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In movimento per ecologie, vivere insieme, economia sostenibile, bioregionalismo, esperienza del se' (personal development).

giovedì 7 marzo 2019

"Igienismo Naturale e visione d’insieme" di Daniele Bricchi


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Alle persone che mi contattano chiedendomi qualche forma di aiuto e supporto igienista, so che potrò essere utile solo se sarò in grado di istillare il dubbio, mettere a repentaglio qualche pregiudizio, far vacillare qualche dogma. Se alla fine del dialogo o del soggiorno non siamo riusciti in questo, temo di avere fallito nella cosa più importante perché con ogni probabilità l’aver intrapreso un detox darà benefici solo temporanei se non si è innescato o intensificato un cambio di paradigma, una inarrestabile tendenza a rivedere la vita da diverse angolazioni.
Ho iniziato da ragazzino negli anni 70 con ambientalismo, vegetarismo, la via Gandhiana, i progetti di eco-villaggio come alternativa ad un sistema che mi pareva destinato allo sfascio. Nel 1985 incontro e inizio lo studio e la pratica del sistema igienista naturale grazie al quale sferzo una gran botta a tutti i mIei cronici disturbi (cosi definiti dai medici allopatici) mentre con amici ci riuniamo spesso a casa mia per praticare detox autogestiti. Un anno dopo, non so come, ricevo una richiesta di assistenza al digiuno da parte di un atleta semi-professionista. Il mio praticantato igienista da apprendista stregone iniziava così sul campo e da apprendista continua.
Se inizialmente la mia attenzione era posta parecchio su cibo e digiuno ora invece è maggiormente rivolta ai condizionamenti. Prima di tutto è necessario comprendere che non siamo davvero liberi anche nel senso che quello che facciamo, pensiamo ecc. è frutto di un condizionamento che subiamo da sempre.
Per liberarci, prima è necessario accorgerci che non siamo liberi.
Pensare con la propria testa è condizione indispensabile e temo che l’obbiettivo non sia raggiungibile se prima non riconosciamo che siamo indottrinati, che agiamo come pecore. Siamo spesso inconsapevoli schiavi di culture locali. Per esempio, se nasci in Cina hai molte probabilità di credere che mangiare cani sia concepibile e che il formaggio sia inopportuno perché da ritenere latte andato a male, mentre in altre parti del mondo la percezione è diametralmente opposta. In entrambi i casi si tratta di modelli di credenze favorite da usi, costumi, veri e propri lavaggi del cervello, culture locali che vengono assorbite spesso senza senso critico, oscurantismo e repressione di stampo religioso massivo che si trascina per secoli e secoli. Se viene riconosciuto questo fatto è probabile che siamo nelle condizioni di porci domande a cui cerchiamo di dare risposte invece di dare per scontato tutto quello che viene calato dall’alto. A quel punto la ricerca è davvero tale e l’indottrinamento, anzi l’auto-indottrinamento lo abbiamo deciso noi nel modo e direzione che ci sembrano più opportuni, magari facendo anche errori e correggendo il tiro.
Per lungo tempo ho creduto che quando una persona sperimenta un risveglio, su uno o più argomenti e si illumina, divenisse automaticamente aperto e risvegliato su tutto. Mi sono dovuto ricredere incontrando vari maestri, geniali e coraggiosi da cui ho anche imparato tanto in determinati campi, che però a mio avviso non affrontavano le cose con la medesima apertura mentale e si accontentavano di seguire il gregge senza sindacare. Bastava spostarli di un pochino dal loro campo di eccezione per risultare del tutto ingenui e manipolabili. Mi sono piano piano convinto che questa capacità di porsi domande su tutto è da chiarire nella testa in modo pragmatico tenendo alta l’attenzione.
Dal mio punto di vista siamo un popolo di viziati, caratterizzati da una immaturità profusa, generalizzata e che proprio perché altamente diffusa risulta essere scarsamente visibile.
I nostri pregiudizi sono i nostri più grandi nemici, con le nostre chiusure mentali e i pensieri limitanti. Einstein diceva che è triste l’epoca in cui è più facile rompere un atomo che non un pregiudizio e che non ha senso aspettarsi risultati diversi facendo sempre le stesse cose, mentre Oscar Wilde affermava: “ il vizio supremo è la superficialità”.
La condizione di essere “avulsi dalla realtà” è assai comune, è spesso inconsapevole, ma può essere in parte voluta per effetto della paura che la realtà sia troppo scomoda, sconveniente, terrificante da affrontare.
“Il saggio combatte contro il proprio ego, l’ignorante combatte contro tutti gli altri”.
Vorrei toccare una serie sicuramente incompleta di argomenti senza tuttavia approfondirne neppure uno perché il mio interesse è puntare a evidenziare il filo conduttore tra i vari soggetti. Ogni argomento potrebbe essere affrontato col paraocchi, in maniera specista e settoriale, oppure auspicabilmente con una visione globale, considerando anche l’effetto delle sinergie tra esse.
Quando contattato, la richiesta che mi viene fatta è quasi sempre l’assistenza ad un digiuno terapeutico, ma da molto tempo mi adopero per fare capire loro che non hanno interesse a chiedermi questo. Oltre a contemplare l’eventualità di un digiuno (strumento sicuramente di eccezionale potenza, inseribile in un programma salvavita anche se non sempre opportuno o indispensabile) propongo un percorso di consapevolezza che invece credo imprescindibile, ampio e variegato che include molteplici aspetti e argomenti che vertono alla comprensione il più possibile completa del sistema igienista. E’ un lavoro difficile, forse non mi riesce molto bene, ma non vedo altre possibilità.
Se poi la richiesta di supporto arriva da persone che sono principalmente afflitte da: depressione, problemi esistenziali, problemi psichiatrici, dipendenza da psicofarmaci, tossicodipendenza, incluso da caffè, tabacco, alcol, il digiuno, almeno in prima battuta è fermamente escluso nel programma che propongo. In questi casi il detox è comunque assicurato con un programma di crudismo e sicuramente al posto del digiuno a riposo pratichiamo la cosiddetta “terapia occupazionale” lavori manuali di svariato genere, associata ad una serie di altre misure.
Certamente, diventare padroni del sistema igienista necessita impegno, studio attento della letteratura igienista in mancanza del quale riteniamo sia altamente improbabile si possa sfruttare appieno nelle sue enormi potenzialità e campi di utilizzo. Tuttavia è necessario comprendere che i concetti base che gli igienisti del passato ci hanno aiutato a comprendere vanno calati nel contesto attuale tenendo quindi conto dei cambiamenti che sono occorsi dai tempi della stesura dei testi dei pionieri. Lo stesso Dr. Shelton scrisse: “l’igienismo è un neonato… e sull’igienismo non è certo stata detta l’ultima parola”, e il suo motto era: sosteniamo la verità, cadessero i cieli”.
Per esempio, questi grandi e geniali riformatori non potevano trattare argomenti inerenti ai gravi danni causati dai televisori, dai computer, dai telefoni mobili, dall’elettrosmog perché non esistevano. Allo stesso modo non potevano parlare di una serie di altri gravi attacchi che giungono a noi attraverso i materiali di cui sono composte le case moderne e dagli oggetti con cui le colmiamo. Non potevano parlare della sedentarietà diffusa perché ai loro tempi i mestieri intellettuali erano per pochi mentre erano molto diffusi quelli manuali. L’inquinamento ambientale non era ancora così grave come ora, non erano ben noti i danni da otturazioni dentali realizzati da amalgame contenete mercurio, ecc. ecc..
E’ quindi nostro compito integrare seguendo il medesimo filo logico, indicando e fronteggiando le cause dei disturbi diffuse al nostro tempo che sono in parte differenti da quelle del passato.
Un individuo sano necessita anche di un ambiente sano. Le condizioni del pianeta sono come quelle di un infermo in preda a fortissime crisi eliminative che urgentemente necessita di rimuovere le cause dei suoi malanni, riposare e digiunare, onde scongiurare la sua fine preceduta magari da lunga agonia. Quello che accade nel microcosmo si rispecchia nel macrocosmo e viceversa. E lui, il pianeta, siamo noi. Come dicono i maestri: “io sono te tu se me, tutti siamo uno. Siamo un tutto col mondo e la separazione è solo una illusione. Senza gli altri non siamo nulla. Tentiamo di crescere sanamente i nostri figli pur sapendo che l’ambiente in cui vivranno è sempre meno adatto alla vita per via di conflitti, inquinamento e disgregazione sociale. Un movimento di salute maturo e consapevole si adopera e mette in pratica sostenibili modelli di vita, contro ogni mafia, a tutela del territorio, contro il grosso problema degli sprechi, le ingiustizie, per una radicale riforma ambientale, umana e solidale che richiede davvero un modo diverso di pensare.
GEOPOLITICA? Giusto come esempio di questione dalla cui comprensione si possono comprendere molti altri problemi internazionali, non posso non citare la tragedia palestinese, anche come raro esempio di manipolazione dell’informazione che si va lentamente sgretolando anche grazie a documenti oramai desegretati. Vi invito caldamente a visionare i documentari: “Capire il torto” di Paolo Barnard e “l’Araba Fenice” di Fulvio Grimaldi.
IL PROBLEMA DEI RIFIUTI. Andrebbe davvero affrontato. I termo-valorizzatori non fanno sparire proprio nulla, ma mettono in circolo rifiuti più pericolosi sotto un'altra forma. Vedi i lavori del Dr. Stefano Montanari nel suo video documentario: “l’insidia delle polveri sottili e delle nano-particelle”
Noi, di base, siamo fatti per vivere all’aria aperta. Le case di una volta erano dei compromessi molto piccoli per i materiali da costruzione e le tecniche costruttive del tempo, ma le strutture abitative e lavorative di oggi ad eccezione di quelle realizzate con i criteri della bioedilizia sono luoghi che invece di essere una tana sicura sono piene di inside per la nostra salute. La bioedilizia è una branca dell’ecologia e dell’igienismo in quanto si occupa delle cause dei disturbi derivanti dall’impatto ambientale in zona di produzione dei materiali, di quella della fase della loro messa in opera, delle conseguenze per chi vive in quegli interni, per chi poi va a ristrutturare, per chi va a demolire e per l’ambiente se la struttura viene abbandonata. La bioedilizia offre un’alternativa molto più sana a tutto questo.
Ci siamo fatti convincere a usare il telefono mobile al posto del telefono fisso, come orologio, come sveglia, per tutto, mentre sarebbe solo un fantastico strumento di emergenza. Vedasi i lavori sull’incidenza dei tumori in relazione all’esposizione da telefoni mobili del Dr. Fabrizio Marinelli ricercatore dell’istituto di genetica molecolare del CNR di Bologna. Ci sono ovviamente mobilitazioni per opporsi anche al pericoloso 5g.
IN QUESTA EPOCA, stiamo assistendo alla perdita dell’uso del corpo e ad una clamorosa perdita della manualità a favore di una abilità sempre più crescente delle mani nell’uso di tastiere e dispositivi vari. Una legge biologica ferrea ci dice che se il corpo lo usi lo mantieni, mentre se non lo usi lo perdi. Spesso gli igienisti citano popoli come gli Hunza e i Vilcabamba come esempi di longevità, ma non sempre si ricordano di sottolineare che queste persone lavorano anche nei campi fino a età avanzata. Parlando col Dr, Luciano Proietti, un medico che partecipò allo studio dei centenari italiani ci disse che il lavoro manuale era una delle caratteristiche comuni che si erano evidenziate incontrando queste persone. Ci disse che talvolta continuavano a lavorare anche durante l’incontro tanto che l’intervistatore doveva camminargli appresso.
Soprattutto nei paesi industrializzati come il nostro, in particolar modo negli ultimi 60 anni ci siamo fatti portare via quasi tutte le abilità manuali, una ricchezza quasi perduta. Oggi molti di noi svolgono attività prettamente intellettuali. La vita cittadina, la mancanza di esperienza di lavori manuali, il fare sempre lo stesso mestiere sono concause di una ridotta visione d’insieme, rallenta e ostacola  la maturazione e la consapevolezza dell’individuo, rende pigri e viziati, viviamo nella bambagia, usiamo e gettiamo oggetti creati in paesi lontani da persone che lavorano spesso in condizioni di sfruttamento utilizzando risorse che non sono inesauribili e che nemmeno ci appartengono, ottenendo anche  una generalizzata “ bassa percezione del pericolo” causata dalla scarsità di esperienze incrementata da cattiva informazione.
Il lavoro manuale oltre ad aiutarci a mantenerci forti e in forma, permette di conoscere meglio il mondo che ci circonda, capire da dove vengono gli oggetti, come vengono prodotti, quanta fatica e amore sono necessari per produrli, capire cosa succede loro una volta utilizzati. Leone Tolstoy riteneva che fosse un’ingiustizia sociale relegare sempre alle stesse persone l’onere di produrre i beni indispensabili che tutti usano quali il cibo, le case, il vestiario, i mezzi di trasporto e decise di dedicare alcune ore al giorno a mansioni manuali con il motto: “lavoriamo meno - lavoriamo tutti”. A coloro che gli domandavano come poteva svolgere la sua attività intellettuale se doveva pure lavorare. Egli rispondeva che dopo 5 o 6 ore di lavoro gli restava tutto il tempo che gli serviva per il proprio lavoro intellettuale e che in più era arricchito di esperienza di vita vera. Nelle comunità dell’Arca, fondate da Lanza del Vasto, tutte le mansioni vengono praticate a rotazione dai suoi membri in modo che tutti formino competenze e manualità un po’ su tutto proprio per sviluppare una maggiore visione d’insieme.
LA VERA VITA E’ IN CAMPAGNA., se non nel villaggio, se non nella tribù.
L’UOMO IN EQUILIBRIO non sarà solo manuale e non solo intellettuale, ma comprenderà entrambe le cose in sintonia tra esse.
La BASSA PERCEZIONE DEL PERICOLO porta davvero alle conseguenze più svariate.
 Di solito le risate più sonore me le becco quando tento di introdurre il concetto di “VELOCITA’ VEGANA” …. e mi ridono in faccia anche persone che sono già in un sentiero di ricerca. Abbiamo deciso di usare senso critico e di mettere in discussine il modo convenzionale di alimentarsi? Mi fa molto piacere, ma la mia domanda è: non sarà il caso di porci domande anche su tutto il resto?
“Non fidarti delle apparenze, non è il cervo che attraversa la strada, ma è la strada che attraversa il bosco”. Se decido di condure il mio mezzo di trasporto con molta prudenza e riduco mediamente la velocità che è riconosciuta come il principale indice che determina la gravità dei traumi, ho la certezza matematica che riduco anche la probabilità di investire un animale che attraversa la strada, consumo meno carburante e risparmio mentre inquino di meno, causo meno incidenti e se questi capitano sono meno gravi con meno feriti e meno morti. Mi si obbietta che una volta che si rispettano i limiti di velocità stabiliti dalla legge abbiamo fatto tutto quello che è ragionevolmente necessario. Io rispondo che la legge non vieta di fumare, di fare continuo uso di farmaci, di bene alcolici, di dormire meno ore di quelle necessarie ecc., ma questo non significa che siano comportamenti razionali, sani, ne privi di conseguenze anche pesanti. La morte sulle strade è la prima causa di morte nei bambini. Ogni anno, muoiono in Italia dalle 4000 alle 10.000 persone, 100.000 in Europa, 1.200,000 nel mondo, oltre a centinaia di migliaia di persone che contraggono invalidità solo per gli incidenti stradali. Il traffico veicolare per il modo assurdo in cui è organizzato non può che produrre questo in continuazione, ma non si vedono grandi sforzi per porvi rimedio. Dal mio punto di vista questa situazione è un chiarissimo esempio di come un comportamento assurdo, diffuso massivamente viene accettato dalla nostra mente come una cosa normale a cui tutto sommato ci si abitua. Poi quando capita che per un incidente perdiamo gli arti o perdiamo una persona cara, ci casca addosso il mondo, ma sempre per imitazione finiamo per rassegnarci ad eccezione di una minoranza che inizia a lottare per informare e sensibilizzare per ottenere un cambiamento.
CONDIZIONAMENTI e basse percezioni del pericolo consentono l’accettazione dell’uso di cosmetici, tatuaggi, metalli a contatto col corpo e che addirittura lo trafiggono come orecchini e piercing, il fumare, bere alcolici, consumare generi alimentari prodotti dall’industria, rimanere in un posto di lavoro che ti disgusta l’anima, ma che non molli perché sei ben pagato. Siamo stati indotti a sviluppare una vera propria fobia rispetto agli odori corporei e a sentirci invece perfettamente a nostro agio nell’immergerci di sostanze chimiche e velenose come i deodoranti, i detersivi chimici, smalti e una infinità di prodotti. Queste sono piccola parte di una copiosa lista di comportamenti considerati normali e accettabili anche se alla fine ci confinano nel dolore, nella malattia e nella distruzione del territorio. Spesso la moda è tiranna.
Alla luce delle attuali conoscenze non credo che si possa affermare che coloro che possiedono più BENI MATERIALI si ammalino di meno, siano più felici, siano meno depressi. Sembra anche che viziare i bambini sia un modo abbastanza sicuro per ostacolare la loro formazione ed equilibrio.
IGIENISMO E’ BUON SENSO, è sicurezza, è principio di precauzione, è vivere con attenzione.
COMPETENZE DI PRIMO SOCCORSO. Credo che tutti dovrebbero fare corsi di pronto soccorso incluso i corsi di disostruzione delle vie aeree.
TRAPIANTO DI ORGANI. Credo che vadano conosciuti i motivi di lotta portati avanti dalla lega contro la predazione di organi e la morte a cuore battente. Se non lo avete già fatto contattateli e adottate i mezzi per difendervi. www.antipredazione.org E’ accaduto, accade e continuerà ad accadere che persone considerate espiantabili secondo l’attuale legge, hanno inaspettatamente ripreso conoscenza e spesso senza riportare danni permanenti.
Il prelievo degli organi per i trapianti, cuore, fegato, reni, polmoni, si effettua da persona in coma sottoposta a ventilazione mediante intubazione, dichiarato d’autorità in “morte cerebrale” le cui reazioni alla sofferenza prodotta dall’espianto sono impedite da farmaci paralizzanti o da anestetici. Non si tratta di un morto in arresto cardiocircolatorio e respiratorio come tutti intendiamo. Inoltre ci sono molte altre cose importanti da sapere.
VACCINAZIONI: su questo tema, stiamo vivendo un periodo caldissimo a causa del fatto che i sostenitori della vaccinazione di massa hanno pianificato una guerra contro ogni comune cittadino, scienziato, giornalista o organizzazione che pone qualsivoglia obbiezione alla pratica vaccinale.
L’obbligo alla vaccinazione è sostenuto da persone corrotte e anche da persone in buonafede, ma ridotte a totale ignoranza grazie ai già citati condizionamenti.  I danni da vaccino sono molto più frequenti e gravi di quanto si voglia fare credere, mentre i benefici reali dell’immunizzazione vaccinale sono decisamente dubbi.
Voglio dire che questa lotta non deve interessare solo genitori, lesi da vaccino, o medici dissidenti, ma deve coinvolgere tutti perché qui ci stiamo giocando i diritti sociali, le libertà individuali. E’ una lotta per la civiltà. Vogliono obbligare tutti a curarsi con la chimica. Quando ci ricatteranno con altri diritti: “se non ti vaccini non ti do la patente, il passaporto, l’assistenza sanitaria, l’accesso all’università, al posto di lavoro”, allora forse ci sveglieremo. Personalmente non sono solo contrario all’obbligo, ma sono contro le vaccinazioni perché non ho ancora trovato alcuna prova convincente che vi siano condizioni in cui il vaccino sia davvero stato il modo più sensato di procedere. Se qualcuno mi aiuta a trovare queste prove gli sarei grato.
COME IGIENISTI, in aggiunta a questo, abbiamo la convinzione che con conoscenza e metodo igienista si possa mettere in campo la vera ed efficace prevenzione delle malattie infettive. A titolo di esempio, vi invito a leggere una dispensa riassuntiva: “Crescere bimbi sani senza farmaci e chirurgia” dalla gravidanza ai primi anni di vita, su mio figlio Alfred; ora diciassetenne.
LA NASCITA, altro vasto e affascinante argomento. E’ fondamentale conoscere anche i rischi e i danni della medicalizzazione del parto che possono segnare per tutta la vita madre e nascituro e quindi conoscere le alternative.
GLI ABBRACCI. Con le culture repressive, ci siamo fatti rubare la dimensione naturale del contatto fisico e dell’abbraccio. Suggerisco vivamente di leggere l’articolo di Enrico Cheli “La comunicazione del cuore – per un recupero del contatto corporeo e dell’abbraccio” dove magistralmente viene spiegato perché il contatto e gli abbracci ci fanno bene e perché ci si abbraccia così poco.
LA DANZA. E’ un ingrediente che volentieri includo nella strategia igienista. Danzare significa accedere come per magia ad un bel complesso di effetti interessanti perchè danza è: attività fisica, attività psicomotoria, meditazione dinamica, un altro livello di comunicazione, contatto fisico, socializzazione e gioco.
FARE L'ESPERIENZA DEL RAINBOW GATHERING. Consigliato. Per molti è una prova di apertura mentale,... può fare accedere al cambiamento...
ALIMENTAZIONE. Non credo di poter dire con sufficiente enfasi che l’igienismo non è un sistema basato sull’alimentazione.
Ritengo che l’idea che l’igienismo sia un modo di alimentarsi sia una credenza, un fraintendimento diffuso, spiacevole, grave e foriero di negative conseguenze. Sarebbe come dire che una volta che avete accertato di aver messo il carburante adatto nella vostra autovettura siete a posto. Sarebbe come dire che il pedale della bicicletta è la bicicletta. Se vuoi una bicicletta entri in un negozio e la compri tutta intera. Se compri solo il pedale lo metti sotto braccio e te ne va a piedi non certo in bici. Il pedale sta alla bicicletta come il cibo sta all’igienismo. Sono parti indispensabili, ma senza le altre parti possono risultare inutili.
PARLARE DI ALIMENTAZIONE NATURALE oggi significa nutrirsi del meno peggio. Più che naturale lo definirei razionale perché gli alimenti naturali per la nostra specie sono per lo più scomparsi con l’interventismo umano. Possiamo comunque fare molto preferendo gli alimenti più sani che il contesto attuale ci offre, cibi freschi, dare importanza ai cibi crudi, evitare o ridurre al massimo i cibi peggiori. Stiamo senza dubbio lontano dalle droghe, incluse quelle legali come caffè, zucchero bianco e soprattutto non dovremmo accettare alcun compromesso con alcolici e tabacco, immani piaghe sociali il cui danno è cosi sottostimato e banalizzato proprio perché capillarmente diffuso. Fa bene il biologo igienista Desire Merien a collocarli tra gli elementi degenerativi.
LA NUTRIZIONE poi è ben altra cosa dall’alimentazione. Come ben sapete, l’alimentazione è quello che mangiamo mentre la nutrizione è quello che assimiliamo. I requisiti necessari per ambire ad una buona nutrizione non dipendono solamente da quali alimenti mettiamo in tavola, ma anche da altri fattori e per fare qualche esempio potremmo riferirci allo stato emotivo generale e a quello che proviamo nel momento dell’assunzione di cibo, a come mastichiamo o se ingoiamo, se ci nutriamo quando abbiamo fame o se utilizziamo il cibo per drogarci e tamponare le nostre frustrazioni e infelicità, combiniamo in modo almeno accettabile gli alimenti? Eccediamo nelle quantità? Viviamo per mangiare o mangiamo per vivere?
VEGETARISMO NELL’IGIENISMO; beato chi fa proprie sia le motivazioni salutistiche sia quelle dei diritti degli animali, quelle ambientali e socio-economiche. Chi abbraccia solo una di queste motivazioni e non tutte è più vulnerabile, spesso in conflitto e impreparato per cui spesso crolla e abbandona.
IGIENISMO NATURALE è così definibile solo in una visione d’insieme che quindi contempla tutti gli aspetti della vita e dell’ambiente per mezzo dei quali è resa possibile l’esistenza. Senza visione globale non credo sia possibile parlare di igienismo. La definizione descrittiva che mi convince maggiormente riguardo al nome del nostro sistema non è certo: ”igienismo la scienza dell’alimentazione”, ma nemmeno “igienismo la scienza della salute”, ma “igienismo la scienza della vita”.
Meno macchinazioni mentali e più azione…questo e tanto altro intendo per Igiene naturale e visione d’insieme. Fa questo chi si risveglia dal sonno apportato dai condizionamenti. Il potere di cambiare le cose è nelle nostre mani e si chiama AZIONE, (uscire dall’immobilismo) prima di tutto, informarsi e informare, (la nostra arma migliore) ovviamente si parte da se stessi e poi con interesse e partecipazione ci si mobilita con concrete iniziative e collaborazioni trasversali (fare rete) con gruppi e associazioni. AZIONE COLLETTIVA.
Se ci limitiamo a lamentarci e non sfruttiamo questo potere significa che applichiamo un collaudato metodo per mantenere lo status quo di cui patiamo le conseguenze.
Non dimentichiamoci mai che non siamo soli, ci sono ovunque persone e gruppi che come noi lavorano e si battono su qualche fronte in questo senso e che questo lavoro lo dobbiamo fare anche divertendoci.
Quando veniamo a conoscenza di una ingiustizia certa, abbiamo il dovere morale di renderla nota e opporci ad essa e se non lo facciamo ne diveniamo complici. Come diceva Martin Luther King, “non ho paura dei violenti, ma del silenzio degli onesti”.
Per concludere, devo dire che rispetto a obbiettivi cardine del sistema igienista quali l’autogestione della salute senza farmaci (quindi fare prevenzione per chi è sano e recuperare la salute quando questa è venuta meno), nelle osservazioni fatte negli anni anche su tante persone che ho incontrato che hanno condiviso con me le loro storie, mi convinco sempre più che le probabilità di successo sono largamente maggiori in coloro che non sprecano le loro forze in cose inutili e senza scopo, ma mantengono il focus sulle cose che contano, che creano interessi nella loro vita, che non abbandonano lo studio della letteratura igienista e quella affine ad essa, che imparano a difendersi dai condizionamenti devianti e mantengono viva l’attenzione, che non si limitano ad aspetti settoriali, ma tendono con entusiasmo ad allargare sempre i propri orizzonti con una visione olistica della vita.
Una volta compresa la direzione giusta, è necessaria anche la sufficiente intensità. (l’esempio della persona caduta in acqua che se vuole salvarsi,… non gli basterà nuotare nella giusta direzione, ma dovrà farlo con l’intensità necessaria per potere emergere in superficie e respirare)
APPELLO AI DIGIUNANTI FAI-DA-TE. Ricevo frequentemente richieste di aiuto da parte di digiunanti fai-da-te in serie difficoltà. Di solto hanno sbagliato l’interruzione del digiuno, si sono sentiti male e alcuni finiscono all’ospedale. Spesso sono nel panico e temono di morire. Io li aiuto e spesso impieghiamo settimane o mesi per ritornare alla normalità. Uscirne illesi non è un risultato scontato. Nella storia del digiuno è riportata una casistica di casi finiti in camera operatoria o dall’esito fatale.  QUALSIASI IGIENISTA COMPETENTE O QUALIFICATO TESTO SUL DIGIUNO IGIENISTA AVVERTE CON FERMEZZA CHE IL DIGIUNO DEVE ESSERE PRATICATO SOLO IN AMBIENTE CONSONO E SEGUITO DA PERSONA COMPETENTE. Non fraintendermi. Diventare medici di se stessi e l’autogestione della salute sono tra gli obbiettivi, per cui puoi fare anche il digiuno autogestito, ma solo dopo esserti documentato e impratichito poco alla volta assumendotene comunque la responsabilità e sempre con prudenza e buon senso. Prima di correre, bisogno imparare a camminare.                                                                                                                     
Paradossalmente, capito il sistema igienista, non lo abbandoni nemmeno se non funziona.                      
Daniele Bricchi  
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CONGRESSO IGIENISTA NAZIONALE -  CASTEL SAN PIETRO TERME (BOLOGNA)      -       17/02/2019

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