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lunedì 11 marzo 2019

In memoria del poeta Stefano Amoretti - di Gianni Donaudi


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Il poeta STEFANO AMORETTI (classe 1926) è mancato a Imperia (sua città natale e di residenza) alla bella età di 92 anni. Negli anni passati scrisse diversi libri di poesia tra cui "Prima che il tempo..." (Ed. Chiesa- Finale Ligure-SV-), "Il silenzio del Deserto" e "Azimut" (gli ultimi due stampati per l'editore L' Autore Libri - Firenze).

La poesia di Stefano, certamente non aveva nulla di evasivo, ma certamente richiamavano i grandi temi della poesia e del mondo classico( come scrisse FRANCESCO GALLEA nella presentazione del "Silenzio...") , con una   w e l t e s c h a u n g    come ricerca dell' Assoluto.

Il mondo classico era visceralmente presente nell'opera di Amoretti , ma Stefano ne colse anche le insufficienze e, allora, parve ripercorrere la strada di SIMONE WEIL, l'anarchica francese di origine ebraica, eroina della Spagna repubblicana e in seguito "cristiana- esoterica" in stretta corrispondenza epistolare con GEORGES BERNANOS e RENE' GUENON.

Sullo sfondo dei libri di Stefano c'è una reale presenza di disintegrazione che sembra travagliare l'uomo d'oggi. E onde evidenziare tale disgregazione non è necessario dare risposte cattoliche, religiose  o moralistico-piccolo-borghesi in genere, potendosi evidenziare anche con opinioni più modeste o laiche, ma coerenti e oneste ( si pensi ad autori laici, neo-illuministi e di certo provenienti dal marxismo, quali COSTANZO PREVE (1943/ 2013) e DIEGO FUSARO.

Stefano era cattolico praticante ma non lo si potette mai accusare di clericalismo e di bigottismo. A 18 anni combatté a Nettuno (RM) contro gli Alleati in un reparto di paracadutisti (lo stesso del giovanissimo DARIO FO ) e nel dopoguerra ebbe come compagno di prigionia il futuro grande comico WALTER CHIARI. Ma quali fossero le sue idee, Stefano non offrì mai, in diversi suoi libri nessuna chiave politico-ideologica alla risoluzione del problema.

La sua fu una ricerca semplicemente personale, che non imponeva niente a nessuno, ma continuava per la propria strada, cercando di avere fede almeno nella vita e riuscendo, nonostante tutto, a commuoversi per i suoi affetti famigliari, come nelle poesie dedicate alla nipotina Silvia, al figlio Maurizio o al nonno Leonardo.

Ci sentiamo vicini alla vedova e ai figli.

Gianni Donaudi

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