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lunedì 12 marzo 2018

Nicoletta Cinotti: "Scrivere è un modo per lasciar andare..."

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Perché scrivi ogni giorno? è una delle domande che mi vengono fatte più frequentemente. Seguita a ruota da “ma come fai ad avere qualcosa da dire ogni giorno?”. La domanda si è fatta più frequente perché, adesso, non so più dove metter tutto quello che scrivo. Sembra che sia troppo. Io, siccome ogni giorno lo lascio andare, rimango sempre con una pagina bianca. E adoro il vuoto di quella pagina, dimenticandomi di quelle che mi lascio dietro alle spalle. Isak Dinensen diceva che scriveva ogni giorno, senza speranza e senza disperazione. È un po’ così anche per me.
In verità scrivo ogni giorno per tornare a casa: la casa è il luogo in cui avviene la scrittura e la scrivania è un mondo in miniatura. La scrittura mi dà quel filo tra ispirazione e auto-realizzazione di cui ho bisogno. E poi, di nuovo, non riesco a separare la scrittura dalla meditazione: scrivo ogni giorno perché medito ogni giorno.
Medito per entrare dentro qualcosa. Dentro quello che provo. Anche scrivere riguarda l’essere dentro qualcosa..Il linguaggio ha sia significati inconsci che consci. Quando scriviamo la sfida è mettere insieme questi due livelli. Quando ci riesco lo capisco subito e lo capisci anche tu che leggi. È come se le parole avessero un suono che colpisce e affonda in profondità
Jan Chozen Bays dice “quando sei infelice guarda a cosa ti stai aggrappando e lascialo andare”. Quando mediti, ogni respiro lasci andare qualcosa. A volte un pensiero, a volte una sensazione, a volte solo l’aria. E così diventi più felice. Quando scrivi fai lo stesso. Di 1000 parole che ti corrono dentro come scimmie ne tiri fuori 10: distilli. Distilli: voce del verbo lasciar andare.
Gli autori vogliono cancellare, cancellare infinite volte quello che hanno scritto ma non essere cancellati. Quando copiamo un autore senza mettere il suo nome è come se lo cancellassimo: nessun autore vuole essere cancellato. Quindi le maestre dovrebbero stare attente a correggere i temi: a volte fanno male le correzioni.
Quando medito, ho delle intuizioni: le lascio maturare. La mindfulness si chiama anche meditazione di intuizione profonda. Ho un sacco di intuizioni quando medito. Una parte le scrivo e sono i post. Prima però le faccio maturare. Poi le condisco e tolgo di nuovo qualcosa. Alla fine quello che scrivo non è più solo mio. Cambia mentre lo scrivo e mi porta un po’ oltre a dove credevo di essere. Mi spinge avanti, proprio come la meditazione. Mi fa conoscere cose che, fino a che non le ho scritte, non sapevo di conoscere. Nel suo invitarmi a stare mi permette di comprendere che sono in uno spazio più grande di quello che credevo.
A volte basterebbe scrivere un titolo. Ogni giorno un titolo alla propria meditazione o alla propria giornata. Scriverlo per lasciarlo andare. Scrivere per distillare l’essenza. E lasciarlo insieme al sonno. Per ricominciare nuovi il giorno dopo. Con una pagina bianca. Con la mente sgombra perché quello che dovevi dire l’hai detto e adesso puoi attraversare il vuoto. Forse scrivo perché sono innamorata delle pagine bianche.
Non ci sono più
sono andata via
silenziosissima.
La mia vita è sgombra di me.
E tutto brilla. Chandra Livia Candiani
Pratica informale: Prova oggi, solo per questo giorno, a fare qualcosa che ti sembrerebbe impossibile fare tutti i giorni: scrivi due righe a fine giornata. Non un diario cronologico ma due parole per entrare dentro di te e darti voce. Poi domani guarda se puoi ricominciare da capo. Solo per un giorno. Non pensare mai che è per sempre. Pensa solo per un giorno, ogni giorno.
Nicoletta Cinotti - info@nicolettacinotti.net 
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