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martedì 19 settembre 2017

....una storia del futuro... di Ferdinando Renzetti

Risultati immagini per Una storia del futuro

Le cellule cerebrali, neuroni e sinapsi in fermento carichi di sollecitazioni e
stimoli estivi ancora da quantificare su carta e pdf così li accontento e li
tengo buoni con storie del futuro prossimo e remoto: memorie e appunti di
viaggio

La tela e’ un manto verde:

una storia del futuro.

Prima di partire il mago diede all uomo di paglia
il comando sulla citta di smeraldo...

sto percorrendo il nastro d asfalto sul lungomare di torre mileto, un piccolo
promontorio che divide il lago di lesina dal lago di varano nella bioregione
del gargano. alla mia sinistra il mare grigio e mosso, la in fondo le isole
tremiti, a destra il declivio si innalza dolcemente verso il monte delio con la
grotta dellangelo. ecco il cancello verde di legno, mi fermo, lo apro ed entro
in una vecchia masseria, alcune abitazioni della riforma agraria degli anni 50.
sull aia il forno per il pane e le frisse e una fornacella in mattoni per
cuocere vino cotto e passate di pomodori. percorro una lunga e stretta strada
bianca verso il monte, tra lentischi muretti a secco, filo spinato recinti
asfodeli e fichi d india. ora inizia l oliveto, tronchi contorti e millenari.
arrivo davanti a un altro cancello costruito con legni recuperati sulla
spiaggia e una ruotino sottostante, vista l’eccessiva lunghezza per
ammortizzare il peso e favorirne lo scorrimento. apro il cancello, risalgo in
macchina percorro alcuni metri e mi ritrovo in una pozzanghera di fango
rossiccia, circondato da mucche podoliche, mentre cerco di scendere dall auto
senza sporcarmi di fango, una mucca mi guarda un attimo e come impazzita sfila
via tra il cancello e la macchina. trafelato la inseguo, impiego quasi un ora
per ricondurre alla ragione nel recinto la dispettosa e simpatica mucca. ancora
altra strada nel fango rossiccio dell abbondante pioggia notturna. altro
cancello simile al precedente sbarra il mio cammino, apro e finalmente arrivo
al giardino della gioia. trascorro qui alcune giornate. pomeriggi di suoni nel
grande circo tendone con altri ragazzi, musica d insieme etnica punk gnawa. al
centro della scena movimenti di danza: contact improvvisation, poi tutti al
mare a fare massaggi in acqua: watsu. mentre sto partendo dopo un po di giorni
si aggregano giulietta jezeer ragazzo indiano bravo suonatore di didijeridoo e
salvatore di napoli ecologista scrittore biologo, la macchina si riempie all
inverosimile con tutti i nostri bagagli compresi fichi secchi su cruscotto
mirto e altri semi vari, direzione sud.
Durante il viaggio trattiamo diversi argomenti, con giulietta parliamo di cerchi
di consapevolezza e comunicazione empatica e come attivare dialoghi senza
aggressività psichica e verbale basati appunto sull empatia e la capacita di
ascolto. per esempio se diciamo, mi hai fatto questo o quello, blocchiamo la
comunicazione meglio se diciamo, mi sento in un certo modo quando vedo che fai
questo o quello. dialogo basato sulla consapevoleezza e sulla piena
responsabilità delle nostre parole e azioni. infatti descriviamo cio che
vediamo, diciamo come ci sentiamo, esprimiamo i nostri bisogni e facciamo la
nostra richiesta. usiamo poco il verbo dovere considerato  come forma di
imposizione dall esterno, lo dovevo fare, l ho dovuto fare, meglio dire  lo
volevo fare, lho voluto fare, come presa di responsabilità cosciente. lo posso
o lo voglio fare e non lo devo fare. anche bisogna e’ poco usato perché molto
politichese e anche impersonale e quindi ci svincola da precise responsabilità.
evitiamo anche il verbo imperativo all infinito, tipo fare questo e fare quello.
meglio se diciamo, facciamo questo e facciamo quello. arriviamo e ci fermiamo in
valle ditria a cisternino da renuka seguace di osho, all ecole citrullo. nel
villaggio ci sono altri saniasi come devaprem devankan e alcuni woofer
provenienti da taiwan dalla scozia, una giovane artista bolognese e frange’
scenografa di ortanova. rimaniamo alcuni giorni sistemandoci in un trullo
originale senza acqua ed elettricità. nel villaggio vive una artista inglese di
origini russe hirina la sua casa, una lamia e il giardino pieni di oggetti
montagne di stoffe libri. al tramonto mi e’ capitato spesso di andare in un
centro di meditazione ashram dedicato a babaji, avatar indiano apparso nel 1974
e scomparso nel 1994. nel rito della puja si offre la luce nel duni dove brucia
il fuoco sacro. canti di devozione al mattino e al pomeriggio. la forza mistica
del mantra libera la mente. om namak shivaja, mi prostro a shiva e’ scritto un
po dappertutto. durante la giornata sessioni di yoga e altre forme di
meditazione. all ecotrullo incontro donato ingegnere salentino vissuto a torino
anche lui seguace di osho. si sta dedicando a una nuova disciplina con massaggi
bars “access of consciouness” the source for ultimate change. le cose vengono
spontanee quando ti immergi nel flusso della vita senza paura. gli ultimi
giorni della nostra permanenza sono arrivati pietro veneto e frida ceramista
tedesca, girano l italia con le loro biciclette low cost. un vortice di energia
ci cattura e con donato e salvatore ci ritroviamo a galatone nella campagna
salentina tra pagghiari in pietra, muretti a secco un mare di olivi e fichi
dindia. si unisce al gruppo stefania torinese, violista punk che fa musica
rinascimentale sui tetti piatti dei pagghiari in cui siamo alloggiati. nei
giorni successivi numerosi cerchi di consapevolezza in diversi luoghi,
geometria sacra e luce interiore, esercizi di transbioenergetica. cene
fruttariane e crudiste. una sera biodanza a salento yoga con giuseppe di
animamundi, bagno notturno nella piscina illuminata e cena vegana. poi siamo
stati da peter, vicino otranto, ecoingegnere tedesco. vive da tempo in una
vecchia casa cantoniera denominata casina rosa. un canale sotterraneo raccoglie
le acque della zona un tempo paludosa. l’acqua del canale realizzato durante la
bonifica fascista, da vita a una fiorente vegetazione umida, all interno del
tunnel peter pratica quella che lui chiama terapia dell urlo. nelle altre aree
più secche un grande giardino di piante grasse. siamo ad otranto a visitare
l’albero della vita dell anno mille camminiamo scalzi per godere della
piacevole sensazione energetica delle tessere antiche del mosaico. in un
negozio di artigianato per le vie del paese prendo una ocarina di terracotta mi
manca un euro al prezzo pattuito allora tiro fuori dalla mia sacca un
peperoncino e lo offro al commerciante che sorridendo accetta la mia offerta.
quando arrivo sulla spiaggia di otranto scendendo dalla lunga scalinata, dal
mare stanno uscendo alcuni indiani vestiti, avendo così la visione di trovarmi
a benares sul gange ed entro anch’io in acqua vestito come loro suonando
l’ocarina. raggiungo il gruppo di amici che fa watsu e aqua zen e in poco tempo
catturiamo l’attenzione di tutta
la spiaggia. il giorno successivo terra yoga e terra pizzica con anna insegnante
di yoga e alcuni ragazzi leccesi impastiamo terra e sabbia in una sessione di
danza creativa, maddalena sciamana marchigiana fa i tarocchi sotto gli ulivi.

il salento e’ tutto un set. le piazze inondate di luce come in un gioco di
specchi riflettono luoghi e spazi, musiche poesia arte teatro cinema. agli
inizi degli anni 80 ho viaggiato il salento spesso landa desolata, poco
turismo, paesi come otranto e gallipoli in trent’anni da villaggi di pescatori
in lussuosi e trafficati luoghi. anche molto turismo culturale nel castello
aragonese di otranto negli ultimi anni sono state ospitate mostre di arte un
tempo impensabili come salvator dali e andy warhol. anzi proprio per ammirare
quella che definisco la madonna del xx secolo, il ritratto di marilin firmato
da warhol sono andato appositamente ad otranto. per assurdo non ho visto
l’originale perché larte di warhol si basa sulla ripetizione seriale delle
immagini allora ecco i manifesti tappezzati lungo le vie del paese i cataloghi
le locandine nello shop art e l’enorme immagine che campeggia in
alto sulle mura del castello aragonese.

sul gargano ho soggiornato alcuni giorni in un bioagriturismo dove il pomeriggio
suonavo la chitarra e raccontavo storie. ho mangiato cavatelli e orecchiette di
grano arso. un tempo le donne andavano a spigolare il grano, raccoglievano le
spighe e i chicchi caduti a terra durante la mietitura, dopo che erano state
bruciate le stoppie sui campi. i chicchi risultavano bruciacchiati per
cosiddire tostati e davano alla pasta un colore scuro e un sapore
inconfondibile. ora i chicchi si fanno tostare in un altro modo e si ottiene
una farina leggermente brunita con cui si fanno appunto cavatelli e orecchiette
di grano arso. per apprezzarne maggiormente il sapore e la consistenza li ho
mangiati spesso con olio crudo e cacioricotta caprino grattugiato. altre
pietanze che ho apprezzato sono la minestra di fave e cicoria semplicissima
buonissima, olive nere fritte con cipolla, una specialità, molto buone le
orecchiette con sugo fresco di pomodoro rucola e cacioricotta oppure con
l’aggiunta di fiori di zucca.

sono tra i 100.000 tarantola nella notte fra musica tradizionale, suoni
balcanici, dalle danze sincopate dei balli gitani violini viole contrabbassi
percussioni e soprattutto tamburelli. hanno accompagnato i più belli canti in
griko il dialetto della cosiddetta grecia salentina, nella notte fino allalba
quando il sole ha dominato sulla piazza di melpignano dove si e’ svolto il
concertone finale della notte della taranta e ha scacciato i tarantolati. sul
grande palco hanno brillato le fantastiche luminarie salentine che hanno
celebrato il matrimonio tra la tradizione della pizzica e musiche dal
mediterraneo e dal mondo.

adesso che siamo rimasti tra di noi ce lo possiamo dire, eppure proprio questa
estate segnata dalla crisi lo avrebbe richiesto, non sono mancate le feste i
cibi e i vini il mare la gentilezza i concerti. ci son sempre quelle buche
sulle strade sempre quelle, e poi i copertoni abbandonati nelle campagne i
calcinacci gli elettrodomestici i mobili vecchi frigoriferi e televisori
immondizia abbandonata dove capita, si! stiamo parlando proprio di noi! l
estate ha promesso di
ritornare...

con un pendolarismo stagionale e per millenni la pastorizia trasmigrante ha
creato una vera e propria civiltà della transumanza con una migrazione di
milioni di capi di bestiame. si parla nel 1500 di 2 milioni e mezzo fino a tre
milioni di ovini trasmigranti. un esercito di uomini che viaggiava a piedi, a
tappe forzate, per molti giorni, anche mesi, percorrendo le vie erbose ossia i
tratturi.

la colonna sonora di questo viaggio immaginario e sicuramente la musica di
franco vincenzo zappa. la musica contemporanea si suona poco nelle sale da
concerto così a ventanni zappa decide di darsi al rock, territorio più
favorevole agli esperiment,i più remunerativo e certo piu adatto alle stranezze
di un personaggio che ha eletto come suo guru spirituale edgar varese , uno dei
musicisti davanguardia più spericolati e complessi di tutta la storia della
musica. per questo zappa allampanato e pazzoide capellone italo greco
californiano con baffi e
pizzo da moschettiere sceglie la chitarra come strumento guida e comincia a
suonare e comporre stravaganti armonie, ritmi complicati e rapidissimi, liriche
e versi blasfemi e sarcastici. nella sua carriera zappa ha suonato di tutto:
brandelli di doo-wop suite per big band jazz rock parodie di rhithm and blues,
musica per orchestre sinfoniche ed enseble contemporanei, virtuosismi di
chitarra. con le sue mothers of invention prima e poi con la zappa band ha
fatto diversi tour mondiali. ho visto un suo concerto a bologna nell 82 mi pare
nellarea fiera un pomeriggio di giugno su un enorme spiazzo asfaltato con 40.000
persone, non ho un gran ricordo. ha anche collaborato con direttori d orchestra
come zubin metha, kent nagano, pierre boulez. sterminata e’ la discografia del
geniale chitarrista poeta satirico filosofo e alchimista della musica, dal
rivoluzionario freak out ad absolutely free, hot rats, the grand wazoo, waka
jawaka, joes garage. zappa acuto e innovativo nei dischi e sovversivo nei
concerti, i suoi, soprattutto negli anni 60, erano happening apparentante
caotici e destabilizzanti, in realta controllati da una lucida e rigorosa
follia compositiva.

ecco avevo in mente la sua voce in questo pazzo viaggio, in alcuni brani di gran
wazoo disco che ho praticamente consumato per tutte le volte che ho ascoltato.
molto bella anche la copertina sorta di battaglia a fumetti tra note strumenti
musicali e strani personaggi, vera musica psico immaginaria.

...che culo!
ho scoperto che compio gli anni
lo stesso giorno in cui sono nato
sai che diceva sempre mio nonno?
hai visto la nonna?
cantate con le patate
ballate da spostate
come scarpette rosse
rivalsa tribale inestricabile
torna alla antica bellezza
delle dee sprecone
vinciamo i dubbi e le paure
per riprenderci il fiume
e l abbondanza
come disse il fagiolo
piantami e lasciami solo
esci che ci riesci
a motore spento
il risveglio e’ lento
le parole sinterizzano lindistinto
condiviviamo...


 Ferdinando Renzetti

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