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martedì 19 luglio 2016

Brescello, il paese di Don Camillo e Don Peppone, condanna a morte 300 pecore colpevoli di "pascolo vagante"



Avevamo visto giusto, il Servizio Veterinario della Regione Emilia Romagna nella sua articolazione provinciale di Reggio Emilia si è reso responsabile di un pasticcio che sta portando ad esiti assolutamente negativi per 300 pecore,  colpevoli di "pascolo vagante"  nel comune di  Brescello, il paese di Don Camillo e Don Peppone.

L' ordinanza è stata emanata per motivi sanitari ma il servizio veterinario NON ha effettuato alcuna verifica sullo stato di salute degli animali, non ha effettuato alcun prelievo, si è limitato a verificare che il pascolo vagante non era stato autorizzato e che non aveva rintracciato documenti in grado di identificare la provenienza degli animali.

Questo metodo burocratico e del tutto estraneo agli  obblighi che perfino i pubblici veterinari dovrebbero avere a proposito del benessere degli animali affidati alla loro competenza non può provocare l'uccisione  ( e non la macellazione che è altra cosa ! ) e l'incenerimento di centinaia di capi di cui loro per primi NON HANNO ACCERTATO alcuna patologia.

Abbiamo saputo in queste ore che i solerti veterinari di Reggio Emilia stanno addirittura stringendo in tutta fretta accordi con qualche loro collega di Sant'Agata Feltria, addirittura nelle Marche, per portare a compimento una azione che pare essere del tutto illegale e che stiamo attentamente verificando se esistano gli estremi di reato per segnalare il fatto alla competente Procura della Repubblica.

Intendiamo anche presentare ricorso al TAR di Parma contro l'ordinanza del Comune di Brescello, le illegittimità sono numerose, i danni provocati dall'ordinanza rilevanti, molteplici gli atti arbitrari e non supportati dalla legge.

Per questo intendiamo presentare un ricorso amministrativo e una connessa richiesta di sospensiva : siamo sicuri che moltissimi apprezzeranno quanto stiamo facendo in difesa di 300 pecore condannate solo dalla insipienza di alcuni burocrati che, fra l'altro hanno addirittura disposto il trasferimento di capi secondo loro malati in un territori provinciale indenne ed  estraneo alle loro competenze amministrative e sanitarie 

 
Ribadiamo ancora una volta che  per superare questo stato di cose e questa sommatoria di errori una strada c’è, basta volerla percorrere : seppure con grande ritardo, tutto il gregge deve essere sottoposto al un controllo sierologico della brucellosi e, se come pensiamo le pecore risulteranno indenni, esse potranno essere identificate  con le modalità disciplinate dal decreto del Presidente della Repubblica 30 aprile 1996, n. 317  (Regolamento recante norme per l'attuazione della direttiva 92/102/CEE relativa all'identificazione e alla registrazione degli animali) e quindi affidate alla cura, alla custodia e alla gestione di associazioni o cooperative sociali in grado di sottrarle alla fine delineata dalla ordinanza.
Federazione dei Verdi di Forlì-Cesena
http://www.verdiforlicesena.org

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