel terzo mondo.
Noi fummo da secoli / calpesti, derisi, / perché non siam popoli, / perché siam divisi. / Raccolgaci un'unica / bandiera, una speme: / di fonderci insieme / già l'ora suonò. Parole di Goffredo Mameli che avrebbero dovuto scuotere il mondo dei giusti al risveglio dello spirito nazionalista ormai sepolto.Per l’occasione, nel tentativo di aprire le tombe e risvegliare i morti viventi, ripeto uno scritto di Francesco Arcucci, ex collega universitario di Monti Mario: "Il pericolo Monti, la ricetta completamente sbagliata. Le misure di Monti ci porteranno alla recessione e piano piano arriveremo dove è arrivata la Grecia. Perché Monti dovrebbe tornare alle scuole elementari e studiare un'operazione fondamentale della matematica: la divisione. Il rapporto Debito/PIL è la divisione tra due grandezze: al numeratore c'è il Debito pubblico e al denominatore il PIL (Prodotto Interno Lordo).
Monti vuole ridurre il numeratore (il Debito) imponendo nuove tasse, mentre il denominatore (PIL) si riduce di una quantità superiore, perché siamo in recessione e perché le maggiori tasse riducono i consumi della gente. In questo caso, il rapporto Debito/PIL crescerà; quindi Monti dovrà imporre nuove tasse per rientrare nei parametri dell'Unione Europea.
Ma quanto più aumentano le tasse, tanto più si riducono i consumi e quindi il PIL. E così il rapporto Debito/PIL continuerà a crescere; ci vorranno nuove tasse ancora ... e così via ... è questa la spirale malefica in cui i grandi inesperti di finanza della troika a delinquere (BCE, Commissione Europea e FMI) hanno fatto precipitare la Grecia. La ricetta Monti sarà un disastro per l'Italia..."
Non so se vi é chiara la lezione elementare di Economia, che tutti i Partiti stanno sostenendo per interessi personali.
Gli Stati Uniti sono diventati grandi e potenti con il concetto primario di rispetto per l’essere umano, senza distinzioni, e con la libertà di far girare i soldi perché creano movimento, lavoro, spesa, consumi e sostengono lo Stato.
Il fatto che fa pensare al di la di ogni sogno ad occhi aperti, il popolo Italiano non ha nessun diritto di sapere ed intervenire su come lo Stato spende i soldi dei lavoratori, dove sono finiti i due miliardi e mezzo che il Premier Monti ha inviato in America, perché tentenna a ridurre gli stipendi e il numero dei Parlamentari, Senatori, Consiglieri, spese Militari, un giro di vite alla Giustizia che non rappresenta più i voleri del Paese.
La Signora Merkel doveva arrivare a Roma per ragioni molto serie, “E scaduto il tempo e voglio i miei soldi se no vi mando i Panzer e mi porto via il Quirinale, Palazzo Chigi, Palazzo Madama, e tutto il Vaticano”.
Cara Merkel, non puoi farci questo, noi abbiamo otto milioni di baionette, tanti Politici da mettere in prima linea, tante auto Blu, tanti consiglieri, e abbiamo ordinato 145 bombardieri invisibili dotati con missili invisibili ai Radar, e se vi bombardiamo le 10 centrali atomiche operative del vostro Paese, cancelleremmo la Germania dal mappamondo.
Anthony Ceresa
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